KAPICA, Pëtr Leonidovič

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993)

KAPICA, Pëtr Leonidovič

Marco Rossi

(App. II, II, p. 135)

Fisico sovietico, morto presso Mosca l'8 aprile 1984. Durante la sua permanenza in Inghilterra ebbe l'incarico, fra il 1930 e il 1934, di direttore del Mond Laboratory, che era stato appositamente realizzato per le sue ricerche. Notevoli furono in tale periodo i suoi studi sulla liquefazione dell'elio, che lo portarono alla realizzazione di un'apparecchiatura per la produzione dell'elio liquido. Negli stessi anni progettò e realizzò una macchina in grado di generare campi magnetici di 50 Τ. L'intensità di tali campi rimase per lungo periodo, fino al 1956, la più elevata che si potesse raggiungere.

Continuando a occuparsi delle proprietà dell'elio liquido, stabilì in particolare che l'elio ii ha una viscosità estremamente bassa, il che equivale a un'altissima fluidità, e per descriverla introdusse il termine di ''superfluido''. Nel 1941 definì la cosiddetta resistenza di Kapitza (Rk), che esprime la resistenza che il calore incontra nell'attraversare l'interfaccia tra l'elio liquido e un solido. Tale resistenza è definita dall'equazione:

Rk=A ΔT/Q (cm2K/W)

dove Q è la potenza calorica, A è l'area dell'interfaccia e ΔT la differenza di temperatura ai lati dell'interfaccia.

Dopo essere stato insignito per due volte del premio Stalin (1941 e 1943), ben tre volte dell'Ordine di Lenin (1943, 1944 e 1945), e aver ricevuto il titolo di Eroe del Lavoro socialista (1945), il suo rifiuto di continuare a occuparsi dello sviluppo delle armi nucleari, dopo la fine della seconda guerra mondiale, gli costò gli arresti domiciliari. Riabilitato solo dopo la morte di Stalin, riebbe nel 1955 l'incarico di direttore dell'Istituto Vavilov, che mantenne fino alla morte.

In questo periodo lavorò all'applicazione della fisica delle basse temperature alla produzione di propellente liquido per uso spaziale, collaborando attivamente al progetto Sputnik. Negli anni immediatamente precedenti alla sua scomparsa, iniziò a occuparsi dei problemi connessi alla possibilità di realizzare una fusione nucleare controllata.

Dopo la sua riabilitazione e fino alla morte s'impegnò attivamente, anche attraverso l'organizzazione di apposite conferenze e seminari internazionali, a sostegno di ricerche scientifiche specificamente indirizzate a scopi diversi da quelli militari. Negli anni Sessanta, a fianco di altri scienziati sovietici, si batté a difesa dell'integrità ambientale del lago Baikal, minacciato da un progetto, poi annullato, di estesa industrializzazione.

Nel 1978 gli fu conferito il premio Nobel per la fisica, per le ricerche sul magnetismo e sulla fisica delle basse temperature, unitamente agli statunitensi A.A. Penzias e R.W. Wilson.

Tra i suoi scritti più importanti ricordiamo: The heat transfer and superfluidity of helium II (1941); Research into the mechanism of heat transfer in helium II (1941); Progress in the physical sciences (1954); High-power electronics (1962); Experiment, theory, practice: articles and addresses (1980).

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