BONAPARTE, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)

BONAPARTE, Pietro

Fiorella Bartoccini

Nacque l'11 ott. 1815 a Roma, da Luciano e da Alessandrina Bleschamps. Fu il più irrequieto e il più ribelle dei loro numerosi figlioli, fonte continua di preoccupazioni per i genitori e di interventi delle autorità pontificie. Nel 1831 tentò di fuggire, quasi certamente per raggiungere i rivoltosi nell'Italia centrale: fatto arrestare in Toscana su richiesta del padre, passò sei mesi nella fortezza di Livorno e fu poi inviato negli Stati Uniti, dove viveva lo zio Giuseppe. Vi restò poco: nel 1832 militava con il generale presidente Santander nell'America meridionale, e al principio dell'anno seguente era a New York in procinto di tornare in Italia; espulso pochi mesi dopo dalla Toscana, finiva, quasi confinato, nella dimora paterna di Canino presso Viterbo. Qui fu protagonista, con il fratello Antonio, di un grave fatto di sangue: l'uccisione, nel 1836, di un ufficiale della gendarmeria pontificia. Questa volta il caso era troppo clamoroso perché potesse essere soffocato, e il B. fu arrestato, rinchiuso in Castel Sant'Angelo per vari mesi, processato, condannato a quindici anni di prigione, graziato infine, ma con la pena dell'esilio perpetuo.

Cominciarono, per lui, anni di peregrinazioni e di stenti: fu di nuovo in America e poi in Inghilterra, trascorse vari mesi a Corfù e a Malta, visitò Gibilterra, la Spagna e il Portogallo, soggiornò brevemente a Londra e a Bruxelles, prima di stabilirsi definitivamente nel Lussemburgo. Scriveva libri di tecnica militare (Nouveau systèmede chevaux de Friseportatifs, Bruxelles 1846; Analyse géometriquede l'ordonnance du 4 mars1831 surl'exercise et lesmanoeuvres de l'infanterie, ibid. 1847; Saggio di nozioni elementari di tatticae di strategia ad uso dei giovani militiitaliani, ibid. 1847; Essai sur l'attaqueet la défense des villes, Paris 1848) e tentava, invano, di offrire i suoi servizi di esperto a sovrani in difficoltà: a Leopoldo del Belgio, allo zar Nicola, al sultano Maḥmūd. Nel 1847 anche la Dieta federale svizzera, impegnata nella lotta contro il Sonderbund, respingeva la sua offerta di aiuto. Solo la rivoluzione scoppiata in Francia nel 1848 lo riportava alla piena attività politica e militare.

La nuova situazione gli fece dimenticare le tanto proclamate aspirazioni d'italianità. Qualche tempo prima aveva scritto, in brutti versi: "Corsi, all'armi! - Voi siete Italiani. - L'amore nostro al cor vostro lo dice. - Mai non fia pienamente felice - orba Italia di tanta region" (La Rocca, 1867, p. 51); qualche anno dopo tenterà di conciliare, in una lettera ad A. Bertani del 24 luglio 1860, i suoi contrastanti sentimenti con una frase che susciterà l'indignata protesta della mazziniana Unità italiana e di altri fogli democratici: "La Corsica, italiana di linguaggio e di costumi, è francese per dovere, per iscelta e per fratellanza di gloria" (Michel, Il corso Griscelli..., p. 595).

Nominato nel 1848 capo di battaglione nella Legione straniera (combatterà nel 1849 in Algeria), il B. venne eletto deputato in Corsica per l'Assemblea costituente e per quella legislativa: si schierò fra le file più radicali della Sinistra, votando leggi innovatrici - il diritto al lavoro, la imposta proporzionale, l'esclusione dal Parlamento di rappresentanti dell'amministrazione - e combattendo aspramente l'intervento francese contro la Repubblica romana.

Il colpo di stato di Napoleone III, della cui fede repubblicana si era più volte dichiarato garante, lo riportò nell'ombra, e non tanto per le sue idee politiche (aveva accettato dal cugino, con una pensione, il titolo di altezza), quanto per il tono ancora scandalistico della sua vita (si era unito alla figlia di un operaio, Giustina Eleonora Rufflin, da cui ebbe due figli e che sposò nel 1867). Al margine della vita di corte, viveva tra Calvi, in Corsica (membro del Consiglio generale dell'isola, nel 1864 ne diveniva presidente), e Auteuil, presso Parigi, dedicandosi alle sue passioni preferite: le armi e la letteratura. Nel gennaio del 1870 un altro clamoroso episodio lo riportava drammaticamente alla luce sulla scena politica francese: l'uccisione del giornalista Victor Noir.

In Corsica era da tempo in atto una polemica fra due giornali, L'Avenir de la Corse, bonapartista, e la Revanche, repubblicano e socialista: la discussione da questo impostata, sui misfatti storici del primo Napoleone, mal nascondeva la contingente battaglia politica contro il nuovo Impero. Il B. difese aspramente le tradizioni napoleoniche con una lettera apparsa sull'Avenir del 30 dic. 1869; la risposta, ad opera di P. Grousset, trovò un'eco anche sui giornali continentali: "Grattez un Bonaparte, vous verrez apparaître la bête fèroce" (La Marseillaise, 9 genn. 1870). Dopo aver sfidato a duello il responsabile del giornale, Henri de Rochefort, uno dei più violenti avversari dell'imperatore, il B. ricevette a sua volta, il giorno seguente, la visita dei testimoni di Grousset: durante la tempestosa discussione un colpo di pistola troncò la vita ad uno di essi, Victor Noir.

L'avvenimento ebbe un'eco clamorosa in Francia, dal momento dei funerali dell'ucciso, che dettero occasione a una imponente manifestazione repubblicana, a quello dell'assoluzione per legittima difesa, da parte dell'Alta Corte di giustizia di Tours, del B., che aveva chiesto di essere esentato dai suoi privilegi e giudicato secondo il diritto comune. "Il faut en finir avec ces brigands corses, qui dépuis un siècle ravagent la France, et après s'être élevés par l'assassinat, ne peuvent se maintenir que par l'assassinat" (cfr. La Rocca, 1870, p. 2): non a torto fu detto dagli storici del secondo Impero che l'episodio contribuì a dare una grave scossa al già vacillante edifizio del regime.Dopo l'instaurazione della repubblica il B. si trasferì a Bruxelles e solo molto più tardi, dopo un soggiorno a Londra, poté tornare in Francia. Morì a Versailles il 7 apr. 1881.

Fra tutti i Bonaparte che si dedicarono alla letteratura egli fu certo uno dei meno dotati: nelle sue numerose opere, in lingua italiana e francese, si può trovare, più che un autentico talento, la manifestazione di una idealità politica, come in quelle dedicate alle vicende nazionali dell'Italia e della Polonia (Le capitaineMoneglia à Solferino, Paris 1861; Miechow ou les enfants au boutde baïonette, ibid. 1863; Traduction librede "Do matki Polki" di A.Mickievicz, ibid. 1864; Napolèon III,sauveur de l'Italie, Sceaux 1866), il colore, un po' forzato, del pittoresco ambiente del Viterbese e della Corsica (La rosa di Castro, Bruxelles 1840; Sampiero,leggenda corsa, Bastia 1856), la rievocazione della sua avventurosa esistenza (Souvenirs de Colombie, Bruxelles 1847; Unmois en Afrique, Paris 1850; Souvenirs,traditions et révélations, Bruxelles 1876).

Il figlio Roland (1858-1924) lasciò nella vita francese un nome ugualmente noto, ma meno discusso: fu scienziato ed esploratore, autore di varie opere di indubbio valore scientifico, membro della Accademia delle scienze, presidente della Società di geografia e dell'Istituto internazionale di antropologia.

Fonti e Bibl.: Documenti riguardanti il B. in Arch. Segreto Vaticano, Segreteria di Stato,ad annum; in partic. Rub. 165, 1837, b. 147, fasc. 1; Roma, Archivio di Stato, Processi dellaSagra Consulta, b. 195, n. 154r; Canino, Arch. privato Valentini; Roma, Fondazione Primoli. J. de La Rocca, Vie du prince P. B., Paris 1867; Id., P-N. B., sa vie et ses oeuvres, ibid. 1870 (biografia meno completa della precedente, offre testimonianze dirette sull'"affaire Victor Noir"); J. Troubat, Plume et pinceau, ibid. 1878, pp. 262-266; E. Michel, Il corso Griscelli,il principeP. B. e l'italianità della Corsica, in Arch. stor. di Corsica, X (1934), pp. 594-598; A. Donati, Il principe P. B., Roma 1936; P.N. B. e Gregorio XVI, in Civ. catt., 15 maggio 1937, pp. 337-350; 5 giugno 1937, pp. 447-462; P. Nothomb, Le secret de P. B., in Révue génér. de Bruxelles, 15 janv. 1938, estr.; P. Pecchiai, Un'istanza di P. B. al sultano Mahmoud(1837), in Arch. stor. diCorsica, XVI (1939), pp. 386-389; L. Signorelli, P. N. B. e Gregorio XVI, in Rass. stor. del Risorg., XXVII (1940), pp. 463-513, 601-631 (polemizza con l'interpretazione totalmente negativa del B. data dalla Civ. catt., ma cade nell'eccesso opposto della sua forzata idealizzazione in chiave patriottica); P. Pecchiai, I B.candidati in Corsicanelle elezioni del 1848, in Arch. stor. diCorsica, XVIII (1942), pp. 295 s.; Eugénie de Grèce, P.-N. B., Paris 1963; Dictionn. de biogr. franç., VI, p. 931. Non mancano esempi di biografia romanzata: G. Sanvittore, Il principe P. B.,romanzo storico colla vitadi Victor Noir, Milano 1870. Per l'episodio di Auteuil, v. in particolare T. Delord, Histoire duSecond Empire, VI, Paris 1875, pp. 44-77, e A. Zévaès (G. A. Boursom), L'affaire P. B., Paris 1929. Notizie sul B. in opere di carattere generale sulla famiglia: D. Angeli, I Bonaparte a Roma, Milano 1938, pp. 161-171; F. Charles-Roux, Rome asile desBonaparte, Paris 1952, pp. 160, 178 ss., 202, 213 ss.; A. Corsini, I Bonaparte a Firenze, Firenze 1961, ad Indicem. Per la giovinezza e la famiglia paterna, v. bibliogr. della voce Bonaparte, Carlo Luciano.

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