POLLI e POLLICOLTURA

Enciclopedia Italiana (1935)

POLLI e POLLICOLTURA

Anita Vecchi

. Col nome di polli si sogliono designare i Gallinacei domestici appartenenti alla famiglia dei Fasianidi (Phasianidae) e derivati dalle specie selvatiche del genere Gallus. Ai polli, col termine più generale di pollame, si aggiungono le galline di faraone (Numida), i tacchini (Meleagris) e i Palmipedi domestici (anatre, oche).

I polli propriamente detti sono caratterizzati dalla presenza di una cresta carnosa, situata lungo la linea mediana della fronte e del vertice del capo, di due bargigli carnosi partenti dalla base della mandibola e di due lobi carnosi, bargigli auricolari od orecchioni, situati sotto il condotto uditivo esterno, i quali hanno talvolta sviluppo notevole. I polli domestici hanno gli stessi caratteri generali dei galli selvatici. Originarî dell'Asia e introdotti in Egitto e in Grecia al tempo delle guerre persiane, passarono successivamente in tutta l'Europa e in ogni altra parte del mondo.

Carlo Darwin ritenne che tutte le razze domestiche di polli derivassero dalla specie selvatica Gallus bankiva Temm.; secondo esperienze recenti esse trarrebbero origine non soltanto dal G. gallus L. (G. bankiva) tipico, ma anche dalle varie razze geografiche di questa specie, le quali occupano aree distinte dell'India, dell'Indocina e delle Isole della Sonda. Non è improbabile inoltre che le altre specie selvatiche: G. Sonnerati Temm del Hindostan centrale e meridionale, G. Lafayetti Les. dell'Isola di Ceylon, e G. varius Shaw et Nodd. di Giava e di altre isole malesi e i loro incroci abbiano partecipato alla formazione di alcune razze domestiche di polli. Tale ipotesi è avvalorata dal fatto, sperimentalmente provato, che gl'ibridi diretti oppure i loro reincroci con le forme pure dànno origine a stirpi feconde.

Razze di polli. - Comparando le specie selvatiche del genere Gallus con le razze domestiche, queste possono essere distinte, seguendo A. Ghigi, in tre categorie:

Razze omeosome, simili per la forma generale del corpo e per la correlazione delle sue parti alle specie selvatiche. Questa categoria comprende le razze, designate impropriamente come razze mediterranee, che depongono uova a guscio bianco.

Razze eterosome, dissimili per i caratteri suddetti dalle specie selvatiche e conosciute impropriamente sotto il nome di razze asiatiche. Per il loro aspetto corporeo, per l'incapacità al volo, derivante dalla sproporzione tra l'apertura delle ali e il peso del corpo, per talune attitudini fisiologiche e per le uova a guscio color rosso mattone, si discostano nettamente dalle razze omeosome; è presumibile pertanto che esse abbiano avuto un'origine diversa.

Razze intermedie, dette anche razze pesanti da prodotto, con caratteri morfologici intermedî a quelli delle due prime categorie, ma che si accostano maggiormente a quelli delle eterosome.

Ciascuna razza è caratterizzata, oltre che dall'aspetto corporeo, da un complesso di attitudini e caratteri fisiologici fra i quali: la maggiore o minore fecondità, la tendenza all'ingrassamento, la precocità nella deposizione delle uova e nello sviluppo, la rusticità o l'adattamento ai varî climi e ambienti, l'attitudine a covare, ecc. Generalmente le razze omeosome uniscono a un'elevata fertilità, precocità di sviluppo e d'impennamento oltre a una notevole rusticità, caratteri ai quali spesso si sostituiscono nelle razze eterosome i rispettivi antagonisti.

Le razze intermedie portano riuniti in una correlazione stabile caratteri d'entrambe le categorie: all'aspetto corporeo massiccio, al tardivo impennamento, al color rosso delle uova, caratteri simili a quelli delle eterosome, uniscono una fecondità che s'avvicina e talvolta raggiunge quella delle omeosome.

A prescindere dal complesso dei caratteri che servono a distinguere le suddette categorie di razze, esistono speciali e numerose mutazioni relative a varie parti del corpo che valgono a distinguere le singole razze; la colorazione delle penne consente poi d'istituire nell'ambito di ciascuna razza determinate sottorazze di colore. La cresta tipica è semplice e dentellata col numero di dentelli variabile da razza a razza; essa termina posteriormente con un lobo più o meno espanso ed è grande nelle razze omeosome, piccola in quelle eterosome, sempre diritta nel gallo, ora diritta e ora ripiegata nella gallina. Le si contrappongono creste ricce o composte, le quali presentano vario aspetto: sono formate da una massa basale piatta che sopporta un numero vario di lobi, di papille, ora rotondeggianti, ora più o meno alte. Ad es., la cresta a noce (Combattente indiano) ha alcuni lobi paralleli formanti circonvoluzioni caratteristiche; la cresta a rosa (Amburgo) ha numerose piccole papille rotondeggianti; in quella a pisello le papille, sempre rotondeggianti, sono più grosse; la cresta a coppa (Berbera, Siciliana) è costituita da una base che si sdoppia in due lobi dentellati. La cresta a "cuore spaccato" (Crèvecteur) è fatta sul modello di quella a coppa con una riduzione della base e dei lobi e una modificazione dei dentelli in bitorzoli più o meno sviluppati. La cresta ridotta e piatta, come nella Flèche, può mancare del tutto, come nella Breda. Mentre i bargigli variano nelle differenti razze per una maggiore o minore grandezza, gli orecchioni, oltre che variare per l'ampiezza e per la forma, possono essere rossi, bianchi, crema, ecc. Le penne del capo, delle guance e della gola possono formare rispettivamente ciuffi più o meno sviluppati, favoriti, barba (Padovana e razze affini). Il colore dei tarsi è carattere distintivo di notevole importanza; può essere giallo come, ad esempio, nella Livorno, roseo, ardesia, verde, colorazioni che si riscontrano anche nei polli selvatici, o con più tinte frammiste. Generalmente il colore della pelle è corrispondente a quello dei tarsi; si distinguono infatti razze a pelle bianca e altre a pelle gialla; nella Mora a seta, la pelle è fortemente pigmentata di bruno nerastro. Costituiscono caratteri distintivi talune conformazioni particolari, quali le penne a barbe e barbule incoerenti, pure nella Mora a seta; le penne arricciate (Frisea), l'assenza di coda (Vallikiki), la coda lunghissima (Phoenix e Yokohama), l'assenza di penne sulla testa e sul collo (Transilvania) e molte altre. Alcune razze poi sono pentadattile, con tre dita dirette all'avanti e due indietro (Dorking, Houdan).

Il colore delle penne può variare tanto per la tinta quanto per il disegno. Esistono mantelli a tinta uniforme, nera, bianca, fulva, rosso mattone, azzurra, cenere, ecc., oppure variopinti per la distribuzione di più tinte sulle differenti parti del corpo e sulle diverse porzioni di una stessa penna. Così il mantello dorato corrispondente a quello delle specie selvatica (G. gallus L.) è dovuto, nel maschio, a un insieme di tinte così distribuite: petto e ventre nero brillante; coda con timoniere e copritrici laterali nere a riflessi verde metallico; scapolari e piccole copritrici delle ali rosse e a riflessi metallici; grandi copritrici blu metallico; ali brune esternamente e nere internamente. L'aspetto dorato è conferito dalle penne del capo e del collare di un rosso arancio con fiamme nere o cremisi e soprattutto da quelle lanceolate delle reni di un bel colore giallo oro e spesso provviste di fiamme nere. Il mantello di tipo argentato presenta, per solito, una distribuzione di tinte analoga a questa, ma il colore giallo oro, arancio o castano è sostituito da bianco avorio o bianco argento.

Talvolta tinte diverse da quelle del fondo sono limitate a poche regioni del corpo: così il disegno focato (inglese pile), nel quale su un fondo uniforme risaltano le penne della testa, del collo, del dorso, delle reni e le piccole copritrici delle ali di color rosso fuoco. La combinazione di colorazioni limitate a talune regioni del corpo con la parziale distribuzione di tinte sulle singole penne crea molti disegni differenti. Ad es., nel disegno ermellinato (Sussex, Brahma) la porzione visibile delle penne è bianca salvo sul capo, sul collo, sulla coda, in cui lungo la rachide delle penne esistono strie nere: sono egualmente neri i vessilli interni delle remiganti; nel reticolato (Sebright, Padovana, Wyandotte argentata e dorata) i vessilli delle singole penne, di un colore fondamentale chiaro, portano un sottile orlo nero; nel pagliettato una macchia nera, più o meno estesa e rotondeggiante, si trova all'estremità di ogni penna (Amburgo pagliettata, dorata e argentata); nel disegno striato (francese crayonné) anche in questo caso argentato e dorato, proprio delle razze belghe Braeckel e Campine e dell'Amburgo striata, ciascuna penna è percorsa da sottili strie nere disposte trasversalmente e alternate con altre bianche, fulve o brune; in quello pernice (Brahma), strie nere concentriche alla rachide sono alternate con altre rossastre; nel disegno rigato (barré) (Plymouth Rock) le strie sono disposte in senso trasversale e nettamente delimitate; le strie sono invece più larghe, più o meno curve, a contorni meno decisi nel disegno cucolo (Coucou di Malines, di Rennes, Scotch grey, ecc.). Quando si alternano più o meno regolarmente penne bianche e nere, oppure queste con penne rosse o quando questi colori sono portati dalle singole penne, si ha, rispettivamente, il disegno picchiettato (Speckled Sussex, Old game) e il millefiori. Taluni di questi disegni sono più evidenti nelle galline che nei galli, nei quali essi risultano mascherati da caratteri sessuali secondarî.

Fra le razze omeosome meritano particolare menzione quelle italiane, talune delle quali offrono caratteri di notevole importanza per l'allevamento. La razza Livorno ha corpo snello, elegante; cresta abbondante, semplice, dentellata con cinque dentelli, diritta nel gallo e piegata da un lato nella femmina; bargigli ampî, orecchioni bianchi o leggermente avorio, occhio rosso-arancio, tarso e becco gialli, coda con timoniere abbondanti ed elegantemente arcuate; il gallo raggiu̇nge il peso di 3 kg. e la gallina di kg. 1,800 a 2,200. Si distingue in diverse sottorazze di colore e cioè: bianca, dorata, argentata, nera, fulva, cucola, focata. Si tratta dei caratteri fondamentali che si trovano nel pollo comune italiano, che popola le aie coloniche di tutta Italia, dovunque non sia stato inquinato da incroci con razze varie, specialmente eterosome. Le galline livornesi posseggono tendenza all'alta produzione di uova, rusticità e precocità; per questo sono state diffuse in tutto il mondo e accuratamente selezionate nei riguardi della fecondità e per i loro caratteri morfologici. Esistono attualmente numerose stirpi di Livorno bianca, la varietà più selezionata per la produzione di uova, che hanno una deposizione media annua di 250-260 uova con massimi di oltre 300 uova all'anno. Questa razza, selezionata dapprima negli Stati Uniti d'America, dove fu importata dal porto di Livorno fra il 1835 e il 1855, passò poi in Inghilterra col nome di Leghorn (Livorno). Ne è derivato che, fermi restando i caratteri fondamentali, sono sorte stirpi di Livorno a caratteri morfologici che deviano leggermente da quelli del tipo primitivo. La Livorno selezionata in America e specialmente al Canada ha la cresta meno sviluppata che la forma tipica e quella selezionata in Inghilterra, alla quale sono stati invece conservati la cresta e i bargigli abbondanti, divenuti in talune stirpi eccessivamente abbondanti; la Leghorn inglese da esposizione è ora una razza notevolmente più alta e massiccia della Livorno originaria.

La Valdarno, un tempo intensamente allevata nella vallata dell'Arno, ha, come la consorella Livorno, la cresta semplice, dentellata, gli orecchioni bianchi; ne differisce per il colore ardesia dei tarsi e del becco e per la mole leggermente maggiore. Ha mantello perfettamente nero a riflessi metallici e pelle bianca. È buona ovaiola ed è apprezzata per la bontà della carne: si può considerare vicariante della Bresse.

L'Ancona, ha il mantello nero a riflessi metallici, cosparso di piccole macchie bianche a forma di V, che occupano l'estremità delle penne; anche le remiganti e le timoniere portano la caratteristica macchia bianca apicale. I tarsi sono d'un colore giallo screziato in grigio-ardesia; il becco è giallo sfumato in colore più intenso. Orecchioni e bargigli come nelle razze precedentemente descritte. L'Ancona è buona ovaiola; è da tempo selezionata per la produzione delle uova; non ha però ancora raggiunto la fecondità della Livorno, della quale invece ha maggior peso e uova più grosse.

La Siciliana, che ha l'aspetto generale del corpo delle razze omeosome tipiche, per la cresta che è a coppa, portata diritta nel gallo e ripiegata nella gallina, si scosta nettamente dal tipo normale. Gli altri caratteri non sono ben fissati; comunque essa è divenuta rarissima. Probabilmente deve la sua origine a incroci fra polli italiani e polli berberi dell'Africa settentrionale, dai quali ha probabilmente ereditato la cresta a coppa.

Si scostano dalle precedenti la Padovana e la Polverara, provviste di ciuffo, barba e favoriti. La prima è un'antica razza nota anche ai Romani, descritta con questo nome da U. Aldrovandi nel sec. XVI e dai Borelli. È caratterizzata da un ciuffo abbondantissimo di penne a forma di nappa, portato sul capo. Al ciuffo corrisponde una protuberanza cranica cupoliforme, detta ernia, che racchiude gli emisferi cerebrali, situati in posizione anormale. In relazione a questa anomalia le narici sono piatte e la cresta è ridottissima, laminare, con due piccole punte posteriori; i bargigli sono pure ridotti. Le più note varietà di colore sono la reticolata d'oro e d'argento, la camosciata, la bianca e la nera. È razza molto delicata. Più. rustica è la Polverara, nelle due sottorazze bianca e nera, provvista di ciuffo più piccolo, diritto e senza ernia cranica.

Affini alla Padovana, dalla quale presumibilmente derivano, sono alcune razze estere, come l'Olandese nera o azzurra a ciuffo bianco, priva di favoriti e di barba; le francesi Crèvecøur, la Houdan bianca e nera a cinque dita ed altre meno note e importanti. In Francia è molto apprezzata, specialmente per la carne, la Faverolle, derivata da un incrocio di Houdan con Dorking e Bresse.

Numerose sono le razze estere, che non solo rispondono esattamente al modello delle razze omeosome, ma si distinguono dalla Livorno e dalla Valdarno soltanto per particolari del colore del tarso, del mantello, degli orecchioni: la Bresse francese, nera e bianca; la Braeckel belga, argentata e dorata; la Castigliana nera e la Catalana del Prat lionata, entrambe spagnole e più grosse delle precedenti, diffuse e apprezzate per la buona produzione di uova e per la finezza della carne; l'Andalusa, molto nota perché il suo colore grigio-azzurrastro non è puro e si dissocia nei figli in bianco e in nero, seguendo le regole dell'eredità mendeliana.

Razze molto grosse, fra le omeosome, sono la Minorca con tarso grigio-ardesia; orecchione bianco ampio, a forma di mandorla; cresta e bargigli espansi, peso notevole (kg. 3,500 in media nel maschio, 3 kg. nella gallina), deposizione di uova spesso elevata con media di 150-190 uova all'anno. Hanno tarsi rosei ed orecchioni completamente rossi la Gâtinaise, razza francese a mantello bianco e peso notevole (fino a 4 kg. e mezzo nel gallo e 3 kg. nella gallina) e l'ermellinata Bourbonnaise.

Per quanto apparentemente dissimili dal pollo selvatico, si debbono ascrivere alle razze omeosomiche anche i Combattenti inglesi che la selezione e in gran parte le mutilazioni della cresta, dei bargigli e degli orecchioni, cui sono sottoposti a scopo sportivo, allontanano dal primitivo tipo di questa razza. Il Combattente inglese di tipo moderno ha petto largo, gambe alte, collo sottile, eretto, penne molto aderenti al corpo con collare e coda ridotti, ha tarsi grigio-ardesia; esistono parecchie varietà di colore. Altre razze di combattenti, come il Gran combattente del Nord e quello di Bruges, sono più massicce e meno eleganti del Combattente inglese.

Fra le razze omeosome caratteristiche per qualche anomalia, oltre alla Padovana già menzionata ed eterocefala, vanno ricordate le seguenti: la Droking, inglese, pentadattila, che raggiunge nel gallo fino a 7 kg. di peso e nella gallina da 4 a 5 kg; l'Amburgo, a cresta piatta sormontata da numerose piccole papille rotondeggianti e regolari e terminante con un lungo cornetto posteriore; ha orecchioni bianchi rilevati e di forma circolare, tarsi grigi; è di mole media, discretamente fertile; le razze giapponesi Phoenix e Photenko, la prima argentata e la seconda dorata, hanno coda che raggiunge un paio di metri di lunghezza; sono pure lunghissime rispettivamente le penne lanceolate delle reni e le copritrici della coda; nella razza Yokohama, a mantello bianco focato e lunga coda, la cresta è tripla. La Transilvania e altre razze hanno collo più o meno privo di penne con pelle di colore rosso. Queste, e i prodotti dei loro incroci, non sono rare presso i contadini d'Italia, che le apprezzano per l'asserita buona deposizione. Numerosissime sono le razze nane, che generalmente corrispondono a razze normali ridotte di mole e che vengono volgarmente indicate col nome di Baniam da una razza nana originaria di questa località. La Giava non pesa più di mezzo chilogrammo; ha cresta come l'Amburgo, orecchioni bianchi, tarsi grigi e si distingue nelle varietà nera, bianca e cucola. La Sebright, pure nana, ha cresta con cornetto posteriore più breve che la precedente, orecchione rosso, tarso blu-ardesia; ha mantello reticolato d'oro, d'argento o di giallo chiaro. Nel gallo mancano i caratteri sessuali secondarî relativi alla forma delle penne del collare e delle reni. Graziosissimi i Combattenti nani di tipo moderno.

Tipicamente eterosomiche sono la Cocincina, la Brahma, la Langshan Croad, tutte con penne ai tarsi e al piede. La Cocincina, originaria della Cina, ha grande mole, a cui corrisponde un peso notevole (circa 5 kg. nel gallo e 4 nella gallina), ma che dipende anche dalla grande quantità di penne poco aderenti al corpo. Sono invece assai ridotte le penne delle ali e le timoniere. Anche la cresta semplice e dentellata è molto piccola in confronto al corpo. Gli orecchioni sono rossi. Ha una deposizione di uova scarsa; circa 60-100 uova all'anno. La gallina è ottima chioccia. Le varietà di colore più note sono la fulva, la nera, la bianca, la cucola e color pernice. La piccola Pechino può essere considerata una varietà nana della precedente, della quale ha tutti i caratteri morfologici. La Brahma, anch'essa di grossa mole, ha la cresta tripla, orecchioni rossi e tarsi meno pennuti, di color giallo-arancio e variegati talvolta con leggiere venature rosse. Il disegno del mantello più noto è l'ermellinato, oppure il pernice a fondo argenteo.

Anche la Langshan Croad ha peso corrispondente a quello delle precedenti razze, ma ha coda ed ali meno corte, penne limitate quasi esclusivamente ai tarsi e più brevi, cosicché il corpo appare più slanciato. La cresta, semplice e diritta, è più sviluppata. Gli orecchioni sono rossi, i tarsi nero-bluastri. Ancor più slanciata è la Langshan moderna con i tarsi appena pennuti. È abbastanza feconda e con buone carni. Il mantello nero è il più frequente, ma esistono anche la varietà bianca e la blu.

I Combattenti malese e indiano sono a tarso nudo. Il primo è alto con ampio petto, testa grande, occhio a iride chiara; ha piccola cresta, a noce, piccoli bargigli, piccoli orecchioni rossi; penne aderenti al corpo, generalmente mancanti sullo sterno e all'inserzione dell'ala; tarsi forti e gialli; pelle rossa; razza pochissimo fertile. Il Combattente indiano, non tanto alto e apparentemente di media mole, ha un peso rilevante, fino a 5 kg. il gallo, fino a 41/2 la gallina, peso dovuto alle grandi masse muscolari, specialmente del petto; è tarchiato, forte; incrociato con razze leggiere e precoci, dà prodotti ibridi con abbondante produzione di carne e di uova.

Le razze intermedie, che sono conosciute anche come razze pesanti da prodotto, sono in effetto a duplice attitudine: produzione di carne e di uova. Le più note ed apprezzate sono: la Wyandotte, la Rhode Island, la Plymouth Rock, la Sussex, l'Orpington, la Malines e altre.

Le prime re sono d'origine americana, l'ultima è belga, le altre due inglesi. La Wyandotte e la Rhode Island sono le più apprezzate per uova, la Sussex e la Orpington a piedi rosei, per la carne; la Plymonth Rock è la più imponente e, nel mantello rigato, la più bella.

Esistono numerose altre razze oltre a quelle ricordate e ciò vale soprattutto per le intermedie, che l'uomo ha prodotto e va producendo di continuo per propria utilità o per diletto. Mentre si può ritenere che le due prime categorie di razze abbiano avuto origine prevalentemente da mutazioni delle forme selvatiche e da incroci fra queste, le razze intermedie sono, come si è detto, la conseguenza d'incroci fra le omeosome e le eterosome. Ora se si considerano i numerosi caratteri differenziali esistenti fra le varie razze di polli, caratteri che mediante l'incrocio e la successiva selezione possono essere riuniti e armonizzati in correlazioni nuove e quindi in nuove razze, è chiaro che il numero di queste è suscettibile di continuo aumento. A prescindere dai caratteri morfologici a volta a volta tratti dall'una o dall'altra razza incrociata, la fecondità e il peso corporeo sono appunto derivati da razze rispettivamente omeosome ed eterosome. La fecondità o capacità di formazione esuberante di cellule germinali, maschili e femminili, non è direttamente controllabile nel gallo, ma nella gallina corrisponde praticamente alla produzione di uova. La fecondità è carattere costituzionale e quindi trasmissibile alla discendenza. Nella Livorno appare come carattere multiplo, vale a dire dipendente da più fattori cooperanti e perciò trasmissibile alla discendenza secondo il modello dell'ereditarietà intermedia. Analogamente si comporta il peso, carattere anch'esso quantitativo e multiplo, così che nell'incrocio di polli appartenenti a razze che si diversificano per questo carattere, si ottengono esemplari a peso oscillante intorno al valore medio dei pesi presentati dai due genitori. Ne consegue che per impedire l'estendersi della variabilità e circoscrivere sempre più il campo di variazione di questi caratteri bisogna ricorrere alla selezione.

Il metodo selettivo consiste nel destinare alla riproduzione i soggetti più rispondenti agli obiettivi che si vogliono raggiungere. Per identificarne la produttività in uova, l'accertamento viene eseguito col cosiddetto nido-trappola: cassetta che mediante dispositivi speciali resta chiusa dopo il passaggio della gallina che è entrata per deporre. Si ha in tal modo la possibilità di conoscere la produttività annua di ciascuna gallina, la quale deve poi essere individuata con segni convenzionali: anelli posti alle zampe, bottoni alle ali, o altro. È possibile invece rendersi conto con esattezza del valore del carattere della fecondità portata dal gallo soltanto attraverso le sue figlie.

Esiste talvolta una correlazione fra caratteri morfologici e attitudini fisiologiche. Ritenendo che ciò si verifichi anche per la fecondità, si sono volute identificare le galline più produttive in base a caratteri anatomici. Questo metodo, noto col nome di metodo Hogan, dall'avicoltore che lo ha sperimentato per primo, consiste nell'apprezzare con la palpazione la maggiore o minore distanza fra le estremità delle ossa pelviche e fra queste e lo sterno, distanze che, influendo sull'ampiezza della cavità viscerale, influirebbero anche sulla fecondità. Sarebbero inoltre caratteri di buona ovaiola la cresta e i bargigli turgidi e levigati, la clóaca umida e dilatata ed altri. È ovvio però che taluni almeno di questi caratteri, anziché essere indizî costituzionali di elevata attitudine alla produzione di uova, sono proprî di galline in deposizione e, in ogni modo, il loro apprezzamento è valido soprattutto per l'identificazione delle galline inadatte alla deposizione o del tutto anormali, mentre il riconoscimento sicuro dei soggetti ad alta produzione è possibile soltanto mediante il nido-trappola.

Il manifestarsi del carattere fecondità o attitudine alla produzione di uova, benché congenito o costituzionale, può essere inibito o attenuato da condizioni ambientali: fattori climatici, di alimentazione, di abitazione, ecc. La tecnica dell'allevamento consiste pertanto nel coordinare alle esigenze della razza le condizioni in cui questa si alleva.

Pollicoltura. - L'allevamento del pollame, o pollicoltura, viene per solito praticato per la produzione di pollame da carne o da uova oppure per la vendita di riproduttori. Esiste anche una pollicoltura che può dirsi sportiva, la quale si occupa dell'allevamento di razze pregiate per taluni caratteri ornamentali o di curiosità. Inoltre l'allevamento può avere carattere familiare o assumere lo sviluppo d'una vera e propria industria. Al primo caso si possono ascrivere gli allevamenti di pochi capi, la cui produzione serve esclusivamente ai bisogni della famiglia, e quelli di entità maggiore, con conseguente vendita di prodotti, purché non esigano impiego di notevoli capitali e soprattutto di mano d'opera. Di tipo familiare è appunto l'allevamento dei polli praticato nelle campagne appoderate e che può essere considerato come un allevamento collaterale e integrativo dell'agricoltura. La pollicultura industriale, qualunque sia la sua entità, richiede impiego di capitali, specializzazione d'impianti e conseguentemente il lavoro di più persone stipendiate. Può essere indirizzata per l'allevamento e la vendita di riproduttori, di pulcini e di uova da incubazione. L'industria della produzione e della vendita dei pulcini di un giorno è molto diffusa all'estero e particolarmente in Inghilterra e California. All'industria della produzione delle uova da mercato è necessariamente legata, sia pure in piccola parte, quella della vendita dei polli da carne. Questa invece costituisce spesso un'industria specializzata, basata su particolari sistemi d'ingrassamento. Più spesso tutte le forme di produzione surriferite sono riunite, in Italia, in un'unica industria.

Pollai. - Qualunque sia la forma e l'entità dell'allevamento, la tecnica di questo deve seguire alcune norme che riguardano l'installazione, l'alimentazione e l'igiene, le quali corrispondono alle esigenze generali dei polli.

Il pollaio è l'abitazione normale di questi, perciò, sia che esso debba accoglierli durante la notte e nelle ore calde del giorno, durante le intemperie, sia che i polli vi siano mantenuti in continua clausura, deve costituire un ricovero gradevole e igienico. Il pollaio razionale sorgerà su un terreno permeabile, che permetta il facile scolo delle acque, sarà orientato preferibilmente a levante per ricevere i primi raggi del sole o a mezzogiorno in ambienti a clima invernale rigido, come quello dell'Italia settentrionale; è generalmente costruito in mattoni o in legno, ma possono essere adoperati altri materiali, come l'eternit, la masonite, l'eraclite, ecc., e la scelta sarà subordinata, oltre che alle circostanze locali, all'opportunità d'usare un materiale più che sia possibile coibente e tale da conservare nell'ambiente una temperatura mite e quasi costante. Inoltre deve essere aereato, soleggiato e di ampiezza proporzionale al numero dei capi che deve ricevere (v. appresso). Il pollaio moderno è per solito costruito sul modello di quello canadese, il quale è provvisto di un tavolato largo circa 80 centimetri, addossato alla parete posteriore e all'altezza di circa un metro dal suolo, che porta i posatoi o è situato sotto questi, in modo da raccogliere le deiezioni dei polli durante la notte. La paretc anteriore porta le finestre, che possono occupare soltanto la parte superiore fino a circa un metro di altezza dal suolo, oppure quasi l'intera parete o essere divise in due serie. Le finestre debbono essere provviste di reti metalliche fisse e di vetri apribili. Nei climi non molto rigidi al vetro possono essere sostituiti tela o tralicci. Per agevolare l'aereazione si costruiscono anche finestre posteriori e laterali. Inoltre l'applicazione di aspiratori o di altri dispositivi speciali serve a ottenere un maggiore rinnovamento d'aria e le camere d'aria al disotto del tetto attenuano gli sbalzi di temperatura dell'ambiente. Il pavimento, costruito con materiale che possa essere facilmente lavato e disinfettato, deve essere ricoperto di uno strato di sabbia, di torba o di paglia tagliuzzata. La capacità del pollaio suole essere ragguagliata a una superficie basale di un metro quadrato per tre polli. Mentre questa proporzione è suscettibile di una certa riduzione per pollai ampî, non può essere ridotta oltre un minimo di 3-4 mq. di superficie. La suppellettile del pollaio comprende, oltre ai posatoi, nidi, mangiatoie, abbeveratoi. Le mangiatoie a tramoggia che servono a fornire al pollame quantità abbondanti di farine secche o di grani sono costruite in modo che l'alimento scende nella mangiatoia, da un serbatoio superiore, gradatamente e a mano a mano che viene consumato. Eguale risultato si ottiene con l'acqua negli abbeveratoi a sifone. I posatoi debbono sempre essere provvisti d'isolatori, dispositivi speciali in metallo o miaiolica che, riempiti di petrolio, creolina o altro, servono a impedire la libera circolazione degli ectoparassiti dei polli.

Pollai in legno o in altro materiale analogo, collocati su carrello, possono essere facilmente trasportabili da una località all'altra.

Qualora l'allevamento non si pratichi in completa clausura, occorre tenere gli animali in un terreno cintato. Ciò vale anche per la pollicoltura annessa all'azienda agricola, dove i polli lasciati vagare nei campi per la maggior parte dell'anno, sono rinchiusi, in determinati periodi, entro pollai non sempre razionali; dovrebbero invece, con vantaggio della produzione, disporre di un appezzamento di terreno recinto con rete metallica alta circa 2 metri. Naturalmente l'ampiezza del recinto varierà a seconda che esso debba servire durante tutto l'anno o soltanto in determinate epoche. Nel primo caso, in località a piogge frequenti, a suolo fresco e permeabile, e qualora si voglia mantenere la normale vegetazione del terreno, la superficie di questo potrà essere proporzionata in base a 10 mq. per capo, mentre in climi più aridi saranno appena sufficienti 20 mq. Il parco deve essere ombreggiato e perciò si possono utilizzare con vantaggio gelseti a ceppaia o a prato, agrumeti e anche frutteti. In questo caso i danni che i polli arrecano alle frutta sono insignificanti, nei riguardi di frutteti particolari o di piante coltivate almeno a mezzo fusto, e largamente compensati dalla distruzione d'insetti che il pollame fa nel terreno.

Possono inoltre essere usufruiti boschi cedui, fustaie e incolti cespugliosi, i quali vengono in tal modo ulteriormente utilizzati dall'allevamento dei polli.

La pollicoltura moderna, e specialmente quella a tipo industriale, tende a limitare lo spazio ai polli, i quali, pertanto, vengono tenuti in completa clausura entro pollai razionali. L'allevamento in clausura si rende poi necessario in ambienti a clima avverso e in periodi di epidemia. I risultati di simili allevamenti in clausura sono legati alla razionalità scrupolosa dell'alimentazione. Questa d'altra parte è sempre uno dei fattori essenziali perché si possano ottenere buoni risultati.

Alimentazione. - L'alimentazione razionale del pollame consiste nell'assicurare a questi, con la massima economia, le condizioni consone alla loro maggiore produttività. Con la consuetudinaria somministrazione di granaglie e crusche, praticata specialmente negli allevamenti rurali, vengono assicurate ai polli grandi quantità d'idrati di carbonio; ma perché siano somministrati tutti gli altri principî nutritizî: proteine, grassi, sostanze minerali, vitamine, dei quali il pollo ha necessità, occorre che la razione sia mista comprendente cioè un certo numero di alimenti varî, che contengano in preponderanza ora l'uno ora l'altro degli elementi nutritivi più adatti agli scopi che si vogliono raggiungere. Le sostanze proteiche sono indispensabili ai polli più ancora di quanto lo sono per gli altri animali domestici: favoriscono lo sviluppo dei giovani e la produzione delle uova, le quali ne immagazzinano grande quantità. Le proteine animali hanno alto valore nutritivo e si fanno perciò entrare nella razione, adeguatamente proporzionate: il latte e i residui della sua lavorazione; le farine di carne, quelle di pesce e di crostacei. In Italia si usano vantaggiosamente i sottoprodotti della pesca e la farina di crisalidi di baco da seta. Gli alimenti animali possono essere parzialmente sostituiti da quelli vegetali ricchi di sostanze proteiche, purché nella razione non facciano difetto i sali minerali. A tal uopo servono panelli varî, la farina di soia, la semola e la farina glutinata di mais, residui dell'estrazione dell'amido dal mais, e molti altri.

L'importanza dei minerali nell'alimentazione dei polli va affermandosi sempre più. Alcuni, come il calcio e il fosforo, sono particolarmente necessarî ai polli nel periodo dello sviluppo e della produzione di uova; essi infatti, sotto forma di carbonati e di fosfati, entrano in parte preponderante nella costituzione dello scheletro e del guscio delle uova. Né vanno trascurati lo zolfo, il cloro, il sodio e altri. I sali minerali sono presenti in molti alimenti verdi e di origine animale, ma una loro eventuale deficienza viene integrata con l'apporto di sostanze o prodotti che ne siano particolarmente ricchi. Le farine di ostrica e di altri molluschi o di crostacei sono appunto usate come apportatori di carbonato di calcio.

I semi di cereali: mais, grano, avena, orzo, riso, ecc., e le loro farine e crusche costituiscono alimenti ad alto contenuto d'idrati di carbonio. La pula di riso ha trovato recentemente una buona utilizzazione in pollicoltura. I semi di leguminose, i quali contengono, nei confronti di quelli di cereali, un quantitativo maggiore di proteine, di calcio e fosforo, se appetiti dal pollame,. possono essere opportunamente usati.

Per quanto i polli siano sensibili alla carenza delle altre vitamine, le più frequenti avitaminosi si riferiscono prevalentemente alle vitamine D e A: la prima regola la fissazione del calcio, la seconda, la quale è contenuta in moltissimi alimenti vegetali e animali, è fattore di accrescimento. È necessario rilevare però che fatti di avitaminosi si verificano molto difficilmente in polli in libertà, ma piuttosto in allevamenti in clausura. Per questo, nell'avicoltura industriale e allo scopo di evitare una carenza di vitamina D, è stata introdotta l'applicazione delle radiazioni ultraviolette o di alimenti irradiati. Per ambedue queste avitaminosi si può anche somministrare l'olio di fegato di merluzzo. La carenza della vitamina E, che regola la fecondità, si evita in particolar modo con la somministrazione di avena germinata.

Il valore alimentare degli alimenti è legato anche alla loro digeribilità, ed oggi è possibile conoscere il valore nutritivo del maggior numero degli alimenti usati nell'alimentazione del pollame. S'impone altresì il razionamento di questi a seconda degli scopi che si vogliono raggiungere, poiché per polli in accrescimento, per la produzione di uova oppure per l'ingrassamento sarà necessario somministrare alimento a relazione nutritiva diversa e cioè stretta (1/4-1/5) nei primi due casi, larga (1/7-1/9) nell'ultimo.

L'ingrassamento razionale del pollame è poco praticato in Italia negli allevamenti rurali, dove il capponaggio è l'unica pratica frequente; esso dà vita invece a industrie specializzate fiorenti in Italia e all'estero. L'ingrassamento naturale consiste semplicemente nella somministrazione abbondantissima di alimenti ingrassanti, cioè ad alto contenuto d'idrati di carbonio e di grassi. Nell'ingrassamento artificiale la somministrazione del cibo è addirittura forzata. Nell'ingrassamento meccanico (gavage) il cibo ridotto a impasto liquido viene introdotto forzatamente attraverso il becco, mediante dispositivi speciali, provvisti di pompe e stantuffi graduati.

Incubazione e allevamento dei pulcini. - L'incubazione si dice naturale, quando viene condotta a mezzo di chiocce, galline o tacchine, in condizioni simili a quelle che i Gallinacei selvatici ricercano spontaneamente.

Qualsiasi ambiente può essere adatto come incubatorio, purché sia pulito, appartato, non eccessivamente umido, ma in primo luogo non troppo asciutto. La forma del nido, l'aerazione e l'umidità di questo, il numero delle uova che sono affidate alla chioccia sono elementi non trascurabili per l'esito dell'allevamento. Una gallina di mole normale, tipo Livorno, non può coprire più di 12-15 uova e una tacchina 20-25.

Al quinto giorno dell'incubazione si compie la cosiddetta speratura delle uova per togliere le uova non fecondate, operazione che deve essere ripetuta circa al 15° giorno per eliminare le uova con embrioni morti. La speratura può essere fatta mediante la luce di candela, o mediante apparecchi speciali che rendono più rapido e sicuro l'esame.

L'incubazione artificiale delle uova viene fatta mediante una sorgente artificiale di calore. Era nota da moltissimo tempo in Egitto, dove veniva eseguita in particolari forni di mattoni, in Cina e in altri paesi.

A una generale utilizzazione pratica dell'incubazione artificiale si è giunti fra il 1875 e il 1876 e da quell'epoca sono sorti infiniti e varî modelli d'"incubatrici".

L'incubazione artificiale a macchina consente l'incubazione contemporanea di molte uova che, d'altra parte, può essere condotta in qualsiasi periodo; è quindi indispensabile nell'avicoltura industriale. Le incubatrici moderne costruite in legno o in materiali varî, sempre cattivi conduttori del calore, hanno generalmente la forma di cassa, nell'interno della quale sono posti i cassetti portauova; il calore necessario all'incubazione è ottenuto in vario modo: con cambiamento di acqua calda, con aria calda fornita da una lampada a petrolio, a benzina, a gas, ecc., o mediante acqua calda riscaldata in sito. In alcune grandi incubatrici si ha un vero e proprio riscaldamento a termosifone. La capacità di tali macchine varia da un centinaio di uova a molte migliaia. Le incubatrici debbono rispondere ai seguenti requisiti: mantenere nell'interno una temperatura quasi costante, un'attiva aerazione e un giusto grado di umidità. La temperatura necessaria allo sviluppo del pulcino va dai 38° nei primi giomi ai 39-40° centigradi negli ultimi giorni d'incubazione. Un abbassamento o un elevamento oltre questi limiti provoca la morte dell'embrione. Per poter regolare la temperatura esistono apparecchi automatici di vario tipo, che regolano appunto la potenzialità calorifica della macchina. Se l'umidità, compresa fra i 65 e i 90, che nelle moderne macchine è generalmente assicurata da dispositivi speciali, fa difetto, si ha la morte del pulcino, specialmente al momento della nascita; si deve perciò eventualmente intervenire. Il voltaggio delle uova, da eseguirsi giornalmente nel periodo compreso fra il 2° e il 18° giorno d'incubazione (il pulcino impiega 21 giorni a schiudere) a guisa di quanto fa la chioccia, deve essere fatto a mano; nelle grandi macchine avviene invece automaticamente mediante particolari girauova.

All'incubazione delle uova a macchina segue generalmente l'allevamento artificiale dei pulcini, come nel caso dell'incubazione naturale l'allevamento viene affidato alle chiocce. Nell'allevamento artificiale, alla chioccia è sostituita una madre artificiale capace di contenere e riscaldare numerosi pulcini. In commercio esistono varî tipi di allevatrici, che constano di un ambiente riscaldato, al quale possono accedere i pulcini; il riscaldamento è ottenuto con mezzi analoghi a quelli sopra ricordati. In allevamenti di una certa entità si usano invece vere e proprie pulcinaie, costruzioni in legno o in muratura, divise in una serie di reparti di ampiezza proporzionale al numero e all'età dei pulcini, provvisti di parco esterno e portati a una temperatura costante di circa 18-20°. In ciascun reparto esiste poi un dispositivo che consente di elevare la temperatura in un determinato spazio, nel quale possono raccogliersi i pulcini, se ne sentono la necessità. Al termine di ogni settimana di allevamento e per circa 60 giorni i pulcini passano in reparti successivi, dove appunto trovano una temperatura che passa gradatamente da circa 35° a 20°.

Per economizzare spazio e lavoro e per assicurare una maggiore pulizia e igiene all'allevamento, sono stati ideati sistemi speciali, conosciuti comunemente col nome di allevatrici a batteria o grattacieli per pulcini, largamente diffusi negli stabilimenti industriali avicoli e anche in allevamenti di minore entità. Si tratta di gabbie di legno o di ferro e rete metallica, sovrapposte, nelle quali ciascun reparto, corrispondente a una madre artificiale, è provvisto di una sorgente di calore, che con dispositivi varî viene limitato a una porzione del reparto stesso. Il fondo di questo è formato di rete metallica tale da permettere il passaggio degli escrementi, che cadono in un cassetto sottostante. I pulcini destinati a divenire riproduttori sono generalmente tenuti in batteria nelle tre prime settimane di età, gli altri possono restarvi per l'intera durata dell'allevamento.

La scelta del cibo, la frequenza e la quantità dei pasti sono fattori della massima importanza per l'esito dell'allevamento. Infatti, specialmente dall'alimentazione delle prime settimane dipende in gran parte lo sviluppo dei giovani polli. La razione dei pulcini non deve soltanto essere completa come apporto di tutti i principî nutritivi, ma essere costituita di alimenti di facilissima digestione. Al pulcino, la cui alimentazione deve incominciare soltanto dopo circa 36 ore dalla nascita, vanno somministrati dapprima pasti poco copiosi e frequenti, circa ogni una o due ore; in seguito, a partire cioè dal 6° o 7° giorno di vita, la razione diverrà gradatamente più abbondante e distribuita in pasti meno frequenti.

Patologia. - I polli sono colpiti da varie malattie infettive e parassitarie. Il colera aviario è sempre letale e spesso ha decorso violento, oppure semplicemente acuto e talvolta cronico. Colpisce tutto il pollame domestico ed anche gli uccelli selvatici, che possono, quindi, essere vettori dell'infezione. Si diffonde a mezzo degli alimenti, dell'acqua contaminata da escrementi e da saliva di animali infetti. È sostenuto dal B. avisepticus. La tifosi aviaria è causata dal B. typhi gallinarum (Bacterium sanguinarium) ed è per taluni aspetti somigliante al colera, col quale è stata per lungo tempo confusa. Queste due forme infettive possono essere combattute oltre che con l'applicazione di norme profilattiche consistenti nell'isolamento degli animali malati, nell'immediata eliminazione dei morti, nelle accurate disinfezioni, ecc., con inoculazioni di vaccini specifici, i quali hanno valore soprattutto quali mezzi preventivi di lotta.

La diagnosi sicura di queste forme infettive è possibile soltanto in base all'esame batteriologico. La peste aviaria ha caratteri patognonomici simili alle precedenti ed è sostenuta da un virus filtrabile.

È dovuta pure a un virus filtrabile la difterite aviaria, che si presenta con false membrane, o placche pseudodifteriche, le quali ricoprono le mucose della cavità orale e delle prime vie respiratorie; nella forma oculare l'infezione interessa invece la congiuntiva; in quella cutanea (epitelioma contagioso), conosciuta col nome di vaiolo, si formano noduletti epiteliomatosi prevalentemente sulla parte nuda della cute. È suscettibile di cura con applicazione di varî medicamenti e soprattutto mediante vaccinazioni.

La corizza contagiosa è una forma infettiva determinante un'infiammazione catarrale della mucosa nasale, della congiuntiva e del seno intraorbitale. Da taluno si ritiene esistere anche una corizza non contagiosa, dovuta a cause reumatizzanti. La leucemia dei polli è sostenuta da un virus filtrabile; è malattia infettiva e contagiosa.

La tubercolosi è meno frequente, almeno in Italia, delle malattie precedentemente nominate. È dovuta a un germe microbico simile al bacillo di Koch. La diarrea bacillare e la coccidiosi o dissenteria protozoaria, dovuta all'Eimeria avium, attaccano polli adulti e pulcini, ma sono sopra tutto letali per questi ultimi. La loro propagazione avviene mediante alimenti contaminati da escrementi infetti. La prima però, sostenuta dal Bacterium pullorum, è trasmessa al pulcino anche attraverso l'ovaro infetto (v. inoltre: Patologia: Patologia veterinaria).

Di natura parassitaria è la rogna dei polli, determinata da microscopici Acari. Lo Cnemidocoptes mutans determina deformazioni scagliose sui tarsi e sulle dita, note col nome di rogna delle zampe; Cnemidocoptes laevis gallinae vive invece alla base delle penne e determina la rogna di queste. Alcuni altri Acari sono parassiti temporanei dei polli, che attaccano durante la notte per succhiare il sangue. Fra questi vanno ricordati il Dermanyssus gallinae, l'Argas reflexus e altre specie di questo genere, gli Ornithodorus, ecc. Sono invece parassiti permanenti del pollame i Mallofagi, piccoli Insetti, molto meno nocivi dei precedenti. Numerose specie di Cestodi e Nematodi vivono negli organi interni dei polli. Hanno speciale importanza i parassiti dell'apparato digerente e respiratorio. L'enterite parassitaria è appunto determinata da grande numero di questi vermi (Taenia infundibuliformis; T. proglottina; T. cuneata; T. tetragona, ecc., fra i Cestodi; e fra i Nematodi specie dei generi Spiroptera, Dispharagus, Heterakis, ecc.) che si raccolgono in varie parti dell'apparato digerente e determinano cachessia e spesso la morte degli animali colpiti. Si usano all'uopo antielmintici. Il Syngamus trachea è un Nematode confinato nella trachea e talvolta nei grossi bronchi dei polli e degli uccelli. Può essere letale o no, secondo il numero dei parassiti presenti e l'età degli animali colpiti.

Importanza economica della pollicoltura. - La pollicoltura in Italia ha prevalentemente carattere rurale, è cioè frazionata in piccoli allevamenti presso le case coloniche. L'importanza economica di tali allevamenti può essere valutata a qualche miliardo di lire annue e può essere considerata uno dei maggiori coefficienti di ricchezza nazionale. L'avicoltura colonica alimenta quasi interamente il consumo interno di uova; e in un passato non lontano diede vita a un'esportazione di uova e carne per un valore notevole. Essa non è però distribuita in Italia in maniera uniforme, ma, accompagnando prevalentemente l'appoderamento, è più intensa nelle regioni dove predomina tale tipo di conduzione agraria, mentre ha scarsa importanza dove i lavoratori della terra sono concentrati nelle città e nei paesi.

Non mancano però anche in Italia allevamenti industriali a perfetta organizzazione tecnica e commerciale, i quali si addensano specialmente nelle vicinanze delle grandi città. Il governo italiano, consapevole dell'importanza di questo ramo della produzione animale, fondò nel 1922 la Stazione sperimentale di pollicoltura di Rovigo, alla quale ha anche attribuito funzioni di vigilanza e di controllo sui Pollai provinciali, istituiti con decreio 3 settembre 1926. Da qualche anno il Ministero dell'agricoltura e delle foreste distribuisce gratuitamente agli agricoltori galli di razza Livorno atti ad aumentare la produttività delle galline esistenti nei pollai rurali e, nel 1934, bandì e organizzò il primo concorso di deposizione uova per accertare la bontà del materiale allevato dagl'industriali e dai Pollai provinciali.

V. tavole a colori.

Bibl.: F. Faelli, Animali da cortile, Milano 1923; A. Ghigi, Animali da cortile, Roma 1930; A. Magliano, L'Allevamento dei polli, Torino 1932; S. Paltrinieri, Le malattie degli animali da cortile, Roma 1934; P. A. Pesce, Le malattie dei polli, Milano 1923; G. Trevisani, Pollicoltura, ivi 1912: A. Vecchi, Elementi scientifici di avicoltura, Bologna 1929; C. Viviani, L'uovo di Gallina, Milano 1925. - A. Blanchon e Delamarre, Toutes les poules et leurs variétés, Parigi 1924; E. Brown, Poltry Breeding and Production, Londra 1929; W. Chenevad, Traité d'ovoculture, Parigi 1931; F. M. Fronda, Poultry Raising, Manila 1928; B. F. Kaup, The anatomy of domestic Fowl, Filadelfia 1918; id., Poultry culture, sanitation and hygiene, FIladelfia 1924; id., Poultry diseases, Chicago 1929; Rice e Botsford, Practical Poultry Management, New York 1925; Ch. Voitellier, Aviculture, Parigi 1925.

Riviste italiane: Bassa corte, Milano: Giornale degli allevatori, Roma; Gli allevamenti redditizi, S. Remo; Rivista di avicultura, Bologna.

Riviste estere: Nouvelle Revue Avicole, Bruxelles; Revue Avicole, Parigi; Canadian Poultryman, Vancouver; Eggs, Londra; International Review of Poultry Science, Rotterdam; National Poultry Journal, Londra; New England Poultryman, Boston; Poultry, Sydney; Poultry World, Londra; The Canadian Poultry Review, Toronto; The Feathered World, Londra; The Harper Adams Utility Poultry Journal, Newport; The South African Poultry Magazine, Londra; The United States Egg and Poultry Magazine, Chicago; Mundo Avicola, Barcellona; España Avicola, Valenza; Archiv für Geflügelkunde, Berlino; Deutsche landwirtschaftliche Geflügelzüchtung, Berlino.