BERTHIER, Pierre-Alexandre

Enciclopedia Italiana (1930)

BERTHIER, Pierre-Alexandre

Alberto BALDINI

Maresciallo di Francia, principe e duca di Neufchâtel e Valengin, principe di Wagram, nato a Versailles il 20 febbraio 1753. Suo padre, Giovanni Battista, fu un noto ingegnere, architetto e cartografo del ministero della guerra. A 17 anni Alessandro si arruolò nel Corpo reale di stato maggiore; col La Fayette fece la campagna d'America, raggiungendo il grado di colonnello. Questi precedenti gli valsero, allo scoppio della rivoluzione, la nomina a capo di stato maggiore della guardia nazionale di Versailles; in parecchie circostanze delicate si dimostrò fedele a Luigi XVI. Ma, caduti i Borboni, servì la repubblica e partecipò alla repressione dell'insurrezione vandeana (1793-96). Nominato capo di stato maggiore dell'armata d'Italia (1796), si legò al generale Bonaparte, rimanendo poi costantemente al suo diretto servizio e partecipando a tutte le campagne fino al momento in cui la stella dell'imperatore volse al tramonto. Dopo Campoformio e per breve tempo, ebbe anche il comando dell'armata d'Italia; per ordine del Direttorio, occupò Roma e vi istituì la repubblica (15 febbraio 1798). Poco dopo, non potendo reprimere le spoliazioni a danno delle chiese e dei cittadini, lasciò il comando; e, benché riluttante, accompagnò il Bonaparte in Egitto.

Partecipò anche al colpo di stato del 18 brumaio e fu ministro della guerra del nuovo regime. Dopo la campagna del 1800 organizzò l'esercito cisalpino e il governo del Piemonte e mostrò anche le sue doti di diplomatico, sondando, in replicati viaggi a Madri,. le disposizioni della corte di Spagna. Dopo la proclamazione dell'impero, ebbe la sovranità di Neufchâtel (marzo 1806); Napoleone credette di renderlo felice, dandogli in moglie la principessa Maria Elisabetta, nipote del re di Baviera; ma il matrimonio non fu felice affatto, ché il B. amava fino dal 1796 una dama milanese. Napoleone lo considerò come il suo amico più fido e lo colmò di favori e di titoli, alte cariche a corte, il ministero della guerra quasi in permanenza, laute prebende (40 milioni di franchi, secondo i calcoli accorati di Napoleone a S. Elena). Per questo fu grande il dolore dell'imperatore, quando vide il B. farsi tepido esecutore dei suoi ordini durante la campagna di Russia, che il B. disapprovava, e quando, giunta l'invasione degli alleati (1814) fin presso Parigi, e ridottosi Napoleone in Fontainebleau, il B. si allontanò un giorno con un futile pretesto e non si fece più vedere, quantunque avesse assicurato che sarebbe ritornato l'indomani. Egli aveva voluto essere fra i primi a offrire i suoi servigi a Luigi XVIII, che rientrava a Parigi con l'appoggio delle baionette straniere. Dal re restaurato fu nominato, in compenso di questo suo atteggiamento politico, pari di Francia.

Durante i Cento Giorni si tenne prudentemente in disparte, ritirandosi a Bamberg, tanto che evitò persino di rispondere a una lettera affettuosa che Napoleone gli aveva scritta dopo il ritorno dall'isola d'Elba.

Morì poco tempo dopo, il 1 giugno 1815, in modo tragico; il suo corpo fu trovato esanime sulla pubblica via, dinnanzi il suo palazzo. La versione più accreditata è che egli si fosse gettato dalla finestra in un accesso di febbre e sotto il peso del rimorso; ma corse anche la voce che fosse stato gettato giù da quattro sicarî penetrati fino nelle sue stanze. Comunque, in questa fine si volle vedere una meritata punizione per la sua ingratitudine verso il suo grande benefattore.

B. fu, per Napoleone, il tipo ideale del capo di stato maggiore. Come è noto, il grande capitano dichiarava: "Il mio capo di stato maggiore sono io". Con questa frase intendeva affermare che egli richiedeva al suo capo di stato maggiore soltanto un'intelligente esecuzione e non l'ideazione maestra. Si deve riconoscere che, salvo qualche rara eccezione (come ad esempio all'inizio della campagna del 1809 in Baviera), la traduzione del pensiero del capo in disposizioni esecutive ebbe nel maresciallo Berthier un interprete intelligente e fedele.

Bibl.: V. Derrécagaix, Le Maréchal Berthier, voll. 2, Parigi 1905; M. Strich, Marschall Alexander Berthier und sein Ende, Monaco 1908.

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