PIETRO Lombardo

Enciclopedia Italiana (1935)

PIETRO Lombardo

Francesco Pelster

Nacque a Novara o nei dintorni, ai principî del sec. XII. La simbolica leggenda medievale fece nascere dalla stessa madre gli autori dei tre più famosi testi teologici, Graziano, Pietro Lombardo e Pietro Comestore, e ricamò ancor più su questo tema. È probabile che P. L. ricevesse la sua prima formazione teologica a Bologna, ad ogni modo egli ebbe perfetta conoscenza del Decreto di Graziano fino dalla sua pubblicazione. Dopo il 1136, forse passato di poco il 1139, egli con una commendatizia di S. Bernardo si recò a Reims e poi a Parigi, dove fino alla sua elevazione alla sede vescovile di questa città (1159) insegnò teologia. Almeno una volta in questo periodo, tra il 1145 e il 1153, si recò alla corte pontificia, dove venne a conoscenza della traduzione del De fide orthodoxa di Giovanni Damasceno, compiuta da Burgundio da Pisa per incarico di Eugenio III. Quasi certamente nel 1147 fu del numero di quei teologi che nel sinodo parigino presero posizione contro Gilberto Porretano.

Dopo un breve episcopato (1159-1160) morì il 21 o 22 luglio del 1160 (non del 1164). Il suo epitaffio si conservò nella chiesa di Saint Marcel fino alla rivoluzione francese. Dante lo nomina in Paradiso, X, 106-108.

Opere: Lo scritto principale i Libri Sententiarum, il testo teologico più diffuso nel Medioevo e che fruttò all'autore una celebrità mondiale e dopo esso i varî commenti alla Scrittura. Nelle Glossae super Psalmos, che sono probabilmente la sua prima opera, Pietro, secondo l'uso dei suoi tempi, illustra il testo versetto per versetto dietro la guida dei Padri. Nelle diffuse Glossae super epistolas S. Pauli, dette anche glossatura maior, alla spiegazione dei singoli versetti si collegano spesso questioni teologiche risultanti dal testo; con tale lavoro P. è un precursore dell'interpretazione biblica del sec. XIII. Queste glosse a S. Paolo non sono posteriori al 1141: possono tuttavia contenere aggiunte.

Con i Libri Sententiarum, scritti verso il 1150, P. entra fra i fondatori della teologia sistematica. Egli fu uno dei primi a racchiudere in un'opera organica l'intero materiale dogmatico. Il lib. I tratta di Dio Uno-Trino, giacché le dottrine dell'unità e trinità non erano ancora trattate separatamente come si usò fare poco dopo. Il lib. II contiene la dottrina degli angeli e della loro caduta, della creazione corporea, dell'uomo nello stato primitivo e del suo peccato; segue quindi la dottrina del peccato in genere. Il lib. III tratta del ritorno dell'uomo a Dio per mezzo del Figlio di Dio fatto uomo, e di una vita guidata dalla grazia e dalla legge divina. Il lib. IV si occupa dei sacramenti e dei novissimi.

Pietro, pur senza avere la profondità speculativa di un Anselmo o di un Ugo di S. Vittore né l'acutezza dialettica di un Abelardo, ottenne tuttavia un successo incomparabile. Dal principio del sec. XIII fino al XVI, e in parte al XVII, le sue Sentenze furono la base comune all'insegnamento teologico. A questo successo contribuirono circostanze varie: le abbondanti citazioni dai Padri, specialmente da Agostino, creavano una solida base positiva; la conoscenza degli autori contemporanei offriva uno sguardo dei più discussi problemi; Pietro inoltre fu uno dei primi a utilizzare ampiamente il Decreto di Graziano e il De fide orthodoxa nella nuova traduzione (v. sopra), come pure si mostrò padrone degli scritti di Abelardo e di Ugo di S. Vittore. Tuttavia, contrariamente a quanto di solito si crede, la Summa Sententiarum pare che non fosse una fonte di Pietro, bensì dipenda da lui; molti altri autori rimangono poi nascosti sotto la citazione di Quidam. Oltre a ciò corrispose ai bisogni del tempo l'uso moderato della dialettica abelardiana, a cui fu conservato ugual peso mediante il rilievo dato alla auctoritas. Infine la stretta ortodossia valse all'opera la fiducia dei circoli ecclesiastici dirigenti. Pietro ottenne anche una singolarissima distinzione dal concilio Lateranense IV (1215), là dove inizia una solenne confessione di fede con le parole: "Nos autem, sacro approbante concilio, credimus et confitemur cum Petro Lombardo". Alcune opinioni di Pietro, abbandonate più tardi dalla teologia, si trovano qua e là riunite insieme nei manoscritti e stampe dei suoi commentarî diversi (anche nell'edizione di Quaracchi). Particolare ostilità, nei primi decennî dopo la morte di Pietro, trovò la sua dottrina del cosiddetto "nihilianismo", secondo cui l'umanità di Cristo sarebbe stata unita alla persona di Cristo non essenzialmente, ma solo accidentalmente; del resto Pietro non aveva proposto questa opinione come dottrina certa. Soltanto nei secoli XVI-XVII le Sentenze cedettero il posto come testo scolastico alla Summa di S. Tommaso.

Ediz.: Glossae in Psalmos (per le ediz. incunaboli cfr. Hain, Repertor., n. 10.202-03) in Patrol. Lat., CXCI, coll. 55-1296; Glossae in epist. Pauli (Hain, Repert., 10.204), Patrol. Lat., CXCI, coll. 1297-1696; CXCII, coll. 9-520; Libri Sententiarum (Hain, Rep., 10.183-10.200), Patrol. Lat., CXCII, coll. 519-962; una edizione migliorata è aggiunta al commento di S. Bonaventura (Quaracchi), e un'altra nuova sulla base di parecchi manoseritti è Petri Lombardi Libri IV Sententiarum, Quaracchi 1916.

Bibl.: J. de Ghellinck, Le mouvement théologique du XIIe siècle, Parigi 1914, pp. 75-255; id., La carrière de Pierre L. Quelques précisions chronologiques, in Rev. hist. ecclés., XXVII (1931), pp. 792-830, e nuovamente La carrière de P. L. Nouvelle précision chron., ibid., XXX (1934), pp. 95-100, che costituiscono il miglior quadro critico della cronologia; id., Les Opera dubia vel spuria attribués à P. L., ibid., XXVIII (1932), pp. 829-845; da consultarsi anche Petri L. Libri IV Sent., Quaracchi 1916, prolegomena, V-LXXX; A. Landgraf, Notes de critique textuelle sur les Sentences de P. L., in Rech. de théol. anc. et méd., II (1930), pp. 80-99; F. Pelster, Der Brief Eugens III. an Bisch. Heinrich von Beauvais und die Datierung der Libri IV Sent., in Gregorianum, XV (1934), Riguardo alla dottrina: O. Baltzer, Die Sent. des Petrus L., Lipsia 1902; J. N. Espenberger, Die Philosphie des Petrus L. und ihre Stellung im zwölften Jahrhund., Münster; J. Schupp, Die Gnadenlehre des Petrus L., Friburgo 1932, con ulteriore bibliografia.

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