FALLETTI, Pio Carlo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 44 (1994)

FALLETTI (Falletti di Villafalletto), Pio Carlo

Guido Fagioli Vercellone

Nacque a Torino il 9 apr. 1848, figlio naturale del conte di Villafalletto Francesco Giuseppe (Villafalletto, 16 febbr. 1805-Torino, 6 giugno 1877), sposato dal 1833 con Felicita Pio di Rosignano, e di Maria Petronilla Fossati.

Per questa ragione egli portò il cognome materno, fin quando il padre, rimasto vedovo, poté sposare in seconde nozze la Fossati e legittimare il F., il quale da allora firmò le sue opere (nel periodo più importante della sua attività di studioso) con il doppio cognome Falletti Fossati; soltanto dal 1902, dopo il riconoscimento della consulta araldica, gli fu consentito di portare il cognome paterno Falletti di Villafalletto.

Di temperamento vivace, fu mandato per la prima educazione al piccolo seminario di Biella. Presa quindi la licenza liceale al "Gioberti" di Torino, si iscrisse all'università di quella città nella facoltà di matematica; tuttavia dopo un anno su consiglio del padre passò alla facoltà di lettere, dove ebbe come insegnanti T. Vallauri per il latino, L. Schiaparelli per la storia antica, G. Flechia per glottologia ed E. Ricotti per la storia moderna, laureandosi con quest'ultimo nel 1872 con una tesi dal titolo "L'origine e il progresso del feudalesimo sino all'istituzione dei vescovi-conti", tesi che è andata perduta. Si iscrisse poi all'Istituto superiore di studi pratici e di perfezionamento di Firenze, presieduto in quel tempo da P. Villari, che godeva di grande e crescente credito. Ivi, oltre al Villari, ebbe per maestri G. Trezza per la letteratura latina, D. Comparetti per quella greca, C. Paoli per paleografia e diplomatica, e C. Guasti, che dirigeva l'Archivio di Stato di Firenze.

Il clima culturale della città nel campo della ricerca storica era dei più stimolanti: era ancora vivo G. Capponi, I. Del Lungo si batteva "contro le esagerazioni della critica tedesca" e il positivismo del Villari sembrava foriero di grandi cose. A questo ultimo il F. si legò subito strettamente, e i due resteranno in frequente corrispondenza fino alla morte del primo nel 1917. A Firenze i primi lavori che gli furono assegnati furono due relazioni alle adunanze della scuola di magistero, una su un'operetta di G. K. Pfeffel relativa alle città libere del Reno, e l'altra su La democrazia in America di A. de Tocqueville.

Nel 1873, scelta fra varie proposte una tesi sul tumulto dei ciompi, si dedicò a decifrare ex novo i documenti relativi negli archivi fiorentini, ottenendo con lode il primo diploma di perfezionamento; però, col consenso della famiglia e con l'aiuto di una borsa di studio, volle continuare per un altro anno, occupandosi questa volta dell'assedio di Firenze del 1529-30, sempre sulle fonti originali, ed ottenendo un secondo diploma. L'insegnamento del Villari, che in quegli anni trattava soprattutto del Rinascimento, oltre che a perfezionare le tecniche di ricerca ed a formare uno spirito italiano che superasse i regionalismi, mirava principalmente a fini scientifici ed alla ricerca, contro ogni apriorismo, dei fattori reali delle vicende, anche dal punto di vista intellettuale e morale; il F. nelle sue prime opere aggiungerà a questi principi una speciale attenzione agli elementi economici e sociologici, sia pur con qualche limite. I suoi lavori di studio sopracitati, ampliati e completamente rifusi, saranno pubblicati: il primo, come Il tumulto dei ciompi. Studio storico; in Pubblicazioni del R. Istituto superiore dei studi pratici e diperfezionamento, I, Firenze 1876 (e poi anche a Torino e Siena nel 1882 col titolo Il tumulto dei ciompi, studio storico-sociale), resterà una delle sue opere di maggior respiro, e porterà nuova luce sulla materia, mostrando una metodologia sperimentale "eccellente e positiva", pur privilegiando forse un po' gli aspetti giuridici; il secondo, col titolo L'assedio di Firenze. Contributo (Palermo 1885), è articolato in due volumi: nel primo traccia la storia italiana ed europea di quel periodo, e nel secondo fornisce una rimarchevole raccolta di documenti, dimostrando l'inesattezza di molti luoghi comuni sull'argomento. Nel 1879 a Siena aveva pubblicato anche Clemente VII e l'impresa di Siena, il sacco di Roma e l'assedio di Napoli.

Esaurita l'esperienza fiorentina, entrò nella carriera dell'insegnamento, dapprima nel liceo di Sassari per due anni, come "reggente" di storia e geografia, e in quella città poté lavorare poco, perché la locale biblioteca era in ricostruzione; e poi in quello di Siena, questa volta come titolare di storia e geografia, e a Siena rimarrà per sette anni, dedicandosi a proficue ricerche in un ambiente stimolante e legandosi al collega D. Pontanelli, esperto di paleontologia, che lo guidò nell'esplorazione del territorio senese. Svolse qui studi di storia locale assai approfonditi, in costante collaborazione col direttore dell'Archivio di Stato L. Banchi e col suo coadiutore A. Luisini. Frutto di questo lavoro furono Costumi senesi della seconda metà del secolo XIV (Siena 1882), derivato da una serie di appendici sul giornale senese Il Libero Cittadino (aveva in mente di estendere le ricerche al sec. XIII e alla prima metà del XIV, e stava per realizzarne la pubblicazione nel 1890, quando dolorose vicende familiari lo distolsero); e Principali cause della caduta della Repubblica senese (ibid. 1883), frutto di due conferenze tenute all'Accademia de' Fisiocritici, in cui dimostra "perfetto dominio della materia e grande maturità" (cfr. Gasperoni, [1932], "Le opere"). In quegli anni venne pubblicando anche numerosi articoli nell'Archivio storico italiano, la Rivista europea e la Revue historique. Nel 1883 il F. ottenne la cattedra di storia moderna all'università di Palermo come straordinario, passando dopo tre anni ordinario senza concorso, perché l'aver vinto una cattedra all'Istituto superiore femminile di Roma ed essersi classificato secondo per quella di storia moderna a Pisa lo abilitava egualmente.

A Palermo, non avendo una preparazione specifica in storia siciliana, volle formarsela frequentando assiduamente la Biblioteca comunale diretta da G. Di Marzo, ed i colleghi della facoltà, specialmente E. Pais, G. Mestica, V. Puntoni e G. Pennesi, nonché qualche allievo più dotato, come G. La Corte, B. Cuccia ed L. Aresio.

Furono anni di proficuo lavoro e di maturazione, alla ricerca di quella "obbiettività" e "rettitudine di giudizio" cui aspirava, nel corso dei quali venne stampando successivamente: i Saggi (Palermo 1885), lavoro forse dettato dalla nostalgia per la patria piemontese, che comprende Silvio Pellico e la m.sa di Barolo, La lotta per le Alpi e Carlo Emanuele I, L'ultimo marchese d'Azeglio e La monarchia piemontese dal 1773 al 1802, e che dimostra una gran sicurezza e una perfetta conoscenza della storia del Risorgimento; Della democrazia italiana nel Medioevo (ibid. 1888), dal discorso per l'inaugurazione dell'anno accademico 1888-89; Del carattere di fra' Tommaso Campanella. Memoria, in Riv. storica ital., VI (1889), pp. 209-90; e La moda nella morale (Palermo 1891), da una conferenza letta nella scuola normale femminile "Regina Margherita".

Nel 1893, per interessamento del Villari, dal 1891 ministro della Pubblica Istruzione, e del Carducci, ottenne l'ambita cattedra di storia moderna nell'università di Bologna.

Come è noto era quello un momento di particolare fervore e vivacità negli ambienti culturali di quella città, e non solo nelle facoltà umanistiche: il F. vi si inserì con grande partecipazione, pervenendo a formare ben presto una vera e propria sua "scuola", un seminario attivissimo dove maestro e discepolo collaboravano ad un vasto disegno di storiografia locale, per colmare le lacune che i predecessori avevano lasciato, specialmente nel settore del passaggio dal Comune alla Signoria, e nella storia della Romagna. Tra i suoi corsi che suscitarono maggior interesse vi fu il primo, ancora legato al suo periodo palermitano, sulla storia di Sicilia attraverso Michele Amari, e poi quelli sul Comune italiano, sul Machiavelli, sul Guicciardini, sul Giannotti, sul Botero, sulla Rivoluzione francese, e infine, negli ultimi anni, quelli sulle cause della mancata unificazione dell'Europa nei secoli. Nel periodo dal 1904 al 1916 s'interessò particolarmente di storia romagnola, patrocinando il periodico La Romagna, ed assai attivo fu anche nell'ambito della Deputazione di storia patria, in stretta collaborazione col Carducci che la presiedette dal 1887 al 1906.

Ormai però la funzione del F. era divenuta quasi solo quella di un educatore e di uno stimolatore. A causa di tristissime vicissitudini familiari (dei suoi numerosi figli, perdette in tenera età Giulia, Francesco, Ida, Teresa, l'amatissimo Luigi nel fiore degli anni, e poi anche la moglie Maria Buffa) egli venne rallentando l'applicazione, e anche le pubblicazioni divennero assai rare, limitandosi a scarne monografie.

Ricorderemo: Il fenomeno storico dei partiti, da una prolusione inaugurale (Bologna 1895); Commemorazione di Umberto I, discorso letto all'Archiginnasio (in Annuario della R. Università di Bologna, 1900); Qual'è e come fu la parte più antica del palazzo del Podestà (in Archiginnasio, I [1906], pp. 191 ss.); In commemorazione di G. Carducci. Giosuè Carducci minore (in Atti e mem. d. R. Dep. di st. patria per le provv. d. Romagna, s. 3, XXV [1907]); Re Enzo a piede libero? (in Miscell. Tassoniana di studî stor. e letter., Bologna-Modena 1908, pp. 49-60), Parole pronunciate dal presidente all'inizio della VI tornata della R. Deputazione…, in Atti e mem. d. R. Deput. di storia patria per le provv. d. Romagna, s. 4, II (1912), pp. 564 ss.; Francesco Bertolini-Necrologio, in Annuario ... d. R. Università di Bologna, 1911-12, Bologna 1912; Parole del presidente della R. Deputazione ... per il trapasso della sede nella casa Carducci, in Atti e mem. d. R. Dep. di st. patria per le provv. d. Romagna, s. 4, III (1913); Riepilogo dell'opera compiuta dalla R. Deputaz. nell'anno 1911-12 (ibid., pp. 129 ss.); Discorso pronunziato il 6 dic. 1914 nell'occasione delle onoranze per il 40º anniversario del suo insegnamento, in La Romagna, s. 5, XI (194), fasc. 1 e 2; La liberazione di Bologna dagli Austriaci (22 giugno 1859), discorso di appassionato patriottismo pronunziato nell'aula magna su invito del rettore il 12 giugno 1915 (Bologna 1915); Personalità storico-morale di Pasquale Villari (ibid. 1919); insomma, con poche eccezioni una serie di lavori ormai di pura erudizione o celebrativi.

Molto più importante è il suo contributo al lavoro dei suoi numerosi discepoli, come viene ben sottolineato in Gli studi di storia e critica dedicati a P. C. F. dagli scolari, celebrandosi il XL anniversario del suo insegnamento (Bologna 1915), che si esprimerà nei quindici volumi della collana "Biblioteca di storia bolognese" dell'editore Zanichelli.

I nomi di maggior spicco in questo seminario sono quelli di G. Gasperoni, N. Rodolico, V. Vitale, A. Sorbelli, L. Sighinolfi, F. Bosdari, L. Ciaccio, M. Longhi e L. Carcereri. Tutto volto alla diffusione della metodologia e dei principi positivistici del Villari, pur non avendo una mente speculativa e non occupandosi mai di problemi dichiaratamente metodologici, il F. voleva ormai solo formare dei buoni professori di storia e dei buoni ricercatori. Quell'attenzione per gli aspetti socioeconomici dei fenomeni storici che aveva reso così promettenti le sue opere giovanili scomparve completamente, facendo di alcune cose sue "un esempio classico del tecnicismo inconcludente in cui si spense la storiografia positivista dell'ottocento" (G. Montecchi).

Negli ultimi anni aveva atteso a un immenso lavoro sul Duecento bolognese, che non pubblicò mai perché gli sembrava inadeguato. Giubilato nel 1921 si ritirò a Torino presso la figlia Lina, che lo assistette negli ultimi anni, e morì a Chiomonte, nell'alta Val di Susa (prov. Torino), il 10 ag. 1933.

Fonti e Bibl.: Documenti e manoscritti del F., relativi al periodo bolognese, sono conservati a Bologna nella Bibl. dell'Archiginnasio. Un centinaio di lettere di P. Villari al F. sono in possesso del nipote, omonimo, attualmente domiciliato a Firenze in via Gignone 113; quelle del F. al Villari (quasi altrettante) si trovano nel Fondo Villari della Bibl. apostolica Vaticana.

G. Gasperoni, P. C. F., Imola 1910; N. Rodolico, Discorso in occasione delle onoranze per il 40º anno di insegnamento..., in La Romagna, XI (1914), pp. 497-502; Studi di storia e critica dedicati a P. C. F. dagli scolari..., Bologna 1915; A. Grilli, Onoranze a P. C. F. nel 40º del suo insegnamento, s. l. 1915; Bibliografia degli scritti di P. C. F., in Giorn. stor. della lett. italiana, LXV (1915), pp. 446-449; G. Gasperoni, P. C. F., un maestro e una scuola, s. l. s. d. [Torino 1932]; V. Cian, P. C. F., in Giorn. stor. della lett. italiana, CI (1933), pp. 349 ss.; A. Sorbelli, P. C. F...., in Archiginnasio, XXIX (1934), pp. 324-332 (rec. critica in Giorn. stor. della lett. ital., CV [1935], p. 201); G. Montecchi, P. C. F. studioso del Medio Evo (1848-1933), tesi di laurea, facoltà di lettere, Univ. di Bologna, a.a. 1973-74; Id., L'insegnamento di P. Villari negli scritti e nell'opera di P. C. F., in Arch. stor. ital., CXXXIV (1976), pp. 281-360 (stampato a parte, Firenze 1977); A. De Gubernatis, Piccolo diz. dei contemporanei italiani, Roma 1895, p. 366.

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