Periodico

Enciclopedia on line

Pubblicazione (diversa sia dai giornali quotidiani sia dalle pubblicazioni periodiche ufficiali di accademie e società scientifiche) che, a intervalli regolari di tempo, porta a conoscenza di un vasto pubblico scritti di autori vari su argomenti di carattere letterario, artistico, politico, scientifico, tecnico ecc., recensioni di libri, notiziari, caratterizzandosi contenutisticamente per una certa omogeneità di temi e indirizzi, ed esternamente per una veste tipografica adatta alla conservazione o alla legatura in volume; più in generale, qualunque pubblicazione che esca a intervalli regolari (settimanali, rotocalchi ecc.), anche se in veste dimessa e destinata a un rapido consumo.

I p. appartengono alla più ampia categoria delle pubblicazioni in serie, contraddistinte da un codice numerico (➔ ISBD), che ne permette l’identificazione a livello internazionale negli scambi tra biblioteche, servizi d’analisi e simili, nonché tra editori, distributori ecc.

Per quanto si riferisce ai quotidiani ➔ giornale.

Le origini

Il primo p., Nouvelles ordinaires de divers endroits, fu pubblicato in Francia il 17 luglio del 1631 dai librai J.-M. e L. Vendosme; nello stesso anno, il 30 maggio, apparve la Gazette (1631-1792) per iniziativa di T. Renaudot, che già nel giugno del 1629 aveva ottenuto il privilegio di stampare il foglio d’avvisi Bureau d’adresses. Sempre a Parigi, D. de Sallo, consigliere al Parlamento, ottenne un privilegio che gli permise di fondare, nel 1665, sotto lo pseudonimo di Sieur de Hédouville, il Journal des sçavans, primo p. di critica bibliografica, poi preso a modello da molte riviste d’ogni paese. A Londra, nello stesso anno, apparvero gli Acta philosophica o Philosophical transactions, atti accademici della Royal Society, e, nel 1680, il Mercurius librarius, or a faithful account of all books and pamphlets, un semplice catalogo, seguito nel 1681-82 (il primo numero fu pubblicato il 16 gennaio) da Weekly memorials for the ingenious, una rivista sul tipo del Journal des sçavans. L’Italia ebbe la prima pubblicazione periodica di atti accademici nel 1667 (Accademia del Cimento di Firenze), e il primo p. con il Giornale de’ letterati di Roma (1668-79), dell’abate F. Nazari. In Germania, nel 1670, uscirono i Miscellanea curiosa medico-physica, organo dell’Accademia naturae curiosorum Leopoldina-Carolina, di Halle e, a Lipsia, gli Acta eruditorum di O. Mencke (1682). Durante il 18° sec. quasi tutti gli altri paesi d’Europa ebbero il loro primo p. scientifico o letterario: così l’Olanda ebbe il Boekzaal van Europa, che più volte mutò il titolo (1692-1708; 1715-48); la Danimarca i Nye Tidender (1720), che con il nome Dansk Literaturtidende furono pubblicati fino al 1836; la Spagna il Teatro crítico (1726-39), raccolta periodica di saggi morali di B.J. Feijóo, cui seguirono il Diario de los literatos (1737-42), edito a spese del re Filippo V, e le Cartas eruditas (1741-60); la Russia le Ežemesjačnye sočinenija, k polze i uveseleniju služaščie («Opere mensili, che servono all’utilità e al diletto», a cura dell’Accademia delle scienze di San Pietroburgo, 1755-97); il Belgio il Journal encyclopédique (1756-93), fondato da P. Rousseau a Liegi; il Portogallo la Gazeta literária, fondata a Porto nel 1761, e il Jornal enciclopedico (1779-1806, con molte lacune) ecc.

I p. italiani

Il Settecento. - In Italia, a Venezia, dove più che in ogni altro luogo si concentrò l’attività giornalistica degli intellettuali italiani, si pubblicava la Galleria di Minerva overo Notizie universali di quanto è stato scritto da’ letterati d’Europa non solo nel presente secolo ma anche ne’ trascorsi (1696-1717), espressione della Società letteraria universale fondata da G. Albrizzi, a cui i soci inviavano i loro contributi. Dal 1710 al 1740 si stampò, sempre a Venezia, il Giornale de’ letterati d’Italia, fondato con S. Maffei e A. Vallisnieri da A. Zeno. Nel 1760 vide la luce la Gazzetta veneta, bisettimanale di pochi fogli, redatto fino al 1762 da G. Gozzi. Passato sotto la direzione dell’abate P. Chiari per pochi mesi, si trasformò in Diario veneto, e nel 1787 (fino al 1797) nella Gazzetta urbana veneta di A. Piazza. Gozzi, intanto, aveva fondato L’osservatore veneto (1761-62), il primo ‘giornale di costumi’. Nel 1763 uscì a Venezia, da dove passò ad Ancona (ma con le false indicazioni di luogo), la Frusta letteraria di Aristarco Scannabue di G. Baretti, cessata nel 1765; negli anni 1764-66 si pubblicò in Lombardia Il caffè di P. Verri e nel 1767, a Venezia, il primo magazine (Il magazzino italiano di F. Griselini), tipo di rivista nato in Inghilterra alcuni decenni prima, con notizie, articoli di critica letteraria e scientifica, novelle, romanzi e versi.

L’Ottocento. - Con la venuta dei Francesi in Italia si cominciarono ad avere i primi veri giornali politici, e furono trascurate le riviste scientifico-letterarie; ma il dominio napoleonico, e poi la Restaurazione, ridussero al silenzio molti dei primi e ricominciò la fioritura delle seconde. Dal 1811 fino al 1814 si pubblicò a Verona il Poligrafo di V. Monti; a Roma il principe P. Odescalchi diresse il Giornale arcadico (1819-68); a Napoli si pubblicò il Giornale enciclopedico di Napoli (1806-21). In quegli anni, il periodo della polemica tra classici e romantici, videro la luce due riviste di grande importanza: Il conciliatore (1818, durato solo un anno), fondato a Milano da alcuni liberali (con a capo L. Porro Lambertenghi e F. Confalonieri) come contraltare all’austriacante Biblioteca italiana (1816-59), e l’Antologia fondata a Firenze da G.P. Vieusseux (1821-33). A Milano sorsero ancora il Cosmorama (1835-90); la Rivista europea di C. Tenca (1838); Il Politecnico di C. Cattaneo, ‘repertorio di studi applicati alla prosperità e alla cultura sociale’ (1839-44 e 1859-68, con diversa direzione e carattere); il Crepuscolo di C. Tenca (1852-59), intorno al quale si raccolsero i liberali lombardi. Nel 1857 venne fondato l’Uomo di pietra, un settimanale umoristico che ebbe lunga vita. A Firenze si pubblicarono la Guida dell’educatore (1836-45), rivista pedagogica di R. Lambruschini e (1848) le Letture politiche o Giornaletto per il popolo (titolo poi mutato in quello di Letture di famiglia) di P. Thouar. A Napoli l’Omnibus, politico e letterario (1833-82), il Poliorama pittoresco (1836-61), gli Annali civili del regno delle Due Sicilie (1833-47) e, nel 1850, per opera di C.M. Curci, la Civiltà cattolica, redatto dai gesuiti e pubblicato prima a Roma, poi a Firenze e quindi di nuovo a Roma. In Sicilia, dove già nel 18° sec. si erano stampati diversi p., si pubblicarono dal 1820 al 1842 il Giornale di scienze, lettere ed arti per la Sicilia e le Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia (1832-40).

La promulgazione dell’editto sulla stampa (1847) produsse nel Regno Sardo una fioritura, oltre che di quotidiani, di settimanali e riviste di ogni genere, tra le quali prevalevano quelle di carattere politico. Fra esse Il fischietto (1847-1915), uno dei primi esempi di rivista satirico-politica, fondato da C.A. Valle con i disegni di C. Teja; il Pasquino (1856-1915) di impostazione analoga, fondato da C.A. Cesana, G. Piacentini e da Teja; il Mondo illustrato (1847), primo settimanale di attualità illustrato; la Rivista contemporanea (1854-70), con la collaborazione dei migliori scrittori piemontesi e di illustri emigrati politici. Con il 1848 anche negli altri Stati italiani vi fu un incremento della produzione editoriale, che presto decrebbe per i rigori della reazione.

Molti dei settimanali e delle riviste fondati poco dopo il 1860 ebbero lunga vita: Lillustrazione popolare (1864-1925), settimanale per le famiglie che ebbe grande diffusione sotto la direzione di R. Barbiera; Lillustrazione italiana (1873-1962), fondato a Milano; la Nuova antologia fondata (1866) a Firenze da F. Protonotari. Da allora i p. divennero sempre più numerosi, e non pochi furono di grande valore: il Giornale degli economisti (1875) diretto da A. Zorli; a Firenze la Rassegna nazionale, più tardi trasferita a Roma (1877-1943); a Roma il letterario Fanfulla della domenica (1879-1919); la Cronaca bizantina dell’editore Sommaruga (1881-84), che nel 1885 fu diretta da G. D’Annunzio; La cultura di R. Bonghi (1882), ripresa nel 1907 fino al 1928 da C. De Lollis e continuata dai suoi discepoli sino al 1935; il Giornale storico della letteratura italiana (1883), fondato a Torino da A. Graf, F. Novati e R. Renier; la Scena illustrata (1886), rivista per le famiglie, di notevole successo anche se di modesto livello; L’arte (1889), diretta da A. Venturi, una delle principali riviste in questo campo, insieme con Emporium (1895) e la Rassegna d’arte (1901); la Rassegna bibliografica della letteratura italiana (1893), fondata a Pisa da A. D’Ancona (poi La rassegna, 1917-48; quindi, dal 1953, La rassegna della letteratura italiana, diretta da W. Binni). Nel 1890 si cominciò a pubblicare, a Roma, La tribuna illustrata, supplemento settimanale della Tribuna, primo esempio in Italia di un tipo di p. che incontrò largo favore e che fu imitato dalla Domenica del corriere (1899), fortunatissimo supplemento del Corriere della sera, e da altri settimanali. Nel 1891 uscì Minerva, rivista delle riviste, con spogli dei principali p. italiani e stranieri; dal 1895 al 1907 il Convito, rivista di arte e letteratura diretta da A. De Bosis; Il marzocco (1896-1932), settimanale letterario fiorentino fondato da A. Orvieto.

La prima metà del Novecento. - Una formula di rivista nuova per l’Italia, e che si avvicinava ai magazines inglesi, fu rappresentata da La lettura (1901-46), supplemento mensile del Corriere della sera, e dal Secolo XX (1902-38), pure mensile. A Napoli, nel 1903 cominciò a pubblicarsi La critica, rivista di B. Croce, bimestrale di grandissima influenza sulla cultura italiana; a Firenze: Il Leonardo (dal 1903 fino al 1907) di G. Papini e G. Prezzolini, che insieme ad altre riviste fiorentine quali Hermes, diretta da G.A. Borgese (1904-06), e Il regno, fondata da E. Corradini nel 1903, preparò l’esperienza della Voce (1908-16) di Papini e Prezzolini, nell’ultimo periodo diretta da G. De Robertis; Lacerba (1913-15) diretta ancora da Papini e A. Soffici; la Rivista di scienza (poi Scientia; 1907) di E. Rignano e F. Enriques; L’eroica, p. letterario di E. Cozzani (1911-43), la cattolica Vita e pensiero (1914) diretta da A. Gemelli. A.F. Formiggini, nel 1918, pubblicò una delle due rassegne bibliografiche che uscirono in quegli anni, L’Italia che scrive; l’altra, I libri del giorno, fu edita dall’editore Treves dal 1918 al 1929. La Rassegna italiana, di politica estera e coloniale, fu fondata da T. Sillani (1918-43; riapparsa, per poco, nel 1950). Nel 1919, fondata da ex collaboratori della Voce e di Lacerba, vide la luce La ronda; dal 1929 al 1943 fu edito Il convegno. A questi anni risale anche la pubblicazione di Dedalo (1929-33), rassegna d’arte diretta da U. Ojetti, che poi fondò due altre importanti riviste: Pegaso, di letteratura (1929-33), e Pan, di letteratura, arte e musica (1933-35). Nel 1920 uscì il Giornale critico della filosofia italiana di G. Gentile; nel 1925 Leonardo, rassegna critico-bibliografica diretta da G. Prezzolini e poi da L. Russo; nel 1926 La fiera letteraria, settimanale fondato a Milano da U. Fracchia. A Firenze, diretta da A. Carocci fino al 1934, fu pubblicata Solaria; Il frontespizio (1929-40), diretto da P. Bargellini; Circoli (1931-39), di A. Grande; Letteratura, di A. Bonsanti (1937-43, 1953-68); Campo di Marte (1938-39), di A. Gatto e V. Pratolini; Corrente di vita giovanile, di E. Treccani (1938-40). Nel 1928 uscì La rassegna musicale, di A.M. Gatti; nel 1929 Convivium, di C. Calcaterra e Civiltà moderna, di E. Codignola; nel 1930 La nuova Italia, diretta da L. Russo; nel 1939 Lingua nostra, fondata e diretta (fino al 1975) da B. Migliorini.

Intanto, il controllo sulla stampa, imposto dal fascismo, si era venuto facendo sempre più rigido e, sebbene i p. ne risentissero un po’ meno dei quotidiani, la loro vita fu messa in difficoltà. Ne furono esclusi quelli sorti numerosi in questi anni come emanazione più o meno diretta del regime: Gerarchia (1920); Quadrivio (1923); La rivista illustrata del popolo d’Italia (1923); Il giornale di politica e letteratura (1925); Il meridiano di Roma (1936); Primato (1940), diretto da G. Bottai. Fra i p. apparsi durante gli ultimi anni del fascismo va ricordato Omnibus (1935-37) di L. Longanesi (già direttore dell’Italiano, 1927-46), imitato da Tempo di Mondadori (1937-43) e da Tutto e Oggi, di A. Benedetti e M. Pannunzio (1939-42), soppressi però dal regime cui si rivelavano contrari.

Dal secondo dopoguerra. - Con la Seconda guerra mondiale e il crollo del sistema politico numerose riviste, anche non compromesse con il fascismo, cessarono le pubblicazioni. La riconquistata libertà e l’ampliarsi d’orizzonte nell’informazione e nella discussione favorirono la nascita di numerosi nuovi p. (alcuni, però, di breve durata). Fra gli altri: La nuova Europa, settimanale di politica e letteratura diretto da L. Salvatorelli (1944-46); Il politecnico, diretto da E. Vittorini (1945-47); Poesia, trimestrale diretto da E. Falqui (1945-49); La rassegna d’Italia, diretto da F. Flora e poi da S. Solmi (1946-50); Lo spettatore italiano (1948-56), d’ispirazione laica e democratica, diretto, fra gli altri, da E. Croce; Botteghe oscure (1948-53), semestrale di letteratura, in più lingue, curato da G. Bassani; Il contemporaneo, settimanale (1954-58), poi mensile fino al 1965; Il ponte, mensile, fondato nel 1945 da P. Calamandrei; Belfagor, bimestrale fondato (1946) da L. Russo e da lui diretto fino al 1961; Comunità, fondato da A. Olivetti nel 1946; Il mondo, settimanale politico, economico e letterario fondato e diretto da M. Pannunzio (1949-66); Lettere italiane (1949), diretto da V. Branca e G. Getto; Paragone (1950), mensile di arte e letteratura di R. Longhi; Nuovi argomenti (1953), diretto inizialmente da A. Carocci, A. Moravia, quindi anche da P.P. Pasolini e da E. Siciliano; Il Verri, bimestrale (1956), diretto (fino al 1995) da L. Anceschi; Il veltro (1957), edito dall’Istituto della Enciclopedia Italiana; Cultura e scuola (1962), diretto (fino al 1987) da U. Bosco; Quaderni piacentini (1962-81).

Ultime tendenze. - La stampa periodica in Italia ha attraversato nel corso degli ultimi decenni del 20° sec. un periodo di sviluppo e trasformazione per quanto riguarda sia il numero delle testate sia la varietà dei contenuti e delle formule editoriali. Nella seconda metà degli anni 1980 si è verificato un aumento della produzione. Un periodo di crisi diffusionale e di flessione nel numero delle testate è stato registrato invece dalla seconda metà degli anni 1990, dovuto sia a una generale crisi economica, che si è fatta sentire nel settore dell’editoria con una diminuzione degli investimenti pubblicitari e un aumento del prezzo della carta, sia all’ingresso dei nuovi media e alla diffusione dei primi p. on-line, sia quelli nati esclusivamente per il web, sia quelli pubblicati su carta che hanno anche una versione elettronica. Tra i settimanali di attualità e di informazione politica e generale l’attenzione dei lettori si è concentrata su alcuni titoli, quali Panorama e L’Espresso, e i più popolari Famiglia cristiana (più di 800.000 copie), Oggi e Gente; a questi vanno poi aggiunti i magazines supplemento del Corriere della sera, e della Repubblica, fondati entrambi nel 1987. Il maggiore interesse per il mondo dell’economia ha provocato una certa espansione dei p. di informazione economico-finanziaria. Hanno avuto sviluppo anche riviste particolarmente curate nella veste grafica e nei servizi fotografici, aperte ai nuovi temi dell’ecologia e dei beni ambientali e dedicate ai viaggi e al tempo libero. Lo sviluppo dell’informatica e la crescente attenzione del pubblico verso le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie hanno creato, inoltre, un’offerta ampia e sempre più specializzata in questo campo. Hanno invece risentito della crisi degli ultimi anni del decennio e sono state costrette alla chiusura alcune storiche testate, quali la Domenica del Corriere (1989), L’Europeo (1995), Epoca (1997), Mondo economico (1997).

I p. in Europa

Francia. - Il Bureau d’adresses, nato nel 1629 come un’agenzia di annunci di vario genere, divenne il centro di riunioni fra letterati e finì per accogliere il resoconto di discussioni scientifiche e letterarie. Il fondatore fu T. Renaudot, che nel 1631 dette vita alla diffusissima Gazette, uscita come quotidiano fino al 1792. Il Journal des sçavans (1665) dedicava ampio spazio a recensioni dei più importanti libri pubblicati in Europa; tra i suoi collaboratori vi furono Leibniz e Malebranche. Ricco di notizie, dal tono leggero, fu invece il Mercure galant (1672-1820), fondato da J. Donneau de Visé e a cui collaborò anche Voltaire; nel 1710 si scisse nel Mercure de France, esclusivamente letterario, e nel Mercure historique et politique. Sull’esempio del Journal des sçavans, ad Amsterdam, P. Bayle fondò le Nouvelles de la République des lettres (1684-1718). Del 1701 sono i Mémoires pour servir à l’histoire des sciences et des arts, noti con il nome di Journal de Trévoux, dalla città dove si stampavano, fondati dai gesuiti M. Le Tellier e P. Lallemant, continuati (1767) in forma più divulgativa dal Journal des sciences et des beaux arts, poi (1779) dal Journal de littérature, des sciences et des arts.

Tra i numerosi p. che fiorirono nella seconda metà del 18° sec., sono da citare la Gazette littéraire (1764-66), e la Correspondance littéraire (1735-90). Il periodo della Rivoluzione vide la diffusione di numerose raccolte di scritti, delle quali solo alcune, politiche ed economiche, presero andamento periodico. Durante la Restaurazione, per sfuggire alla censura, tra l’altro si crearono pubblicazioni che uscivano a intervalli irregolari, come la Minerve française (1818-20), diretta da B. Constant, in opposizione alla quale un gruppo di scrittori monarchici, fra cui Chateaubriand, Bonald e Lamennais, fondò Conservateur; e la Bibliothèque historique (1818-20), anch’essa antiborbonica. Dal 1819 al 1833 fu pubblicata la Revue encyclopédique, mutata in Revue universelle (1901-05) e quindi sostituita dal Larousse mensuel illustré (1907-57); l’Artiste (1831-1904), p. illustrato che ebbe collaboratori, fra altri, Nerval e Baudelaire; il mensile Études, fondato nel 1856 dai gesuiti. Ma la più importante rivista di questo periodo, in Francia e nel mondo, fu la Revue des deux mondes, fondata a Parigi nel 1829. La Revue de Paris (1829) introdusse nei p. l’uso di pubblicare romanzi, e vantò tra i suoi collaboratori scrittori quali Stendhal, Balzac, Dumas, Flaubert. Nel decennio 1880-90 furono create numerose petites revues legate a movimenti letterari d’avanguardia.

Tra i numerosissimi p. fondati dall’inizio del 20° sec. sono da ricordare: la Nouvelle revue française, creata nel 1909 da un gruppo di scrittori (fra i quali Gide e Copeau); Les marges (1909-11, 1918-37), diretto da E. Montfort. Nel 1923 alcuni intellettuali, fra i quali Aragon e Éluard, diedero vita al mensile letterario Europe. Dal 1926 L.-G. Gros diresse i Cahiers du Sud. Una delle più prestigiose riviste storiche, Annales, fu fondata da L. Febvre e M. Bloch nel 1929; nel 1932, E. Mounier diede vita a Esprit. Durante la guerra sorsero nuove riviste nei territori coloniali non occupati, soprattutto in Algeria. Nel 1946, Sartre, S. de Beauvoir, Leiris, Merleau-Ponty fondarono Les temps modernes; nel 1948, Camus, Malraux, Mauriac e altri diedero vita a La table ronde. Da ricordare ancora il mensile Critique (1946), fondato da G. Bataille.

Tra i p. più letti oggi in Francia si segnalano i giornali della domenica France-Dimanche (1946) e Humanité-Dimanche (1946), che nel novembre 1997 cambiò titolo in L’Humanité hebdo, i settimanali di informazione politica e di attualità L’Express (1953) e Le Nouvel observateur (1964) di politica e cultura.

Spagna. - Le prime pubblicazioni periodiche spagnole risalgono al 18° secolo. Le più antiche sembrano essere il Diario histórico, político, canónico y moral (1732) e il Duende de Madrid (1735), a cui seguirono il trimestrale Diario de los literatos (1737-42); le Efemérides barométrico-médicas matritenses (1737), a cura di F. Fernández de Navarrete, e il Memorial literario (1784-1808).

Con l’Ottocento le pubblicazioni periodiche si intensificarono, specialmente quelle a carattere letterario, e intorno a esse si raccolsero scrittori come M.J. Larra, R. de Mesonero Romanos, G.A. Bécquer ecc.: fra le principali, Blanco y negro, 1891, sospeso dal 1936 al 1957, Artes y literatura (1819-21). A partire dagli ultimi anni del 19° sec. nacquero moltissimi p. che, rinunciando all’eclettismo che caratterizzava quelli sette-ottocenteschi, rappresentavano piuttosto la voce di gruppi culturali ben definiti. Tra i p. del Novecento hanno particolare rilievo la Revista de filología española (1914); la Revista hispano-americana de ciencias, letras y artes (1921-36); la Revista de Occidente (1923), diretta da Ortega y Gasset, sospesa nel 1936 e ripresa nel 1963 sotto la direzione di J. Ortega Spottorno; la Gaceta literaria (1927-32). Negli anni 1920 sorsero numerose riviste, tra le più significative: Litoral (1926-29); Verso y prosa (1927-28). Il 1936 segnò la soppressione definitiva o temporanea di diverse riviste, ma negli anni della guerra civile si pubblicarono Hora de España (1937-38); El mono azul (1936-38); Madrid. Cuadernos de la Casa de la cultura (1937-38). Alla ripresa della vita letteraria spagnola, dopo la guerra civile, grande importanza ebbero i p. Garcilaso (1943), fondato da J. García Nieto; Escorial (1941-44), rivista di letteratura; Espadaña (1944-50.

Tra i settimanali di informazione generale e di attualità più diffusi in Spagna sono da segnalare Pronto (1973), seguito da ¡Hola! (1944), Semana (1942), Época (1985) e dai più recenti Tiempo de hoy (1982) e Tribuna de actualidad (1988).

Portogallo. - I primi p. apparvero nella prima metà del 17° sec. con la Gazeta (1641) e con il Mercurio portuguez (1663). Nel 1761 viene fondata a Porto la Gazeta literária e a Lisbona nel 1780 le Memórias da Academia das ciencias. È durante il 19° sec., tuttavia, che si assiste a un grande sviluppo della editoria periodica. Tra il 1861 e il 1890, videro la luce 164 nuove testate.

Tra i settimanali di informazione politica e attualità sono Expresso (1973), O Independente (1988), oltre al più popolare Nova gente (1979). Va segnalato inoltre il mensile Manchete che, fondato nel 1992 a Lisbona, riporta notizie nazionali e internazionali.

Germania. - I primi p., come gli Acta eruditorum (1682-1782), ebbero carattere scientifico con una forte impronta erudita e furono scritti in latino. Nel 1688 C. Thomasius diede vita a una rivista in tedesco, i Scherz-und ernst;hafte, vernünftige und einfältige Gedanken über allerhand lustige und nützliche Bücher und Fragen (1688-90); successivamente furono pubblicate le Observationes selectae ad rem litterariam spectantes (1700-05) e, di nuovo in tedesco, la rassegna bibliografica Summarische Nachrichten von auserlesenen ... Büchern (1715-18). Intanto l’uso del tedesco anche in sede erudita si era propagato un po’ ovunque, così a Lipsia, dal 1715 al 1797, vengono pubblicate le Neue Zeitungen von gelehrten Sachen, pubblicate anche a Gottinga (1739) e divenute poi le Göttingische gelehrte Anzeigen. Nasceva intanto la figura dello scrittore-giornalista. Più difficoltà ad affermarsi incontrò la pubblicistica politica. F. Nicolai, in collaborazione con Lessing e Mendelssohn, fondò la Bibliothek der schönen Wissenschaften und der freien Künste (1757), organo delle tesi illuministiche e strumento di aggiornamento aperto alle altre culture europee e, in seguito, la Allgemeine deutsche Bibliothek (1765-1806), cui collaborò, fra gli altri, Herder. Con i nuovi modelli culturali imposti dallo Sturm und Drang si ebbe un grande impulso nella produzione dei p.: a imitazione del Mercure de France, Wieland fondò il Deutscher Merkur (1773-1810). Furono i più grandi nomi dell’era idealistica a fondare diversi importanti p. filosofici e pedagogici. Schelling fondò la Zeitschrift für spekulative Physik (1800-02) e, insieme a Hegel, il Kritisches Journal der Philosophie (1802-03); tra il 1807 e il 1811 Pestalozzi pubblicò Wochenschrift für Menschenbildung. Si ricordano, fra gli altri: Die Propyläen (1798-1800), fondato da Goethe per divulgare il proprio programma etico-estetico; Neue Thalia (1792-93); Horen (1795-97), organo del classicismo tedesco. I fratelli Schlegel fondarono, invece, Athenäum (1798-1800). Accanto a p. del tipo degli Altdeutsche Wälder (1813-16), cui avevano dato vita i fratelli Grimm, sorsero numerose e fortunate riviste illustrate. Dopo la fondazione del secondo Reich, uscì a Berlino la Deutsche Rundschau (1874-1941, 1946-64). Nel 1896 uscì a Monaco Simplicissimus, cui collaborò T. Mann.

Dopo la Prima guerra mondiale il numero dei p. diminuì fortemente e se all’avvento del nazismo (1933) il loro numero era di circa 5000 titoli, nel 1944 era sceso a 450 testate. Il dopoguerra, con la divisione delle due Germanie, creò anche per la stampa una situazione assai diversificata. Nella Repubblica Federale incontrarono eccezionale fortuna i settimanali illustrati, come il settimanale d’opinione Der Spiegel (1946) e il mensile Frankfurter Hefte (1946). Nella Repubblica Democratica Tedesca, invece, per la diversa situazione politica era più evidente l’implicazione ideologica. Accanto a riviste come la centenaria Deutsche Literatur-Zeitung dell’Accademia delle arti e delle scienze di Berlino, uscirono il mensile di cultura Aufbau (1945) e poi, fra gli altri, Sinn und Form (1949) e i Weimarer Beiträge (1955). Nel 1988, qualche anno prima della riunificazione delle due Germanie, in quella orientale si contavano più di 500 p., mentre più di 6000 erano quelli in circolazione in Germania occidentale.

Nel 1992, dopo la riunificazione, in Germania il numero dei p. era salito a circa 9040, secondo dati dell’UNESCO. Hanno continuato ad avere grande diffusione i settimanali di informazione politica e di attualità: i più autorevoli Die Zeit (1946) e Der Spiegel (1947), il popolare Stern (1948), il settimanale illustrato Bunte (1948) e Focus (1993).

Inghilterra. - A parte alcuni fogli periodici di notizie (tra cui il Weekly memorials for the ingenious, 1682), di dibattiti di affari cittadini, il giornalismo periodico inglese è nato nei primi anni del 18° secolo. D. Defoe in The review, che redasse da solo dal 1704 al 1713, fissò un tipo di p. peculiarmente inglese, in cui gli articoli erano dei saggi che miravano a creare un’opinione pubblica in materia di comportamento e di gusto. Seguì The tatler (1709-11) di R. Steele e J. Addison, sostituito negli anni 1711-14 da The spectator, in cui Addison, pur rifacendosi all’impostazione di Defoe, si occupava anche di letteratura; i p. si moltiplicarono: The critical review, di T. Smollet; The British magazine, The public ledger, Mirror (1778), e Lounger (1785). Diverso è il carattere che i p. assunsero nell’Ottocento, accogliendo collaborazioni di vari autori su argomenti diversi: letteratura, politica, economia ecc. Sono da ricordare: Tait’s magazine, su cui T. De Quincey pubblicò le sue note sui poeti laghisti; Chamber’s journal (1832); The germ, fondato da D.G. Rossetti nel 1850; il Macmillan’s magazine, fondato da D. Masson (1859-1907); The Strand magazine (1891); Cassell’s magazine (1913). Nei primi anni del Novecento sorse The Times literary supplement, autorevole settimanale che ancora ospita collaborazioni dei maggiori scrittori inglesi. Nel 1922 T.S. Eliot fondò e diresse l’importantissimo The criterion, che chiuse le sue pubblicazioni nel 1939. Di argomento politico ed economico furono: The nation, fondata (1890) con il titolo The speaker, che si è fusa con The new statesman prendendo il titolo The new statesman and nation, settimanale tra i più notevoli; l’autorevole The economist e The Athenaeum. Numerosi anche i settimanali illustrati.

I p. più letti sono i giornali della domenica a carattere più popolare: News of the world (1843) è il più diffuso, seguito da The Mail on Sunday (1982), dal Sunday Mirror (1915) e da The Sunday Times (1822).

Paesi scandinavi. - I p. nacquero con l’affermarsi del pensiero illuministico. Furono quelli scientifici, utilizzando i modelli dell’Europa continentale, ad affermarsi per primi: per es., il Daedalus hyperboraeus (1716-18) di E. Swedenborg. I modelli inglesi dello Spectator e del Tatler ispirarono, in Svezia, il settimanale dei fratelli C. ed E. Carleson Sedolärande Mercurius («Mercurio moralista», 1730-31); in Danimarca, il Danske spectator di J. Riis (1744-45); il Nordischer aufseher (1758-61) di A. Cramer. Alle idee estetiche tedesche si ispirò in Svezia il Literaturtidning (1795-97) di S.A. Silverstolpe. Il Romanticismo si diffuse attraverso p. ‘universitari’: in Svezia, Phosphoros (1810-13) di P.D.A. Atterbom; in Danimarca: Minerva (1785-1830) di K.L. Rahbek e K.H. Pram; il realismo postromantico si espresse con il danese Kjøbenhavns flyvende post («La posta volante di Copenaghen», 1827-30) di L. Heiberg; l’affermarsi del simbolismo vide la nascita, in Svezia, di p. come Ord och bild («Parola e immagine», 1892) e, in Danimarca, di Taarnet («La torre», 1893-94). La Norvegia e l’Islanda hanno avuto p. propri solo tardi. Nel 1986, in Svezia si pubblicavano circa 3500 p.; più di 4000 erano quelli norvegesi.

Paesi slavi. - L’inizio della pubblicistica slava viene fatto risalire, con alcune eccezioni, al 17° sec., ma soltanto nel secolo successivo si assistette al suo sviluppo. Così, in Russia, pur se il primo p. furono le ricordate Ežemesjačnye sočinenija, k polze i uveseleniju služaščie (1755-97), prototipo del p. scientifico vanno invece considerate le Mesjačnye istoričeskie, genealogičeskie i geografičeskie primečanija v ‘Vedomostjach’ («Postille mensili storiche, genealogiche e geografiche alle Vedomosti»), supplemento delle Sankt-Peterburgskie vedomosti («Notizie di San Pietroburgo»), edite dal 1728. Tra i numerosi p. pubblicati nel corso del 18° sec., che avevano come modelli i p. francesi, tedeschi e inglesi, vanno ricordati: la Trudoljubivaja pčela («Ape laboriosa»), primo p. nato, nel 1759, dall’iniziativa privata di A.P. Sumarokov, che pubblicava saggi di critica e traduzioni dall’inglese Spectator; e Truten′ («Calabrone», 1768-70) di N.I. Novikov. Di orientamento illuminista fu il Sankt-Peterburgskij žurnal (1798), che pubblicò, fra gli altri, testi di P. Verri. Pochi furono i p. che in Russia apparvero fino al 19° sec., quando uscirono: il Vestnik Evropy («Messaggero d’Europa», 1802-30) pubblicato dallo storico N.M. Karamzin e Sovremennik («Contemporaneo», 1836-66), fondato da A.S. Puškin, e divenuto organo del pensiero radicale. I fratelli Dostoevskij fondarono due p., Vremja («Tempo», 1861-63) e Epocha (1864-65). Negli anni in cui uscì il primo dei molti p. di varia ispirazione marxista, il Novoe slovo («Nuova parola», 1894-97), S.P. Djagilev diede vita a Mir iskusstva («Mondo dell’arte», 1898-1904), dopo il quale furono pubblicati: Novyj put′ («Nuovo cammino», 1903-04); Vesy («Bilancia», 1904-09); Zolotoe runo («Vello d’oro», 1905-09). Tra i due secoli molto diffuso fu Niva («Campo di biade», 1870-1918). Dopo la Rivoluzione d’ottobre, quasi tutti i p. non comunisti furono soppressi, altri scomparvero e, tra questi, alcuni sopravvissero all’estero. Rigogliosi anche i p. politici, d’attualità, di divulgazione scientifica.

La nuova situazione politica venutasi a creare dopo il 1991 ha portato nei paesi dell’ex Unione Sovietica un aumento e una maggiore diffusione della stampa. Il settimanale di attualità politica, economica e culturale che ha la maggiore tiratura in Russia è certamente Argumenty i fakty («Argomenti e fatti», 1978), seguito dai mensili per la donna Robotnica («L’operaia», 1914), e Krestjanka («La contadina», 1922).

In Ucraina nel 1996 si pubblicavano più di 2000 p.; in Bielorussia si registravano nel 1998 circa 900 p. pubblicati in russo e bielorusso, o bilingui; in Lituania si contavano circa 300 p. nel 1997.

I p. nel mondo

America. - Nel 1704, lo scozzese J. Campbell pubblicò a Boston il p. autorizzato News-letter, che visse fino alla Rivoluzione. A New York si pubblicò negli anni 1734-35 il Weekly journal di J.P. Zenger, processato, e poi assolto, per essere stato considerato uno dei difensori della libera espressione nelle colonie. Alla fine del 18° sec. i p. erano ormai molto numerosi e tutti contenevano una sezione dedicata alla letteratura. In Port-folio (1801-08) J. Dennie mirò a portare la letteratura americana allo stesso livello di qualità di quella inglese, difendendo allo stesso tempo la tradizione. H.W. Longfellow e i poeti di Boston, detti ‘i bramini’, si riunirono intorno a The North American review (1815-1939). Nel 1857 venne fondato The Atlantic monthly che, liberatosi dal ‘braminismo’, si occupò di letteratura e di argomenti sociali. Contrapposti ai ‘bramini’, sorsero molti p. letterari: The New England magazine (1831-35), a Filadelfia; a Charleston, The southern review (1828-32); a New York, dal 1837 al 1859, The United States democratic review. E.A. Poe, avversato dai ‘bramini’, diresse per brevi periodi The southern literary messenger (1834-64) a Richmond, e The Graham’s magazine (1840-58) a Filadelfia. Nel 1830 uscì Godey’s lady’s book, il primo p. dedicato alla donna, e nel 1832 The New York mirror (edito fino al 1857), che per primo sperimentò la periodicità settimanale. Molti p. cominciarono presto a pubblicare romanzi a puntate: il New York ledger (1855-1903) fu uno dei primi. Allo scoppio della guerra civile, i p. di questo tipo erano circa 200 e alla fine del secolo il loro numero era salito a 1800. Tra questi, oltre al citato Atlantic monthly e al notissimo Harper’s magazine (1850), si possono ricordare: Everybody’s (1889-1928); Munsey’s (1889-1929), Cosmopolitan (1886, tuttora in corso). Dal 1922 si pubblica il diffusissimo Reader’s digest, formato da riassunti di articoli e da estratti di romanzi. Negli anni 1920 apparvero fra gli altri: The American mercury (1924); The new worker (1925). Più tardi comparvero autorevoli settimanali come Time, Newsweek ecc. Ha edizioni in tutto il mondo il National geographic (1988).

Nell’America Latina i p. si sono sviluppati a partire dal 20° secolo. Agli inizi degli anni 1950 l’UNESCO pubblicò i risultati di un censimento dei p. nei paesi latino-americani. Da quella indagine risultò che nelle 20 repubbliche dell’America Latina i titoli dei p. correnti erano 3376. Solo in Brasile erano presenti circa 1000 titoli, mentre in Argentina se ne pubblicavano 835. Negli altri paesi il loro numero diminuiva progressivamente. Il 20% dei p. era rappresentato dalle pubblicazioni ufficiali e il 10% da atti, bollettini e rendiconti delle attività scientifiche delle università.

Africa. - La Conferenza generale dell’UNESCO (Parigi, 1968) risolse di inviare all’inizio degli anni 1970 a 32 paesi africani indipendenti un questionario che permettesse di costituire una lista dei p. scientifici editi in quei paesi. Ne risultò un elenco in cui erano descritte circa 700 testate. Oltre ai bollettini pubblicati dagli organismi statali sulla popolazione, sul commercio ecc., da quella prima ricerca furono evidenziati p., per lo più in lingua francese e inglese, che, curati da istituti di ricerca, davano indicazioni sui problemi riguardanti l’agricoltura, le ricerche geologiche e geografiche, i problemi nutrizionali e quelli legati alla lotta contro le malattie endemiche. Questa tendenza è testimoniata dalle pubblicazioni edite in Botswana, Camerun, Ciad, Congo, Etiopia, Ghana, Madagascar, Kenya, Senegal, Zambia. La Nigeria nelle rilevazioni dell’UNESCO era presente con più di 100 testate.

Tra i paesi africani del bacino del Mediterraneo l’Egitto, dove apparve nel 1828 il primo p. in lingua araba, possiede l’industria editoriale più fiorente. Al Cairo si svolge annualmente una fiera del libro, coordinata dalla General Egyptian organization for publishing and printing, organo del Ministero della cultura. In Algeria invece è basso il numero dei p. pubblicati, per la maggior parte in lingua francese o bilingui (francese e arabo). La Libia ebbe p. in lingua araba già nel 19° sec. e, successivamente all’occupazione italiana, anche in italiano. Alla fine del 20° sec. numerosi sono i settimanali e i mensili pubblicati dall’Agenzia nazionale Giamahiriyya. In Marocco, l’industria editoriale, attiva fin dagli inizi del 20° sec., è costituita da poco più di dieci editori che pubblicano una cinquantina di periodici. L’attività editoriale della Tunisia, oltre a quella ufficiale, è rappresentata da una quindicina di editori.

Asia e Australia. - La stampa periodica cominciò a comparire, a partire dalla fine del 18° sec., in quei paesi asiatici in cui nazioni europee, inizialmente Francia e Gran Bretagna, avevano posto le basi dei loro imperi coloniali. Dopo la Seconda guerra mondiale, con la nascita di nuovi Stati nazionali, l’editoria ebbe una propria produzione di stampa periodica La stampa periodica ha continuato nel corso degli anni 1990 a svilupparsi e diffondersi in Asia; in particolare ai primi posti per numero di p. e per diffusione sono l’India, la Cina, il Giappone e, nel Medio Oriente, Israele e la Turchia; in Israele la stampa di p. ha continuato ad avere grande sviluppo e diffusione, e in particolare Tel Aviv è rimasto uno dei maggiori centri di pubblicazione. La maggior parte dei p. sono in lingua ebraica, ma molti sono in arabo, inglese, francese, polacco, yiddish, ungherese e tedesco.

Tra i paesi di religione musulmana, fuori dei confini medio-orientali si ricordano il Pakistan, l’Indonesia e la Malaysia, dove i migliaia di periodici sono stampati nelle tre lingue più diffuse, malese, inglese e cinese. Straordinariamente alto il numero dei p. pubblicati in India (ca. 24.000 titoli) in 93 lingue diverse, fenomeno che rispecchia una diffusione capillare della stampa periodica, la quale evidentemente tiene conto non solo delle differenze linguistiche, ma anche di quelle religiose e sociali, considerando che una delle caratteristiche della stampa periodica indiana è la massiccia presenza della stampa in lingua inglese. Ugualmente ricca è la produzione di p. nella vicina Thailandia.

Non diversa la situazione nella Repubblica popolare cinese, dove, a partire dalla sua fondazione nel 1949, l’attenzione del Partito comunista al governo nei confronti della stampa periodica è stata sempre crescente, anche se, soprattutto a partire dall’inizio degli anni 1980, sono venute via via aumentando le pubblicazioni meno legate alle organizzazioni ufficiali. In Cina nel 2001 si contavano più di 10.000 p. e 530 case editrici. Molto diffuse sono le riviste in lingua inglese a Hong Kong, che, nonostante sia stata riannessa nel 1997 alla Cina, gode di uno statuto speciale. Interessante la rivista di geopolitica Heartland (2000), pubblicata a Hong Kong, in partnership con la rivista italiana liMes, attenta in particolare al dialogo tra Europa e Asia. A Taiwan, dove la maggior parte della stampa è di proprietà privata, nel 2000 si contavano circa 6388 case editrici e venivano pubblicati circa 6640 periodici.

Ugualmente ricca la produzione in Giappone, dove, dopo la pausa della guerra, il mondo dell’editoria ha conosciuto una straordinaria ripresa. Altrettanto significativo il quadro offerto dalle Filippine e dalla Corea del Sud.

Nel 1821, a Sydney si pubblicò l’Australian magazine, a cui seguì l’Australian quarterly journal (1828). Grande importanza ebbe il Bulletin (1880), fondato da J.F. Archibald, che ancora continua le sue pubblicazioni. A metà del 20° sec. diffusissimo fu il settimanale Australian women’s weekly (1933), tuttora edito.

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