PIRRONE di Elide

Enciclopedia Italiana (1935)

PIRRONE (Πύρρων, Pyrrho) di Elide

Guido Calogero

Filosofo greco, iniziatore, secondo la tradizione, della corrente scettica. Incerti i dati cronologici della sua vita, che sembra si sia estesa tra il 360 e il 270 a. C.; incerte, anche perché per certi aspetti contraddittorie, le notizie fornite dalla tradizione circa le idee e i maestri che su di lui avrebbero influito. Da un lato infatti egli è detto scolaro di Brisone, scolaro di Euclide di Megara (ma secondo un'altra tradizione questo Brisone sarebbe stato figlio o discepolo del megarico Stilpone, e ciò è cronologicamente improbabile, perché il maestro sarebbe stato in tal caso più giovane dello scolaro); dall'altro, egli appare scolaro, o amico, del democriteo Anassarco, insieme col quale seguì la spedizione di Alessandro in Asia (mentre come scolaro di P. è a sua volta designato il democriteo Nausifane di Teo). Risulta da ciò in ogni modo, un rapporto di dipendenza collegante la scepsi pirroniana da un lato con la dialettica delle scuole socratiche di Elide e di Megara (che con le negazioni, eleatizzanti, del mondo empirico poteva ben costituire un avviamento alla negazione scettica della certezza del conoscere) e dall'altro con la gnoseologia democritea fortemente permeata di elementi scettici. Ma soprattutto dovette operare sulla formazione dello scetticismo pirroniano il relativismo soggettivistico della sofistica protagorea e della scuola cirenaica. Come Socrate, P. non scrisse nulla; e, per quanto le sue dottrine abbiano avuto un diretto espositore e interprete in Timone di Fliunte, massimo tra i suoi scolari (tra cui è ricordato, oltre al già citato Nausifane, Filone d'Atene), s'intende in tal modo come la sua figura d'iniziatore dello scetticismo abbia assunto col tempo un carattere sempre più mitico, ad esso venendo ascritte, col meccanismo tipico delle antiche tradizioni di pensiero, anche concezioni che si erano venute sviluppando solo nell'ulteriore evoluzione dello scetticismo. Alla tradizione pirroniana si volle anzi specialmente riconnettere la terza e ultima fase dello scetticismo classico: donde l'identificazione della qualifica di "pirronico" con quelle di "scettico" o "efettico", manifesta anche nei titoli delle opere di tale età (come, p. es., le Ipotiposi pirroniche di Sesto Empirico), e largamente mantenutasi anche nell'uso posteriore.

La fonte principale delle dottrine di P. è per noi l'esposizione di Diogene Laerzio (IX, 61-108): come criterio di distinzione tra ciò che si può considerare propriamente pirroniano e ciò che invece dipende dall'evoluzione posteriore servono, fino a un certo segno, i frammenti di Timone di Fliunte (in Diels, Poetarum philosophorum fragmenta, Berlino 1901, p. 173 segg.). Punto di partenza della scepsi di P. è senza dubbio la concezione sofistico-cirenaica della soggettività di ogni conoscenza. Ma laddove per Protagora e per i suoi seguaci tale soggettività si presentava soprattutto nell'aspetto positivo dell'immanenza del sapere all'individuo, che lo valuta non in funzione della sua corrispondenza al reale (la quale restava incontrollabile) ma in funzione del suo valore pratico o edonistico, a P., che tiene d'occhio (sul piano dell'oggettivismo megarico e democriteo a cui si ricollega) la realtà in sé, essa appare in luce assolutamente negativa, appunto in virtù di tale incontrollabilità della congruenza del conosciuto con l'esistente. S'intende così come il sofistico δισσὸς λόγος (il "doppio discorso"), derivante dalla gnoseologia protagorea, in quanto per essa ciascuna tesi non era meno vera di quella che le si poteva opporre, si capovolga nel pirroniano οὐδὲν μᾶλλον ("nulla più"), per cui ciascuna tesi non è "per nulla più" vera della tesi opposta. Non sussistendo d'altronde, per tal motivo, la possibilità di conoscere come le cose realmente siano, non resta che astenersi (ἐπέχειν, donde ἐποχή "astensione") da ogni giudizio circa essa: e in quanto tale sospensione di giudizio porta con sé anche una piena indifferenza circa la valutazione pratica delle cose, essa assicura all'animo quell'atarassia o imperturbabilità, che per P. costituisce l'ideale etico e eudemonistico dell'uomo. Si vede quindi come nella scepsi di P. siano chiaramente delineate tutte le principali dottrine, che il posteriore sviluppo dello scetticismo fornì di determinazioni e giustificazioni particolari (v. per ciò scetticismo). Ma appunto per ciò è da escludere che in essa si presentassero precisazioni teoriche, la cui genesi s'intende solo in funzione delle polemiche che più tardi lo scetticismo stesso dovette sostenere: come, per es., le discussioni circa la natura della tesi asserente la necessità di sospendere l'assenso, tesi che a sua volta poteva apparire "certa" o "dogmatica", secondo l'obiezione poi rimasta classica contro lo scetticismo. Queste obiezioni e discussioni appartengono di fatto all'età dello scetticismo accademico e alle polemiche tra Crisippo e Carneade, così come dipendente dalla teoria stoica dell'"assenso" (συγκατάϑεσις) è la definizione del fondamentale atteggiamento scettico mercé la celebre formula della "sospensione dell'assenso" (ἐποχὴ τῆς συγκαταϑέσεως), P. avendo più genericamente parlato di un'ἀϕασία (impossibilità di parlare, dal punto di vista antico per cui giudicare e parlare sono inscindibilmente connessi) o di un'αρρεψία (impossibilità d' "inclinare" più verso una tesi che verso la sua antitesi, data la ἰσοσϑένεια τῶν λόγων, l'equilibrio degli argomenti", che esprimeva l'idea implicita nella formula già ricordata dell'οὐδὲν μᾶλλον e si riconnetteva anzi anche più direttamente al motivo sofistico del δισσὸς λόγος, di cui costituiva la conclusione negativa).

Bibl.: E. Zeller, Die Philosophie der Griechen, III, i, 5ª ed., Lipsia 1923, pp. 494-507; V. Brochard, P. et le scepticisme primitif, in Revue philosoph., XIX (1885), pp. 517-532; id., Les sceptiques grecs, Parigi 1887; G. Caldi, Lo scetticismo critico della scuola pirroniana, Udine 1896; A. Goedeckemeyer, Die Geschichte d. griechischen Skeptizismus, Lipsia 1905, p. 1 segg. Sulla questione delle fonti v. U. von Wilamowitz, Antigonos von Karystos, Berlino 1881, pp. 28 segg. e 35 segg. Ulteriore bibliografia in Ueberweg-Praechter, Grundr. d. Geschichte d. Philos., I, 12ª ed., Berlino 1926, pp. 140-41 dell'appendice bibliografica. V. inoltre le trattazioni generali nella bibliografia della voce scetticismo.