FANTONI, Pio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 44 (1994)

FANTONI, Pio

Diana Toccafondi

Nacque a Bologna il 4 apr. 1721. Della famiglia di origine sappiamo solo che il padre si chiamava Luigi e che uno zio materno, arciprete della parrocchia di Granarolo, si occupò della sua educazione e tentò, senza successo, di avviarlo agli studi teologici. Frequentò le lezioni di umanità e rettorica dai gesuiti, e delle lingue antiche e moderne presso altri insegnanti, ma alla morte dello zio, pur indossando l'abito talare, abbandonò gli studi religiosi e si dedicò completamente a quello della matematica nel liceo di Bologna, sotto la guida del gesuita Vincenzo Riccati. Laureatosi a Bologna nel 1746, nel 1750 fu incaricato in quell'università dell'insegnamento della geometria. L'anno seguente, pur mantenendo la lettura universitaria, gli fu concesso dal Senato, bolognese di trasferirsi a Roma per apprendere l'inglese, così da "spiegare i saggi scientifici scritti ed editi in quella nazione" (Arch. di Stato di Bologna, Senato, Partiti, n. 52, c. 33, 31 dic. 1751). Ritornato in patria, venne ancora autorizzato dal Senato ad accompagnare il feldmaresciallo F. S. Marulli a Vienna. Nel corso di questo viaggio ebbe occasione di conoscere Gottfried van Swieten, il Metastasio e l'idraulico G. G. Marinoni.

Al suo ritorno a Bologna venne nominato canonico della cattedrale di S. Petronio (21 dic. 1758) e ricevette l'incarico di elaborare un progetto per il risanamento della situazione idrogeografica del delta padano. Risultato di questa sua prima fatica fu una relazione pubblicata anonima a Bologna nel 1760 col titolo Nuovo real progetto che libera ed assicura le tre provincie di Bologna, di Ferrara, e di Ravenna dalle inondazioni.

Con quest'opera, che suscitò aspre polemiche nell'ambiente accademico bolognese, il F. entrava nel merito di un'annosa diatriba a proposito delle cause di instabilità idrogeografica del delta padano e dei provvedimenti da mettere in atto per ovviarvi. Si trattava, in particolare, di far fronte al progressivo interramento di due rami del delta del Po (Primaro e Volano) provocato dai detriti solidi provenienti dai torrenti appenninici. Se la soluzione di procedere all'escavazione di un canale che raccogliesse le acque degli affluenti appenninici del Reno e le convogliasse nel Primaro trovava generalmente concordi gli idraulici, non altrettanto pacifico era stabilire il tracciato della canalizzazione. Sulla questione si misurarono i più quotati idraulici del tempo: da Tommaso Perelli, le cui proposte vennero decisamente contestate dal F., a Leonardo Ximenes. Il F., nella relazione anonima del 1760, riprendeva, correggendolo, un progetto del matematico ferrarese Romoaldo Bertaglia e avanzava la proposta di tracciare un canale sufficientemente a monte (la cosiddetta "linea superiore") e di farlo poi sfociare nel Primaro vicino al mare, evitando di utilizzare il cosiddetto "Cavo benedettino", canale scavato nel 1740 e che il F. giudicava "lavoro di troppo infausta memoria" (Dell'inalveazione, p. 116).

Questa prima uscita pubblica, sebbene cautamente anonima, provocò al F. molte amarezze. In primo luogo, la paternità del progetto gli venne aspramente contestata dal matematico padre Domenico Sante Santini che rivendicò a se stesso il merito di aver per primo proposto una variante della "linea superiore" del Bertaglia, collocata in posizione intermedia rispetto a quella del F. e dello stesso Bertaglia. In secondo luogo, sul merito del progetto si espressero criticamente autorevoli personaggi bolognesi quali Gabriele Manfredi, che già aveva dissentito con la proposta del Bertaglia, Eustachio Zanotti, lacopo Mariscotti, Antonio Montanari e Paolo Frisi, autore quest'ultimo di un proprio progetto (Piano di lavoro da farsi per liberare e assicurare dalle acque le provincie di Bologna, Ferrara e di Ravenna con varie annotazioni…, Lucca 1761). Essi si fecero interpreti in vario modo dei timori della Romagna di essere invasa dalle acque del Primaro, se in questo fosse stata convogliata la canalizzazione. Particolarmente sfavorevole, al punto da suonare moralmente offensiva, fu la "memoria" presentata dal padre Leonardo Ximenes il 7 sett. 1764 alla sacra congregazione delle Acque. Essa provocò una polemica risposta del F. (Saggio de fatti insussistenti...) cui, a sua volta, lo Ximenes oppose, con altrettanta vis polemica, la sua ironica Scusa dell'Autore delle Memorie idrometriche.... La sacra congregazione delle Acque, pur esprimendo apprezzamento per la tesi del F., nella sua risoluzione del marzo 1765 non si pronunciò in favore del suo pieno accoglimento suscitando la delusa reazione del canonico bolognese che, nel corposo scritto Della inalveazione de' fiumi del Bolognese e della Romagna..., offrì una minuziosa ricostruzione della vicenda e difese appassionatamente sia le proprie posizioni sia la propria buona fede, rifiutando con sdegno l'insinuazione di sostenere le tesi dei Ferraresi (favorevoli alla "linea superiore") per interesse personale.

Negli stessi anni in cui fu coinvolto in queste roventi polemiche il F. venne incaricato dalla Repubblica di Venezia di ispezionare la sistemazione idraulica dei fiumi Brenta, Piave e Bacchiglione. Al termine di questo lavoro gli venne offerta la cattedra già tenuta dal matematico Giovanni Poleni all'università di Padova. Egli tuttavia rifiutò, preferendo rimanere ad insegnare presso l'università bolognese ed accettando, invece, la carica di prorettore del collegio di Montalto, che tenne dalla fine del 1764 all'inizio del 1766. Ma i dissapori con l'ambiente accademico bolognese seguiti al suo progetto sul delta padano e le noie amministrative connesse alla direzione del collegio (che provocheranno, tra il 1773 e il 1774, una causa con l'economo del collegio, can. Giuseppe Zaccarini) indurranno il F., nel 1766, ad affrontare un cambiamento radicale: abbandonata Bologna, il collegio, l'insegnamento universitario e la dignità canonicale, si trasferì a Roma. Nel corso dello stesso anno, dal suo nuovo soggiorno romano verrà chiamato ad esprimere il suo parere, insieme con i padri minimi F. Jacquier e T. Le Seur, al gesuita A. Lecci e allo scolopio F. M. Gaudio, a proposito dei lavori di riattamento del porto di Rimini, danneggiato dalla piena del luglio 1765, proposti dal padre R. Boscovich. Il F. si espresse favorevolmente sia sul progetto Boscovich sia sull'impiego, nella realizzazione dei lavori, di una macchina escavatrice inventata dall'ingegnere perugino Serafino Calindri, sulla quale i pareri dei periti interpellati erano discordi (Parere del signor canonico P. Fantoni, in Del porto di Rimino ...).

Il pontefice Clemente XIII gli manifestò favore e protezione nominandolo, nel 1767, canonico della collegiata di S. Maria in via Lata e, nel 1773, matematico della S. Sede. In questa veste egli ricevette, nel 1776, l'incarico di studiare e realizzare la bonifica dell'acquitrino detto del Paglieto, presso Montalto di Castro, che porterà effettivamente a termine nei due anni successivi (Relazione del già seguito disseccamento dell'antica palude denominata il Paglieto) e nel 1780 venne nominato membro della commissione incaricata di definire l'annosa questione della regolamentazione delle acque nei territori della Valdichiana attraversati dal confine fra lo Stato pontificio e il Granducato di Toscana.

Oltre al F., della commissione facevano parte, per lo Stato della Chiesa, Benedetto Passionei e gli ingegneri Andrea Vici e Domenico Sardi; per il Granducato di Toscana, il conte Federico Barbolani di Montauto, il matematico Pietro Ferroni e l'ingegnere Piero Salvetti. Essa riuscì a concludere i suoi lavori con un "concordato" che, siglato dalle parti tra il dicembre 1780 e il gennaio 1781, prevedeva la deviazione di due affluenti del Tevere verso il lago di Chiusi e la costruzione di un "argine di separazione" tra le acque dei due Stati (Concordato del MDCCLXXX tra pontefice Pio VI e ... Pietro Leopoldo I... granduca IX di Toscana ... intorno alla bonificazione delle Chiane nei territori di Città della Pieve e di Chiusi, Firenze 1788). Nell'inviare al pontefice il testo del Concordato il F. lo corredò di un'ampia relazione e seguì la realizzazione dei lavori previsti dall'accordo fino al 1783.

Questi successi professionali furono tuttavia seguiti, negli anni immediatamente successivi, dal ripresentarsi di controversie giudiziarie come quella che oppose il F. al marchese Girolamo Vicentini di Rieti che pretese e ottenne, con sentenza della Sacra Rota del 23 apr. 1784, il pagamento di una pensione sul canonicato goduto dal Fanioni. Per la seconda volta, vista la situazione compromessa, il F. scelse di lasciarsi alle spalle quanto fino ad allora conseguito e, abbandonata Roma, nel 1785 si trasferì a Pisa. In Toscana, ove forse sperava di succedere allo Ximenes, egli sembrò trovare un ambiente congeniale ai suoi studi: il granduca Pietro Lepoldo nel 1787 richiese il suo parere in merito al problema della bonifica del padule di Bientina intorno al quale si agitavano da anni le discussioni degli idraulici e si susseguivano i progetti.

Tra questi, uno dei più arditi era senz'altro quello dell'antico nemico padre L. Ximenes, morto l'anno precedente, che prospettava la possibilità di procedere ad una bonifica per prosciugamento graduale attraverso l'escavazione di un nuovo canale da imboccare a nord verso il Serchio, contrariamente ad altri progetti che invece proponevano di far scaricare il lago a sud verso l'Arno, seguendo la pendenza naturale del bacino. Nel suo parere, presentato con una relazione del 5 ag. 1787, il F. preferì la soluzione, già elaborata da T. Perelli, di portare l'emissario sulla riva sinistra dell'Arno attraverso un passaggio sotterraneo (o "botte"), così da far scolare tutte le acque verso il Calambrone e quindi al mare. Questa ipotesi, avversata dai proprietari delle terre sulla sinistra dell'Arno, verrà ripresa più volte in considerazione ma troverà pratica realizzazione solo molti anni più tardi ad opera dell'ing. A. Manetti (1853-1863).Assolto quest'incarico con piena soddisfazione del granduca, già nel luglio dello stesso anno gli venne chiesto di recarsi, insieme con gli ingegneri P. Salvetti e S. Piazzini, a Grosseto e Castiglione della Pescaia per studiare la possibilità di pervenire a un'integrale bonifica della zona del lago, impresa in cui già si erano cimentati sia L. Ximenes sia P. Ferroni. Effettuata la visita tra l'aprile e il maggio 1788, nel dicembre successivo il F. consegnò un'ampia relazione in cui si diceva convinto della necessità di procedere ad una "colmata" totale del lago utilizzando le torbide dell'Ombrone attraverso una presa d'acqua a monte di Grosseto in località Bucacce di Istia (Memoria compilata per ... il granduca Leopoldo I sul bonificamento della pianura grossetana ...).

Nell'anno successivo egli si occupò principalmente di progettare e far eseguire un nuovo sostegno nel canale dei Navicelli presso Pisa, così da renderlo praticabile anche in caso di piena. Sebbene i lavori fossero terminati già nel febbraio del 1789, egli continuò a seguire questa opera (di cui venne nominato sovrintendente) anche nel corso dell'anno successivo.

Consultato quindi in merito ad un altro importante intervento di bonifica, quello riguardante la Valdichiana, si trovò ad arbitrare tra due proposte contrastanti, quella di V. Fossombroni, visitatore dei beni dell'Ordine di S. Stefano, che sosteneva doversi procedere ad una grande colmata per rialzare il livello della parte centromeridionale della valle e ottenere così una regolare pendenza verso l'Arno, e quella del matematico P. Ferroni, che invece proponeva di facilitare il deflusso delle acque abbassando il "regolatore" di Valiano.

Dopo un attento studio delle due ipotesi (trasmessegli fin dal maggio 1789) e una visita dei luoghi effettuata nel giugno 1790 coll'ingegnere G. Franceschini, il F. si pronunciò in favore della proposta del Fossombroni con una relazione del 28 nov. 1790 (Relazione delle visite fatte ...), ritenuta dal sovrano meritevole di essere stampata a spese della Stato, "contenendo regole e proposizioni che possono servir di lume in qualsiasi tempo" (Arch. di Stato di Firenze, Segreteria di Finanze, (1745-1808), Rubriche), n. 122).

Continuò a godere del favore di Pietro Leopoldo anche dopo la sua ascesa al trono imperiale e per suo incarico compì sopralluoghi a Mantova e Milano. Durante i turbolenti anni che seguirono alla Rivoluzione francese (di cui, secondo l'Inghirami, era grande ammiratore) e all'occupazione francese in Italia subì alterne vicende: dai Francesi venne incaricato, nel 1799, di eseguire i rilievi topografici necessari al progetto di suddivisione del territorio toscano in cantoni e dipartimenti, ma dopo i moti dello stesso anno fu costretto a fuggire e a riparare in esilio a Berna. Durante la Repubblica Italiana fu chiamato a far parte della Commissione di idraulica.

Fu membro della romana Accademia degli Arcadi con il nome di Legesto Efesio e di quella fiorentina dei Georgofili, nella quale lesse due relazioni: il 7 sett. 1796 (Della pendenza, che esigono le acque correnti ...) e il 6 sett. 1797 (Dell'alzamento del fondo del mare ...).

Il F. morì a Bologna il 26 genn. 1804, nella cura di S. Maria Labarum Coeli.

Nel 1807 le sue spoglie furono trasportate dalla nipote Giulia Paillot nella chiesa di S. Croce di Firenze, dove, nel 1809, fu apposta una lapide. Nel suo testamento, scritto il 25 marzo 1797 e rogato a Firenze il successivo 21 dicembre in forma segreta, lasciava erede dei suoi beni e delle sue carte Giulia Paillot ed esecutore testamentario l'avvocato fiorentino, poi municipalista, Alessandro Rivani (1746-1831). Questi, nel 1823, fece dono post mortem alla Società Colombaria di Firenze di un ricco fondo di manoscritti comprendenti anche quelli del F., dettagliatamente descritti nel 1921 in un inventario da U. Dorini. Purtroppo esso andò completamente perduto nella notte tra il 3 e il 4 ag. 1944, a causa delle vicende belliche.

Fonti e Bibl.: Per la ricostruzione delle vicende biografiche e dell'attività del F. sono da consultare i suoi scritti e la sua corrispondenza: Arch. di Stato di Roma, Relazione della visita fatta l'anno 1780 dalli deputati pontifici, e toscani nella pianura di Val di Chiana posta tra il lago di Chiusi, il Maranzano ed il Callone Pontificio detto la Fabbrica per regolamento della Tresa, e suoi influenti e per l'esame del nuovo Canal Naviglio proposto dalla corte di Toscana il quale partir dovrebbe dal lago Trasimeno presso allo sbocco del Fosso Anguillara e portarsi al lago di Chiusi. Al Santo Padre, Roma, 24 nov. 1780; Cortona, Bibl. comun. e dell'Accademia Etrusca, Ms. 485 (copie di un carteggio tra il F. e il Ferroni sul progetto di apertura di un emissario del lago Trasimeno, agosto 1779); Firenze, Bibl. naz., coll. Palat. 1197, vol. LXXXI: quattro lettere a Francesco o Gregorio Fontana; Arch. di Stato di Firenze, Segreteria di Gabinetto, Appendice, n.229 ins. 3 h): Relazione del lago di Castiglione della Pescaia, 1788; Esito che avrà l'inalveazione delle torbide del Bolognese nel Cavo Benedettino e nel Primario, dimostrato dipendentemente dal profilo del fu sig. Ercole Bonaccursi..., s.l. né s.d. [ma 1760]; Saggio de' fatti insussistentie degli errori idrometrici, che si contengono nella "Quarta memoria" del... padre Leonardo Ximenes della Compagnia di Gesù, presentato dagl'interessati postulanti la Linea superiore, Roma 1765; Della inalveazione de' fiumi del Bolognese e della Romagna in risposta alla IV Memoria idrometrica del m.r.p. Leonardo Ximenes della Compagnia di Gesù ed a molti passi esaminati dell'altre cinque memorie, Roma 1766; Dichiarazione del canonico P. Fantoni relativamente ad alcuni paragrafi di sue lettere stati impressi da passati amministratori del Collegio Montalto di Bologna, [Roma] 1766; De problemate quodam algebrico, deque evolutione mechanicae cuiusdam curvae interfinitas hypermechanicas, quae determinatae aequationi satisfaciunt, in Philosophical Transactions of the Royal Society, London 1767; Parere del signor canonico P. Fantoni professore matematica (Roma, 21 febbr. 1767), in Del Porto di Rimino. Lettera di un riminese ad un amico Roma coll'appendice di documenti, Roma 1768, pp. 33 s.; Annotazioni che si avanzano nel tribunale della Sagra Rota per parte del canonico P. Fantoni contro la sinistra interpretazione ad alcune di lui lettere date dal difensore del sig. canonico d. Giuseppe Zaccarini nella causa Bononien. pecuniaria, Roma 1774; Relazione del già seguito disseccamento dell'antica palude denominata il Paglieto posta nel territorio di Pian dell'Abbadia, Stato di Castro, a sua eminenza il signor cardinale Pallotta, Roma 1778 (in collaborazione con P. P. Qualeatti); Relazione della visita fatta per ordine della Sagra Rota negli scorsi mesi di febbraio e marzo del corrente anno 1781 a Campo Salino, alle sue adiacenze ed allo stagno Maccarese per la causa che verte fra l'ecc.mo signor duca Rospigliosi Pallavicini e li signori Del Cinque e Teoli, Roma 1783; Riflessioni sopra la seconda decisione pubblicata dalla S. Rota Romana il giorno 23 apr. 1784 in favore di certa pensione irregolarmente impetrata a carico di un canonicato, s.l. 1785; Memoria compilata per S. A. il gran duca Leopoldo Primo dal mattematico canonico P. Fantoni sul bonificamento della pianura grossetana nell'anno 1788, in A. Salvagnoli Marchetti, Rapporto a sua eccellenza il presidente del R. Governo della Toscana sul bonificamento delle Maremme toscane dal 1828-29 al 1858-59, Firenze 1859, pp. 142-211; Relazione della visita fatta per ordine di Sua Maestà Imperiale Leopoldo II... dal matematico canonico P. Fantoni nel mese di giugno MDCCXC al Canal maestro di Valdichiana e considerazioni sopra il nuovo progetto di abbassare il regolatore Valiano, Firenze 1791; Della pendenza, che esigono le acque correnti ne'fondi de' canali e de' fiumi, acciò restino sicuri per questa parte i lavori, e i prodotti dell'agricoltura, in Atti della R. Società economica di Firenze, ossia de' Georgofili, IV (1801), pp. 189-200; Dell'alzamento del fondo del mare e delle triste conseguenze che da ciò possono derivare all'agricoltura, ibid., pp. 287-315; Arch. di Stato di Bologna, Senato, Partiti, n. 52 c. 33; Ibid., Addizione alla basilica petroniana, n. 37; Arch. Stato di Firenze, Notarile moderno, Testamenti mistici pubblicati, n. 15, ins. 31 (testamento olografo) e prot. 29553, cc. 29v. 32. G. Sarchiani, Elogiodel can. F. letto nella solenne adunanza pubblica del dì 19 sett. 1804, in Atti d. Soc. economica di Firenze, ossia de' Georgofili, V (1804), pp. 75 s.; G. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana, Firenze 1805, I, pp. 357 s.; F. Inghirami, Storia della Toscana, Biografie, III, Firenze 1844, pp. 522 s.; P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana dalla origine della stampa ai primi anni del sec. XIX, Modena 1870, I, col. 446; U. Dorini, Inventario dell'archivio e degli altri manoscritti della Società Colombaria, in Atti della Soc. Colombaria di Firenze. Dall'anno MCMX all'anno MCMXX, Firenze 1921; Pietro Leopoldo Asburgo Lorena, Relaz. sul governo d. Toscana, a cura di A. Silvestrini, Firenze 1969, II, p. 77; III, p. 38; L. Neppi Modona, Ildiario delle persecuzioni di Ferdinando Fossi negli anni 1799-1800, in Rass. stor. toscana, XV (1969), 2, p. 164; Epistolario di Felice Fontana, I, Carteggio con Leopoldo Marc'Antonio Caldani 1785-1794, a cura di R. G. Mazzolini-G. Ongaro, Trento 1980, p. 129; D. Barsanti-L. Rombati, La "guerra delle acque" in Toscana. Storia delle bonifiche dai Medici alla riforma agraria, Firenze 1986, p. 76; R. G. Salvadori, P. F., idraulico italiano del Settecento, in Riv. di storia dell'agricoltura, XXVIII (1988), 2, pp. 149-177.

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