MORGANTI, Pasquale

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 76 (2012)

MORGANTI, Pasquale

Marcello Malpensa

MORGANTI, Pasquale. – Nacque a Lesmo, archidiocesi di Milano, il 3 dicembre 1852 da Giovanni Battista e da Carola Beretta; la famiglia, di origini modeste, era numerosa e i 12 figli rimasero precocemente orfani di padre. Per questo il maggiore, Luigi, maestro elementare, dovette aiutare la madre e farsi carico degli altri.

Morganti crebbe in un clima di intensa pratica religiosa, tanto che, oltre a lui, altri due fratelli divennero sacerdoti e una sorella suora. Terminati gli studi primari a Lesmo, cominciò a frequentare il ginnasio B. Zucchi di Monza; nel dicembre 1867, grazie all’impegno economico e alla mediazione di don Luigi Zappa, coadiutore a Lesmo, poté trasferirsi a Torino per proseguire gli studi presso l’oratorio di don Giovanni Bosco a Valdocco; qui rimase fino al 1871, vivendo a diretto contatto con il fondatore, che fu suo confessore e direttore spirituale. Fu dunque sotto l’influsso di don Bosco che Morganti visse gli eventi della convocazione e dello svolgimento del concilio Vaticano I e della fine del potere temporale della chiesa.

Nonostante l’impossibilità di proseguire gli studi teologici nel seminario di Valdocco, la formazione salesiana si rivelò per Morganti un’esperienza decisiva, che lo avrebbe poi condotto ad assumere un ruolo di rilievo nella diffusione dell’Opera sia nell’archidiocesi di Milano (dove tornò per proseguire la formazione sacerdotale) sia in quella di Ravenna, di cui sarebbe divenuto l’arcivescovo. In particolare a Milano fu tra i promotori della costruzione della prima chiesa salesiana – la basilica neoromanica di S. Agostino, realizzata tra il 1900 e il 1906 – e della fondazione del periodico Don Bosco.

Nell’autunno del 1871 entrò nel seminario teologico di Milano, dove divenne amico del più giovane Achille Ratti, futuro papa Pio XI; quattro anni dopo, il 23 giugno 1875, fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo Luigi Nazari di Calabiana. Il primo incarico che ricevette fu quello di docente al seminario minore di S. Pietro Martire, poi ebbe quello di direttore spirituale del Collegio arcivescovile di S. Martino – annesso al seminario di S. Pietro – frequentato dagli alunni delle ultime classi delle scuole elementari indirizzati al sacerdozio.

Per consolidare l’attitudine alla guida spirituale, nel dicembre 1876 entrò a far parte degli Oblati dei ss. Ambrogio e Carlo, optando per la famiglia degli oblati diocesani dedita alla formazione nei seminari e nei collegi. Nel 1882 l’arcivescovo gli affidò l’incarico di confessore del collegio S. Carlo di Milano, compito per il quale dimostrò di essere particolarmente versato, influendo significativamente sulla formazione spirituale di Ludovico Necchi. Al S. Carlo Morganti istituì conferenze settimanali di storia ecclesiastica, spesso affidate a Ratti e al futuro arcivescovo di Siracusa Luigi Bignami. I successi ottenuti in questa sede convinsero l’arcivescovo ad affidargli, a partire dall’anno scolastico 1890- 91, la direzione spirituale del seminario maggiore, incarico che mantenne fino alla nomina alla sede episcopale di Bobbio.

Nel clima di contrapposizione tra clero intransigente e clero conciliatorista che aveva progressivamente caratterizzato gli anni dell’episcopato di Nazari di Calabiana, Morganti si schierò dalla parte degli intransigenti, ma la sua spiccata personalità ascetica e la sua imparzialità lo resero unanimemente benvoluto: tra il 1890 e il 1902 furono circa un migliaio i sacerdoti affidati alle sue cure spirituali e le testimonianze concordano nel riconoscergli una particolare abilità nel valutare la fondatezza della vocazione sacerdotale dei seminaristi, tanto che divenne un punto di riferimento anche per direttori spirituali di altri seminari. È quindi significativo che il cardinale Andrea Carlo Ferrari, successore di Nazari di Calabiana, gli mantenesse il delicato incarico, ma lo è altrettanto il fatto che, alla morte di don Davide Albertario (settembre 1902), trovandosi Ferrari in Terra Santa, il compito di celebrare le esequie in S. Ambrogio venisse affidato proprio a Morganti, divenuto vescovo da poco più di due mesi.

La chiave di volta della sua intensa spiritualità era lo studio meticoloso delle scritture (con un costante utilizzo delle concordanze), dei Padri della Chiesa e delle vite dei santi; un’attestazione concreta di questo paziente lavorio sui testi sono le due rubriche indicizzate (una ascetica, l’altra biblica) compilate utilizzando un articolato sistema di rimandi, grazie al quale riusciva a reperire con rapidità all’interno delle opere lette e consultate citazioni e riferimenti utili per imbastire omelie, meditazioni e discorsi.

La stima del cardinale Ferrari gli valse la nomina episcopale alla sede di Bobbio, avvenuta il 9 giugno 1902. Nel medesimo concistoro Leone XIII nominò arcivescovo di Ravenna mons. Guido Maria Conforti, che due anni dopo avrebbe rinunciato alla sede, aprendo la strada alla nomina di Morganti. Nonostante la brevità, l’episcopato bobbiese fu ricco di iniziative, che mostrano come Morganti, senza deflettere dalla piena obbedienza a Roma in un periodo carico di tensioni, volesse proporre una pastorale dinamica e innovativa.

«Per aderire alle insistenti raccomandazioni pontificie ispirate ai nuovi e gravi bisogni moderni, nulla tralascerò per dilatare e fortificare il movimento cattolico, in tutte quelle sue forme che meglio si adatteranno alle esigenze della diocesi» (Prima lettera pastorale). Coerentemente con questi propositi, tra le varie attività intraprese si segnalano la fondazione del giornale diocesano La Trebbia (luglio 1903), l’avvio di un comitato Pro scientia et fide che organizzava conferenze di cultura cristiana e l’istituzione dell’Unione delle madri cristiane e dell’oratorio femminile per le giovani. L’attenzione alla questione femminile gli valse nel 1904 l’invito di Elena da Persico a tenere una conferenza – poi pubblicata su L’Azione muliebre – nella quale sosteneva che fosse un equivoco nocivo non comprendere la necessità della partecipazione della donna alla vita pubblica. A Bobbio Morganti diede anche inizio ai restauri della cripta di San Colombano.

Il 14 novembre 1904 fu nominato arcivescovo di Ravenna, sede notevolmente più prestigiosa della precedente, ma gravata da problematiche pastorali assai più impegnative: in ambito strettamente ecclesiale vi erano l’infelice conformazione del territorio diocesano (a cui dedicò quattro visite pastorali), l’estrema scarsità di istituti religiosi maschili e femminili, il successo tra il clero giovane della predicazione di Romolo Murri (benché la visita apostolica del febbraio 1907 avesse esito positivo); più in generale vi erano la diffusione delle idee anarchiche, mazziniane e socialiste, l’esplicito e ostentato anticlericalismo di larghi strati della popolazione, l’asprezza dello scontro sociale.

A fronte di queste difficoltà, Morganti – che prese possesso della diocesi il 2 luglio 1905 – si presentò indirizzando al clero e al popolo due lettere separate, richiamando in particolare i sacerdoti al dovere della concordia. La prima quaresimale del 1906 si concentrò invece sulla necessità di un’educazione catechistica approfondita, per ottenere la quale allegava alla lettera un puntiglioso Statuto. Sul finire del 1907, grazie a due benefattrici e nonostante le polemiche seguite allo scandalo delle messe nere di Varazze (scoppiato in base alle rivelazioni di uno studente su riti orgiastici che si sarebbero tenuti nel Collegio dei salesiani), Morganti aprì anche a Ravenna un istituto salesiano.

Nell’ottobre del 1908 papa Pio X lo nominò amministratore apostolico della diocesi di Cervia, di cui Morganti divenne ordinario il 7 gennaio 1909, con conseguente aumento del carico pastorale. Le tensioni e gli scontri sociali legati alle lotte agrarie si acuirono particolarmente nel 1910; nel gennaio dell’anno successivo iniziò le pubblicazioni la Rivista diocesana, che sul secondo numero riporta la rilevante quaresimale del 15 febbraio, con la quale Morganti deplorava fortemente le violenze avvenute, indicando nella preghiera, nei ritiri per gli operai e nel catechismo i mezzi per ricostituire la pace sociale.

Con grande sforzo tra il 1911 e il 1912 Morganti poté inaugurare alcuni asili d’infanzia, mentre ai primi di settembre del 1913 celebrò solennemente il XXII Sinodo diocesano ravennate (il precedente risaliva al 1790; quello cervese fu invece celebrato nel giugno 1914); sempre nel settembre 1913 Morganti divenne il presidente del Comitato cattolico per le celebrazioni del VI centenario della morte di Dante Alighieri, incoraggiando l’opera indefessa del suo promotore don Giovanni Mesini; il comitato fu in seguito elogiato e sostenuto da Benedetto XV, che nel 1921 dedicò al sommo poeta l’enciclica In praeclara. Di fronte ai fatti della «settimana rossa» (giugno 1914) Morganti intervenne con una severa pastorale in cui condannava gli assalti sacrileghi alle chiese ed elencava i rimedi necessari per recuperare la pace; rivolse poi un appello ai cattolici italiani affinché contribuissero alla riparazione dei danni celebrando infine in dicembre una missione cittadina. Entrata l’Italia in guerra, mostrò una grande attenzione sia verso il clero arruolato di stanza a Ravenna, sia verso i propri sacerdoti e seminaristi, con i quali tenne contatti epistolari collettivi e individuali. Dopo il bombardamento della città del 12 febbraio 1916, costato 12 vittime civili, fece pervenire al governo austriaco tramite la S. Sede la sua voce di protesta.

Minato dalla malattia già dal 1914, le sue condizioni si aggravarono a Natale 1919: decise allora di stendere il testamento spirituale; trascorse gli ultimi mesi lavorando ai propri scritti ascetici e preparando il centenario dantesco, ma già dall’inizio del 1921 non fu più in grado di celebrare.

Dopo diversi mesi di sofferenza, morì a Ravenna il 18 dicembre 1921.

È sepolto nel muro del coro della cattedrale di Ravenna e l’elegante epigrafe commemorativa è opera dell’umanista ed enigmista mons. Anacleto Bendazzi.

La pubblicazione dei testi ascetici per sacerdoti scritti da Morganti ebbe un notevole successo postumo, ma già la raccolta di preghiere Sic orabitis – l’unico testo pubblicato Morganti vivente – raggiunse in breve tempo tre edizioni e fu tradotta in tedesco e in francese.

Opere: Manuale dei cooperatori salesiani, Milano 1905; Sic orabitis. Preghiere del sacerdote, Ravenna 1915; Vos dixi amicos. Il sacerdote e il S. Cuore, Roma 1922; Maria Santissima ai suoi sacerdoti, Milano 1928; Scritti religiosi, a cura di mons. A.M. Cavagna, Torino 1936; La religiosa e s. Giuseppe, Milano 1941; Novene mariane per i sacerdoti, ibid. 1944; Preparazione e ringraziamento alla S. Messa e alla S. Comunione per i fedeli in unione a Maria Ss.ma, ibid. 1944; Amministrazione del sacramento della penitenza, Torino 1944; La beneficenza. Dio e l’uomo, a cura di E. Brianza, Catania 1954; Il mese di maggio per i sacerdoti, Milano 1957.

Fonti e Bibl.: L’Archivio storico diocesano dell’archidiocesi di Ravenna conserva quattro raccoglitori contenenti le rubriche indicizzate, gli schemi delle omelie, delle meditazioni e dei discorsi di Morganti. Cfr. inoltre: Bollettino salesiano, XLVI (1922), n. 2, pp. 34-36; L.M. Olivares, Elogio funebre del compianto mons. P. M., Milano 1922; G. Lercaro, In memoriam, Ravenna 1950; A.M. Cavagna, Un vescovo tra due epoche. mons. P. M. e i suoi tempi, Milano 1963; Lettere pastorali dei vescovi dell’Emilia Romagna, a cura di D. Menozzi, Genova 1986, pp. 26, 309-312; M. Tagliaferri, Lineamenti della Chiesa istituzionale ravennate dalla rivoluzione francese ad oggi, in Storia di Ravenna, V, Venezia 1996, pp. 133-198; A.M. Dieguez, L’archivio particolare di Pio X. Cenni storici e inventario, Città del Vaticano 2003, ad ind.; L. Mauro, L’enciclica di Benedetto XV su Dante Alighieri, in Benedetto XV. Profeta di pace in un mondo in crisi, a cura di Id., Bologna 2008, pp. 289-313; Enc. cattolica, VIII, pp. 1411 s. (A.M. Cavagna); Dizionario ecclesiastico, II, p. 1026 (L. Berra); Dizionario della Chiesa Ambrosiana, IV, pp. 2362-64 (B.M. Bosatra); Hierarchia catholica, VIII, p. 151; ibid., IX, pp. 88, 122, 316.

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