TOSELLI, Pietro Natale

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 96 (2019)

TOSELLI, Pietro Natale

Emanuele Ertola

– Nacque a Peveragno, in provincia di Cuneo, il 22 dicembre 1856 da Giovanni e da Teresa Botasso.

Piuttosto piccolo di statura, ma di corporatura robusta e di indole riflessiva, dopo il liceo, dal 1° ottobre 1874, Toselli frequentò la Scuola militare di Modena, quindi l’anno seguente l’Accademia militare di Torino, da cui uscì nel 1878 con il grado di sottotenente nel 12° reggimento artiglieria. Militare di carriera, venne promosso tenente nel 1880; dopo aver frequentato, nel 1886, la Scuola di guerra, entrò l’anno successivo nel corpo di stato maggiore con il grado di capitano. Fu assegnato alla divisione Milano e, già l’anno seguente, inviato in Africa, sembra dietro sua richiesta.

Ciò non stupisce, se si considera come in quegli anni l’Africa fosse entrata con forza nel dibattito pubblico e nell’immaginario italiani, e come per un ufficiale della sua generazione, troppo giovane per aver vissuto il Risorgimento, la conquista coloniale fosse la migliore se non l’unica occasione per cimentarsi in un campo di battaglia.

Partì per l’Eritrea l’8 novembre 1888, mentre rimpatriavano gli uomini della spedizione comandata dal generale Alessandro Asinari di San Marzano, inviati a riconquistare i terreni perduti dopo la cocente sconfitta di Dogali nel gennaio del 1887.

L’Italia stava cercando, tra incertezze e approssimazione, di avviare un’espansione coloniale al di là della città portuale di Massaua, occupando i territori dell’interno anche a spese dell’Impero d’Etiopia. Il generale Antonio Baldissera, assertore di una politica coloniale aggressiva, procedette tra il giugno e l’agosto del 1889 all’occupazione di Cheren e di Asmara. A quelle operazioni partecipò Toselli, al comando di un plotone esploratori composto da cavalleria eritrea – di lì a poco mutato in squadrone, come previsto dal r.d. 30 giugno 1889 n. 6215, sempre al comando dello stesso Toselli – in seguito decorato con la croce di cavaliere della Corona d’Italia «per le speciali benemerenze e per gli eccezionali e segnalati servizi resi nel disimpegno delle attribuzioni affidatigli durante l’occupazione di Asmara» (r.d. 23 settembre 1889). La Colonia Eritrea nacque ufficialmente il 1° gennaio 1890.

In quel periodo Toselli non si limitò a disimpegnare i compiti strettamente inerenti al suo ruolo militare. Giovane ufficiale colto e assai intelligente, appassionato di politica coloniale e convinto del futuro ruolo dell’Italia in Eritrea, seguì con attenzione particolare le complesse questioni diplomatiche inerenti al rapporto da stabilire con il confinante Impero d’Etiopia, e la possibilità di fare dei possedimenti italiani una colonia di insediamento verso cui indirizzare gli emigranti italiani. Su questo tema, nell’aprile del 1889 fece pubblicare un pamphlet di 32 pagine intitolato Africa, firmato con lo pseudonimo Un italiano di Cuneo, che venne attribuito al generale Tancredi Saletta ma che secondo Romain H. Rainero (1996) è invece relativo a Toselli «con ragionevole sicurezza» (p. 20). Contestualmente iniziò a progettare un villaggio agricolo sull’altopiano appena occupato, in cui sistemare confortevolmente gli uomini dello squadrone esploratori sotto il suo comando e le loro famiglie, che battezzò Nuova Peveragno (nome ufficializzato con decreto del governatore il 15 novembre 1899).

La figura di Toselli, in seguito cristallizzata nel mito guerriero del martire che sacrificò se stesso per la patria, emerge dai suoi scritti al di là degli aspetti prettamente marziali. Le lettere indirizzate al fratello Enrico testimoniano la passione con cui lavorò alla creazione dell’insediamento: «La Nuova Peveragno mi ha sedotto ed ora voglio lasciarla con case, scuole, chiese, cimitero: il tutto poi sulla base del socialismo (un socialismo reggimentato) nel lavoro e nel godimento» (lettera del 29 novembre 1889, cit. in Rainero, 1996, p. 40).

Il 28 settembre 1890 Toselli fu rimpatriato e trasferito alla Segreteria generale del ministero della Guerra (presso l’Ufficio Africa, creato nel 1887); tornò brevemente in Eritrea (15 ottobre-24 dicembre 1891) per deporre al tribunale militare speciale di Massaua nel processo seguito allo scandalo Livraghi; quindi dal giugno 1893 fu comandato al ministero degli Affari esteri, Direzione degli Affari coloniali. Vi rimase circa un anno, fino al febbraio del 1894, quando venne di nuovo comandato alla Segreteria generale del ministero della Guerra. Nello svolgimento delle attività ministeriali si guadagnò la croce di cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro «in considerazione di speciali benemerenze» (r.d. 15 gennaio 1893).

Durante quel periodo trascorso in Italia pubblicò il suo secondo scritto, intitolato Pro Africa Italica, anche questo pubblicato in forma anonima, utilizzando lo pseudonimo Un Eritreo, attribuito a Toselli con sicurezza già nel 1934 da Carlo Zaghi (1934) e definitivamente, oltre «ogni ragionevole dubbio» da Rainero (1996, p. 24), che ne rinvenne le bozze.

Pubblicato nel 1891, nel pieno del dibattito sulla stampa e in Parlamento circa le prospettive del colonialismo italiano, in questo opuscolo Toselli suggerì una relazione amichevole con il negus Menelik, evitando al contempo di instaurare un rapporto esclusivo con lo Scioa bensì tenendo in cordiale considerazione il Tigré – provincia etiopica ai confini con l’Eritrea – e quindi destreggiandosi in una delicata politica su due fronti. Tornò inoltre sul tema della colonizzazione, con due nuovi interventi: un ‘Progetto di questionario in otto punti’, presentato a Francesco Crispi, in cui sintetizzò il suo pensiero circa la necessità di trasformare l’Eritrea in una colonia di popolamento su base agricola, e un opuscolo dal titolo Promemoria, sottoposto il 26 settembre 1893 al sottosegretario agli Esteri. Qui e nel successivo Decalogo Toselli intervenne nella diatriba tra Leopoldo Franchetti, incaricato di studiare le possibilità di una colonizzazione agricola e fautore di un’immediata iniziativa di trasferimento, e il nuovo governatore dell’Eritrea, il generale Oreste Baratieri, assertore di un più graduale processo di indemaniamento, suggerendo di tentare con cautela e moderazione, sull’altopiano, un progetto di colonizzazione basato sulla piccola proprietà individuale, che precedesse un più ampio e sistematico piano di trasferimento di massa di contadini.

Promosso maggiore nel marzo del 1894, il mese successivo fu nuovamente trasferito in Eritrea al comando del 4° battaglione fanteria indigena, mentre aumentava la tensione sia interna all’Eritrea, sia con la vicina Etiopia.

Le rapaci politiche coloniali italiane stavano provocando negli eritrei un’ostilità che sfociò quello stesso anno in aperta rivolta, guidata dal capo Batha Agos, che il 14 dicembre 1894 dichiarò l’insurrezione generale contro l’occupazione italiana. Toselli ricevette immediatamente dal generale Baratieri l’ordine di portarsi da Asmara a Saganeiti al comando di tre compagnie. Quando vi giunse, Batha Agos aveva già lasciato la cittadina e si era diretto verso il presidio italiano di Halai, difeso da circa 250 uomini al comando del capitano Federico Castellazzi, che il 18 dicembre venne circondato da circa 1600 eritrei. Qui Agos commise l’errore di intavolare trattative con gli assediati, dando in questo modo agli uomini di Toselli il tempo di giungere e circondare a loro volta gli assedianti. Gli eritrei tentarono una manovra di accerchiamento che però fallì, e lo stesso Batha Agos perse la vita nella battaglia. Per aver represso la ribellione «dando prova in tutta l’operazione di rara energia, coraggio ed accortezza», Toselli sarebbe stato decorato con la croce di ufficiale dell’Ordine militare di Savoia (r.d. 31 marzo 1895).

Nell’inverno del 1894-95 un corpo di spedizione guidato da Baratieri penetrò nel territorio etiopico arrivando ad Adua, capitale del territorio di ras Mangascià, quindi il 3 gennaio 1895 ritirandosi in Eritrea, verso la quale l’8 gennaio Mangascià mosse con 12.000 uomini. Lo scontro tra italiani ed etiopici avvenne il 13 gennaio nei pressi di Coatit e terminò il 15 verso Senafé, con la sconfitta di Mangascià. I mesi successivi furono segnati dalla mobilitazione generale etiopica, e di converso dalla insufficiente preparazione italiana a un’offensiva ritenuta ottimisticamente improbabile, aggravata dai contrasti tra i generali Baratieri e Giuseppe Arimondi. Durante la campagna autunnale Toselli ebbe un ruolo di primo piano e il 26 ottobre assunse il comando della provincia di Makallè. Da qui, chiese e ottenne da Arimondi di poter avanzare verso il sempre meno lontano esercito di Menelik. A novembre, mentre le avanguardie dell’imperatore stavano per arrivare a contatto con gli italiani, Arimondi inviò Toselli in posizione avanzata nei pressi dell’Amba Alagi al comando di circa 2350 uomini e con quattro cannoni. Da Massaua il generale Baratieri ordinò di concentrarsi su Macallè ma Arimondi, trasmettendo le direttive a Toselli, inviò un messaggio più ambiguo, interpretabile come l’ordine di tenere a ogni costo la posizione ad Amba Alagi, cosa che, una volta giunto a contatto con gli etiopici, Toselli fece. Il 4 dicembre, all’arrivo delle truppe etiopiche, retrocedette arroccandosi sull’Amba Alagi in attesa di rinforzi che non sarebbero mai giunti. Il 7 dicembre 1895, dopo sei ore di battaglia, l’avanguardia di ras Maconnen lo circondò e annientò. Toselli vi trovò la morte e con lui caddero circa 1500 eritrei, diciotto ufficiali e venti tra sottufficiali e soldati italiani.

Secondo le cronache etiopiche, su ordine di ras Maconnen la salma fu cristianamente sepolta il giorno seguente, nei pressi della chiesa di Bet Mariam. Toselli venne insignito della medaglia d’oro al valor militare perché «trovandosi con soli 1800 uomini contro venti o venticinquemila nemici dopo avere alteramente respinto l’intimazione di lasciare il passo al comandante scioano, combattè strenuamente per ben sei ore e coll’eroico sacrifizio della propria vita e di quasi tutto il suo distaccamento, cagionò al nemico perdite enormi, che contribuirono efficacemente a ritardare l’avanzata» (r.d. 26 luglio 1896).

Dopo la morte fu immediatamente protagonista di una celebrazione nazionale, assurgendo nell’arco di poco tempo al rango di eroe, con un posto d’onore nel pantheon dei miti patriottici italiani. Venne citato in innumerevoli articoli di stampa, discorsi pubblici, dibattiti parlamentari, libri, opuscoli, perfino poesie. Una produzione agiografica largamente, se non esclusivamente, incentrata sulla sua morte, per la quale venne paragonato a Orlando, o a un «novello Leonida, dall’animo invitto» (Bersezio, 1899, p. 29). Addirittura la madre venne fatta oggetto di apologia come donna ‘santa’, esempio per il figlio che divenne grazie a lei «modello d’amor fraterno e figliale; modello nel disinteresse; modello nella buona creanza» (La madre del maggiore Pietro Toselli..., 1899, p. 61). La figura di Toselli sarebbe tornata al centro del discorso pubblico negli anni del fascismo, in particolare durante la guerra d’Etiopia, in quanto idealtipo di martire della prima guerra d’Africa, la cui morte doveva essere vendicata e il cui eroismo doveva costituire un modello per i fascisti alla conquista dell’impero di Benito Mussolini.

Esumata il 18 luglio 1897, la salma di Toselli fu, secondo l’agiografia, oggetto di altissimi onori tra gli etiopici: fu quindi trasportata ad Asmara passando per Nuova Peveragno, dove ricevette gli onori della guarnigione italiana schierata; da Massaua fu imbarcata per Genova, dove di nuovo ricevette gli onori da parte delle autorità militari e civili; fu quindi caricata in treno e giunse infine a Peveragno il 27 agosto, dove fu sepolta nella cappella di famiglia. Nel 1899 Toselli venne inoltre raffigurato in un grande gruppo scultoreo in bronzo composto da cinque figure (oltre a lui, un ascaro eritreo che lotta a terra contro un etiopico, un ufficiale italiano che giace morto impugnando sciabola e rivoltella, un soldato in piedi rivolto verso il nemico nell’atto di caricare l’arma) alto sei metri e mezzo da terra, opera del palermitano Ettore Ximenes e collocato di fronte al Municipio di Peveragno.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico del Ministero della Difesa, Direzione generale per il personale militare, V Reparto-10ª Divisione Documentazione Esercito, Stato di Servizio di Toselli Pietro; Archivio di Stato di Torino, Archivio Pietro Toselli (tre contenitori dal 1872 al 1925); a Peveragno il Museo Pietro Toselli raccoglie divise, oggetti e cimeli; tra le fonti coeve circa le operazioni militari che portarono alla battaglia dell’Amba Alagi si vedano in particolare: O. Baratieri, Operazioni per la difesa della colonia Eritrea, dal 15 dicembre 1894 al 20 gennaio 1895, Roma 1895; Id., Memorie d’Africa 1892-1896, Torino 1898; lettere e scritti di Toselli (e di altri ufficiali come Giuseppe Galliano, Vittorio Dabormida, Giuseppe Arimondi) sono citati in Lettere e diari d’Africa 1895-96, a cura di F. Lemmi, Roma 1935.

Delle molte decine di opere agiografiche pubblicate dopo la sua morte esiste una bibliografia, incompleta perché limitata agli anni 1895-99, del principale biografo di Toselli, R.H. Rainero (P. T., un peveragnese nella storia: dalla colonizzazione dell’Eritrea all’Amba Alagi, Cuneo 1996); di quest’ampia produzione si segnalano in particolare, per le informazioni biografiche ivi contenute, L. Bersezio, Biografia del prode Maggiore P. T., pubblicata nell’occasione dell’inaugurazione del grandioso monumento in Peveragno erettogli nel 1899, Cuneo 1899; La madre del maggiore P. T. e aneddoti riguardanti il figlio, Cuneo 1899; F. Santini, Discorso pronunziato inaugurandosi in Roma il monumento al Maggiore P. T., Dicembre 1901, Roma 1902; F.S. Grazioli, L’eroe dell’Amba Alagi, Roma 1926. Si segnalano inoltre i contributi di R.H. Rainero, Pietro Toselli..., cit., 1996; Id., Il memoriale di P. T. presso la biblioteca civica di Peveragno, Milano 2010. Tra le opere generali in cui si possono leggere riferimenti a Pietro Toselli o notizie utili a contestualizzarne la figura, si segnalano: C. Zaghi, Le origini della colonia Eritrea, Bologna 1934, passim; R. Battaglia, La prima guerra d’Africa, Torino 1958, passim; C. Zaghi, L’Italia in Africa. Da Mancini a Crispi, Napoli 1971, passim; A. Del Boca, Gli italiani in Africa orientale, I, Dall’Unità alla marcia su Roma, Roma-Bari 1976, ad ind.; N. Labanca, In marcia verso Adua, Torino 1993, ad ind.; H.G. Marcus, A history of Ethiopia, Berkeley 1994; Adua. Le ragioni di una sconfitta, a cura di A. Del Boca. Roma-Bari 1997, ad ind.; B. Zewde, A history of modern Ethiopia 1855-1991, Oxford 2001, ad ind.; N. Labanca, Oltremare. Storia dell’espansione coloniale italiana, Bologna 2002, ad indicem.

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