MASSIMO, Petronio

Enciclopedia Italiana (1934)

MASSIMO, Petronio (Petronius Maximus)


Imperatore romano del sec. V. Nato nel 396 da ragguardevole famiglia, salì rapidamente ad alti gradi della gerarchia civile, e fu comes sacrarum largitionum nel 415, praefectus nel 420, console nel 433, praefectus praetorio Italiae dal 439 al 441, ancora console e patrizio. Ebbe parte nella caduta del potente ministro Ezio, e guadagnò posizione così in vista nella corte imperiale, che, caduto assassinato il 16 marzo 435 l'imperatore Valentiniano III, gli stessi uccisori ne offrirono le insegne a M., riconosciuto il giorno seguente dal senato. Non sicura, ma probabile appare dal corso degli eventi la consapevolezza, se non la complicità di M., nell'uccisione di Valentiniano: certo è che egli da un lato lasciò impuniti gli esecutori, dall'altro volle imparentarsi con la famiglia di Teodosio, forzando la vedova di Valentiniano, Eudossia, a sposarlo, e dando la figlia di lei, Eudocia, al proprio figlio Palladio. Ciò provocò generale scontento e decise il vandalo Genserico, che si vide così frustrare il suo piano di accordi con l'Impero d'Occidente attraverso Valentiniano III e le nozze di Eudocia con un suo figlio, a intervenire; allorché la flotta vandala arrivò alla foce del Tevere (fine maggio 455), la situazione di M., divenuto presto inviso alla soldatesca e alla popolazione stessa di Roma, apparve subito precarissima. Datosi alla fuga dinnanzi all'avvicinarsi dei Vandali, fu raggiunto dalla plebaglia e trucidato (31 maggio).

Bibl.: O. Seeck, Gesch. d. Untergangs d. antiken Welt, VI, Stoccarda 1920, p. 321; E. Stein, Gesch. des spätröm. Reiches, I, Vienna 1928, p. 540; Ensslin, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIV, coll. 2543-2545.

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