LUZZATTO FEGIZ, Pierpaolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)

LUZZATTO FEGIZ, Pierpaolo

Livia Linda Rondini

Nacque a Trieste, in una famiglia dell'alta borghesia, il 19 giugno 1900, da Giuseppe Luzzatto, avvocato, e da Alice Fegitz, cognome che, leggermente modificato, aggiunse, in seguito, a quello paterno.

Conseguita a Trieste la maturità classica, il L. si iscrisse all'Università di Bologna dove, nel 1922, si laureò in giurisprudenza discutendo una tesi in statistica sulla popolazione della sua città natale (poi pubblicata, La popolazione di Trieste: 1875-1928, Trieste 1929). Rientrato a Trieste, iniziò a rielaborare la tesi di laurea sotto la guida del prof. G. Del Vecchio, allora titolare della cattedra di economia all'Istituto superiore di studi economici e commerciali che, con il d.l. 8 ag. 1924, assunse poi la denominazione di R. Università degli studi economici e commerciali di Trieste.

Nominato assistente nel 1923, il L. diede inizio alla sua carriera universitaria, che lo portò, nel 1926, al conseguimento della libera docenza in statistica.

Nello stesso periodo non trascurava di praticare diverse attività sportive: l'alpinismo, lo sci e il canottaggio, disciplina in cui, nel 1925, conquistò il titolo di campione italiano assoluto nella categoria "singolo".

Dopo una breve parentesi con la prospettiva di uno sviluppo professionale nel campo assicurativo - che peraltro gli suggerì alcuni temi di ricerca -, il L. riprese l'attività universitaria e, nel 1931, risultò nella terna vincitrice del concorso alla cattedra di statistica. Chiamato dall'Università di Trieste alla cattedra di questa disciplina - che allora comprendeva statistica metodologica, demografia, statistica economica - il L. si dedicò, oltre che a un'intensa attività didattica, a ricerche relative a fenomeni demografici, economici, sociali, e alle loro interrelazioni, in linea con quell'interesse per le condizioni della popolazione cui già il lavoro per la tesi di laurea lo aveva indirizzato.

I risultati di tali ricerche venivano presentati in importanti convegni o pubblicati in prestigiose riviste sia italiane sia straniere: in tal caso il L., che conosceva e parlava molto bene il tedesco, il francese e l'inglese, scriveva direttamente nella lingua straniera o procedeva lui stesso alla traduzione dei testi. L'originalità di alcuni temi e il rigore scientifico che accompagnava il piano e l'elaborazione delle ricerche collocarono presto il L. in una posizione di rilievo nell'ambito della statistica italiana.

Nel 1936 il L. fu incaricato dell'organizzazione dell'Ufficio statistico della Società italiana autori ed editori (SIAE), che impostò con un sistema a schede, trasformabili in schede perforate, idoneo a recepire le innovazioni in tema di elaborazione di dati che si stavano sviluppando negli Stati Uniti. Due anni dopo, nel 1938, un contributo dell'Accademia nazionale dei Lincei gli diede l'opportunità del primo soggiorno negli Stati Uniti.

Qui, nel corso di un paio di mesi, visitò e tenne conferenze in parecchie sedi universitarie, ed ebbe incontri con personalità di varie istituzioni pubbliche e private; una progettata indagine sugli italiani d'America risentì della situazione politica dell'epoca e fu portata a termine solo parzialmente.

In questi anni il L. diede inizio alla stesura della sua opera più importante, frutto dell'esperienza didattica e del proposito di offrire ai lettori (studenti, ma anche politici, professionisti, uomini d'affari) uno strumento per conoscere la realtà sociale nelle sue varie manifestazioni: il volume Statistica demografica ed economica (Torino 1940), che ottenne immediatamente un riscontro molto positivo.

All'esposizione dei metodi e dei procedimenti di calcolo (per la costruzione delle tavole di mortalità e di fecondità, per la valutazione del reddito nazionale, per determinare gli indici del costo della vita) si accompagna un'ampia documentazione: dati relativi all'Italia, in particolare alle regioni italiane, statistiche di altri Paesi, confronti a livello internazionale; mentre i risultati di numerose ricerche specifiche, svolte da studiosi italiani e stranieri e dallo stesso autore, e tavole statistiche di dati settoriali, disaggregati e rielaborati, presentano interessanti approfondimenti e mettono in evidenza relazioni fra i diversi aspetti dei fenomeni considerati. Successive edizioni (1950, 1962, 1967), ampliate e aggiornate nei concetti, nei dati, nella vasta bibliografia, confermarono la validità dell'impostazione, che non si limitava all'esposizione dei fatti, ma stimolava nel lettore un atteggiamento critico nell'esame delle fonti e dei dati, essenziale nell'approccio quantitativo alla descrizione e alla interpretazione della realtà.

Nel 1942 il L. fu incaricato dal ministero dell'Agricoltura e foreste di uno studio sul problema del razionamento e dei prezzi, da svolgere in 12 regioni italiane, per ottenere notizie sulla situazione alimentare da parte di agricoltori, commercianti, medici e altri operatori, ritenuti esperti del problema.

I risultati di questa ricerca, che impegnò il L. in prima persona per tre mesi con più di un centinaio di interviste, furono esposti in una relazione che, in base alle informazioni, alle critiche e ai suggerimenti forniti, avrebbe potuto migliorare l'organizzazione del tesseramento; la relazione non fu tuttavia utilizzata dal ministero committente e i risultati furono pubblicati solo alcuni anni più tardi con il titolo Alimentazione e prezzi in tempo di guerra (in Annali triestini, sez. 2, scienze e ingegneria, XIX [1949], pp. 139-344).

Gli ultimi anni della seconda guerra mondiale, vissuti a stretto contatto con i problemi di zone della Venezia Giulia che sarebbero poi passate alla Iugoslavia, modificarono l'atteggiamento del L. nei confronti della realtà sociale: se infatti fino ad allora tale atteggiamento si era basato sul bisogno di conoscenza, a conflitto finito determinò in lui il proposito di "fare qualcosa" per migliorare la situazione, anche politica, dei cittadini e renderli partecipi del rinnovato clima di democrazia.

Una prima iniziativa in tale direzione, peraltro contingente, fu, nel 1946, la pubblicazione del libro L'economia della Venezia Giulia, (Trieste, in collab. con altri): un'ampia e obiettiva documentazione da presentare ai lavori che si stavano svolgendo a Parigi nell'ambito della conferenza per la pace.

Nella seconda metà del 1945 il L., che aveva giudicato positivamente il ricorso ai sondaggi della pubblica opinione che da anni si effettuavano negli Stati Uniti, cominciò a dar forma al progetto di fondare anche in Italia un istituto indirizzato a questa specifica finalità. I tanti problemi, tecnici, scientifici, finanziari, che l'impresa comportava, furono risolti grazie alla sua intraprendenza, alla capacità organizzativa, all'abilità nella scelta dei collaboratori; il 15 genn. 1946 l'assemblea dei soci fondatori deliberò la costituzione della Doxa srl, con sede a Milano, che alcuni mesi dopo entrò a far parte del gruppo Gallup, insieme con analoghi istituti sorti nel frattempo in altri Paesi europei; nel 1947 il L. fu nominato primo presidente della neoistituita ESOMAR (European Society for Opinion and Marketing Research).

La prima grossa indagine di interesse pubblico realizzata dalla Doxa riguardò il referendum istituzionale che il 2 giugno 1946 pose fine alla monarchia; fu un'occasione di pubblicità, poiché i risultati uscirono sulla stampa, e un primo collaudo della rete di intervistatori sparsi, su un insieme di Comuni-campione, in tutto il territorio nazionale. Nel 1948, per incarico del ministero delle Finanze, la società eseguì una rilevazione sui redditi familiari, che permise di costruire, per la prima volta in Italia, una curva dei redditi; oltre alla relazione ufficiale, l'aspetto scientifico e una sintesi dei risultati furono esposti nell'articolo del L. La distribuzione del reddito nazionale (in Giornale degli economisti(, n.s., IX [1950], pp. 341-354).

Contemporaneamente la Doxa cominciò ad affermarsi sul piano delle ricerche di mercato, che le avrebbero assicurato l'indipendenza economica necessaria per potere svolgere anche numerosi sondaggi riguardanti argomenti politici e sociali, di per sé scarsamente remunerativi.

A partire dal 1947 il Bollettino della Doxa pubblicò i risultati di queste indagini "non commerciali" e di alcune ricerche di mercato su argomenti di più generale interesse; con una sistemazione trasversale di questo materiale, nel primo decennale della fondazione della Doxa, il L. pubblicò Il volto sconosciuto dell'Italia (Milano 1956).

Il volume analizza le opinioni, le abitudini, le aspirazioni degli Italiani in più di 1300 pagine di tavole statistiche, ampiamente introdotte e commentate, su temi riguardanti la famiglia e la casa, il lavoro e i problemi economici, l'istruzione, la cultura e l'informazione, i partiti politici e i compiti dello Stato, gli affari internazionali. Nel 1965 un nuovo volume dallo stesso titolo, anch'esso edito a Milano, ripropose le indagini Doxa dei 10 anni successivi.

Un altro momento particolarmente significativo per la Doxa fu quando la RAI - Radiotelevisione italiana, in occasione delle elezioni politiche del 20 giugno 1976, le conferì l'incarico di organizzare le prime proiezioni elettorali in Italia.

Per la Doxa fu un successo rilevante dovuto essenzialmente all'intraprendenza del L. e dei suoi più stretti collaboratori, alla loro preparazione metodologica e a una notevole capacità organizzativa. In seguito divenne un appuntamento periodico per ogni istituto di sondaggi, rischioso, ma che, a elezioni avvenute, poteva fornire la dimostrazione della credibilità e della fondatezza del metodo campionario, che altrimenti la maggior parte dei cittadini non sarebbe stata in grado di percepire; e che, inoltre, fornendo risultati noti in tempo reale grazie all'esecuzione di spoglio su una rete di sezioni-campione, consentiva un commento immediato, nonché interventi in studio da parte di politici, politologi e giornalisti.

La responsabilità e l'impegno della Doxa non distolsero il L. dall'attività universitaria. Nel 1952 fu eletto preside della facoltà di economia e commercio di Trieste, carica che gli fu riconfermata per due successive tornate fino al 1961, anno del suo trasferimento all'Università di Roma. Nei quasi dieci anni di presidenza si occupò fattivamente del riassetto e del potenziamento della facoltà.

Nel 1953, consapevole che la conoscenza delle lingue straniere avrebbe assunto un'importanza sempre maggiore, sia per l'aumentato scambio culturale fra Paesi sia per l'istituzione di organismi internazionali, il L. fondò, nell'ambito della facoltà, una scuola di lingue moderne con un'impostazione didattica a livello pratico, che conferiva dopo due e tre anni il diploma rispettivamente di traduttore e di interprete di conferenze. La singolarità dell'iniziativa consentì di costituire un corpo docente di ottimo livello, con insegnanti di madrelingua per l'inglese, il francese e il tedesco; per l'aspetto tecnico era stato chiamato come consulente e collaboratore J. Herbert, decano degli interpreti dell'Organizzazione delle nazioni unite, che presiedeva gli esami di diploma. L'offerta didattica si rivelò subito in grado di attirare un cospicuo numero di iscritti, motivati da nuove opportunità professionali. Il prestigio della scuola e dei suoi diplomati in campo nazionale e internazionale portò al riconoscimento ufficiale dell'iniziativa con l'istituzione della Scuola a fini speciali di lingue moderne per traduttori e interpreti, primo corso di diploma universitario in Italia in questo particolare settore disciplinare. Nel 1978 la Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori divenne una autonoma facoltà universitaria, unica in Italia a essere riconosciuta a livello internazionale.

Alla fine del 1955 il L. fu nominato presidente della Camera di commercio di Trieste; fu la sua prima carica pubblica e costituì, per il periodo della sua durata, il suo maggiore impegno. La situazione economica della città e della provincia non era in quegli anni delle migliori; dopo il ricongiungimento con l'Italia (ottobre 1954), Trieste attendeva un piano globale di ripresa, volto a compensare la ricostituita regione Venezia Giulia della perdita dei territori ceduti alla Iugoslavia con il trattato di pace del 1947, o quanto meno una serie di provvedimenti che risolvesse le questioni più immediate.

In particolare, il ripristino delle comunicazioni marittime con l'Estremo Oriente, l'autonomia in materia di tariffe portuali, il potenziamento delle comunicazioni ferroviarie con l'Europa centrale, il raddoppio del binario della ferrovia Trieste-Mestre, l'ipotesi di sviluppo del settore turistico e la valorizzazione della riviera triestina, l'attuazione della zona franca.

A fronte di questi problemi il L., con il sostegno della Consulta economica provinciale e delle associazioni di categoria, intraprese una intensa azione nei confronti del governo centrale per sollecitarne un tempestivo intervento, ma con risultati pressoché nulli. Dopo due anni una relazione fortemente critica presentata all'assemblea camerale determinò la destituzione del L. dalla carica; ne seguì una lunga polemica che ebbe risonanza sulla stampa, non solo locale.

Il L. si stava impegnando nell'avvio dell'organizzazione amministrativa e scientifica del neoistituito Centro di calcolo dell'Università di Trieste, del quale era stato nominato presidente, quando con l'inizio dell'anno accademico 1961-62 venne chiamato a ricoprire la cattedra di statistica presso la facoltà di economia e commercio dell'Università di Roma, dove rimase fino al 1975, anno del pensionamento con il titolo di professore emerito.

Le attività di professore universitario e di direttore e poi presidente della Doxa ben si compenetravano: l'insegnamento della statistica diventava più interessante con esempi reali di piani di campionamento, elaborazione di risultati, analisi di relazioni fra variabili; mentre i temi specifici delle ricerche fornivano materia di comunicazioni a convegni nazionali e internazionali e di articoli pubblicati in riviste italiane e straniere.

Oltre a dedicarsi alla produzione scientifica, il L. collaborò con interventi divulgativi a quotidiani e periodici (La Stampa, Corriere della sera, Il Sole 24 ore, L'Espresso, Epoca) per illustrare anche al grande pubblico gli aspetti sociali, economici, politici, della vita del Paese e informare sugli orientamenti della pubblica opinione.

Importanti riconoscimenti furono attribuiti all'opera e alle attività del L.; negli anni Sessanta fu eletto membro dell'Istituto internazionale di statistica, fu accolto nell'Accademia nazionale dei Lincei, ottenne il premio del ministero della Pubblica Istruzione; nel 1976 fu insignito del S. Giusto d'oro, premio che l'Ordine dei cronisti triestini conferisce ogni anno a un cittadino che si sia distinto nel campo della cultura, della scienza o dell'arte.

Nel 1984 uscì a Trieste la sua autobiografia Lettere da Zabodaski. Ricordi di un borghese mitteleuropeo 1900-1984, con riferimento nel titolo alla fitta corrispondenza tenuta con la madre, fra Trieste e una località dell'isola di Lussino, dove il L. visse con la famiglia nell'ultimo periodo della seconda guerra mondiale. Sullo sfondo degli eventi storici del secolo, il L. ripercorre tutte le tappe della sua vita, pubblica e privata, i suoi successi, qualche delusione, ogni cosa rivista con serenità e, come lui stesso conclude, "in pace con la coscienza".

Il L. morì a Trieste l'11 ag. 1989.

Fonti e Bibl.: Bollettino della Doxa, XLIII (1989), pp. 247-275 (numero straordinario, con l'elenco completo degli scritti del L.); D. de Castro, Ricordo di P. L.F., in Statistica, 1989, pp. 493-498; L. Linda Rondini, In ricordo di P. L.F., in SIS [Soc. italiana di statistica] Bollettino, dicembre 1989, n. 16-17, pp. 13-15; Le indagini demoscopiche. Atti del Convegno in ricordo di P. L.F.,( 1990, Trieste 1990.

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