Traversari, Pietro

Enciclopedia Dantesca (1970)

Traversari (Traversaro), Pietro

Augusto Vasina

Nato, probabilmente attorno alla metà del sec. XII, da una Berta di origine sconosciuta e da Guglielmo T., divenne la figura di maggior rilievo del suo casato e della città di Ravenna nei decenni a cavaliere dei secoli XII e XIII, quando nel comune si costituì e si consolidò l'istituto podestarile.

Alla più alta carica comunale fu, infatti, designato nel 1181-82 e riconfermato più volte: nel 1188-1190, nel 1194, 1196, nel 1202, 1213, 1216, e nel 1219-1220; tanto da essere considerato al suo tempo e dalla tradizione come un vero e proprio ‛ dominus civitatis '. Nel frattempo il suo abile inserimento nel gioco politico della casa di Svevia e un'accorta politica matrimoniale, non disgiunta da una tenace azione rivendicativa della ricca eredità di Giovanni Duca, avevano consentito ai T. di estendere la loro influenza da Ravenna ad altri centri della regione, come ad esempio a Rimini, dove Pietro assunse il titolo di ‛ comes ' negli anni 1181, 1185 e 1186. Tali posizioni prestigiose egli seppe conservare e difendere sia dalle insidie esterne portate dal comune faentino e dai conti Guidi, di cui peraltro aveva sposato in seconde nozze una discendente, Imilia; sia dai pericoli interni rappresentati in Ravenna dalla famiglia rivale dei Dusdei, nonché dagli ancora potenti arcivescovi.

Ma il costante impegno nelle armi e nella politica non gl'impedì di assecondare le tradizioni avite di cavalleria e cortesia, praticando a corte con larghezza quel mecenatismo che gli propiziò duratura fama soprattutto presso i trovatori provenzali.

Una lunga milizia al servizio della causa imperiale e questa apertura verso la poesia dovettero essere titoli sufficienti perché Pietro potesse essere assunto nella Commedia a rappresentare il suo casato, anzi a simboleggiarne la splendida generazione del ‛ buon tempo antico ', ormai tramontata ai tempi di D. e per questo rievocata con tanta nostalgia. È infatti con tale spirito che Guido del Duca, invidioso fra gl'invidiosi, sulla seconda cornice della montagna del Purgatorio, lo associa nella memoria a un altro nobile romagnolo (Pier Traversaro e Guido di Carpigna, Pg XIV 98), lamentando come il loro esempio non sia stato più seguito dai discendenti degeneri di quegli illustri casati.

In effetti, dopo la morte di Pietro, avvenuta non prima del 1225, iniziò per i T. una decadenza che si rivelò inarrestabile e che, attraverso la dispersione degli ultimi discendenti, si concluse a Trecento avanzato con l'estinzione della famiglia.

Bibl. - G. Rossi [H. Rubei], Historiarum Ravennatum libri decem, Venezia 1589; M. Fantuzzi, Monumenti Ravennati de' secoli di mezzo, III, ibid. 1802, 286-289; T. Casini, D. e la Romagna, in " Giorn. d. " I (1894) 113-124; F. Torraca, Le donne italiane nella poesia provenzale, Firenze 1901; ID., Studi danteschi, Napoli 1912, 141-145, 173-185; C. Ricci, L'ultimo rifugio di D., Ravenna-Faenza 1965³, 106-109; G. Bàrberi-Squarotti, Il canto XIV del " Purgatorio ", in Lett. Classensi, Ravenna 1966, 23-62; A. Torre, I Polentani fino al tempo di D., Firenze 1966, 3, 9-10, 44, 63, 84; J. Larner, The Lords of Romagna, traduz. ital. Bologna 1972, 33, 90-91, 180.

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