POLICARPO di Smirne

Enciclopedia Italiana (1935)

POLICARPO (Πολίκαρπος, Polycarpus) di Smirne

Mario Niccoli

Martire e scrittore cristiano, nato al più tardi nel 70 d. C. Ireneo di Lione, ancora fanciullo, lo conobbe e udì dalla sua bocca ciò che P. aveva a sua volta udito da Giovanni apostolo e dagli altri che avevano veduto il Signore. Sappiamo anche che P. si recò a salutare e a confortare Ignazio di Antiochia che intraprendeva il suo triste viaggio verso Roma: ci è stata anzi conservata, nell'epistolario d'Ignazio, una lettera di questo a P., nella quale tra l'altro Ignazio incarica il suo corrispondente di trasmettere alla chiesa di Antiochia l'ultimo suo ricordo. Lo stesso P. fu a Roma all'epoca di papa Aniceto (tra il 154 e il 167): era allora in piedi la questione della datazione della Pasqua (v.) e P. difese nettamente, contro Aniceto, l'uso quartodecimano degli Asiatici; ma, nonostante questo dissidio, rimase con lui in ottimi rapporti. Forse va collocato durante il suo soggiorno romano l'incontro di P. con Marcione. Tornato a Smirne P. fu martirizzato: la data del martirio è stata oggetto di discussione: la più probabile ipotesi è quella (C. H. Turner ed E. Schwartz) che fissa la data al 22 febbraio 156.

Una lettera della chiesa di Smirne alla chiesa di Filomelio, redatta da un cristiano a nome Marcione (v. in R. Knopf e G. Krüger, Ausgewählte Märtyreracten, 3ª ed., Tubinga 1929, p. 1 segg.), e comunemente nota col titolo di Martirio di Policarpo, ci dà un racconto delle circostanze relative all'arresto, al giudizio e alla morte di P. che è certamente autentico. Non ha invece alcun carattere storico la Vita di Policarpo (X. Funck, Patres apostolici, II, 3ª ed., Tubinga 1901) scritta da un Pionio, il quale secondo alcuni (Corssen e E. Schwartz) andrebbe identificato col martire dello stesso nome martirizzato all'epoca di Decio (v. Pionio), mentre i più, con maggiore verisimiglianza, pensano a uno scrittore del sec. IV.

La lettera di Policarpo. - Sotto il nome di Policarpo ci è rimasta una breve lettera ai Filippesi (Ireneo attesta che P. ne dovette scrivere più di una) che non ha in sé stessa grande interesse, se non per la storia del genere parenetico, né si distingue per particolarità di stile e di originalità.

L'autore cita di frequente S. Paolo, gli Atti, i due Evangeli di Luca e di Matteo, conosce certamente la I Clementis, che segue in più di un punto. A una prima parte (capitoli I-X) nella quale sono espressi, con grande. sincerità di accenti, consigli e ammonimenti edificativi, segue la conclusione (capitoli XI-XIV) nella quale P. rimprovera il contegno del proselita Valente e di sua moglie; promette ai Filippesi, che glielo hanno chiesto, d'inviare una lettera a quelli della chiesa di Antiochia; annuncia di aver allegato alla lettera le lettere d'Ignazio di Antiochia che: egli possiede e raccomanda ai Filippesi il latore della lettera, Crescente e la sorella di lui. Poiché P. chiede anche notizie della sorte toccata ad Ignazio, è chiaro che la lettera fu scritta quando Ignazio era ancora vivo o da poco morto, quindi entro il secondo decennio del sec. II. D'altra parte la chiara testimonianza contenuta nella lettera, dell'esistenza, già al tempo di P., di un corpus di lettere ignaziane ha condotto i fautori della non autenticità dell'epistolario ignaziano a negare l'autenticità anche della lettera di P. Ma per sostenere tali ipotesi occorrerebbe dimostrare che anche il viaggio d'Ignazio a Roma è una finzione; e, del resto, a favore dell'autenticità della lettera di P. parlano anche argomenti diretti.

La lettera (edita in tutte le edizioni dei Padri apostolici: più recente quella di K. Bihlmeyer, I, Tubinga 1924, p. 114 segg.), ci è stata conservata in nove ms. greci che rappresentano la stessa recensione e si arrestano al versetto 2 del cap. IX. Il testo greco, scoperto dal gesuita Francisco de Torres (Turrianus) ed edito la prima volta da P. Halloix (Douai 1633) è completato dalla versione latina (intiera) e dalla citazione degli intieri capitoli IX e XIII (questo, meno la frase finale) fatta da Eusebio.

Bibl.: Oltre a quella citata da O. Badenehewer, Geschichte der altkirchlichen Literatur, I, 2ª ed., Friburgo in B. 1913, p. 160 segg., v.: W. Reuning, Zur Erklärung des Polycarpmartyriums, Giessen 1927; B. Capelle, La I Clementis et l'épitre de Polycarpe, in Revue Bénédictine, 1925, pp. 283-87; R. Weidinger, Die Haustafeln. Ein Stük urchristl. Paränese, Lipsia 1928, p. 58 segg.; A. Puech, Histoire de la littérature grecque chrétienne, II, Parigi, pp. 62-70, 300-302. Vedi inoltre quella citata sotto ignazio.