Paesaggio, pittura di

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

paesaggio, pittura di

Antonella Sbrilli

La natura protagonista dell’opera d’arte

Anche se l’arte figurativa ha di solito posto in primo piano la rappresentazione di uomini e storie, la natura ha esercitato sempre un grande fascino sugli artisti. Prima come sfondo delle scene e poi come protagonista di quadri e disegni, il paesaggio naturale è uno dei grandi generi della pittura moderna

Soggetti antichi e medievali

Per quanto riguarda la raffigurazione della natura nell’antichità, scorci di paesaggio si trovano in vari mosaici e affreschi, per esempio nelle ville di Pompei. Anche in epoca medievale troviamo miniature e dipinti che hanno come temi i lavori nei campi o il calendario e che trattano la natura con estrema perizia.

Se percorriamo, tuttavia, un grande museo scorrendo le opere in ordine cronologico, ci rendiamo conto che la maggior parte dei dipinti più antichi ha per soggetto il corpo umano: figure di santi, di re, di eroi che compiono particolari azioni sono raffigurate con precisione anatomica in composizioni prospettiche. Possiamo però notare che alcuni artisti lasciano grandissimo spazio allo sfondo o si soffermano con la massima attenzione su alberi e fiori, sul profilo delle montagne all’orizzonte, sulla resa dell’acqua e del cielo, insomma sui diversi aspetti della natura.

Specialisti della natura

È fra il Quattrocento e il Cinquecento che, nell’Europa settentrionale, nell’area degli attuali Belgio e Olanda, cominciano a operare gli specialisti della pittura di paesaggio: essi realizzano opere che raffigurano con attenzione la scena naturale, spesso piccoli quadri di genere, destinati alla decorazione delle case borghesi. L’interesse per la descrizione accurata del mondo, l’osservazione scientifica, le scelte religiose diffondono con forza in quelle regioni il gusto per la rappresentazione della natura, sia reale e riconoscibile, sia fantastica e pittoresca.

Nelle zone di lingua tedesca, dove la Riforma protestante allontana la popolazione dalla cultura cattolica romana e dalle sue immagini religiose, si trovano grandi interpreti del paesaggio nordico, come Albrecht Altdorfer, che lascia nei suoi quadri molto più spazio alla natura che al soggetto dichiarato, e il grande Albrecht Dürer, i cui acquerelli sono considerati i primi paesaggi puri della storia dell’arte. In Italia, sommi pittori tra cui Leonardo sono attenti all’atmosfera, alla conformazione delle nuvole, dei campi e delle alture. Nel Veneto, Bellini e Giorgione dedicano alla resa della natura la stessa cura riservata ai personaggi dipinti e riescono a rendere il sentimento poetico, il senso di armonia che il paesaggio suscita in chi lo contempla.

I secoli d’oro del paesaggio

Via via che ci si avvicina all’epoca moderna, il sentimento della natura acquista sempre più importanza. Nel Seicento, la natura è rappresentata come uno scenario vasto e calmo, con grandi alberi secolari, rovine di edifici antichi, corsi d’acqua tranquilli e figure di pastori: è il paesaggio ideale immaginato dall’artista francese Claude Lorrain, che visse a lungo in Italia e influenzò i più grandi paesaggisti dei secoli seguenti, fra i quali anche William Turner.

Altri interpreti di questo tipo di paesaggio, che sembra esistere in una dimensione fuori del tempo, sono Annibale Carracci, Domenichino, Nicolas Poussin. Sempre nel Seicento, con artisti come Jan van Goyen e Meindert Hobbema, si afferma uno stile realista, che rappresenta con grande verosimiglianza la terra e il mare olandesi.

Nel Settecento, in tutta l’Europa il paesaggismo diventa di moda. Soprattutto in Gran Bretagna, operano schiere di artisti che, con i colori a olio e gli acquerelli, rendono immortale la campagna della loro isola. Fra i più celebri ci sono John Robert Cozens, John Constable, Turner, ma non vanno dimenticati tanti artisti specializzati nella disposizione di parchi e giardini, attivi nelle ville e nei manieri di cui è costellata la campagna inglese.

In quegli anni, il rapporto fra l’uomo e la natura è indagato sia nella letteratura sia nella scienza, anche tramite viaggi sempre più frequenti effettuati con scopi scientifici e documentaristici. L’estetica, quel ramo della filosofia che si occupa del gusto, cerca di spiegare le sensazioni che proviamo di fronte alla bellezza della natura: la rovina di un monumento antico coperta di vegetazione ci piace perché è gradevole, pittoresca, mentre uno strapiombo in montagna o una tempesta attraggono e spaventano nello stesso momento, provocando il cosiddetto sentimento del sublime.

Il paesaggio e l’identità moderna

La Germania e gli Stati Uniti. Nel corso dell’Ottocento, si ricerca nel paesaggio circostante un significato e un legame con la propria cultura. Nei paesi di lingua tedesca, i maggiori artisti, fra cui Caspar David Friedrich e Philipp Otto Runge, si dedicano esclusivamente a dipingere la natura. Questa scelta ha anche un significato politico, poiché è rivolta contro l’insegnamento accademico e la supremazia culturale della Francia di Napoleone. Le figure che osservano la natura sono spesso rappresentate di spalle da Friedrich, per suggerirci un’identificazione con loro: sono individui romantici, in cerca di emozioni profonde e di luoghi che riescano a comunicarle.

Anche in America, una nazione giovane dal punto di vista politico, gli artisti si allontanano dalla tradizione europea della pittura di storia, per dedicarsi alla rappresentazione della vasta natura americana. La valle del fiume Hudson, le praterie, le cascate, le foreste abitate dagli Indiani diventano un simbolo nazionale e sono dipinte da Thomas Cole, Frederick Edwin Church, Albert Bierstadt su tele le cui grandi dimensioni sono influenzate dallo spazio originale. Anche fenomeni straordinari come le aurore boreali, le eruzioni vulcaniche, gli iceberg dell’Artico sono oggetto di grandi quadri che anticipano la fotografia e il documentario naturalistico. Nasce in questo contesto il desiderio molto moderno, e ancora attuale, di recarsi per turismo in luoghi particolarmente suggestivi.

L’Italia e la Francia. In Italia si possono riconoscere molte scuole diverse di paesaggio a seconda delle regioni: in Campania, in Toscana, in Piemonte, nel Lazio, troviamo grandi interpreti della natura del nostro paese, fra cui i fratelli Palizzi, Antonio Fontanesi, Nino Costa, il gruppo dei macchiaioli.

In Francia, sono proprio dei pittori di paesaggio a diffondere la pratica della pittura all’aria aperta (en plein air), da cui si svilupperà l’impressionismo. I pittori di Barbizon, grazie anche alla disponibilità dei colori in tubetto, escono dagli atelier e affrontano la natura dal vivo, con la sua luce variabile. Gli impressionisti sviluppano nelle loro opere la lezione di grandi predecessori: i paesaggisti olandesi del Seicento, che nei loro quadri avevano dato spazio al cielo, l’inglese Constable che aveva dipinto le zolle di terra, le nubi, l’acqua come se fossero tangibili, il giapponese Hokusai, con il suo punto di vista inaspettato sulla natura. Per Monet, il paesaggio è il luogo in cui catturare meglio il cambiamento continuo della luce.

L’arte contemporanea. Dopo l’impressionismo, le ricerche degli artisti d’avanguardia portano alla crisi dei generi pittorici: il paesaggismo, la pittura di storia, il ritratto, insomma i soggetti dei quadri, sono superati completamente dall’attenzione verso il linguaggio, verso il modo cioè in cui il soggetto è rappresentato. Ma, in ogni caso, l’interesse per la natura non viene mai meno e può ritrovarsi anche in opere che non hanno più nulla a che fare con la pittura. Per esempio, l’artista contemporaneo danese Olafur Eliasson con un sistema di led luminosi ricostruisce albe e tramonti artificiali.

Natura e paesaggio fra arte e pensiero in Oriente e Occidente

In Cina e Giappone, fin dall’anno Mille è forte l’attenzione per il paesaggio. La rappresentazione di vedute panoramiche di fiumi e laghi, montagne e nubi è legata al pensiero filosofico e religioso orientale che considera essenziale l’equilibrio fra la natura e gli esseri viventi. Nell’arte contemporanea, l’attenzione al paesaggio e alla natura in generale ha preso forme nuove e talvolta spettacolari. Gli artisti della corrente della land art (detta anche Earth art o «arte della Terra») utilizzano interi territori come supporti delle loro opere, intervenendo in maniera creativa su deserti, atolli, foreste, crateri vulcanici, parchi. Non è estraneo a molti di loro un interesse per i temi dell’ecologia.

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