Persecuzione dei cristiani

Dizionario di Storia (2011)

persecuzione dei cristiani


Nella Roma antica, in senso stretto, con il termine «persecuzione» si indicava soprattutto la lotta del governo romano pagano contro il cristianesimo. Tra i motivi all’origine di tale persecuzione è stato individuato un aspetto fondamentale nella congiunzione intima tra l’organizzazione statale e la religione ufficiale dell’impero, per cui il riconoscimento del culto pubblico ufficiale (in cui era compreso quello riservato agli imperatori) era sempre considerato come espressione della disposizione corretta e patriottica verso lo Stato e quindi doveroso da parte di tutti gli abitanti. Considerando l’estrema tolleranza delle istituzioni romane nei confronti delle più disparate religioni professate nell’impero, tra le cause va annoverata la natura stessa della filosofia  della nuova religione, basata su concezioni completamente estranee alla tradizione politica e culturale della società romana. Aperta a tutti senza alcuna distinzione di sesso, etnia e strato sociale, l’ideologia cristiana enfatizzava la maggiore importanza della vita dopo la morte rispetto a quella terrena, con tutte le conseguenze che ciò comportava sul piano culturale e che portarono a considerarla come rivoluzionaria nei confronti dell’ideologia corrente. Si è cercato di stabilire quale sia stata la vera «base giuridica» delle persecuzioni, soprattutto nei primi due secoli d.C., prima, cioè, dell’emanazione di editti speciali contro i cristiani. Alcuni tendono a vedervi una misura di polizia per salvaguardare il culto ufficiale; altri una azione diretta contro i cristiani, considerati rei di un delitto di religione determinato da precise disposizioni giuridiche o dal fatto di essere discepoli di un individuo condannato da un’autorità romana; altri ancora sostengono che si sarebbe trattato di una legge speciale contro il cristianesimo come tale (che sarebbe stata pubblicata da Nerone o Domiziano) con la quale questo culto sarebbe stato dichiarato religio illicita. Tradizionalmente, l’iniziatore della politica di persecuzioni sarebbe stato Nerone (nel 64); seguono quindi Domiziano (81-96); Traiano (98-117), il quale inviò a Plinio un rescritto prescrivente che i cristiani non dovessero essere ricercati, ma puniti solo se denunciati; Adriano (117-138), del quale si ricorda un rescritto a Minicio Fundano; Antonino Pio (138-161); Marco Aurelio (161-180); Settimio Severo (193-211), che vietò (202) il proselitismo cristiano; Massimino Trace (m. 238). Le tre persecuzioni in seguito a editti sono quelle di Decio (editto del 249-250); Valeriano (editto del 257 e altro successivo); Diocleziano (editti del febbraio, aprile, novembre 303 e della primavera del 304). Misure ostili, in Oriente, furono prese successivamente anche da Galerio, Massimino Daia, Licinio.

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