PATARIA e PATARINI

Enciclopedia Italiana (1935)

PATARIA e PATARINI

Mario Niccoli

. Dal nome del mercato degli stracci in Milano (pataria), il nome di patarini (id est pannosos, "straccioni", spiega Bonizone da Sutri) fu per dileggio affibbiato dagli avversarî ai seguaci di un movimento (oggi anch'esso noto col nome di pataria) sorto verso la metà del sec. XI nella parte più umile del popolo milanese contro gli abusi ecclesiastici e l'oppressione dell'alto clero.

Sotto questo aspetto, il movimento, in quanto indizio significativo di uno stato d'animo diffuso fra il popolo e il basso clero, non può non essere messo in relazione con tutto l'insieme dei fattori che presiedono alla genesi della riforma ecclesiastica di Gregorio VII. Ma le sue caratteristiche laiche, popolari, democratiche e rivoluzionarie, ne fanno anche un moto di libertà inteso ad affrancare le classi più umili della popolazione dal dominio dell'alto clero infeudato alle grandi famiglie e all'impero, e a renderlo arbitro attivo delle proprie sorti, anziché strumento passivo della volontà della classe dominatrice. Moto, dunque, a un tempo religioso e sociale che, pur essendo rimasto localizzato nella chiesa milanese, rispondeva a una tendenza degli spiriti diffusa un po' dappertutto, specialmente in Italia e in Francia.

Il movimento va riconnesso storicamente con l'elezione a vescovo di Milano di Guido, successore di Ariberto. L'opposizione al vescovo e in genere all'alto clero simoniaco e corrotto (Bonizone da Sutri afferma che su mille preti milanesi forse cinque non erano simoniaci) è guidata dal diacono Arialdo secondato dal chierico Landolfo e trova il suo appoggio nel prete Anselmo di Baggio, futuro vescovo di Lucca (1057) e quindi (1061) papa, col nome di Alessandro II.

L'aperta campagna contro il vescovo condotta da Arialdo induce Guido, dietro sollecitazione di papa Stefano IX, a riunire un concilio, ma Arialdo e Landolfo non si presentano. Scomunicati, i due appellano a Roma: una prima missione romana guidata da Ildebrando, futuro Gregorio VII, trova che la pataria si è ormai organizzata come una lega decisa a tutto, anche a rendere indipendente la chiesa ambrosiana, pur di avere ragione dell'alto clero.

È inviata da Roma, essendo papa Nicola II, una seconda missione guidata da Pier Damiani: che riesce a calmare le acque ottenendo la sottomissione del clero simoniaco. Ma fu una sottomissione solo apparente. Guido fu denunciato a Roma (1066) e scomunicato, o quanto meno minacciato di scomunica, da Alessandro II. I partigiani di Guido cercarono di vendicarsi: scoppiò una vera guerra civile durante la quale Arialdo, cacciato dalla città coi suoi seguaci, fu proditoriamente assassinato (28-29 giugno 1066). Prese le redini del movimento il laico Erlembaldo (fratello di Landolfo, morto nel frattempo) che costrinse l'arcivescovo alla fuga e occupò Milano dandosi alle più feroci rappresaglie.

Una nuova missione romana inviata a Milano nel 1067 ottenne le dimissioni dell'arcivescovo, ma la situazione, anziché calmarsi, precipita nello scisma giacché, mentre i partigiani di Guido (morto il 23 agosto 1071) fanno eleggere e investire da Enrico IV di Germania il successore di Guido nella persona del suddiacono Goffredo, i patari non vogliono riconoscere a Enrico il diritto di investitura ed eleggono a loro volta il chierico Attone (Epifania del 1072) che è proclamato arcivescovo da Alessandro II. Goffredo, consacrato dai vescovi di Lombardia per ordine di Enrico IV e scomunicato dal papa, tenta invano di penetrare in Milano, tenuta saldamente dai patari.

Morto Alessandro II, Gregorio VII, pur accordando tutta la sua simpatia ai patari e al loro capo Erlembaldo, entra in trattative con Enrico per una soluzione pacifica del conflitto e induce finalmente l'imperatore a desistere dal suo atteggiamento; solo allora (Quaresima 1074) Gregorio proclama Attone arcivescovo. Ma il 30 marzo 1075 (Lunedì santo) un incendio scoppia a Milano e distrugge gran parte della città: i patari sono accusati di avere appiccato il fuoco. Nascono nuovi disordini, durante i quali Erlembaldo è ucciso (5 aprile 1075). Con la morte di Erlembaldo termina la storia della pataria milanese. L'elezione da parte di Enrico IV di un nuovo vescovo, Tebaldo, e la reazione di Gregorio VII a questa aperta violazione dei patti appartengono alla storia del conflitto fra Enrico IV e Gregorio VII.

Il nome, variamente deformato, di patari o patarini, per ragioni non chiaramente spiegabili, passa nel sec. XII a designare i catari (v.) e successivamente (secoli XIII-XIV) è applicato a ogni specie di eretici.

Bibl.: J. Goetz, Kritische Beiträge zur Geschichte der Pataria, in Archiv für Kulturgeschichte, XII (1914), pp. 17 segg., 164 segg.; G. Schwartz, Die Herkunft des Namens Pataria, ibid., p. 402 segg.; A. Fliche, La réforme gregorienne, voll. 2, Lovanio 1924-25, passim; G. Volpe, Movimenti religiosi e sette ereticali nella società medievale italiana, Firenze 1922, pp. 1-7.