MASCAGNI, Pietro

Enciclopedia Italiana (1934)

MASCAGNI, Pietro


Compositore, nato a Livorno il 7 dicembre 1863. Iniziati gli studî musicali nella locale Schola cantorum, col maestro E. Bianchi, li continuò, sempre a Livorno, col maestro Biagini per il pianoforte e poi a quell'istituto L. Cherubini con il maestro A. Soffredini per l'armonia e il contrappunto. Compose in principio alcune liriche vocali, pezzi sacri, due Sinfonie, l'idillio In filanda, eseguito al Casino di S. Marco il 9 febbraio 1881 e la cantata Alla gioia (1882), sull'ode di Schiller. Quantunque contrastato dal padre, mercé l'aiuto dello zio paterno Stefano e poi del concittadino conte Florestano de Larderel poté nel 1882 proseguire gli studî di composizione al conservatorio di Milano, ove ebbe a maestri M. Saladino e A. Ponchielli e a compagno G. Puccini. Durante l'alunnato al conservatorio milanese cominciò a musicare alcune scene del Guglielmo Ratcliff di H. Heine, nella versione di A. Maffei, e scrisse inoltre Pinotta, melodramma in due atti, rifacimento dell'idillio In filanda, rappresentata solo nel 1932 al Teatro del Casino di San Remo.

Abbandonò dopo due anni il conservatorio, per divenire sostituto direttore d'orchestra, nella compagnia di operette Forlì, che a Cremona gli aveva eseguito, con buon successo, una sua canzone, Il re a Napoli. Passò poi come maestro nella compagnia Maresca e, dopo una peregrinazione in diverse città d'Italia, si stabilì a Cerignola, in Puglia. Qui riprese a lavorare attorno al Guglielmo Ratcliff, compose una Messa e, finalmente, bandito il concorso per un melodramma in un atto dall'editore Sonzogno, vi partecipò con Cavalleria rusticana, riduzione di G. Targioni-Tozzetti e G. Menasci dal dramma di G. Verga. Premiata e rappresentata al Teatro Costanzi di Roma, la sera del 17 maggio 1890, con un memorabile trionfo ch'ebbe il significato di una rivelazione, l'opera conquistò rapidamente i teatri italiani e stranieri, segnando l'inizio della fortuna del M. La grande efficacia teatrale; l'irrompente e robusta melodicità, espressiva di stati d'animo umanamente sentiti e vissuti; l'organicità serrata di tutta la composizione drammatica, segnata di un'impronta prepotentemente personale, mostrarono nella Cavalleria un capolavoro. E invero essa, secondo alcuni critici, è l'espressione di un momento in cui il mondo spirituale del M. raggiungeva la sua più forte unità.

Abbandonate, fin dall'opera immediatamente successiva, le forme propriamente chiuse, secondo il sistema del melodramma ottocentesco, per la melodia continua e più libera, il M. non cessa tuttavia di essere il discendente diretto dei maestri italiani della vecchia scuola, quantunque profondamente diversa da questi appaia la sua personalità. La sua melodia, infatti, anche quando passa dalla voce dei cantanti nell'orchestra, assai ricca e varia di impasti timbrici, Che spesso assume importante funzione drammatica, è rimasta la vecchia e sana melodia del teatro italiano ottocentesco.

Sorta nel periodo in cui ebbero fortuna gl'ideali cosiddetti veristi, l'opera mascagnana sembrò farsene interprete fedele nel campo del melodramma. Ma successivamente, già con L'amico Fritz, essa muta direzione, di volta in volta trasformandosi quanto all'indirizzo estetico. La potente coerenza stilistica dell'arte mascagnana è intanto assicurata da elementi puramente musicali che vi ricorrono costanti con maggiore o minore vivacità e immediatezza, come per es., la maniera tutta propria di sciogliere l'idea melodica: maniera calda e sensuale, permeata di una vibrante passionalità, tutta abbandoni ondeggianti e furori improvvisi, obbediente a un'ispirazione quasi estemporanea, ma vivacemente sentita ed espressa; maniera che è fondamento dello stile mascagnano, che si ritrova riassunta nei famosi preludî e intermezzi delle opere e in altre pagine strumentali e che ha contribuito enormemente alla popolarità del maestro.

Dopo il realismo di Cavalleria, M. si rivolse al genere comico-sentimentale musicando la commedia lirica di P. Suardon (da Erkmann-Chatrian), L'amico Fritz, che, rappresentata al Teatro Costanzi di Roma il 31 ottobre 1891 con ottimo successo, parve, musicalmente, la felice continuazione dell'opera precedente. Seguono: I Rantzau, su libretto di G. Targioni-Tozzetti e G. Menasci (Firenze 1892), la meno significativa delle opere di M.; Guglielmo Ratcliff, quattro atti di H. Heine nella riduzione di A. Maffei (Milano 1895), orientata verso il romanticismo; Silvano, dramma marinaresco in due atti di G. Targioni-Tozzetti (Milano 1895), crudamente verista, a cui fa contrasto l'idillico Zanetto, riduzione di G. Targioni-Tozzetti e G. Menasci da Le passant di F. Coppée (Pesaro 1896); Iris, tre atti di L. Illica (Roma 1898), ove la fervida inventiva, attraverso una più elaborata ricerca d'espressione e di accentuata modernità, raggiunge altezze raramente conseguite nelle altre opere, senza perdere nulla della sua freschezza e spontaneità; Le maschere, commedia lirica e giocosa in un prologo e tre atti di L. Illica, rappresentata contemporaneamente la sera del 17 gennaio 1901 in sette teatri (Roma, Napoli, Milano, Torino, Genova, Venezia e Verona) e accolta, tranne che a Roma, non senza contrasti. Notevole di quest'opera, fra l'altro, la Sinfonia, che vuol riprendere lo stile delle sinfonie rossiniane, pur restando, nei temi e nei contrappunti, felicemente aderente alla musicalità del suo autore: è una delle pagine strumentali più squisite di M.; Amica, dramma lirico in due atti di P. Bérel, versione ritmica di G. Targioni-Tozzetti (Montecarlo 1905) pomposa e alquanto retorica; Isabeau, tre atti di L. Illica (Buenos Aires 1911; Venezia e Milano 1912); Parisina, tragedia di G. D'Annunzio (Milano 1913), l'opera mascagnana più complessa e più lontana dal melodramma tradizionale; Lodoletta, tre atti di G. Forzano (Roma 1917), manifesto ritorno alla sentimentalità de L'amico Fritz; , operetta in tre atti su libretto di C. Lombardo e A. Franci (Roma 1919); Il Piccolo Marat, tre atti di G. Forzano e G. Targioni-Tozzetti (Roma 1921), di carattere eroico e passionale, ove ha larga parte un declamato aderente efficacemente alla parola; Nerone (da Pietro Cossa), non ancora rappresentato.

M. è inoltre autore di una cantata per voce di soprano e orchestra, A Giacomo Leopardi, composta in occasione delle feste per il primo centenario della nascita del poeta ed eseguita il 29 giugno 1898 in Recanati; degl'intermezzi sinfonici per il dramma di Hall Caine, The Eternal City (Londra 1902); di una Messa di requiem (1906); di una Danza esotica, di una Rapsodia satanica (Roma 1915) poema sinfonico di commento a un film; dell'impressione sinfonica Guardando la S. Teresa del Bernini (Roma 1923).

Scrittore arguto e piacevole, polemista e conferenziere vivace, M. ha pubblicato articoli in giornali e riviste. Nel 1895 fu invitato dal comune di Pesaro ad assumere in quel Liceo musicale G. Rossini la direzione e la cattedra di composizione, ufficio che ricoprì fino al 1902. Come direttore d'orchestra, specialmente delle sue opere, il M. è noto in Italia e all'estero. Nel 1929, fu chiamato a far parte della Reale Accademia d'Italia, di cui è uno dei vicepresidenti.

Bibl.: I. Negroni, P. M., Livorno 1890; P. Mascagni, Autobiografia, ediz. Brehmer, 1893; L. Torchi, G. Ratcliff di P. M., in Rivista musicale italiana, II (1895); G. Monaldi, P. M., l'uomo e l'artista, Roma 1898; E. Checchi, P. M. e la nuova opera "Iris", in Nuova Antologia, XX (1898); P. Levi, M., l'"Iris" e il simbolismo, in Riv. politico-letteraria, XII (1898); N. Tabarelli, La questione M. Liceo di Pesaro, Torino 1902; G. Bastianelli, P. M., Napoli 1910; E. Pompei, P. M. nella vita e nell'arte, Roma 1912; G. Orsini, "Cavalleria", "Maschere", "Amica", Milano 1912; id., Di P. M. Cronologia artistica, Milano 1912; T. Montefiore, "Parisina" di G. D'Annunzio e P. M., in Armonia, Roma 1914; G. Cogo, La verità su P. M., Vicenza s.a.; id., Da "Cavalleria" a "Parisina", Milano 1914; G. Orsini, "Parisina", Firenze 1918; G. Scuderi,"Iris". Guida attraverso il dramma e la musica, Milano 1923; G. Orsini, Vangelo di un mascagnano, Milano 1926; G. Monaldi, P. M., Roma 1928; T. Mantovani, "Iris" di P. M., Roma 1929. V. anche la voce italia (XIX, p. 1014 segg.).

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