PIPA

Enciclopedia Italiana (1935)

PIPA (fr. pipe; sp. pipa; ted. Pfeife; ingl. pipe)

George MONTANDON
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È un arnese che permette di aspirare il fumo attraverso un cannello. La suddivisione delle forme in 4 gruppi, fatta da Frobenius, per quanto stabilita originariamente solo per l'Africa, può valere per tutto il mondo.

La pipa a forno è un forno in miniatura, formato direttamente nel terreno, ammonticchiando un po' di terra battuta, nella quale si lasciano un canale e due aperture; l'indigeno sta sdraiato bocconi e aspira da una delle estremità il fumo dell'erba che brucia all'altra estremità foggiata a imbuto. Questo sistema primitivo è usato nell'Africa centrale, ma è stato ritrovato anche fra popolazioni nettamente superiori come, i Tagicchi dell'Irān.

Il secondo tipo è la pipa a cornetto. Essa è formata dalla nervatura centrale di una foglia di banana vuotata a tubo, ma di cui uno dei capi è lasciato chiuso. Presso a questo, nella parete del tubo, è praticato un foro, nel quale viene introdotta l'estremità di un piccolo imbuto o cornetto di materia vegetale, destinato a raccogliere il materiale da fumare. Il medesimo ordigno può ottenersi con una canna di bambù. Se la pipa a cornetto si trova in tutti i continenti, sola o con altri tipii essa è però usata in un modo tutto speciale nella Nuova Guinea: i Papua aspirano il fumo nel cannello, chiudono poi con un dito l'imboccatura, tolgono il cornetto, applicano la bocca all'apertura dov'è infilato questo e levando il dito, aspirano il fumo.

La pipa a cornetto ha dato luogo in seguito a pipe d'un sol pezzo, di legno, d'argilla, di pietra, che potrebbero essere confuse con quelle di 3° tipo, a fornello terminale; ma si può sempre riconoscere la loro derivazione dalla pipa a cornetto dal fatto che il fornello non è situato proprio in fondo al cannello; essa si stacca un po' prima dell'estremità e quasi sempre perpendicolarmente al cannello stesso (invece di essere obliquo come si vede spesso nel tipo seguente).

La pipa a cornetto va anche ricordata come ispiratrice del sigaro. Quando invece del tritume vi erano a disposizione delle belle foglie, allora il cornetto stesso veniva fumato: ed ecco il sigaro e il bocchino; rimase poi il sigaro solo dopo la soppressione del bocchino. Ricordiamo, a proposito del sigaro, che vi sono popoli, come i Negritos delle Filippine, che lo fumano tenendone la parte accesa in bocca.

Il 3° tipo è la pipa a fornello terminale, vale a dire quella che è in uso nel mondo occidentale. Teoricamente, deve essere considerata posteriore alla precedente, sebbene non sia possibile affermare che ne derivi direttamente.

Il 4° tipo è la pipa ad acqua, chiamata narghilè tra i musulmani del Mediterraneo, cibuk tra i Turchi Osmanli, cilim nel Turkestān. Essa è caratterizzata da un recipiente (di solito una zucca) situato tra il cannello e l'imbuto contenente il materiale da fumare. Questo tipo è molto diffuso nel mondo musulmano, in Asia come in Africa, sebbene esso abbia probabilmente preceduto l'islamismo.

Benché la pipa a forno possa essere stata inventata in più luoghi, non si ritrova presso tutte le culture. Nell'Oceania, l'Australia e la Polinesia l'ignorano, e il suo dominio, come accertò il Graebner, si limita alla Papuasia: la metà orientale della costa meridionale della Nuova Guinea, compresi gli arcipelaghi d'Entrecasteaux e delle Luisiade, che la prolungano a est; di là l'uso della pipa a forno si è esteso verso sud, nelle isole dello Stretto di Torres e in tre punti della costa australiana vicina (sulla costa est e sulla costa ovest della penisola del Capo York, e al centro del Golfo di Carpentaria); e verso nord, nella Baia dell'Astrolabio (costa nord-ovest della Nuova Guinea).

Data questa distribuzione, la pipa a forno in Papuasia può essere attribuita al ciclo culturale dell'arco.

L'uso del fumare, particolarmente la canapa, era già diffuso prima della scoperta del tabacco; però la conoscenza di questa pianta diffuse grandemente il gusto del fumare e l'uso della pipa. Il tabacco è originario dell'America, più particolarmente delle Antille, e non bisogna quindi stupirsi che il tabacco e la pipa avessero, fra gl'indigeni del Nuovo Mondo, una parte tanto importante dal punto di vista materiale e animistico. Tre fatti a questo proposito vanno ricordati: l'origine maya della parola sigaro; l'importanza del "calumet di pace" nelle relazioni fra tribù e tribù dell'America Settentrionale; le pipe delle tribù del nord-ovest, le più ornate del mondo. Nell'America Meridionale pare che il tabacco fosse giunto per mezzo degli Arawak (il cui nucleo principale si trova a nord del Rio delle Amazzoni) e non è improbabile che la pipa vi sia apparsa prima del tabacco; in ogni modo l'uso della pipa e del tabacco è sempre stato assai limitato sull'altipiano delle Ande e le popolazioni andine che masticano tuttora le foglie di coca si distinguono, sotto questo punto di vista, da quelle della pianura boschiva che preferiscono fumare la pipa.

Come la cultura islamica ha per caratteristica la pipa ad acqua, così la cultura sinica ha pipe a fornello terminale estremamente piccolo. Servono per fumare non solo l'oppio (introdotto in Cina dalla Persia nel sec. IX, per quanto solo nel sec. XIX se ne avesse un uso corrente), ma anche il tabacco; queste pipe minuscole non permettono che 2 o 3 boccate, così che vengono usate in visita o durante conversazioni d'affari, ma non lavorando o camminando. Queste piccole pipe si trovano in tutto il dominio della cultura sinica, quindi anche nel Giappone e nell'Asia centrale (Buriati).

Fabbricazione delle pipe. - Le materie prime adoperate nella fabbricazione delle pipe sono: l'ambra, la schiuma di mare, per le pipe di lusso; l'argilla, per le pipe più comuni; la radica, e tutti i legni bianchi: ciliegio, bosso, ebano; inoltre le corna di bufalo, l'avorio, la celluloide, ecc.

Secondo il metodo di fabbricazione vi sono le pipe d'un solo pezzo e le pipe in due pezzi: la canna e il fornello. Le pipe d'argilla sono generalmente d'un solo pezzo; le pipe di ambra e di schiuma di mare hanno il fornello e una parte della canna di un sol pezzo e il bocchino di altra materia; così, in generale, quelle di legno.

Le pipe in due pezzi possono avere, p. es., il fornello di porcellana, come alcune svizzere e tedesche, e la canna di legno, con un bocchino d'ambra o d'avorio. Le pipe più a buon prezzo, quando non debbono sopportare alte temperature, si fanno di terra refrattaria. Possono essere rosse, gialle, bianche, nere. Le più comuni sono quelle rosse e gialle, fatte con argille ferruginose non troppo plastiche (terra da pipe); quelle bianche sono fatte con argille bianche o solo leggermente ferruginose, che diventano bianche dopo la cottura (sono di questo tipo le cosiddette pipe di gesso); quelle nere sono ottenute scaldando le pipe bianche entro astucci contenenti segatura di legno. La fabbricazione procede nel seguente modo: dapprima l'argilla viene accuratamente impastata e poi pressata o arrotolata sopra una tavoletta per abbozzare la canna della pipa. Alla sua estremità si aggiunge una piccola massa di argilla per la formazione del fornello e si buca con un filo di ottone la canna. In seguito si mette l'oggetto in uno stampo, dove con un apposito pistone di rame si dà la forma al fornello, si fora completamente la canna fino all'interno del fornello e si lascia seccare all'ombra l'oggetto. La cottura si compie in forni cilindrici o rettangolari, nei quali si mettono cassette in terracotta contenenti le pipe e riempite di polvere fina di terracotta. Terminata la cottura, che può durare da otto a nove ore, s'immergono le pipe in un bagno d'acqua contenente in sospensione una piccola quantità d'argilla grassa; così uno strato d'argilla si deposita sulla pipa rendendola meno porosa. La lucidatura si compie con un panno di lana, talvolta intriso in una speciale vernice a base di gomma, sapone e cera.

Con la schiuma di mare (silicato di magnesio), che proviene in gran parte dall'Asia Minore, e con l'ambra (v.), che proviene dalle coste del Mar Baltico, si fabbricano le pipe di lusso. Le varie operazioni per la fabbricazione si possono così riassumere: rammollimento della sostanza nell'acqua; taglio e formazione del fornello e della canna; limatura grossolana; lucidatura con immersione della pipa nella cera vergine e poi pulitura, che si eseguisce sfregando con un miscuglio di calce, grasso e bianco d'ossa.

I residui della fabbricazione delle pipe di schiuma si macinano finemente con acqua ottenendo un liquido lattiginoso, che si cuoce con olî e con allume, filtrandolo poi attraverso la tela. La poltiglia rimasta nel filtro si taglia in pezzi o si foggia in forme che si fanno seccare e che si mettono poi in commercio in sostituzione della schiuma naturale col nome di massa. Le più apprezzate pipe di legno sono quelle fabbrieate con la radice (radica) dell'erica (Eriea arborea L.), di color bruno rossastro quando è tagliata di recente, rosso bruno dopo lunga esposizione all'aria che cresce specialmente nel nord dell'Africa e in Italia (speciali quelle di Terracina). Esse vengono prima fatte bollire per circa 12 ore per dare loro quel color giallo bruno molto apprezzato e poi si sbozzano: si distinguono gli abbozzi alla marsigliese, che hanno il fornello della pipa perpendicolare alla cannuccia, e gli abbozzi all'inglese col fornello ad angolo acuto con la cannuccia. Tali pipe, poi, possono venire lavorate in vario modo.

L'industria delle pipe è sorta nell'Europa Settentrionale ed è scesa prima in Francia e poi in Italia verso il principio del sec. XVII. In Italia la forma di artigianato si è trasformata in industria verso la metà del sec. XIX; attualmente esistono numerose fabbriche (Lombardia, Toscana e Marche) specie di pipe di radica, materia fornita dai boschi della Toscana, della Liguria, dell'Umbria, della Calabria e della Sardegna.