CONTI, Pio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 28 (1983)

CONTI, Pio

Umberto D'Aquino

Nacque a Carrù (Cuneo) il 6 giugno 1848 da Giovan Battista e Giulia Galli. Diplomatosi agrimensore presso l'istituto tecnico di Mondovi, iniziò subito l'attività professionale. Nel 1869 partecipò alla costruzione del gasometro di Mondovi, nel 1874 ai lavori per la ferrovia del San Gottardo a Bellinzona, nel 1875 alla costruzione della ferrovia Torino-Savona. Tra il 1875 e il 1876 si occupò del tracciato della galleria elicoidale Mondovì-Breo-Altipiano, suecessivamente, tra il 1876 e il '79, lavorò presso l'ufficio tecnico dei comune di Mondovì. Nel 1879-80 si interessò della ferrovia Mondovì-Villanova, dal 1883 al 1885 del tracciato della galleria, anch'essa elicoidale, sul tratto ferroviario Robilante-Vernante-Limone, nel periodo 1886-87 della costruzione dell'acquedotto di Carrù. Si occupò della costruzione di alcune ville; ricordiamo, tra le altre, quella di Serralunga d'Alba per la contessa di Mirafiori, commissionatagli da Vittorio Emanuele II, condotta a termine nel 1880. Negli anni a cavallo del 1900 rallentò l'attività professionale avendo rivestito cariche pubbliche importanti; tra l'altro, fu sindaco di Carrù dal 1891 al 1895, nel 1901 presidente dell'appena costituito Collegio dei geometri di Mondovì, dal 1905 al 1908 consigliere provinciale a Cuneo.

Morì a Carrù l'8 apr. 1914.

Negli anni in cui fu meno assorbito dall'attività professionale, il C. effettuò studi ed esperimenti su una sua invenzione, la seminatrice economica a righe, destinata a rivoluzionare la tecnica agraria. La seminatrice ottenne nel 1897 un primo brevetto, il n. 45.215, con pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale n. 233 del 7 ott. 1897, e un secondo, il n. 46.849, l'anno successivo; l'invenzione del C. cominciò allora a diventare di pubblico interesse e di essa parlarono vari giornali dell'epoca, italiani e stranieri. Tra il 1898 e nel 1902 esibì la sua invenzione in varie esposizioni (Digione, Parigi, Poitiers, Torino, Roma), ottenendo ovunque medaglie e riconoscimenti. La seminatrice del C., nella sua prima versione, serviva per i terreni pianeggianti o in leggera pendenza, pesava circa 80 kg a vuoto e poteva distribuire il seme su due, quattro o sei file; la distanza tra le file poteva essere variata da 15 a 25 cm. La macchina era in grado di distribuire sul terreno anche il fertilizzante, preventivamente mescolato al seme. Era composta, nella sua forma originaria, da una ruota centrale in legno con cerchione in ferro del diametro di 1 m, ruotante attorno ad un asse perpendicolare alla direzione di avanzamento. Detta ruota, durante il funzionamento, costituiva l'unico appoggio sul suolo della macchina che, simile a una grande carriola, poteva anche adattarsi a terreni in leggera pendenza. Durante l'avanzamento, la ruota trasmetteva il moto a una serie di tamburi coassiali, aventi un diametro di circa 0,5 m, in numero uguale alle file di semina, disposti simmetricamente ai due lati della ruota. Avanti a ogni tamburo era sistemato un coltello per l'apertura del solco, sul retro vi era una paletta per la sua copertura. Ogni tamburo, cavo all'interno, era riempito fino all'asse dal seme da distribuire; sulla corona del tamburo erano praticate un'ottantina di fessure parallele all'asse da cui usciva il seme. Immediatamente dietro le fessure era una serie di palette, dal C. chiamate versatoi, disposte all'incirca secondo evolventi di cerchio, formanti tanti cucchiai nei quali si raccoglieva una certa quantità di seme. A macchina ferma, ogni paletta che si trovava nella metà inferiore del tamburo, pur piena di seme (si ricordi che il tamburo era pieno a metà), non poteva svuotarsi a causa del suo angolo di inclinazione, inferiore a quello di attrito del seme. Durante il funzionamprito, per effetto della rotazione del tamburo, l'angolo di inclinazione aumentava fino a superare quello di attrito: a questo punto la paletta, che intanto si trovava nella metà superiore del tamburo, si svuotava versando il suo contenuto parte all'esterno (questa parte poteva essere predeterminata in funzione della forma della paletta) e parte nello stesso tamburo.

Il tipo di seminatrice a quattro tamburi richiedeva 70-90 litri di seme per ettaro, consentendo un risparmio di 120 litri sulla semina a spaglio.

A questa prima versione seguirono altre. Ricordiamo quella con due ruote di appoggio disassate e tamburi non coassiali, adatta per terreni in forte pendenza.

Fonti e Bibl.: A. Evangelisti, Una seminatrice economica a righe costruita nel 1897, in Macchine e motori agricoli, XIX (1961), 10, pp. 65-68; Un carruccese illustre e benemerito, in L'Agricoltore subalpino, (Cuneo), 14 maggio-16 giugno 1963; cenni biografici forniti dal figlio Antonio; descrizione dellaseminatrice allegata al brevetto n. 45.215, rilasciato dal ministero dell'Industria in data 25 giugno 1897.

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