PIASTI

Enciclopedia Italiana (1935)

PIASTI

Jan Dabrowski

. Dinastia polacca, fondatrice dello stato polacco, le cui sorti resse sino al 1370. Trae il nome da Piast, che sarebbe stato il padre di Ziemowit, principe della tribù dei Polani. La storia dei primi Piasti non è bene nota. Sembra sicuro però che i principi di questa famiglia, dopo aver assunto verso la fine del sec. IX il dominio sulla tribù dei Polani residenti intorno al fiume Warta, cominciarono a sottomettere, soprattutto con la forza, altre tribù vicine, creando così lo stato polacco. Uno di questi principi, Mieszko (v.), che appare per la prima volta nel 963, era già padrone di uno stato esteso, che rinforzò ancora, adottando il cristianesimo nel 966. Tanto Mieszko, quanto i suoi predecessori, organizzarono il proprio stato sulla base di modelli occidentali, franchi, ai quali si aggiunsero più tardi quelli diffusi dalla Chiesa. L'organizzazione della Chiesa fu resa più salda dai successori di Mieszko: Boleslao il Grande (v.), Casimiro il Rinnovatore (v.) e Boleslao l'Ardito (v.), ed è appunto su di essa, come anche sulle condizioni particolari dell'arcivescovado di Gniezno, che questi governanti appoggiavano in larga misura l'indipendenza del nuovo stato. Altro fondamento della politica dei P. era la loro tendenza a ottenere la dignità regia non già dagl'imperatori ma dalla Chiesa: così fecero Boleslao il Grande, Mieszko II (v.) e soprattutto Boleslao l'Ardito che, avversario di Enrico IV, ebbe la corona da Gregorio VII. In questa maniera sotto i P., aiutati in ciò dalla Chiesa, si formò la massima che la Polonia era "immediate subiecta" al papato e indipendente invece dall'Impero. La dignità regia introdotta in Polonia dai P. ebbe un grande significato nella politica interna: di fronte all'estero essa era l'espressione dell'indipendenza, di fronte all'interno esprimeva l'unità e l'indivisibilità del regno. L'antico principio, secondo il quale il sovrano divideva il suo regno, come una proprietà privata, fra i suoi figli in principati minori, perdeva autorità con l'introduzione della dignità regia: era il figlio maggiore che, da solo, ereditava il regno. Ciò provocava una grande scontentezza negli altri membri della dinastia, assecondati dalle tendenze regionali delle antiche tribù unite dai P. in un solo regno. Questa duplice pressione indusse al principio del sec. XII Boleslao Krzywousty ("Boccatorta") a introdurre nel suo statuto il sistema della divisione dello stato in provincie ereditarie (appannaggi), lasciando che l'integrità dello stato fosse rappresentata dal Granduca, il quale, risiedendo nella capitale, a Cracovia, aveva il diritto di supremazia su tutto lo stato. Il potere granducale doveva essere sempre esercitato dal duca più anziano. Questa costituzione non si conservò a lungo, poiché già alla fine del sec. XII fu rovesciato il principio del seniorato e cominciò a decadere anche il diritto di supremazia dei duchi di Cracovia. Ne derivò che nel sec. XIII la Polonia si divise in numerose provincie unite soltanto dall'appartenenza comune all'arcivescovado di Gniezno e alla stessa dinastia dei Piasti.

Nel sec. XIII però, mentre si spegnevano i singoli rami della famiglia dei Piasti e si rinvigoriva il sentimento nazionale, cominciarono sempre più a manifestarsi forze tendenti all'unificazione della Polonia e al rinforzamento della dignità regia. Così, in primo luogo, presso il ramo più antico dei Piasti, quello slesiano, ove, sul finire del sec. XIII, Enrico IV di Breslavia cominciò ad aspirare alla corona reale. Ma il rinnovamento del regno non riuscì né al ramo slesiano né a quello della grande Polonia, poiché Przemyslaw II, che si era coronato re nel 1295, fu subito assassinato. Ebbe successo invece, nello stesso intento, la più giovane branca dei Piasti, quella di Kujawia, il cui rappresentante Vladislao Lokietek, incoronato nel 1320, unificò di nuovo la Polonia. La sua opera fu resa duratura dal figlio Casimiro il Grande (v.), che fu anche l'ultimo monarca di Polonia della dinastia dei Piasti. La corona polacca passò dopo di lui alle famiglie degli Angioini e dei Jagellonidi, ma ciò nonostante, Piasti del ramo masoviano e slesiano continuarono a governare abbastanza a lungo nelle loro terre, che perciò non entrarono nell'organismo statale polacco. In Masovia i Piasti si spensero nel 1526, quando morì l'ultimo rappresentante dei Piasti masoviani, dopo di che la Masovia fu incorporata alla Polonia. Molto più lungo fu il dominio dei Piasti nei piccoli appannaggi della Slesia, che dal sec. XIV era passata sotto la sovranità boema: Boleslao III (1291-1352) vi fondò la dinastia dei duchi di Liegnitz-Brieg, che si estinse nel 1675.

Bibl.: O. Balzer, Geneal. Piastów, Cracovia 1895; K. Wutke, Stamm- und Übersichtstafel der schlesischen Plasten, Breslavia 1910.