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GASSENDI, Pierre

di Cecilia Motzo Dentice di Accadia - Enciclopedia Italiana (1932)
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GASSENDI (anche Gassend o Gassendy), Pierre

Cecilia Motzo Dentice di Accadia

Filosofo e matematico, nato a Champtercier, presso Digne in Provenza, il 22 gennaio 1592, morto a Parigi il 24 ottobre 1655. La vita di lui si compendia nella sua attività di studioso e d'insegnante: lettore al collegio di Digne (1612), poi dottore in teologia (Avignone 1616), quindi professore di filosofia ad Aix (1617), egli prosegue i suoi studî astronomici e filosofici, orientandosi sempre più verso una decisa opposizione all'aristotelismo scolastico, mentre la lettura di Lucrezio gli viene svelando la concezione epicurea del mondo. Nel 1624 esordisce con le Exercitationes paradoxicae adversus Aristoteleos, opera vivacemente polemica contro la filosofia dominante, di cui per altro - o a cagione del famoso decreto dello stesso anno contro le nuove dottrine, o a cagione dell'avvenuta pubblicazione delle Discussiones peripateticae del Patrizi, che svolgevano a un dipresso lo stesso suo piano - il G. sospende la pubblicazione dopo il 1° libro. Col 1628 un secondo viaggio a Parigi, e poi i viaggi in Fiandra, Olanda, Inghilterra, gli dànno modo di allargare la sua sfera d'azione. Rinsalda l'amicizia con M. Mersenne e con T. Hobbes, sulla cui filosofia della natura esercita notevole influsso, interviene attivamente nelle questioni allora più dibattute, come quelle dell'alchimia teosofica di R. Fludd, del moto della terra, dei parelî e delle macchie solari. Nel 1633, nominato prevosto della cattedrale di Digne, torna in Provenza, dove l'anno seguente, ospite di N.-C. Peiresc in Aix, accoglie con lui reverentemente il Campanella, profugo da Roma. A Parigi nel'41, venuto a conoscenza per mezzo del Mersenne delle Meditazioni cartesiane, stende rapidamente quelle lunghe Obiezioni, alle quali Cartesio risponde non senza sdegno. Con la replica del G. la polemica continua, fino alla lettera di Cartesio al libraio Clerselier, mentre amici s'interpongono per una riconciliazione, che ha luogo in Parigi, dove fin dal '45 il G. teneva la cattedra di matematica al Collège Royal. Aveva intanto continuato gli studî filosofici, con particolare riguardo a Epicuro.

Fra le opere del G. (Opera Omnia a cura di Sorbière, 6 volumi, Lione 1658 e Firenze 1727) le principali sono: Exercitationes paradoxicae adversus Aristoteleos (Grenoble 1624); Disquisitio metaphisica, seu Dubitationes et Instantiae adversus R. Cartesii Metaphysicam et Responsa (Amsterdam 1644); Commentarius de vita, moribus et placitis Epicuri (Lione 1649); Syntagma philosophiae Epicuri (Lione 1649); questi scritti contengono una completa esposizione del sistema di Epicuro, più o meno modificato in senso cattolico, nonché una riabilitazione del filosofo; Syntagma philosophicum (Lione 1658). Il G. scrisse altresì parecchi hvori scientifici, e alcune biografie (di Copernico, di Tycho Brahe e del Peiresc) molto lodate.

Il sistema di G. è generalmente noto per la filosofia della natura, che rinnova l'atomismo epicureo. Ma anche nella gnoseologia vi sono elementi storicamente degni di rilievo: sensista in quanto pone il senso come la prima fonte della conoscenza, e l'intelletto capace sì di rettificare ove occorra i dati del senso, ma in virtù di "anticipazioni" o "prenozioni" che sono esse stesse fondate su immagini sensibili, purché chiare e distinte, il G. tien fermo a una posizione soggettivistica - noi non possiamo oltrepassare la nostra esperienza soggettiva - e insieme critica verso il dogmatismo oggettivistico: che cosa vi sia di là dai fenomeni che il senso ci rivela noi ignoriamo; posizione che per entrambi i rispetti precorre il Locke. Al quale, come al Cartesio, al Galilei, e al Hobbes egli si accosta esplicitamente nella dottrina della soggettività delle sensazioni: che cosa sia la sostanza in sé noi ignoriamo, e solo possiamo concepirla attraverso le varie qualità sensibili, a cui non corrisponde nella realtà altrettanta varietà qualitativa di oggetti, giacché gli atomi sono tutti identici e si diversificano soltanto per la forma (tondi, allungati, appuntiti, ecc.). Tutte quelle che sono ritenute qualità o mutamenti di qualità sono soltanto movimenti di atomi. Il moto non è un cangiamento qualitativo, cosa impossibile per definizione, ma un contatto esterno, un urto di atomi, essendo ciascun corpuscolo per sé una monade impenetrabile. Quindi la necessità di postulare tra atomo e atomo lo spazio vuoto. Non vi sono cause, né efficienti, né formali, né finali. Tutte le cause sono materiali, e in senso meccanico. Ma - e qui interviene quella singolare giustapposizione di materialismo meccanicistico e spiritualismo cattolico che è caratteristica del G. - oltre a queste cause seconde e senza rapporto alcuno con esse v'è una causa prima, sola immateriale: Dio. Questo Dio ha creato il mondo, traendolo fuori da un primitivo caos di atomi anch'essi in origine creati da lui. Egli ha impresso in ciascuno di essi, come una proprietà individuale, l'impulso al movimento. Tutto il mondo nel suo complesso, con la sua regolarità, bellezza e armonia, ci attesta l'esistenza di Dio. Ma di un vero e proprio concetto di Lui, noi, legati come siamo alle immagini sensibili, non siamo capaci. Analoga giustapposizione si ritrova nella psicologia del G.: l'anima è materiale, ma in noi c'è anche un'anima immateriale, che ci è attestata dall'autocoscienza, e che è il principio della libertà. Il fine della vita è la felicità, che consiste in una indolentia corporis et tranquillitas animi, che si conquista soprattutto mediante la virtù. In tal modo una dottrina ritenuta empia come l'atomismo veniva liberata dalla taccia di ateismo; diventava anzi oggetto di conversazione nei salotti. E notevole fu la fortuna del G. in Europa, e segnatamente in Italia durante il Seicento e i primi del Settecento. Ovunque in quel tempo i gassendisti tennero il campo di fronte ai cartesiani, soprattutto nella fisica, in cui al "pieno" di Cartesio si contrappose il "vuoto" di G., ma anche nella gnoseologia, in cui al razionalismo dell'uno si oppose il sensismo dell'altro, che si ritenne a torto (dimenticando Telesio, per non dire di altri) l'iniziatore di questa posizione gnoseologica. Ma in realtà oltre che nella fisica, radicalmente materialistica in entrambi i sistemi, anche nella gnoseologia non mancavano, com'è chiaro da quanto si è detto, punti di contatto.

Bibl.: L. Bernier, Abrégé de la philosophie de G., Lione 1678; M. Ph. Damiron, Essai sur l'histoire de la philosophie en France au XVIIe siècle, Parigi 1846; F.A. Lange, Geschichte des Materialismus, Iserlohn 1873, 10ª ed., Lipsia 1921; K. Lasswitz, Gesch. d. Atomistik vom Mittelalter bis Newton, II, Amburgo e Lipsia 1890, pp. 126-188; F. Thomas, La philos. de G., Parigi 1889; H. Berr, An iure inter scepticos G. numeratus fuerit, Parigi 1898; G.S. Brett, The philosophy of G., Londra 1908; P. Pendzig, Gassendis Metaphysik und ihr Verhältnis zur scholastischen Philosophie, Bonn 1908; Die Ethik Gassendis und ihre Quellen, Bonn 1910.

Vedi anche
epicureismo Dottrina filosofica professata dai seguaci di Epicuro. Diffuso nel mondo romano sino al 2° sec. d.C., trovò la sua massima espressione nel poema Sulla natura di Lucrezio. Caduto in oblio durante il Medioevo, l'epicureismo rinacque nel Rinascimento (anche per la riscoperta del poema lucreziano) e si diffuse ... René Descartes Descartes ‹dekàrt› (latinizz. Cartesius; it. Cartèsio), René. - Matematico e filosofo (La Haye-en-Touraine 31 marzo 1596 - Stoccolma 11 febbraio 1650). Nel collegio dei gesuiti di La Flèche, seguì per nove anni (1605-1614) il consueto curriculum delle classi di grammatica, umanità, retorica, filosofia; ... atomismo Concezione metafisica secondo la quale la realtà è composta di atomi, cioè di particelle indivisibili eternamente in movimento, le quali - aggregandosi e disaggregandosi - danno origine ai differenti corpi e al loro divenire (nascita e morte). Introdotto nell'antichità da Leucippo e Democrito, l'atomismo ... Marin Mersenne Mersenne ‹mersèn›, Marin. - Teologo e scienziato (La Soultière, Maine, 1588 - Parigi 1648). Nel 1611 entrò nell'ordine dei minimi; insegnò a Nevers e a Parigi. Fu in contatto con i più noti filosofi, eruditi e scienziati del suo tempo: N.-C. Fabri de Peiresc, R. Descartes, P. Gassendi, P. Fermat, Pascal ...
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Vocabolario
pïèrre
pierre pïèrre s. m. e f. [lettura della sigla P(ubbliche) R(elazioni)], invar. – Persona che cura le relazioni esterne di un’istituzione o di un’azienda.
gassare
gassare (o gaṡare) v. tr. [der. di gas]. – 1. G. un liquido: disciogliervi un gas (per es., anidride carbonica in acqua, vino, ecc.), di solito sotto debole pressione così che, aprendo la bottiglia, si ha effervescenza e quindi rapida eliminazione...
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