CRESCENZI, Pier Paolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 30 (1984)

CRESCENZI, Pier Paolo

Irene Polverini Fosi

Della nobile famiglia romana, nacque a Roma nell'anno 1572 da Virgilio e da Costanza Del Drago, fratello di Giacomo, Vincenzo e Giovanni Battista. "Trascorse l'età più fresca negli studi legali e nelle controversie camerali" (Barozzi-Berchet, I, p. 167): dopo aver frequentato il Collegio Romano, studiò legge a Perugia ma ben presto, anch'egli, come il fratello Giacomo, abbracciò la carriera ecclesiastica. Educato nell'ambiente del cenacolo filippino, del quale i genitori erano esponenti fra i più assidui, il C. fu sempre legato da profonda amicizia a Filippo Neri.

Testimone per due volte al processo per la sua canonizzazione (il 18 apr. 1596 ed il 16 giugno 1609); il C. dimostrò sempre, nelle sue deposizioni, una indiscussa fede nelle azioni miracolose e nella santità dell'amico. Al Neri il C. attribuì, oltre alle numerose guarigioni operate mentre era ancora vivo, il merito di un suo risanamento avvenuto poco prima di rendere la testimonianza nel processo del 1596.

Entrato nella corte pontificia, vi conseguì incarichi sempre più alti: il 23 ag. 1608 divenne referendario utriusque Signaturae; il 10sett. 1609 fu nominato uditore generale della Camera apostolica, sebbene non facesse parte dei chierici della medesima, "la qual carica non voleva accettare ma, dovendo ubbidire, la disimpegnò con molto onore" (Moroni, XVII, p. 185). Acquistatosi il favore di Paolo V per la sua pietà ed il rigido senso di giustizia, fu creato cardinale prete coi titolo dei SS. Nereo e Achilleo il 7 ag. 1611; il 4 luglio 1612 gli fu conferito il vescovado di Rieti. In questo periodo molto strette furono le relazioni fra il C. e la famiglia Barberini, in particolare, con i cardinali Maffeo ed Antonio: tale rapporto è documentato dalle numerose lettere indirizzate ai Barberini fra il 1614 ed il 1644. Il C. appartenne al partito del card. Borghese che si presentò molto forte nel conclave del 1621, da cui fu eletto papa Gregorio XV: tuttavia, proprio in tale circostanza, egli si dimostrò riluttante a sostenere la candidatura del card. Campori presentato dal Borghese, riuscendo a mantenere una posizione personale svincolata dalle correnti. Sotto Gregorio XV il C. passò, il 13 genn. 1621, al vescovado di Orvieto, senza rinunziare al primo titolo. Nel 1624 tenne il sinodo vescovile nella nuova diocesi; vi accolse i gesuiti ai quali dette la chiesa dei SS. Apostoli; promosse il culto mariano, seguendo, anche in questo, l'esempio e l'insegnamento di s. Filippo Neri. Nel 1623 partecipò al conclave da cui fu eletto Urbano VIII: in una relazione del conclave il C. venne elencato fra i papabili.

Appassionato collezionista di antichità sacre e profane, il C. aveva trasformato il suo palazzo romano quasi in un museo: molte epigrafi della raccolta di Giovanni Zaratino Castellini, amico del C. ed esperto di archeologia cristiana, portano in fronte la dicitura in "Aedibus card. Crescenti". La maggior parte di questa raccolta è finita ad Oxford con i "marmora Arundelliana" ancor prima della morte del C. o poco dopo.

Acquistatosi fama di esperto, specie in materia di antichità cristiane, il C. fece parte con il fratello Giacomo di una commissione creata sotto Gregorio XV per disciplinare, con criteri più rigidi, il culto dei presunti martiri, dopo che in tal materia si andavano registrando abusi giustificati solo da fanatismo. L'8 ott. 1629 fu creato vescovo di Palestrina.

Fra il 1620 e il 1630, mentre le maggiori potenze europee erano direttamente coinvolte nella guerra dei Trent'anni, assai delicata si presentava la posizione della S. Sede per il ruolo assunto nel conflitto. Filippo IV aveva cercato di rafforzare il suo partito a Roma: con una oculata politica di distribuzione di prebende ai cardinali più influenti, il sovrano spagnolo si era assicurato potenti sostenitori in seno al Sacro Collegio: fra questi figuravano i card. Crescenzi, Aldobrandini, Lante, Ubaldini e Borghese. Questi accusavano apertamente il papa di non fornire aiuti sufficienti alla casa d'Austria, impegnata contro la Svezia, ma, anzi, di "gioire per le vittorie di quest'ultima" (Leman, p. 120). Nel concistoro del 16 febbr. 1632 il C., con i card. Borgia, Sandoval e Albornoz, fece pressione sul papa perché concedesse nuovi aiuti all'imperatore o, almeno, riservasse a lui quelli già destinatigli dalla lega.

Dopo aver rinunziato al titolo di vescovo di Rieti, il C. fu chiamato a governare la diocesi di Porto e tre anni dopo rinunziò anche alla sede vescovile di Orvieto. Partecipò al conclave del 1644, figurando ancora una volta fra i papabili. Morì a Roma nel 1645 e fu sepolto nella chiesa di S. Maria della Vallicella.

Fonti e Bibl.: Bibl. Ap. Vaticana, Barb. lat. 8706: Lett. del card. P. P. Crescenzi di Rieti e poi d'Orvieto ai card. Maffeo, Francesco e Antonio e agli ecc.mi d. Carlo e d. Taddeo Barberini, scritte quasi tutte dalle sue diocesi dal 22-X-1614 al 19-III-1644, ff. lr-229r; Ibid., Barb lat. 8784: Alcune lettere del card. P. P. Crescenzi ai card. Maffeo e Antonio Barberini dal 13-VI-1620 al 12-VII-1638, ff. gor-94r; Cardinale Federigo Borromeo arcivescovo di Milano. Indice delle lettere a lui dirette conservate all'Ambrosiana, Milano 1960, p. 133; V. Forcella, Iscriz. delle chiese e d'altri edifici di Roma, IV, Roma 1874, p. 159; Relaz. della corte di Roma lette al Senato dagli ambasciatori veneti nel secolo decimosettimo, a cura di G. Barozzi - G. Berchet, I, Venezia 1877, p. 167; Il primo processo per s. Filippo Neri, a cura di N. Vian - G. Incisa Della Rocchetta, Città del Vaticano 1958-1963, ad Indicem;L. Cardella, Mem. stor. dei cardinali della S.R. Chiesa, IV, Roma 1793, pp. 163 s.; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-eccles., XVII, pp. 185 s.; A. Leman, Urbain VIII et la rivalité de la France et de la maison d'Autriche de 1631 à 1635, Paris-Lille 1920, pp. 120, 130, 143; L. von Pastor, Storia dei papi, XII, Roma 1930, p. 243; XIII, ibid. 1931, pp. 29, 31, 230, 233; XIV, 1, ibid. 1932, pp. 14, 143; A. Ferrua, G. Zaratino Castellini, umanista e raccoglitore di epigrafi, in La Civiltà cattolica, CX (1959), 2, pp. 500 s.; B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae…, Città del Vaticano 1931, p. 215.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE
TAG

Guerra dei trent'anni

Arcivescovo di milano

Camera apostolica

Federigo borromeo

Antonio barberini