OSTINI, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 79 (2013)

OSTINI, Pietro

Carlotta Benedetti

OSTINI, Pietro. – Nacque a Roma il 27 aprile 1775 da una famiglia di «ceto civile» (Moroni, 1847, p. 56), agiata e possidente (Oreglia di S. Stefano, 1861, p. 152). Del padre e della madre non si hanno notizie.

La famiglia romana degli Ostini ottenne la nobiltà ereditaria lucchese e il titolo baronale, trasmissibile ai discendenti, con decreto del 17 gennaio 1834 del duca di Lucca, Carlo Ludovico di Borbone, in favore di Fabrizio Ostini, ciambellano di corte, consigliere di Stato, incaricato d’affari presso le corti di Austria e Prussia e poi ministro degli Affari esteri.

Ostini studiò presso il Seminario romano, conseguì nel 1796 il dottorato in teologia presso il Collegio romano e completò gli studi presso la Pontificia accademia dei nobili ecclesiastici, sempre a Roma. Ordinato prete il 3 marzo 1798, al termine del percorso di studi, cominciò a insegnare storia della Chiesa presso il Collegio romano. Fu promotore di diverse associazioni spirituali e membro della Pia unione sacerdotale di s. Paolo apostolo.

Fu l’artefice della piena conversione dal protestantesimo, la domenica delle Palme del 1813, del pittore e incisore tedesco Johann Friedrich Overbeck, che dopo aver fondato nel 1809 a Vienna l’associazione Lukasband si era trasferito a Roma, dove fu il principale esponente dei pittori Nazareni.

Dopo la restaurazione del governo papale, dal novembre 1814 Ostini fu professore di teologia presso la Pontificia accademia dei nobili ecclesiastici. Nominato esaminatore del clero romano il 13 luglio 1816, entrò a servizio della curia pontificia e divenne prima relatore della Congregazione dell’Indice il 29 gennaio 1817, poi il 30 gennaio 1820 suo consultore. Il 6 maggio 1817 ebbe la nomina (richiesta dal card. Luigi Lambruschini) di consultore della Congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari, il 4 luglio 1818 quella di consultore della Congregazione di Propaganda Fide, il 27 marzo 1819 quella di qualificator della Congregazione dell’Inquisizione romana e universale. Il 9 aprile 1820 fu designato membro dell’Accademia della religione cattolica .

Nel 1823 Pio VII lo nominò vicario apostolico in Cile, ma Ostini rifiutò a causa della scontentezza mostrata dal fratello Giuseppe e dagli altri parenti. Accettò invece la designazione a internunzio in Austria presso la corte imperiale senza dignità episcopale, fattagli da Leone XII il 4 febbraio 1824 a seguito della morte del nunzio Paolo Leardi. L’11 maggio dello stesso anno divenne cameriere segreto soprannumerario.

Uno dei compiti principali di Ostini a Vienna fu mettere in discussione la legislazione ecclesiastica giuseppinistica e poté riferire a Roma della buona disposizione sia dell’imperatore Francesco I sia di Metternich (Squicciarini, 1998, pp. 204-206). Francesco I, non potendo partecipare nel 1825 al giubileo celebrato a Vienna, al quale il papa lo aveva invitato, chiese che l’indulgenza giubilare fosse estesa all’impero anche per il 1826.

Eletto arcivescovo titolare di Tarso il 9 aprile 1827, Ostini fu consacrato il 12 agosto dal cardinale Giacomo Giustiniani, vescovo di Imola.

Nel Diario di Roma per l’anno 1827, n. 65 si legge: «Domenica scorsa, 12 del corrente, nella chiesa di S. Maria della Pace l’Emo e Rmo signor Cardinal Giacomo Giustiniani Vescovo d’Imola, coll’assistenza dei Monsignori Giacomo Sinibaldi Arcivescovo di Damiata e Ignazio Giovanni Cadolini Vescovo di Cervia, consacrò Monsig. Pietro Ostini, già Internunzio della S. Sede presso S. M.I. e R. Apostolica, eletto Arcivescovo di Tarso nel Concistoro segreto dei 9 dello scorso aprile. A tale funzione, nei rispettivi coretti, assisterono l’EE.LL. il signor Conte di Lutzow Ambasciatore straordinario della sullodata Cesarea Maestà Sua e Monsignor Francesco Correa-Vidigal Ministro plenipotenziario di S.M. l’Imperatore del Brasile, oltre parecchi ragguardevoli personaggi. In chiesa poi vi assisterono anche i nobili signori Convittori dell’Accademia Ecclesiastica in benemerenza di essere già stato il novello Arcivescovo loro Maestro in sacra Teologia, unitamente ad altri distinti soggetti del Clero secolare e regolare».

Il 30 gennaio 1827, intanto, era stato nominato nunzio in Svizzera, dove rimase fino al 1829.

Nella lettera del 27 gennaio 1827 del card. Giulio Maria della Somaglia, segretario di Stato, al monsignore sostituto della segreteria dei Brevi (Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Brevi, ap. 4762 f. 440) si legge che Ostini era stato eletto arcivescovo di Filippi, mentre la lettera del 12 febbraio (ibid., f. 448) recita: «si partecipa a mgr sostituto della segreteria de’ brevi che dopo di essere stato assegnato a mgr Ostini nominato nunzio apostolico presso la Confederazione elvetica il titolo arcivescovile di Filippi, ad istanza di lui medesimo gli è stato questo commutato con quello parimenti arcivescovile di Tarso».

In quel periodo la S. Sede procedeva alla riorganizzazione delle diocesi svizzere, cui seguì una serie di problemi legati all’intervento delle autorità civili nelle nomine vescovili. Nel 1828 vennero, tra le altre cose, ridefiniti i confini della diocesi di Basilea, che inglobò due zone in precedenza appartenenti alla diocesi di Costanza; Ostini firmò le due convenzioni relative il 2 dicembre 1828 e l’11 aprile 1829.

Durante la permanenza in Svizzera, tra giugno e luglio 1828, svolse anche un ruolo decisivo nel ristabilimento della nunziatura nel Granducato di Toscana. Infatti, la S. Sede – che nonostante l’editto del 20 settembre 1788 con cui era stato abolito il Tribunale della nunziatura aveva continuato a inviare nunzi a Firenze fino all’epoca napoleonica – nel 1828, grazie alla buona disposizione del governo toscano, ottenne dal Granduca che fossero ripristinate «le distinzioni, prerogative e facoltà delle quali hanno goduto i Nunzi qui residenti sotto il governo dell’Augusto suo genitore» (nota del ministero degli Esteri del 22 luglio 1828, in De Marchi, 1957, p. 122). Ostini fu inviato in Toscana per assicurare la risoluzione della questione in senso positivo. Il nunzio successivo, mons. Costantino Patrizi, arcivescovo titolare di Filippi, fu nominato nel dicembre dello stesso anno, ma rinunciò il 19 giugno 1829 (ibid.).

Il 17 luglio 1829 Ostini ebbe la nomina di primo nunzio in Brasile. Il 23 febbraio di quell’anno la S. Sede aveva riconosciuto l’Impero del Brasile, divenuto indipendente dal Portogallo nel 1822, ma Leone XII già nel febbraio 1826 aveva proposto la carica di rappresentante pontificio in Brasile a Gaspare del Bufalo, il quale però, con l’intervento di mons. Belisario Cristaldi e mons. Giovanni Marchetti, aveva ottenuto di essere dispensato da tale incarico (ibid., p. 75). Il nunzio, che risiedeva a Rio de Janeiro, fino all’erezione dell’internunziatura di Colombia aveva anche le facoltà di delegato apostolico in universis Americae meridionalis et mexicanibus regionibus, escluse le Antille.

In precedenza avevano dimorato in Brasile, come nunzi apostolici in Portogallo, mons. Lorenzo Caleppi e mons. Gianfrancesco Compagnoni Marefoschi. Con lettera del 15 luglio 1829 al cardinale segretario dei Brevi, il card. Giuseppe Albani, segretario di Stato, stabiliva che a Ostini venisse inviato un «breve facoltativo simile a quello fatto pel defonto Mgr Marefoschi allorché fu nominato Nunzio presso S.M. Fedelissima che per le politiche vicende di quei tempi risiedeva nel Brasile» (Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Brevi, ap. 4803 f. 9).

Ostini ricevette precise indicazioni circa gli ambiti di lavoro: inquadrare la situazione politica in cui si trovava la nazione, interessarsi del problema della successione nel Regno di Portogallo, risolvere i problemi di giurisdizione ecclesiastica sulle antiche colonie spagnole (Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, rubr. 251, 1830-1831). In realtà, già in qualità di internunzio a Vienna, a partire dal 1826, aveva svolto un ruolo importante per l’apertura di una nunziatura in Brasile, come dimostra la sua corrispondenza con Antonio Telese de Silva Caminha, marchese de Rezende, ministro brasiliano a Vienna (Coleman, 1950, pp. 31-53).

Nel concistoro del 30 settembre 1831 fu creato cardinale e riservato in pectore: fu pubblicato nel concistoro dell’11 luglio 1836 e ricevette la berretta e il titolo di S. Clemente il 21 novembre dello stesso anno.

La notizia gli fu trasmessa dalla guardia nobile Filippo Calcagni e fu nominato come ablegato apostolico mons. Secondiano Bruschi, cameriere segreto soprannumerario e uditore della nunziatura di Vienna; la berretta cardinalizia gli fu imposta dall’imperatore Ferdinando I.

Il 2 settembre 1832 tornò a Vienna come nunzio apostolico: durante quel periodo dovette occuparsi, tra l’altro, delle trattative per la revisione della legislazione matrimoniale, motivo di contesa tra l’Austria e la S. Sede.

L’esistenza di alcuni impedimenti contemplati dalla legge ma non dal diritto canonico faceva sì che non fossero riconosciuti gli effetti civili di alcuni matrimoni canonici e che tali unioni venissero punite. Inoltre era diversa la regolamentazione in merito ai matrimoni misti e all’educazione della prole.

Nelle trattative Ostini ebbe come controparte Metternich e il vescovo di Vienna, mons. Vinzenz Eduard Milde. Il piano di riforma da lui proposto non trovò però l’approvazione da parte della S. Sede e la questione matrimoniale rimase irrisolta fino al concordato del 1855, anche in seguito alla morte, il 2 marzo 1835, di Francesco I, cui successe il figlio Ferdinando I. Nel cosiddetto Testamento di politica ecclesiastica di Francesco I (Squicciarini, 1998, p. 205) l’imperatore auspicava un mutamento della legislazione ecclesiastica secondo le indicazioni della S. Sede.

L’11 luglio 1836, durante il concistoro, Ostini fu trasferito, con il titolo personale di arcivescovo, alla sede di Jesi, dove fece il suo ingresso il 15 settembre, arrivando direttamente dall’Austria. Durante gli anni del suo ministero, tenne due visite pastorali, nel 1837 e nel 1840, compilò un catechismo e istituì la confraternita della Dottrina cristiana. Nel 1838 pubblicò un editto contro l’abuso delle musiche teatrali nelle chiese; nel 1841 emanò una lettera pastorale sulla propagazione della fede; aprì in diocesi scuole gratuite femminili e s’interessò all’innovazione e alla promozione agricola. Ricevette la visita di papa Gregorio XVI in diocesi nel settembre 1841.

Lasciò il governo della diocesi il 19 dicembre 1841 ed ebbe l’incarico di prefetto della Sacra congregazione dei vescovi e regolari il 25 gennaio 1842 (Diario di Roma, 1842, n. 8, p. 2), carica che tenne fino al 1847. Optò per l’ordine dei cardinali vescovi e per la sede suburbicaria di Albano il 3 aprile 1843. In questa nuova sede curò l’ampliamento della cattedrale, celebrò il sinodo, contribuì a una nuova fioritura del seminario. Nello stesso 1843, inoltre, Gregorio XVI, con mandato apostolico, gli fece consacrare in sua vece il proprio vescovo e nel 1844 lo fece presiedere al capitolo generale dei camaldolesi.

Il 28 aprile 1844 fu nominato protettore dell’Accademia di teologia dell’Università di Roma. Camerlengo del Sacro collegio dei cardinali dal 20 gennaio 1845 al 19 gennaio 1846, partecipò al conclave del 1846 che elesse Pio IX. Fu prefetto della Sacra congregazione del concilio dal 2 maggio 1847 fino alla morte (Diario di Roma, 1847, n. 36). Ebbe, inoltre, la nomina di protettore dell’Ordine cistercense il 15 maggio 1847 e di membro della commissione per la riforma delle istituzioni dello Stato pontificio il 2 febbraio 1848. Con l’avvento della Repubblica Romana seguì Pio IX in esilio a Gaeta nel novembre 1848.

Morì il 5 marzo 1849 a Napoli, per le conseguenze di un incidente occorsogli durante una visita alla flotta inglese ormeggiata in porto. Fu sepolto nella cattedrale di Napoli.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio della Postula-zione generale dei Missionari del Preziosissimo Sangue, Notizie del Fondatore, vol. II, p. 41; Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, 1817, rubr. 14, cc. 30-32; Registri II, 134, cc. 24v-25; Processus Datariae, 190, cc. 359-373; Segreteria di Stato, Brevi, ap. 4762, cc. 435-450; ap. 4793, cc. 47-50; ap. 4803, cc. 1-28; , ap. 4851, cc. 535-557; ap. 4911, cc. 34-37; ap. 5115, cc. 29-33; Diario di Roma, 1842, n. 8 p. 2; Notizieper il 1844, p. 238; Diario di Roma, 1847, n. 36; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, L, Venezia 1847, pp. 56 ss.; G. Oreglia di S. Stefano, Il Papato, l’Impero e il Regno d’Italia. Memoria di Francesco Liverani esaminata e confutata, Roma 1861, p. 35; Hierarchia Catholica Medii aevi, VII, Padova 1968, pp. 28, 37, 50, 61, 63, 75, 99, 109, 243, 355, 360; voce O., in Enciclopedia storico-nobiliare italiana, a cura di V. Spreti, App. II, Milano 1935, p. 427; W.J. Coleman, The first Apostolic delegation in Rio de Janeiro and its influence in Spanish America. A study in papal Policy, 1830-1840, Washington D.C. 1950; H. Accioly, Os primeriors Núncios no Brasil, São Paulo 1950, pp. 211-324; G. De Marchi, Le Nunziature apostoliche dal 1800 al 1956, Roma 1957, pp. 46, 75, 122, 244; F. Maas, Die Berhandlungen des Wiener Nuntius P. O. über die Beiseitigung der josephinischen Kirchengesetzte (1832-1836), in Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung, LXVIII (1960), pp. 485-505; L. Pásztor, La Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari tra il 1814 e il 1850, inArchivium Historiae Pontificiae, VI (1968), pp. 191-318; C. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates 1846-1878, Stuttgart 1978, I, pp. 202, 291; II, p. 497; D. Squicciarini, Nunzi apostolici a Vienna, Roma 1998, pp. 204-206; P. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la curie romaine à l’âge de la restauration (1814-1846), Roma 2002, pp. 438 s.

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