Pescara

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Comune dell’Abruzzo (34,36 km2 con 119.862 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. È situata a 4 m s.l.m., sulla costa adriatica, ai due lati della foce, canalizzata e adibita a porto, del fiume Pescara (152 km), che nel suo corso superiore, fino alla confluenza con il Sagittario, ha il nome di Aterno. L’odierno agglomerato urbano ha avuto origine dall’unione amministrativa (1927) dei centri di P., sulla riva destra del fiume, e Castellammare Adriatico, sulla sinistra. Largamente distrutta durante la Seconda guerra mondiale, P. avviò dagli anni 1950 una notevole crescita edilizia che portò all’espansione della città a N, verso Montesilvano, a S, verso Francavilla al Mare (prov. di Chieti), e nella valle del Pescara. Durante gli anni 1960 fu creata, nella valle del Pescara, un’area di sviluppo industriale che favoriva la saldatura di P. con Chieti. Alla metà degli anni 1980 è stato realizzato, immediatamente a S del porto-canale, un moderno porto turistico (Marina di P.). P. è ben servita dall’autostrada A25, che si affianca all’asse attrezzato di servizio per l’agglomerato industriale.

La popolazione del comune, raggiunto il suo massimo storico nel 1981 con il superamento delle 130.000 unità, ha successivamente registrato una flessione, a favore dei centri della sua cintura, temperata da una lieve ripresa nei primi anni Duemila. Il profilo funzionale della città risulta sempre più caratterizzato dalle attività terziarie (commercio al dettaglio e all’ingrosso, servizi finanziari e assicurativi, libere professioni, pubblica amministrazione), mentre le attività turistiche, pur presenti, si sono decentrate nelle stazioni balneari di Montesilvano e Francavilla. Si è venuta a formare, in tal modo, una grande conurbazione, che raggiunge progressivamente i comuni circostanti (oltre a quelli citati, anche Cappelle sul Tavo e Città Sant’Angelo, fino a Silvi, in prov. di Teramo). Il peso delle attività industriali è nettamente minoritario rispetto a quello del terziario; sono comunque presenti i settori meccanico, poligrafico-editoriale, alimentare e dell’abbigliamento. P., sede di alcune facoltà dell’università G. D’Annunzio, è anche vivace centro culturale.

Detta Aternum nell’antichità, fu porto comune di Vestini, Marrucini e Peligni e un punto d’imbarco per la Dalmazia. Quasi distrutta dalle invasioni barbariche e dai Longobardi, la città risorse nell’Alto Medioevo, con il nome di Piscaria; il suo castello fu distrutto da Ottone IV (1209) e ricostruito da Ladislao I re di Napoli (1409). Nel 15° sec. fu al centro delle lotte di successione fra Angioini e Aragonesi (la conquistò Alfonso I nel 1442) e divenne feudo degli Ávalos, che ottennero il titolo marchionale nel 1528. Le vicende successive della città, fatta fortificare dall’imperatore Carlo V, appartengono essenzialmente alla storia militare del Regno di Napoli; nel 1566 respinse, con G.G. Acquaviva duca d’Atri, gli assalti di 105 galee turche; fu costretta a capitolare, nella guerra di successione spagnola, dalle forze austriache del generale Georg Olivier conte di Wallis (1707); resistette due mesi all’assedio di Carlo di Borbone (1734); conquistata dai Francesi (1798), fu contesa eroicamente dai liberali, agli ordini di E. Carafa, alle truppe di Ferdinando IV (1798). Nel 1867 la sua cittadella fu smantellata.

Provincia di P. (1.230 km2 con 316.363 ab. nel 2020). Il territorio è suddiviso in 46 Comuni e il suo nucleo centrale è la valle del Pescara, che si apre dopo l’uscita del fiume dalle Gole di Popoli, dominata a S, nel primo tratto, dai massicci del Morrone e della Maiella (bacino dell’affluente Orta); la sezione settentrionale è costituita dal minore bacino del Tavo-Saline (con l’affluente Fino), chiuso a monte dal versante orientale del Gran Sasso.

La popolazione fino agli anni 1950 è rimasta pressoché stazionaria (intorno a 240.000 ab.), agglomerandosi progressivamente nell’area urbana centrale; in questo periodo, sensibili correnti di emigrazione, verso Roma e l’estero, hanno quasi totalmente annullato l’incremento naturale. Dagli anni 1960 si è registrata una crescita, che, salvo un periodo di stasi negli anni 1980, si è mantenuta piuttosto costante. Molto netta la tendenza alla ridistribuzione delle residenze dai comuni montani e collinari più interni verso i comuni più sviluppati della fascia costiera limitrofi al capoluogo.

Nelle zone interne l’agricoltura rappresenta un’importante componente economica di reddito; diversa la situazione nelle aree pianeggianti poste lungo la costa e nelle valli principali, dove le attività agricole sono rivolte a produzioni di elevata redditività che, oltre a soddisfare la domanda interna, alimentano un discreto flusso di esportazione. Buona la situazione delle tradizionali attività manifatturiere (settori metalmeccanico, chimico, dell’abbigliamento, del legno e della pelletteria), che tra la fine del 20° e l’inizio del 21° sec. hanno manifestato un positivo andamento della produzione e la costante crescita del grado di utilizzo degli impianti. L’economia provinciale, fondata soprattutto sul settore dei servizi terziari, ha risentito degli ingenti danni al patrimonio artistico e abitativo causati dal grave sisma dell’aprile 2009.

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