STEFANESCHI, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

STEFANESCHI, Pietro

Marco Vendittelli

– Nacque presumibilmente a Roma nel sesto o settimo decennio del Trecento. Non è del tutto certa la sua diretta ascendenza, ma fu probabilmente figlio di Annibale di Francesco di Paolo Stefaneschi e di Tanza (Costanza) Annibaldi.

Un passo, di incerta interpretazione («de Stephanescis materno cardine natus»: Forcella, 1873, p. 342, n. 1048), del suo epitaffio ha fatto supporre in passato che appartenesse agli Stefaneschi per linea materna, in quanto figlio di Costanza di Francesco Stefaneschi, moglie di Annibaldo degli Annibaldi.

Insieme con Lorenzo e Perna, Stefaneschi fu probabilmente figlio di secondo letto di Annibale (che, avviato in gioventù alla carriera ecclesiastica – nel 1344 è canonico del duomo di Verona –, sposò poi nel 1348 una parente, Francesca Stefaneschi di Martino, divenne di fatto nel 1351 l’unico erede del patrimonio Stefaneschi, e morì ante 15 settembre 1388).

Menzionato nel 1391 (8 febbraio) senza appellativi (Roma, Archivio storico capitolino, Archivio Urbano, sez. I, notaio N. Venettini, t. 785/8, cc. 42v-43r, 48v-49r), Stefaneschi compare invece nel 1398 come pape protonotarius e nel 1399 come magister e notarius pape, in un rogito e in una bolla rogati dal notaio Antonio de Scambiis (Biblioteca apostolica Vaticana, San Angelo in Pescheria, protocolli di Antonio de Scambiis, n. 19, c. 25v). Secondo Lorenzo Cardella (1793, p. 331) egli ebbe anche il titolo di accolito della cappella papale.

La grande influenza presso la corte papale del suo potente casato si palesò evidente quando Stefaneschi, ancor giovane, nel concistoro del 12 giugno 1405 fu nominato da Innocenzo VII cardinale-diacono del titolo di S. Angelo in Pescheria, titolo che rimase suo per sempre (salvo che per l’anno 1409-10, quando fu titolare dei Ss. Cosma e Damiano al foro). Fu presente al concistoro del 18 giugno 1406 in cui fu scomunicato Ladislao di Durazzo; nello stesso anno fu il primo abate commendatario dell’importante abbazia romana dei Ss. Vincenzo e Anastasia.

In quegli anni tormentati, Stefaneschi fu presto chiamato a incarichi importanti. Con Ottone Colonna (il futuro Martino V) trattò nel 1407 il ritorno di Innocenzo VII a Roma da Viterbo, dove il papa si era rifugiato a seguito di una sollevazione popolare contro suo nipote, Luigi Migliorati (che aveva compiuto un eccidio dei rappresentanti del popolo). Il nuovo papa Gregorio XII (eletto il 30 giugno 1407) lasciò anch’egli la città e ne affidò di fatto il governo, come suo legato, a Stefaneschi, che mostrò subito energia e determinazione imponendo (dal 1° gennaio 1408) una tassa sul clero di Roma che suscitò una forte opposizione e la minaccia di uno sciopero liturgico (cui il legato rispose con arresti). Espose inoltre in tre occasioni il velo della Veronica. Nei mesi successivi non poté però opporsi più di tanto all’esercito di Ladislao di Durazzo e, dopo aver designato 12 banderesi per mantenere il controllo della città, il 23 aprile abbandonò Roma per incontrare il papa a Lucca, lasciando il campo all’angioino che il 25 aprile entrò in città con Paolo Orsini, e ne prese il controllo.

Nell’‘anno dei tre papi’ la posizione di Stefaneschi rispetto a Gregorio XII fu ambigua: contro il suo parere si recò al Concilio di Pisa (25 marzo 1409) e sostenne il cardinale Filargis (Alessandro V, eletto il 7 luglio). Sostenne poi Giovanni XXIII (Baldassarre Cossa, eletto a Bologna il 17 maggio 1410), ottenendo dall’uno e dall’altro una rendita mensile di 40 fiorini per la madre Costanza. Il nuovo papa nominò Stefaneschi suo vicario spirituale e temporale a Roma, con il mandato di sostenere Luigi II d’Angiò, in lotta con Ladislao per il trono di Napoli. Stefaneschi rientrò a Roma il 15 luglio 1410 e il 1° agosto nominò nuovi ufficiali che il giorno successivo prestarono solenne giuramento di fedeltà. Accolse poi Luigi II nel suo ingresso trionfale (20 settembre), e l’anno successivo lo accompagnò con altri nove cardinali nella spedizione napoletana (13 maggio) che, nonostante la vittoria su Ladislao a Roccasecca (19 maggio 1411), fallì nel suo intento (sicché l’angioino rientrò a Roma il 12 luglio, e poi in Provenza il 3 agosto). Il successivo accordo fra Ladislao (in un primo momento, agosto 1411, scomunicato e deposto) e Giovanni XXIII, con giuramento di fedeltà al papa (6 dicembre 1412), non fugò la diffidenza del papa, che inviò Stefaneschi in Toscana, nel maggio del 1413, per ottenere aiuti da Siena e Firenze contro possibili attacchi del durazzesco. In effetti ciò si verificò nel giugno del 1413: Ladislao occupò Roma e il suo esercito la saccheggiò, mentre il papa fuggiva precipitosamente (8 giugno) a Firenze e Bologna, ove risiedette. Quando nel 1414 Ladislao soggiornò nuovamente a Roma, scelse come residenza proprio la dimora di Stefaneschi (14 marzo-25 aprile), che ospitò successivamente (dal 19 ottobre) anche il nuovo vicario generale e legato papale, il cardinale Giacomo Isolani.

Nel frattempo infatti Ladislao era morto (6 agosto 1414) e Giovanni XXIII aveva ripreso il controllo della città, in una situazione politica nervosa e delicata, per la tensione tra le fazioni, che vide la prevalenza della nobiltà cittadina (mentre Civitavecchia e Ostia, e alcuni edifici romani come Castel Sant’Angelo, erano controllati da Paolo Orsini per conto della regina Giovanna II d’Angiò, succeduta al fratello Ladislao).

Dopo un breve periodo trascorso in Corsica come amministratore apostolico della diocesi di Nebbio (20 marzo-16 luglio 1415), Stefaneschi tornò in primo piano nell’anno successivo, quando fu necessario trattare con il condottiero Angelo Broglio, detto il Tartaglia, che aveva bensì operato agli ordini del cardinale Isolani, ma aveva preso di fatto il controllo di gran parte dei territori pontifici e pareva aspirare alla conquista di Roma. A questo importante abboccamento (14 settembre 1416) Stefaneschi partecipò con Nardo Venettini e Giovanni Cenci.

Analoga e più impegnativa mediazione Stefaneschi fu chiamato a svolgere l’anno successivo, quando si profilò la minaccia di Andrea Fortebracci, meglio noto come Braccio da Montone (Falaschi, 1997, pp. 117-127). Il 3 giugno 1417 il condottiero umbro si era accampato a Castel Giubileo, a pochi chilometri da Roma; il 9 giugno incontrò il cardinale Isolani e il 12 giugno, nel monastero di S. Agnese sulla via Nomentana (ove aveva recluso un certo numero di cittadini), Stefaneschi.

Egli riferì alla delegazione dei cittadini romani le richieste di Braccio (anche per procedere alla liberazione dei prigionieri): il titolo di gubernator rei publicae Romanorum, la custodia delle porte della città, la scelta del senatore capitolino, il controllo delle entrate comunali, il vettovagliamento delle truppe.

Dopo un consiglio di ufficiali tenuto in casa Stefaneschi (13 giugno), Braccio da Montone entrò in Roma (16 giugno); il 25 Stefaneschi assisté al giuramento del senatore designato da Braccio. In tal modo si compromise politicamente, e quando nel corso dell’estate il cardinale Isolani guidò la reazione antibraccesca chiedendo l’intervento della regina Giovanna II e di Muzio Attendolo Sforza, che tra il 10 e il 28 agosto s’impadronì di Roma avvicendando senatore e ufficiali, le difficoltà per Stefaneschi furono inevitabili. Fu arrestato e incarcerato in Castel Sant’Angelo e poco dopo morì (31 ottobre).

Questa minuta narrazione, nella quale Stefaneschi occupa un posto di rilievo, si rifà al Diario di un testimone diretto, il romano Antonio di Pietro dello Schiavo. Egli non tralascia eventi meno determinanti per la storia politica romana, ma ugualmente significativi dell’esperienza biografica di Stefaneschi; riferisce, ad esempio, che il 22 aprile 1417 egli fece assassinare dai suoi familiares Stefano Barberini, canonico di S. Pietro, che si era recato con l’aiuto di un barcaiolo del Tevere presso la residenza dello stesso Pietro «ad suponendum conchupinam dicti cardinalis» (Il diario romano..., a cura di F. Isoldi, 1912-1917, p. 108).

Stefaneschi fu tumulato in un bel sepolcro marmoreo collocato nella chiesa romana di S. Maria in Trastevere, opera dello scultore magister Paulus.

Al di là del suo profondo coinvolgimento nella vita politica di Roma e del Papato, sono poche le notizie sull’impegno di Stefaneschi in altri aspetti della vita della Chiesa. Nell’estate del 1412, tuttavia, era stato supremo giudice del processo istruito presso la Curia pontificia contro Jan Huss, al termine del quale, il 29 luglio, il predicatore boemo fu condannato e scomunicato.

Fonti e Bibl.: Biblioteca apostolica Vaticana, San Angelo in Pescheria, protocolli di Antonio de Scambiis, n. 19, c. 25v; Archivio del capitolo di San Pietro in Vaticano, capsa 73, f. 322; Roma, Archivio storico capitolino, Archivio Urbano, sez. I, t. 785/7, cc. 42v-43r, 48v-49r; Ephemerides Urbevetanae dal Codice Vaticano Urbinate 1745..., a cura di L. Fumi, in RIS, XV, 5, 1, Città di Castello 1902-1920, pp. 412 s.; Il diario romano di Antonio di Pietro dello Schiavo dal 19 ottobre 1404 al 25 settembre 1417, a cura di F. Isoldi, ibid., XXIV, 5, Città di Castello 1912-1917, pp. 8, 13, 20-23, 25-27, 32, 40, 66, 77, 86, 98, 105-112; Bracci Perusini vita et gesta ab anno MCCCLXVIII usque ad MCCCCXXIV auctore Iohanne Antonio Campano episcopo Interamnensi seu Aprutino, a cura di R. Valentini, ibid., XIX, 4, Bologna 1929, pp. 119-123.

L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della santa romana Chiesa, II, Roma 1793, pp. 330-332; A. Coppi, Documenti storici del Medio Evo relativi a Roma e all’Agro romano, in Dissertazioni della Pontificia Accademia romana di archeologia, XV (1864), pp. 296-298; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d’altri edificii di Roma dal secolo XI fino ai giorni nostri, II, Roma 1873, p. 342, n. 1048; F. Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medio Evo, VI, Venezia 1875, pp. 680, 728, 752, 801 s.; G. Navone, Di un musaico di Pietro Cavallini in S. Maria Transtiberina e degli Stefaneschi di Trastevere, in Archivio della Società romana di storia patria, I (1878), pp. 220-238 (in partic. pp. 229 s.); N. Malvezzi, Alessandro V papa a Bologna, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le province di Romagna, s. 3, XI (1894), p. 50; La cronaca di Bindino da Travale (1315-1416), a cura di V. Lusini, Firenze 1900-1903, p. 61; C. Eubel, Hierarchia catholica medii aevi, I, Münster 1913, p. 49; E. Martinori, Annali della zecca di Roma, Roma 1917, pp. 47, 54, 62, 65, 67 s.; R. Valentini, Braccio da Montone e il Comune di Orvieto, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, XXV (1922), p. 97, XXVI (1923) p. 21; A. Natale, La Felice Società dei balestrieri e dei pavesati a Roma e il governo dei banderesi dal 1358 al 1408, in Archivio della Società romana di storia patria, LXII (1939), pp. 119-123; P. Paschini, Roma nel Rinascimento, Bologna 1940, pp. 70 s., 83, 91, 100 s.; G. Marchetti Longhi, Gli Stefaneschi, Roma 1954, pp. 71-76 e tav. III-A; È. Delaruelle - E.R. Labande - P. Ourliac, L’Église au temps du grand schisme et de la crise conciliaire (1378-1449), Paris 1962-1964, pp. 177, 1009, 1141; R. Paolucci, I cardinali Pietro Stefaneschi Annibali e Jacobo Isolani. Aspetti ed episodi degli avvenimenti politico-religiosi in Roma dal 1400 al 1417, Verona 1965, passim; R. Montel, Un casale de la campagne romaine de la fin du XIVe siècle au début du XVIIe: le domaine de Porto d’après les archives du Chapitre de Saint-Pierre, in Mélanges de l’Ecole française de Rome. Moyen-Age, temps modernes, LXXXIII (1971), 1, pp. 43-45; M. Dykmans, Le cardinal Annibal de Ceccano (vers 1282-1350). Étude biographique et testament du 17 juin 1348, in Bulletin de l’Istitut historique belge de Rome, XLIII (1973), pp. 145-344 (in partic. pp. 154 s., 204 s.); M.A. Calandro, Il cardinale P. Stefaneschi primo abate commendatario delle Tre Fontane, in L’Urbe, XXXVIII (1975), 1, pp. 24-26; M. Dykmans, D’Innocent III à Boniface VIII. Histoire des Conti et des Annibaldi, in Bulletin de l’Istitut historique belge de Rome, XLV (1975), pp. 19-212 (in partic. p. 113); C. De Benedictis, La vita del cardinale P. Stefaneschi di Sebastiano Vannini, in Annali della scuola normale superiore di Pisa. Classe di lettere e filosofia, s. 3, VI (1976), 3, pp. 961-963; G. Tomassetti, La campagna romana antica, medioevale e moderna, a cura di L. Chiumenti - F. Bilancia, VI, Firenze 1977, pp. 467 s., 560; S. Carocci, Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel Duecento e primo Trecento, Roma 1993, pp. 426, 428, 431; P.L. Falaschi, Fortebracci Andrea, in Dizionario biografico degli Italiani, XLIX, Roma 1997, pp. 117-127; S. Cesari, Magister Paulus, uno scultore tra XIV e XV secolo, Roma 2001, pp. 64-72; M.G. Blasio, Immagini di un condottiero: Braccio da Montone e l’occupazione di Roma del 1417, in Condottieri e uomini d’arme nell’Italia del Rinascimento (1350-1550), a cura di G. Chittolini - M. Del Treppo - B. Figliuolo, Napoli 2002, passim; A. Barbiero, Storia dell’abbazia delle Tre Fontane dal 1140 al 1950, a cura di M. Pautrier, Roma 2010, pp. 227-229.

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