BADOGLIO, Pietro

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

BADOGLIO, Pietro


BADOGLIO, Pietro (V, p 840; App I, p 233) - Capo di stato maggiore generale allo scoppio della seconda Guerra mondiale, conoscendo la preparazione militare italiana, nel maggio 1940 fu contrario all'intervento dell'Italia. Tuttavia non si dimise; lo fece invece quando, dopo avere espresso parere contrario, dal punto di vista militare, all'impresa di Grecia, fu incolpato, in seguito, da R. Farinacci e dal fascismo, dell'insuccesso (4 dicembre 1940). Ritiratosi a vita privata, il 25 luglio 1943 venne chiamato dal re a sostituire Mussolini.

Compose un ministero di funzionarî, seguendo le direttive del re e senza effettuare subito un radicale cambiamento politico, sia all'interno, sia nei rapporti con l'estero. Nell'impossibilità di continuare la guerra, chiese ed ottenne dagli Alleati l'armistizio, ma non si preparò a parare la reazione tedesca. Cosicché per evitare la cattura del re, abbandonò Roma insieme alle più alte autorità militari e si rifugiò a Brindisi. Il governo, ridotto ormai quasi alla sua persona, rimase senza prestigio e senza poteri effettivi, sostenuto solo dalle autorità alleate, perché assicurava la continuità dello stato italiano e la fedeltà di esso all'armistizio. Per questo egli non poté rigettare il "lungo armistizio" firmato a Malta (29 settembre), che aggravava le condizioni stabilite a Cassibile, né il peggioramento delle condizioni navali. Fallì nel tentativo di allargare il suo governo, perché gli esponenti dei partiti antifascisti posero come condizione l'abdicazione del re, e allora sostitui i ministri rimasti a Roma con sottosegretarî, aventi funzione di ministri (16 novembre), quindi compose un nuovo ministero al ritorno di alcune provincie all'amministrazione italiana (11 febbraio 1944). Un colpo di scena si ebbe al ritorno dalla Russia di P. Togliatti, che si dichiarò disposto a collaborare col re. E così, dietro l'impegno del re di affidare la luogotenenza al figlio, B. poté comporre il suo terzo ministero con esponenti antifascisti (22 aprile). La liberazione di Roma rese necessario un nuovo cambiamento di governo, e Badoglio venne sostituito da Bonomi (1° giugno). Ritiratosi a vita privata, per l'adesione da lui data al fascismo venne poi dichiarato decaduto dalla carica di senatore (30 marzo 1946).

Bibl.: P. Badoglio, L'Italia nella seconda Guerra mondiale, Milano 1946; id., Rivelazioni su Fiume, Roma 1946; Q. Armellini, Diario di guerra, Milano 1946; A. degli Espinosa, Il regno del Sud, Roma 1946; B. Croce, Quando l'Italia era tagliata in due, Bari 1948.

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