PIETRO il Crudele o il Giustiziere, re di Castiglia e di León

Enciclopedia Italiana (1935)

PIETRO il Crudele o il Giustiziere, re di Castiglia e di León

Nino Cortese

Nato a Burgos da Alfonso XI re di Castiglia e di León e da Maria di Portogallo il 30 agosto 1334, salì sul trono alla morte del padre il 26 marzo 1350. L'alba del suo regno fu sanguinosa: annunzio delle tragiche vicende che dovevano seguire e della non meno tragica fine del monarca. Educato alla vendetta dalla madre, che era stata abbandonata dal consorte per Leonora de Guzmán, appena ebbe la corona permise che fosse uccisa la favorita del padre, costrinse alla fuga i suoi numerosi figli, si lasciò dominare dalla madre e dal suo favorito Juan Alfonso de Alburquerque, che vollero appagare i loro odî per lungo tempo celati. Poi fece da sé; e s'ingolfò tutto in una lotta senza quartiere contro la nobiltà castigliana, che, se era un'eredità lasciatagli dai suoi predecessori, sempre impegnati nella guerra civile, e se ad alcuni parve condotta con il fine di ridurre i privilegi della feudalità e di rafforzare il potere del sovrano, in realtà per opera sua sfociò in una terribile tirannia, che non indietreggiò dinnanzi a nessuno dei più orribili delitti, non escluso il selvaggio tradimento (fra l'altro l'uccisione del piccolo figlio di Juan Núñez de Lara, di Garcilaso de la Vega, adelantado di Castiglia, del re di Granata ospite di P.) e perfino il fratricidio. Tale sanguinosa tirannide per l'intervento dell'Aragona, della Navarra, della Francia e dell'Inghilterra ebbe vaste risonanze in buona parte dell'Europa occidentale; e alla fine determinò un cambiamento di dinastia sul trono di Castiglia.

La regina Bianca di Borbone, da lui sposata nel 1353 e dalla poesia popolare accusata d'essere stata l'amante di Federico, uno dei figli della Guzmán, fu subito messa da parte e sostituita con la favorita Maria di Padilla; e nel sangue di Federico, del fratello Giovanni e di molti congiurati fu represso il tentativo compiuto dalla sovrana per impossessarsi della persona del monarca. Contemporaneamente s'iniziò la guerra con l'Aragona, protettrice dei superstiti figli della Guzmán; e fu guerra che durò quanto il regno di P., intramezzata soltanto da brevi periodi di tregua, e che fu combattuta per mare e per terra, con la partecipazione della Navarra, della Francia, dell'Inghilterra, di Genova, del Portogallo e dei Mori di Granata, e continuamente eccitata da Enrico di Trastamare, figlio della Guzmán (v. spagna: Storia). Quest'ultimo nel marzo 1366 si fece proclamare re di Castiglia e chiamò in suo aiuto le compagnie di Bertrand Du Guesclin, che poté accorrere con il permesso di Carlo V di Francia. Tuttavia, P. seppe attirare dalla sua parte il principe di Galles (il principe nero), duca di Guienna, che, entrato nella Castiglia attraverso la Navarra, vinse Enrico a Najera (3 aprile 1367), lo costrinse alla fuga e fece prigioniero il Du Guesclin. Ma il trionfo fu di breve durata. L'accordo fra gli alleati e P. finì quando si trattò di mantenere le promesse fatte loro: il principe di Galles si ritirò nelle sue terre, liberando il Du Guesclin; Carlo V di Francia si schierò decisamente in favore di Enrico, che aveva trovato larga accoglienza nella Linguadoca presso il duca d'Angiò fratello del monarca francese; a P. non restarono che gli Ebrei e gli aiuti fornitigli dal re di Granata. Sicché quando il Trastamare, rientrato nella Castiglia con l'aiuto dell'Aragona e sostenuto di nuovo dal Du Guesclin, poté riprendere le armi, la sorte della guerra gli fu pienamente favorevole. La battaglia decisiva fu ingaggiata sotto il castello di Montiel il 14 marzo 1369, nella Mancha; la cavalleria bretone ruppe l'assalto dei Mori di Granata. P., assediato nel castello, in un tentativo di fuga fu preso e condotto innanzi al fratello. Ma allora, fra i due nemici posti a fronte, l'odio esplose nella forma più violenta e la tragedia ebbe il suo tremendo epilogo: P., in un folle tentativo slanciatosi contro Enrico, fu da questo mortalmente ferito e finito dai testimoni della spaventosa scena. Messi da parte i figli della Padilla, che P. aveva dichiarati legittimi nelle Cortes di Siviglia del 1362, affermando che il matrimonio con la Padilla aveva preceduto quello con Bianca di Borbone, il trono passò a Enrico.

Bibl.: P. Mérimée, Histoire de D. Pèdre Ier, Parigi 1847; E. Storer, Peter the Cruel, Londra 1910; J. Blas Sitges, Las mujeres del rey D. Pedro I de Castilla, Madrid 1910; e in genere per la ricca bibliografia cfr. B. Sánchez Alonso, Fuentes de la historia española e hispanoamericana, 1927. Per le opere letterarie che ebbero come tema le tragiche vicende della vita e del regno di P. cfr. l'Antología de poetas líricos castellanos, Madrid 1890 segg. e il Tratado de los romances viejos di M. Menéndez y Pelayo.