MARGANI, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 70 (2008)

MARGANI, Pietro

Anna Modigliani

– Nacque a Roma intorno al 1410 da Paolo, appartenente a una famiglia della minore aristocrazia romana, impegnata nello sfruttamento dei casali nella Campagna romana, per l’agricoltura e l’allevamento del bestiame, e anche nell’esercizio di attività mercantili e imprenditoriali.

Attestati a partire dagli anni Settanta del XIII secolo, quando Giovanni acquistò il castello di Montelibretti nel 1272, i Margani risiedevano a Roma nel rione Campitelli e nella contrada del Mercato almeno dal 1305, quando Giovanni di Giovanni vi acquistò una casa colonnata con un portico, forse da identificare con la torre dei Margani situata nell’attuale piazza Margana che, nonostante un discutibile restauro, mostra ancora le tracce di un portico e una colonna con capitello ionico.

Segno del prestigio sociale ormai raggiunto, il M. ricevette – racconta il cronista Paolo Petrone – da Eugenio IV nel 1445, insieme con molti altri cittadini romani, uno dei «molti e belli vestimenti […] tutti de seta et 13 de panno de lana de pavonazzo». Come consueto tra i membri dell’aristocrazia municipale ricoprì diverse cariche del Comune, tra le quali quella di conservatore nell’ottobre-dicembre 1449. Appaltatore della gabella insieme con Evangelista Maddaleni nel 1474, il M. è attestato come doganiere di Ripa e Ripetta nel 1475.

Come risulta da un atto del 3 nov. 1464 (Arch. di Stato di Roma, Collegio dei notai capitolini, 1081, c. 279) il M. sposò, probabilmente verso la fine degli anni Trenta, Ceccolella di Ludovico Capizucchi, morta tra il 1481 e il 1482 e sepolta in S. Maria in Aracoeli. Da Ceccolella il M. ebbe diversi figli, tra i quali si ha notizia di Stefano, Lucrezia (che sposò Ludovico di Giacomo Mattei, morta nel 1460 o 1461 e sepolta in S. Maria in Aracoeli) e Girolama (che sposò Filippo Della Valle). La sorella di Ceccolella, Paolina, sposò Giuliano Porcari, padre di Francesco, con il quale il M. e suo figlio Stefano ebbero stretti rapporti e condivisero scelte di parte nell’assetto politico cittadino. Durante il pontificato di Paolo II, quando Francesco Porcari per ragioni a noi ignote fu imprigionato nelle carceri papali, il M. si incaricò per conto della madre del pagamento di 200 fiorini per le sue necessità nel periodo della cattività.

Le attività economiche e imprenditoriali del M. si esplicarono in molti rami della vita cittadina. È noto il suo coinvolgimento nell’attività edilizia promossa da Niccolò V e riguardante il restauro di ponte S. Angelo e l’edificazione di due cappelle di marmo, l’una dedicata agli Innocenti e l’altra alla Maddalena, che il papa fece costruire all’imbocco del ponte in memoria del grave incidente accaduto durante il giubileo del 1450 quando, per l’imbizzarrirsi di una mula tra la gente accalcata in quello che era il principale collegamento tra la città e S. Pietro, morirono oltre 200 persone.

Nel marzo del 1451 fu concluso un accordo tra Nello di Bartolomeo da Bologna, in rappresentanza del papa, e i «maestri di marmo» Mariano di Tuccio da Sezze, suo figlio Paolo e Pietro da Castiglione, in base al quale fu stabilito il prezzo totale per la costruzione delle due cappelle: 1000 ducati, di cui un anticipo di 200 veniva pagato al M., garante dei tre maestri. Il 3 apr. 1455, pochi giorni dopo la morte del papa, egli ricevette un pagamento di 120 fiorini d’oro dal tesoriere della Camera apostolica per la fabbrica delle cappelle, forse a saldo dei lavori dei marmorari.

Il coinvolgimento del M. nell’attività edilizia voluta dai pontefici proseguì fino agli ultimi anni della sua vita. Ai tempi di Sisto IV, nel dicembre 1474, egli ricevette infatti dalla Camera apostolica 100 fiorini per lavori, forse di pavimentazione, alla strada che collegava Castel Sant’Angelo a S. Pietro. Il suo ruolo in questa vicenda come in altre analoghe fu evidentemente di tipo imprenditoriale e finanziario (analogo a quello degli altri che ricevevano pagamenti per lo stesso motivo, come i Pazzi e i Medici) e non di natura tecnica. Ancora il 12 sett. 1479 egli ricevette insieme con Francesco Porcari, sempre dalla Camera apostolica, 100 fiorini per la fabbrica di alcuni pilastri di sostegno per una catena realizzata nell’alveo del Tevere, a Ostia.

Per quanto riguarda il patrimonio del M., le fonti notarili e diplomatiche attestano il possesso di diverse terre e casali nella Campagna romana, che gli consentirono di svolgere una intensa attività nel campo dell’allevamento, fonte di cospicui redditi (cfr. Tomassetti). Ne è testimonianza – tra l’altro – il pagamento da lui fatto alla Camera Urbis della gabella del bestiame nel 1464 per la vendita di porci, buoi, pecore e altri animali a vari macellai romani, per un valore di 2205 ducati. Il 22 giugno 1463 il M. aveva inoltre acquistato da Odoardo Colonna la quarta parte del territorio di Marino, quella cioè «in qua includitur “la castelluzza de Marini”» (ibid., VI, p. 260). Nel 1471 è attestato un suo fondaco per la vendita di panni in piazza Giudea, un’attività che costituiva – accanto alla bovatteria – una delle fonti di reddito più cospicue per il ceto medio romano. È anche testimoniata la sua attività di prestito di denaro: nel 1468, per esempio, egli ricevette dalla vedova di Valeriano Muti il saldo per un prestito di 1500 ducati; nel 1471 prestò al banco Spannocchi 450 fiorini romani e nel 1473 alla Camera apostolica la notevole somma di 2000 fiorini – che gli fu restituita due anni più tardi – per le spese di accoglienza a Roma di Eleonora d’Aragona, figlia di Ferdinando I re di Napoli. Nel 1479 diede in prestito per sei mesi a Pier Francesco di Francesco Savelli 336 ducati di carlini.

Il M. prese parte attiva nella prestigiosa Confraternita romana del Salvatore ad Sancta Sanctorum; il Liber anniversariorum della Società registra il suo nome tra i laici della Confraternita, di cui fu spesso guardiano.

Con tale incarico compare infatti nel 1449-50 insieme con Iacobus Lelli, nel 1459-60 con Iohannes Iacobelli dello Cieco, nel 1469-70 con Girolamo di Lorenzo Altieri, nel 1475-76 con Pietro Mellini, nel 1479-80 con Bernardo Ricci. Il 2 apr. 1474, insieme con altri «nobiles et egregii viri» della Confraternita, partecipò alla riforma di alcuni capitoli degli statuti della Società. Durante l’ultimo guardianato il M. espresse l’intenzione di essere sepolto nella chiesa di S. Maria in Aracoeli e pagò alla Società il consueto contributo di 50 fiorini per la remissione dei propri peccati in vita e per la celebrazione dell’anniversario della sua morte.

Nella chiesa di S. Maria in Aracoeli il M. aveva una cappella, dedicata a S. Ludovico (la sesta cappella a destra), esistente almeno nel 1474, come testimonia un atto del notaio Augustinus de Martinis del 17 aprile, stipulato «Rome in ecclesia Sancte Marie de Araceli in capella Petri de Marganis sita in dicta ecclesia» (Arch. di Stato di Roma, Collegio dei notai capitolini, 1083, cc. 124 s.). Spesso il M. compare come testimone negli atti del notaio de Martinis e in diverse occasioni egli agisce come procurator e negotiator dei frati e del convento di S. Maria in Aracoeli. Nel 1477 acquistò alcuni beni del cardinal Bessarione, commendatario della basilica dei Ss. Apostoli, per la somma di 1600 ducati, che vennero investiti dai frati dei Ss. Apostoli per lavori alla chiesa e al convento.

Il M. e la sua famiglia furono direttamente coinvolti nelle lotte tra le fazioni cittadine che continuavano ad agitare Roma ancora nella seconda metà del XV secolo, determinando una profonda spaccatura tra i sostenitori dei Colonna e quelli degli Orsini. I Margani, alleati dei Della Valle e dei Colonna, ebbero come principali nemici i Crescenzi, residenti nei pressi di piazza della Rotonda, che trovavano invece appoggio nell’alleanza con i Santacroce e con gli Orsini. Lo stesso M., ormai settantenne, cadde vittima di queste violenze che coinvolsero le grandi famiglie baronali e le loro clientele: il 15 sett. 1480 infatti fu ucciso dal pugnale di Prospero Santacroce, che rientrava clandestinamente dall’esilio.

Iacopo Gherardi da Volterra racconta che Santacroce avrebbe in realtà voluto colpire il capo della fazione avversaria, Francesco di Lelio Della Valle, il quale aveva ucciso Francesco Santacroce, ma poiché Della Valle, consapevole del pericolo, se ne stava prudentemente nascosto, Prospero decise di uccidere il M., suocero di Della Valle e legato ai Colonna, come dimostra – tra l’altro – il fatto che nel 1471, alla morte di Sveva madre del principe Antonio Colonna prefetto di Roma, questi aveva pagato il contributo di 40 ducati d’oro per l’anima della defunta alla Confraternita del Salvatore per mano dello stesso Margani.

Le violenze tra i Margani e i Santacroce con i rispettivi alleati non cessarono con la pace stipulata da Stefano, figlio del M., e Prospero Santacroce il 18 nov. 1480 di fronte al notaio Nardus de Pacificis, come ricordato dallo Iacovacci. Un più solenne patto di pacificazione tra Stefano di Francesco Crescenzi e Stefano di Pietro Margani ebbe luogo, per diretta volontà di Sisto IV, il 14 genn. 1481 nella camera paramentorum della casa del cardinale Guglielmo d’Estouteville, camerlengo del papa. Di questa pace si trova testimonianza nei protocolli del notaio Camillo Benimbene. Erano presenti, in qualità di commissari apostolici «ad sedandas et componendas brigas et inimicitias Urbis et civium specialiter deputati» (cc. 271-275), diversi cardinali e uomini di Curia: lo stesso Estouteville, Rodrigo Borgia, Stefano Nardini, Giovanni Arcimboldi, Giovanni Battista Cibo, Francesco Todeschini Piccolomini, Giovanni Colonna e Bartolomeo Marasca. La sentenza espressa dai commissari di fronte ai procuratori delle due parti imponeva a Stefano Margani la promessa di non offendere Stefano Crescenzi né i suoi figli, e a Stefano Crescenzi di non offendere alcuno dei Margani. Ma, due anni più tardi, il figlio del M. pagò un sicario per uccidere l’assassino di suo padre; fallita l’iniziativa, nel 1485 Paolo di Stefano Margani, camuffato da villico, uccise Bartolomeo Santacroce, genero del Crescenzi. Nello stesso anno Valeriano Santacroce, figlio di Prospero, assalì con un pugnale avvelenato Paolo Della Valle.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Collegio dei notai capitolini, Notaio Augustinus de Martinis, 1081, c. 279v; 1082, cc. 111v, 187v, 357v-358r; 1083, cc. 124r-125r; Notaio Camillo Benimbene, 175, cc. 262r-266r, 271r-275r; Notaio Filippus Antonatii, 124, c. 60r; Ospedale del Ss. Salvatore ad Sancta Sanctorum, reg. 1006: Liber anniversariorum, cc. 16r-17r, 89r, 98v, 99v, 115v, 122r, 130v, 138r, 139r, 142r; Arch. segr. Vaticano, Camera apostolica, Introitus et exitus, 429, c. 67v; Biblioteca apostolica Vaticana, Ottob. lat., 2551/ I: D. Iacovacci, Repertorio di famiglie, cc. 419-437; Il diario romano di Gaspare Pontani…, a cura di D. Toni, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., III, 2, pp. 5, 47, 50; Il Diario romano di Iacopo Gherardi…, a cura di E. Carusi, ibid., XXIII, 3, pp. 26, 44; La mesticanza di Paolo di Lello Petrone, a cura di F. Isoldi, ibid., XXIV, 2, p. 54; Necrologi e libri affini della provincia romana, a cura di P. Egidi, I, in Fonti per la storia d’Italia [Medio Evo], XLIV, Roma 1908 pp. 421, 432, 458, 481; B. Millino, Dell’oratorio di S. Lorenzo in Laterano hoggi detto Sancta Sanctorum, Roma 1666, pp. 197-200; P. Adinolfi, Laterano e via Maggiore. Saggio della topografia di Roma nell’età di mezzo, Roma 1857, p. 154; E. Müntz, Les arts à la cour des papes pendant le XVe et le XVIe siècle, III, Sixte IV - Léon X (1471-1521), Paris 1882, pp. 194, 226; Il registro degli officiali del Comune di Roma esemplato dallo scribasenato Marco Guidi, a cura di O. Tommasini, in Atti della R. Acc. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze morali, storiche e filologiche, s. 4, III (1887), pp. 169-222, 214; F. Santilli, La basilica dei Ss. Apostoli, Roma 1925, p. 21; C. Cecchelli, I Margani, i Capocci, i Sanguigni, i Mellini, Roma 1946, pp. 13 s.; A.M. Corbo, L’attività di Paolo di Mariano a Roma, in Commentari, XVII (1966), p. 206; G. Tomassetti, La Campagna romana antica, medioevale e moderna, a cura di L. Chiumenti - F. Bilancia, I-VI, Firenze 1975-79, ad indices; E. Lee, Sixtus IV and men of letters, Roma 1978, pp. 35, 162 s.; L. Palermo, Il porto di Roma nel XIV e XV secolo. Strutture socio-economiche e statuti, Roma 1979, pp. 221, 338; C. Burroughs, Below the angel: an urbanistic project in the Rome of pope Nicholas V, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, XLV (1982), p. 98 n. 21; Un libro di multe per la pulizia delle strade sotto Paolo II (21 luglio - 12 ott. 1467), in Arch. della Soc. romana di storia patria, CVII (1984), pp. 82, 159; F. Gregorovius, Storia di Roma nel Medioevo, V, a cura di V. Calvani - P. Micchia, Roma 1988, p. 147; A.M. Corbo, Fonti per la storia sociale romana al tempo di Nicolò V e Callisto III, Roma 1990, pp. 42, 98, 117; C. Burroughs, From signs to design. Environmental process and reform in early Renaissance Rome, Cambridge, MA-London 1990, pp. 118, 147, 152; A. Modigliani, I Porcari. Storie di una famiglia romana tra Medioevo e Rinascimento, Roma 1994, p. 88; P.L. Tucci, Laurentius Manlius. La riscoperta dell’antica Roma. La nuova Roma di Sisto IV, Roma 2001, pp. 61, 65, 109, 218.

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