AMATI, Pasquale

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 2 (1960)

AMATI, Pasquale

Angelo Fabi

Nacque a Savignano di Romagna il24 maggio 1726. Frequentò le prime scuole a Cesena e a Rimini, indi si trasferì a Roma, ove si dedicò agli studi di diritto e alla pratica legale sotto la guida del giurista Mattia Costantini e coltivò anche lo studio delle lettere greche, dell'archeologia, delle lingue orientali, formandosi in tal modo quella preparazione erudita, che, se allora era pressoché comune agli uomini di cultura, fu nell'A. singolarmente solida. Conseguita la laurea in giurisprudenza, fece ritorno al paese natale dove i concittadini, nel 1756,gli conferirono la cattedra di grammatica e retorica nella scuola pubblica che egli tenne fino al 1759. In questo ufficio, allo scopo di facilitare ai giovani l'apprendimento del latino, compose una Grammatica verace della lingua latina e quasi di ogni lingua tratta con filosofica e filologica critica dalla corrispondente natura delle parole e dei pensieri,Faenza 1758, operetta che fu assai apprezzata per la semplicità della trattazione. Intervenne nell'annosa e dibattutissima questione sul corso dell'antico Rubicone, che alcuni identificavano col Pisciatello, altri con l'Uso, altri ancora col Fiumicino, questione risollevata in quegli anni da alcuni studiosi quali il p. Gabriello Maria Guastuzzi, il p. Giovanni Angelo Serra, Domenico Vandelli, Giovanni Bianchi, Pietro Borghesi (cfr. A. Pecci, Note storico-bibliografiche intorno al fiume Rubicone,in Il Bibliofilo,X,Bologna 1889, pp. 129-142), e pubblicò due dissertazioni per provare come lo storico fiume sia il Fiumicino, che bagna Savignano: Dissertazioni tre dell'abate P. A. savignanese sopra alcune lettere del signor dottor Giovanni Bianchi di Rimini e sopra la moderna iscrizione savignanese e il Rubicone degli antichi,Faenza 1761 (in realtà vi è contenuta solo la prima dissertazione); Dissertazione seconda dell'abate P. A. savignanese sopra alcune lettere del signor dottor Bianchi di Rimini e sopra il Rubicone degli antichi,Faenza 1763.

Qualche anno prima era stato chiamato dal conte Carlo Mosca Barzi di Pesaro a dirigere la tipografia da lui fondata in quella città, e poté così intraprendere sotto il proprio nome ("Stamperia Amatina") un'intensa attività editoriale che culminò in un corpus dei poeti latini dalle origini al sec. VI d. C., il cui titolo è Collectio Pisaurensis omnium poematum, carminum, fragmentorum latinorum, 6 voll., Pisauri 1766. Nelle Novelle letterarie di Firenze, XXVII (1766), era comparso a puntate il "manifesto" con cui l'A. presentava un piano editoriale dell'opera, ma avendo il direttore del periodico, Giovanni Lami, voluto correggervi alcuni presunti errori, si affrettò a dare alle stampe un opuscoletto (Pesaro 1766) in cui si confutavano le singole modifiche abusivamente apportate dal Lami. La vasta raccolta dei poeti latini, anche se non offriva molto di nuovo dal punto di vista della critica testuale dato che in genere si valeva di precedenti edizioni, pure aveva il pregio della completezza e della correttezza; del resto, vi comparivano taluni testi editi in Italia per la prima volta ed anche qualche breve frammento poetico assolutamente inedito.

Dalla sua stamperia uscì la nota Biblioteca antica e moderna di storia letteraria del p. Francesco Antonio Zaccaria (Pesaro 1766-68). Per ragioni connesse col suo imminente matrimonio con Paola Massani, ultima erede della nobile famiglia savignanese dei Guidoni, nel 1767 tornò a Savignano dove fu nominato consigliere comunale e archivista ed esercitò l'ufficio di notaio.

Frattanto concepì l'idea di un vasto repertorio bibliografico di opere letterarie e scientifiche in cui ciascuna opera venisse illustrata attraverso le recensioni prodotte dai vari giornali italiani e stranieri; tale rassegna, col titolo di Bibliografia generale corrente di Europa,avrebbe dovuto comprendere i singoli stati europei e continuare in forma di annuario, ma di fatto ne uscirono soltanto 3 voll., Cesena 1780-81, relativi all'Italia e, rispettivamente, agli anni 1775, 1776, 1777.

Un accenno contenuto nella sua Dissertazione seconda sopra alcune lettere...cit., p. 157, circa illuogo in cui presumibilmente sorgeva l'antico Castrum Mutilum e che l'A. credeva fosse l'odierna Meldola, diede origine a una lunga disputa con alcuni studiosi di Modigliana, i quali rivendicavano per la loro città l'onore dell'identificazione: dapprima il p. Pietro da Modigliana (Gaspare Natale Campadelli), già autore di una Dissertazione sopra il passaggio dell'Apennino fatto da Annibale Cartaginese,Faenza 1771, insorse con una polemica Lettera apologetica d'un Accademico Incamminato scritta ad un amico contro l'abate P. A. savignanese,Faenza 1772; allora l'A., riprendendo e sviluppando ampiamente la sua tesi, rispose con un lavoro che s'intitola Dissertazione del dottore P. A. di Savignano sopra il passaggio dell'Apennino fatto da Annibale e sopra il Castello Mutilo degli antichi Galli,Bologna 1776 (recens. in Efemeridi letter. di Roma,V, 1776, pp. 227-231, 233-236, 244-247). Ma la disputa continuò anche dopo la morte del p. Pietro da Modigliana dando luogo alle pubblicazioni seguenti: [p. Gabriele da Modigliana (Francesco Sacchini)], Disamina espressa di un Accademico Incamminato di Modigliana sopra la Dissertazione del signor dottore P. A. di Savignano intorno al passaggio dell'Apennino...,Bologna 1780 (recens. in Efemeridi letter. di Roma,X, 1781, pp. 195-198, 202-204, 210-213, 218-220); Esame di un Accademico Incamminato sopra di quattro articoli dati alla luce quest'anno 1781 dall'Efemeridista [si tratta della recens. sopra cit.], che può aggiungersi al libro della Disamina espressa disteso da F.S.R.M.A.I.,Bologna [1781]; (per la bibliografia di questa polemica sul Castro Mutilo cfr. anche D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana,Firenze 1805, II, pp. 87 e 514; G. Melzi, Diz. di opere anonime e pseudonime,I, Milano 1848, p. 9). E poiché anche Girolamo Tiraboschi nella sua Storia dell'augusta Badia di S. Silvestro di Nonantola (I, Modena 1784, p. 13) aveva accennato alla discussione intorno alla via seguita da Annibale nel valico degli Appennini, l'A. compose una seconda dissertazione sullo stesso argomento, che però rimase inedita e venne pubblicata postuma da F. Rocchi: Dissertazione seconda del dottore P. A. sopra il passaggio dell'Apennino fatto da Annibale,in Atti e Mem. d. R. Deput. di storia patria per le prov. di Romagna,V (1867), pp. 31-65(per altre notizie su di essa, v. F. Rocchi, Alcuni scrtti,Imola 1910, pp. 169s.).

L'opera dell'A. che indubbiamente ebbe maggior successo presso i contemporanei fu il Libellus de restitutione purpurarum,Lucae 1781, dedicato al duca di Parma Ferdinando di Borbone, nel quale si tratta delle materie coloranti in uso nell'antichità e in particolare di quelle ricavate dalle conchiglie, si classificano i colori così ottenuti, si accenna ai diversi impieghi della porpora presso gli antichi e, infine, si esamina accuratamente il procedimento di estrazione e preparazione di essa nell'intento di poterlo riprodurre e di dar vita in tempi moderni a una rinnovata industria della porpora. Quest'opera fu ristampata in appendice alla Rerum naturalium historia nempe quadrupedum, insectorum, piscium... exsistentium in Museo Kircheriano di F. Bonanni, 2 ediz., Romae 1773-82, II, pp. 123-211, ed ebbe una terza edizione a Cesena nel 1784, dedicata a Marco Fantuzzi, la quale riporta in appendice la traduzione latina e il commento, fatti dall'A., della dissertazione di G. B. Cappelli, Dell'antica e della nuova porpora,uscita a Venezia nel 1775 (recens. alle tre edizioni del Libellus in Efemeridi letter. di Roma,X,1781, pp. 333-336, 341-343, 346-349, 376; XII, 1783, p. 185; XIII, 1784, pp. 276-277). Nel 1785 l'A. ottenne la cattedra di Pandette all'università di Ferrara, che ricoprì onorevolmente per undici anni. Morì a Ferrara il23 ag. 1796 (non già il 29 ag., come ripetono i biografi: v. Registro dei morti della parrocchia di S. Matteo in S. Spirito di Ferrara, alla data). La tradizione culturale della famiglia continuò autorevolmente nel figlio Girolamo e più modestamente nell'altro figlio Basilio.

Alcuni suoi scritti inediti di materia giuridica andarono dispersi. Nella Biblioteca comunale di Savignano si conservano in autografo due sue dissertazioni (ms. 31, n. 24 e n. 25), l'una Sopra l'origine delle lettere,l'altra Della caduta e del risorgimento delle leggi romane ne' tempi barbarici.Consta che egli aveva tradotto in italiano il suo Libellus de restitutione purpurarum con l'intenzione di inserirlo in un'opera miscellanea sulle porpore che stava preparando insieme col medico riminese Michele Rosa, comprendente fra l'altro anche una ristampa della dissertazione dello stesso Rosa Delle porpore e delle materie vestiarie presso gli antichi,Modena 1786, in cui il Libellus dell'A. veniva posto in grande risalto; ma tale opera d'insieme, che avrebbe dovuto intitolarsi Istituzioni dell'arte porporaria o Storia ragionata dell'antica porfiropeia,non vide mai la luce (v. carte di Michele e Michelangelo Rosa nella Bibl. Gambalunghiana di Rimini. Fra queste si conservano manoscritte: una Dissertacione del Sig. A. sopra il murice conchiglio del 1786, un frammento di uno scritto sui murici di mano dell'A., un suo lavoro mutilo intitolato Risposta e osservazioni sopra le pretese scoperte del Sig. ab. Olivi con una più ampia esposizione di tutto l'antico opificio delle manifatture e fabbriche porporarie;nessuna traccia, però, della suddetta traduzione italiana del Libellus de restitutione purpurarum).

Fu in rapporti di amicizia o di studio coi dotti eminenti che la Romagna contava numerosi in quegli anni, come Giovanni Cristofano Amaduzzi, Giovanni Bianchi, Pietro Borghesi, Marco Fantuzzi, Girolamo Ferri, Giuseppe Garampi, Gaetano Marini; e nell'ambito di questa scuola erudita, appunto, va collocata la figura dell'A., il quale può senza dubbio considerarsi uno studioso probo e anche geniale. Lettere dell'A, si conservano nei carteggi di G. C. Amaduzzi a Savignano (G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Bibl. d'Italia,I, p. 110 e p. 111), di G. Bianchi nella Bibl. Gambalunghiana di Rimini, di G. Marini nel cod. Vat. lat.9042 (Lettere inedite di G. Marini,a cura di E. Carusi, III, Roma 1940, p. 109), di A. Olivieri nella Bibl. Oliveriana di Pesaro (Mazzatinti, Inventari,XXXIII, p. 140); lettere a vari corrispondenti nella Bibl. comunale di Forlì, Fondo Piancastelli,sez. Carte Romagna.

Bibl.: L. Nardi, Dei compiti, feste e giuochi compitali degli antichi e dell'antico compito Savignanese in Romagna, Pesaro 1827, pp. 144-146; G. A.[mati], Cenni sulla vita di un benemerito letterato italiano,in Giorn. Arcadico di scienze, lettere ed arti,LII, Roma 1831, pp. 310-316; G. I. Montanari, Elogio del dottor P. A. savignanese, ibid.,LVII, Roma 1832, pp. 211-226; Id., P.A. Aneddoto,in Il Vaglio di Novi, 1841; Id., epigrafe onoraria, in G. Sorgato, Memorie funebri antiche e recenti,V, Padova 1860, pp. 218 s.; E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri,II, Venezia 1835,pp. 304-306; C. Tonini, La coltura letteraria e scientifica in Rimini,II, Rimini 1884, pp. 506 s.; G. Gasperoni, La storia e le lettere nella seconda metà del sec. XVIII,Iesi 1904, pp. 14-16; Id., Studi e ricerche,Roma-Milano 1910, pp. 208-211; Id., Settecento italiano. I. L'ab. G. C. Amaduzzi,Padova 1941, pp. 97, 119, 124 n. 73, 127 n. 126; G. Natali, Il Settecento, Milano 1929, p. 45.

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