PATRIARCA

Enciclopedia Italiana (1935)

PATRIARCA (gr. πατριάρχης "capo di una famiglia o tribù")

Giuseppe RICCIOTTI
Nicola TURCHI

Nella terminologia biblica sono designati col nome di patriarchi i tre tradizionali progenitori degli Ebrei, cioè Abramo, Isacco e Giacobbe; nel Nuovo Testamento vi sono talvolta compresi anche i figli di Giacobbe, e perfino David. Ma lo stesso termine può anche designare quei personaggi che le genealogie bibliche dispongono sia lungo il periodo dalla creazione del mondo fino al diluvio (i patriarchi antidiluviani), sia dal diluvio fino alla nascita di Abramo. Del periodo precedente al diluvio abbiamo due genealogie, quella dei Cainiti (Genesi, IV, 17-18) e quella dei Sethiti (Genesi, V, 3-31); del periodo posteriore al diluvio abbiamo la lista dei discendenti di Sem, figlio di Noè, che scende fino ad Abramo (Genesi, XI). La longevità di questi patriarchi, anteriori e posteriori al diluvio, è altissima, salendo fino a varie centinaia d'anni per ciascuno; tuttavia essa è in ordine decrescente, giacché da una media di 800 anni per gli antidiluviani scende a una media di poco superiore all'ordinaria per gl'immediati predecessori di Abramo. Un fenomeno analogo avviene nell'antica tradizione babilonese, che assegna molte migliaia d'anni a ciascuno dei monarchi anteriori al diluvio babilonese, per scendere a periodi molto più brevi per le antichissime dinastie locali.

Dalla versione greca dei Settanta, che designa con questo termine i patriarchi d'Israele (v. sopra), il vocabolo passò nel cristianesimo a designare da principio, alla pari di quelli di arcivescovo e di metropolita, i dignitarî maggiori delle comunità cristiane, poi, con significato sempre più tecnico e ufficiale, il capo di un vasto aggruppamento cristiano, che ha sotto di sé i metropolitani, come questi hanno sotto di sé i vescovi. Il patriarca infatti aveva, e nelle chiese orientali ha tuttora, il diritto di ordinare i metropolitani, di giudicare in appello contro le sentenze emanate dai medesimi, di pubblicare le leggi ecclesiastiche e di radunare i concilî nell'ambito del territorio patriarcale.

I patriarcati.

I patriarcati si sono storicamente adagiati entro i confini delle quattro grandi prefetture nelle quali Diocleziano divise l'impero: infatti il patriarcato di Roma (o d'Occidente) abbracciava le tre prefetture occidentali d'Italia, Gallia e Illirico; Alessandria stendeva la sua giurisdizione sull'Egitto (diocesi augustale della prefettura d'Oriente); e Antiochia sulla Siria, la Palestina, la Mesopotamia, la Cilicia e l'Arabia (diocesi orientale della prefettura d'Oriente). Questi sono i tre patriarcati più antichi, tutti collegati con il ricordo di S. Pietro, che ebbe la sua cattedra in Antiochia e in Roma e fondò la sede alessandrina per mezzo del discepolo Marco.

A mano a mano che si venne sviluppando la vita devozionale e politica della Chiesa, altri due patriarcati si aggiunsero ai primi: quello di Gerusalemme, la città del S. Sepolcro, elevata all'onore patriarcale dal concilio di Calcedonia (451), alla quale furono attribuiti i territorî di Palestina e di Arabia; e quello di Costantinopoli, a cui la nuova dignità, attribuita già dal concilio costantinopolitano del 381, fu confermata - con il privilegio di prendere rango subito dopo Roma - dal concilio di Calcedonia sopra ricordato, nonostante le riserve papali. Il patriarcato di Costantinopoli ebbe come sua propria giurisdizione le diocesi di Tracia e d'Asia. Si ebbero così cinque patriarcati in quest'ordine di precedenza: Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, il cui numero fu sempre canonico per la Chiesa d'Oriente, la quale dopo la separazione da Roma sostituì a questa il patriarcato di Mosca.

I patriarcati scismatici. - Quando le grandi eresie cristologiche, complicate da fermenti etnici, staccarono dall'unità della Chiesa tante nazioni dell'Oriente, queste, sottraendosi all'ubbidienza dei vescovi fedeli all'ortodossia e all'imperatore (e detti perciò melchiti o "imperiali"), si costituirono in patriarcati autonomi. Così i monofisiti di Armenia, oltre a un patriarca di tutti gli Armeni, residente in Ečmiadsin, ebbero per la diaspora armena i patriarchi di Costantinopoli, di Sis e di Gerusalemme; i nestoriani di Caldea ebbero il loro capo a Seleucia Ctesifonte, poi a Mossul. I monofisiti di Siria (Giacobiti) ebbero il loro capo in Antiochia, mentre quelli di Egitto (Copti) in Alessandria. Lo scisma di Fozio staccò da Roma i quattro grandi patriarcati d'Oriente e doveva poi farne sorgere un quinto a Mosca sotto lo zar Feodor I (1581-98), soppresso da Pietro il Grande e ricostituito dopo la rivoluzione russa del 1917. Nel sec. XIX le nazioni balcaniche, resesi indipendenti, rivendicarono la loro autonomia ecclesiastica di fronte a Costantinopoli, e si ebbero così altrettanti patriarcati nazionali in Grecia, Bulgaria, Serbia, Romania.

I patriarcati uniti. - Nei luoghi dell'Oriente invasi dall'eresia rimasero tuttavia (o si ricostituirono in seguito) nuclei uniti con Roma, i quali hanno a capo un patriarca del loro rito. Essi sono: il patriarca di Alessandria dei Copti, il patriarca di Antiochia dei Maroniti, il patriarca di Antiochia dei Siri, il patriarca di Antiochia dei Melchiti, il patriarca di Cilicia degli Armeni, il patriarca di Babilonia dei Caldei.

I patriarcati latini di onore. - Il più antico è quello di Aquileia, scismatico a tempo di Giustiniano (affare dei Tre Capitoli), trasferito poi a Grado e finalmente a Venezia (sec. XV). La scoperta dell'America provocò la creazione di un patriarca delle Indie Occidentali (1520), cui venne annessa la carica di cappellano supremo dell'esercito spagnolo (1572). Il re Giovanni di Portogallo ottenne da Clemente XI nel 1716 l'erezione di Lisbona in patriarcato. Leone XIII istituì un patriarcato delle Indie Orientali con sede a Goa, nel 1886. Né vanno dimenticati i patriarcati latini di Costantinopoli, di Antiochia e di Gerusalemme, costituitisi all'epoca delle crociate prima e quarta, i due primi tuttora titolari, il terzo residenziale dal 1847.

Bibl.: F. Kattenbuch, Lehrbusch, Lehrbuch der vergleichenden Konfessionkunde, I, Friburgo in B. 1892; A. Fortescue, The orthodox Eastern Church, I, Londra 1907; C. Korolewskij, Histoire des Patriarcats melkites, voll. 3, Roma 1910-11; R. Janin, Les églises orientales et les rites orientaux, Parigi 1922; id., Les églises separées d'orient, ivi 1927; Sacra Congr. Orientale, Statistica con cenni storici della gerarchia e dei fedeli di rito orientale, Roma 1932.