SLAVEJKOV, Penčo

Enciclopedia Italiana (1936)

SLAVEJKOV, Penčo

Enrico Damiani

Poeta bulgaro, nato a Trěvna nel 1866, morto a Brunate sul Lago di Como nel 1912. Da ragazzo seguì il padre Petko S. (v.), nelle sue peregrinazioni di paese in paese ed ebbe modo di vivere molto a contatto col popolo delle campagne. Studiò dapprima nella nativa Trěvna, poi a Sofia, poi a Plovdiv. A 26 anni si recò in Germania e seguì per sei anni corsi di letteratura e filosofia all'università di Lipsia. Studiò i poeti tedeschi e tradusse poesie di Goethe, Heine, Lenau, Hebbel, Dehmel, Eichendonf, Liliencron, Nietzsche. Tornato a Sofia, fu per breve tempo insegnante e poi per molti anni direttore della Biblioteca Nazionale. Sulla fine della sua vita soggiornò in Italia.

L'opera poetica dello S. consta essenzialmente di canti epici e lirici. Sua principale fonte d'ispirazione è la vita popolare. Ma parte dei suoi canti ha anche carattere cosmopolitico e in questo precisamente, si distingue l'opera sua da quella degli altri poeti bulgari.

Cominciò a pubblicar versi nel 1886. Ma s'affermò come poeta nel 1891, allorché vennero alla luce i suoi canti: Frine, Cis moll, Uspokoenijat (Il tranquillizzato), Koledari. Da allora la sua arte poetica non fece che perfezionarsi incessantemente, di pari passo col perfezionamento. da lui particolarmente curato, della lingua. Agli albori del sec. XX egli si palesa nella piena maturità delle sue forze nelle raccolte liriche: Săn na śtastie (Sogno di felicità) e Epičeski pěsni (Canti epici). Fra i canti della prima di queste raccolte i più profondi sono i: Himni za smărtta na svărhčoveka (Inni per la morte del superuomo), canto possente degli sforzi del genere umano per sollevare l'anima alle altezze del superuomo liberando la personalità da tutte le catene che l'avvincono, e il Psalom na poeta (Salmo del poeta), canto dell'anima che si eleva dalle miserie della vita alle più sublimi gioie grazie alle rivelazioni dell'arte, a un amore travolgente dell'universo creato.

I poemi epici dello S. traggono ispirazione dalla vita nazionale, descrivendo tipi e caratteri reali, spesso sulla falsariga di canti popolari: Koledari, Ralica, Bojko, Nerazdělni (Inseparabili), oppure affrontano temi di psicologia individuale, librandosi senza freni nel tempo e nello spazio, sotto l'influsso della cultura europea: Frine, il poema della religione classica della bellezza fisica, d'ispirazione greca; Cis moll, evocazione della tragedia di Beethoven; Uspokoenijat (Il tranquillizzato), eco sinistro della deformazione del genio in follia nella tragedia personale di Lenau; Cor cordium, concezione idealistica e serena dell'universo nella fede eterna in un Supremo Essere onnipotente; Michelangelo, ispirato dal Mosè di San Pietro in Vincoli; Simfonija na beznaděžnostta (Sinfonia della disperazione), raffigurazione profonda dell'incessante lotta dell'uomo tra la speranza e la disperazione, tra l'affermazione e la negazione della vita.

La Kărvava pěsen′ (Canto insanguinato), che la morte prematura del poeta ha lasciato incompiuto, rimane la sua opera maggiore. È come una grande epopea nazionale sullo sfondo del passato bulgaro. Il nocciolo del poema è rappresentato dalla lotta e dal sacrificio del giovane Mladen per la redenzione della patria. Punto di partenza la sollevazione del 1876 e la guerra di liberazione del 1877-78. Ma tutto questo non è che il pretesto per una concezione epico-lirica grandiosa esaltante gli ideali, le sofferenze e i sacrifici di tutto il popolo per il proprio riscatto.

Un'originale raccolta di poesie, venuta alla luce solo due anni prima della morte del poeta, è il volume: Na ostrova na blažennite (Sull'isola dei beati), nella quale lo S. riunisce in una specie di antologia una serie di canti svariati, fingendo di averli tradotti da immaginarî poeti stranieri, di ciascuno dei quali tratteggia la figura, la mente e l'opera. E ciò gli dà occasione di sottoporre a una critica spesso acuta e geniale una quantità di questioni sulla vita, la mentalità, l'arte, la letteratura del suo popolo.

Allo S. si devono anche notevoli studî sulla letteratura nazionale e specialmente sulla produzione popolare (La poésie populaire bulqare. Avant-propos de N. Dontchev, Sofia 1933), e su letterature straniere (s'interessò anche di letteratura polacca).

Bibl.: Canti epici e lirici di P. Sl., scelti e volti in versi italiani da E. Damiani, Venezia 1928; E. Damiani, La figura e l'opera di P. Sl. nella letteratura bulgara, in Riv. di lett. sl., III (1928); Krsteff-Mirioliouboff, Un poète bulgare, in Documents du Progrès, 1913; B. Jocov, P. Sl., in Balgarski pisateli, Pod red. na M. Arnaudov, V, Sofia 1930.