POLONIA

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1998)

POLONIA

A. Grzybkowski

(polacco Polska)

Stato dell'Europa centroorientale che si affaccia sul mar Baltico. Nel corso dei dieci secoli della sua esistenza la P. (sia che si intenda con questo termine lo Stato dotato di poteri centrali, sia che si faccia riferimento invece all'insieme delle diverse entità politico-territoriali polacche) non occupò sempre lo stesso territorio. In linea generale già nel Medioevo le sue frontiere si spostarono in maniera sensibile da O verso E, per subire mutamenti radicali a seguito degli smembramenti del 1772, del 1793 e del 1795, l'ultimo dei quali determinò la scomparsa dello Stato, che non fu più indipendente fino al 1918. Dopo la seconda guerra mondiale (1945), il paese - a parte alcune regioni settentrionali - corrispondeva nell'estensione all'area geografica principale dello Stato polacco nel momento della sua formazione nella seconda metà del 10° secolo. Di conseguenza, la P. conserva sul territorio attuale testimonianze dell'arte medievale che si andò elaborando anche al di fuori del regno di P. dell'epoca e, per contro, alcuni territori già polacchi, sui quali si sviluppò nel Medioevo un'attività artistica, non appartengono più all'od. Polonia. D'altro canto, l'arte elaborata negli antichi territori polacchi passati in seguito sotto la dominazione straniera ha spesso conservato molteplici relazioni con i processi culturali della P. propriamente detta (come nel caso della Slesia), ma anche i territori annessi progressivamente alla P. (per es. i ducati russi) sono rimasti ampiamente legati al proprio antico passato artistico. Data la complessità della storia del paese, allorché si usino il nome di P. o l'aggettivo polacco nelle ricerche sull'arte medievale è necessario precisare se questi termini si riferiscano al passato artistico della P. nella configurazione territoriale del periodo in questione o a quello dei territori che fanno oggi parte integrante dell'od. Polonia.La P. intesa come entità politica unificata si costituì intorno alle terre dei Polani (Polonia Maior o Grande P.), a partire dalle quali il principe Mieszko I (ca. 963-992) della dinastia dei Piasti estese rapidamente il suo potere sulle tribù vicine dei Vistolani (Polonia Minor o Piccola P.), degli Slesiani (Slesia), dei Masoviani (Masovia), dei Cuiaviani (Cuiavia), dei Pomerani (Pomerania) e sulle terre di Łęczyca e di Sieradz. Dopo la creazione del vescovado di Poznań (v.) nel 968, l'istituzione della provincia ecclesiastica di Gniezno (v.) nel 999, con i suoi tre vescovadi suffraganei (Cracovia per la Piccola P.; Breslavia per la Slesia; Kołobrzeg per la Pomerania), segnò la conferma papale di questi possedimenti dei primi Piasti. Alcuni cambiamenti intervennero ancora nei secc. 11° e 12° con la costituzione di nuovi vescovadi (Płock nel 1076; Kruszwica, in seguito Włocławek, nel 1125; Wolin, in seguito Kamień Pomorski, nel 1140-1176, quest'ultimo, indipendente nei confronti di Gniezno), ma, nel suo insieme, l'organizzazione ecclesiastica creata nella regione all'epoca dei primi Piasti sopravvisse sostanzialmente fino al 1821.La scomparsa del potere centrale nel 1138 comportò l'emancipazione politica dei singoli principati e affievolì non solo i legami reciproci all'interno del regnum ormai diviso, ma anche la loro resistenza nei confronti dell'espansione politica ed economica dell'area tedesca. A partire dal 1181 la Pomerania occidentale interruppe progressivamente i suoi legami con le altre regioni polacche. La parte occidentale della Grande P. venne annessa intorno al 1250 alla marca di Brandeburgo; la Slesia, sempre più frammentata, divenne parte integrante del regno di Boemia, dunque dell'impero (1327-1368); infine la regione di Chełmno (Terra Culmensis) a partire dal 1226 e la Pomerania orientale (Pomerelia) a partire dal 1308 costituirono il nucleo del territorio dello Stato dell'Ordine dei Cavalieri Teutonici. Il regno di P. (Corona Regni Poloniae), restaurato negli anni 1295-1320 e consolidato sotto il regno di Casimiro III il Grande (1333-1370), ultimo esponente della dinastia dei Piasti, comprendeva la Piccola P. - con capitale Cracovia (v.) - la Grande P., la Masovia occidentale e alcuni territori della zona centrale del paese, ma si estese considerevolmente verso S-E a seguito della conquista dei principati russi di Galizia, Chełm-Bełz e Volinia e della Podolia (1344-1366). Alla morte di Casimiro III il Grande salì al trono di P. Luigi I il Grande (m. nel 1382), re d'Ungheria dal 1342, figlio di Carlo Roberto I d'Angiò ed Elisabetta Piast. A lui successe la figlia Edvige (m. nel 1399), che sposò il granduca di Lituania Ladislao II Iagello. L'elezione di quest'ultimo al trono di P. (1386-1434) e i trattati di unione polacco-lituana aprirono il paese verso i territori russi appartenenti al granducato. Nel 1466 la P. recuperò la regione di Chełmno e la Pomerania orientale (con Danzica) e annetté una parte dei possedimenti dei Cavalieri Teutonici in Prussia. La Masovia orientale, feudo della Corona a partire dal 1351, conservò il proprio statuto di ducato semi-indipendente fino al 1526.Le tribù che costituirono la popolazione dello Stato dei primi Piasti appartenevano agli Slavi occidentali. Al pari degli altri popoli di questo grande gruppo etnico, la loro organizzazione politica ed economica si basava su di un tessuto relativamente denso di civitates, agglomerati fortificati che prevedevano un castrum (gród), talvolta dotato di un suburbium (podgrodzie); essi furono i centri nei quali si sviluppò l'attività artigianale e artistica rivelata dagli scavi archeologici. Tali indagini hanno restituito manufatti per l'uso domestico in osso, legno e metallo, decorati con ornamenti di diversa origine, vesti e calzature ricamate e, soprattutto, gioielli in argento che si distinguono per l'impiego sistematico della granulazione e della filigrana, tecniche largamente tributarie delle tradizioni bizantine trasmesse dalle civiltà slave più antiche, come quelle della Grande Moravia.Le cinte fortificate dei castra e dei suburbia, a pianta circolare od ovale, erano realizzate in tecnica mista, con l'impiego di cassoni di legno riempiti di terra, di argilla e di pietra. Questi impianti difensivi erano in qualche caso ingentiliti da sculture, come testimonia una testa di cinghiale in legno (sec. 10°) posta nella parte bassa delle mura di Gniezno: il suo significato apotropaico doveva rafforzare l'idea di un abitato protetto rispetto alle forze ostili del mondo esterno.Fu in questo ambiente politico e sociale profondamente radicato nella tradizione autoctona slava che s'impiantò l'arte religiosa dell'Occidente giunta con la Chiesa romana. Le prime cattedrali vennero costruite all'interno delle cinte fortificate delle principali civitates, sia nel suburbium (per es. a Poznań e a Gniezno) sia nelle immediate vicinanze del castrum principesco (per es. a Cracovia). Per dimensioni e struttura generale esse si avvicinavano alle cattedrali occidentali, ma i loro modelli diretti erano assai differenziati: l'architettura carolingia e postcarolingia per Poznań, quella lombarda per Gniezno. Il più grande edificio romanico del paese, la seconda cattedrale di Cracovia, cominciata intorno al 1070 e consacrata nel 1142, riprendeva la pianta carolingia di una chiesa a due cripte e a due absidi contrapposte, secondo un modello proveniente probabilmente dalla Renania. Questa corrente dell'architettura romanica derivata dalla tradizione carolingia era destinata a conservarsi assai a lungo in P., come testimonia per es. la collegiata di Tum presso Łęczyca, consacrata nel 1161, che riproduce fedelmente la pianta e le forme della seconda cattedrale di Cracovia. La varietà delle fonti di ispirazione che contrassegnarono l'arte romanica in P. si manifestò anche in altre chiese erette nel corso della prima fase di diffusione del cristianesimo (secc. 10°-11°). Le rotonde a una o quattro absidi - tipologia architettonica elaborata in Croazia, nella Grande Moravia e in Boemia - servirono da chiese per i suburbia, ma anche da cappelle palatine (per es. a Giecz, a Przemyśl e la chiesa della Vergine nella cittadella del Wawel a Cracovia); alcune seguirono una tipologia più complessa con impianto a tre navate e cripta, come il S. Gereone nella cittadella del Wawel a Cracovia, che riprende un modello proveniente dalla Sassonia.Le differenziazioni stilistiche si accrebbero ulteriormente all'epoca della disgregazione del potere centrale nel 12° secolo. L'architettura in alcuni principati attesta in quest'epoca definiti caratteri regionali, come nel caso della Grande P. e della Cuiavia, largamente segnate dall'architettura del movimento riformatore monastico elaborata nei conventi della Germania meridionale e della Sassonia. L'attività di un gruppo di maestri italiani, che costruirono i monasteri cistercensi della Piccola P. (Wa̢chock, Koprzywnica, Sulejów, Jędrzejów) e avviarono altri cantieri in questa regione nella prima metà del sec. 13°, fu all'origine di un'altra corrente artistica regionale, caratterizzata da un'architettura che continuava lo stile borgognone cistercense nella sua versione italiana, ma che era contrassegnata anche da alcune innovazioni gotiche (volte a crociera ogivali).Anche la scultura architettonica, ancora marginale negli edifici del sec. 11° e divenuta un elemento di crescente importanza nelle costruzioni del secolo seguente, accusò in questa fase una forte diversificazione. Diverse botteghe di origine italiana lavorarono in Slesia (a Breslavia) e in Masovia (nel convento dei Canonici regolari a Czerwińsk), ove contribuirono alla realizzazione di opere stilisticamente composite, come il portale della collegiata di Tum. Una bottega forse di origine sassone realizzò alla fine del sec. 12° l'insolita decorazione della chiesa delle monache premostratensi di Strzelno, dedicata alla Trinità, dove compaiono colonne decorate da rilievi raffiguranti le Virtù e i Vizi; anche un gruppo di timpani ornati da figure di donatori e dotati di iscrizioni testimonia la ricerca di nuove formule iconografiche (Breslavia, Strzelno).Nel campo delle arti suntuarie e della miniatura, l'attività delle prime botteghe che lavorarono per la Chiesa è ancora mal conosciuta. Per contro, i manoscritti miniati e i vasi eucaristici provenienti dall'abbazia di Trzemeszno (Gniezno, tesoro della cattedrale) e quelli della città di Płock permettono di constatare che la P. intratteneva nel sec. 12° importanti relazioni artistiche con ambienti relativamente lontani, quali la valle della Mosa, la Svevia e la Baviera.Le trasformazioni economiche e sociali subìte dalla regione nel corso del sec. 13° mutarono radicalmente i modi della creazione artistica. Le carte di franchigia accordate dai principi agli antichi agglomerati urbani, ormai in una fase di forte crescita, li trasformarono in città giuridicamente autonome e ne fecero un potente fattore di sviluppo economico. Questo movimento si amplificò a partire dalla metà del sec. 13°, pur non denunciando ovunque lo stesso ritmo: la Slesia si pose in posizione più avanzata, seguita dalla Grande P. e dalla Piccola P.; ma nel loro insieme le terre della Corona Regni Poloniae videro arricchirsi il proprio reticolo urbano solo sotto Casimiro III e Ladislao II. I cantieri legati alla costruzione delle cattedrali e delle abbazie, in particolare quelle cistercensi, continuarono la loro attività, ma il baricentro della creazione artistica si spostò sempre più verso le città. Dato che queste trasformazioni si produssero all'epoca del frazionamento politico del paese e che la riunificazione del regno si attuò nel corso di svariati decenni, ogni regione della P. conservò il proprio specifico carattere culturale e una forte diversificazione del paesaggio artistico segnò il paese fino alla progressiva scomparsa del Gotico nel corso del 16° secolo. Uno dei fattori che determinarono questa diversità stilistica fu l'afflusso di popolazioni tedesche nelle città riformate, che fu particolarmente importante all'inizio delle trasformazioni urbane (ca. 1250-1350) e contribuì largamente anche alla costituzione dei livelli sociali superiori della borghesia.In linea generale, l'arte gotica dei diversi principati del sec. 13° e del regno riunificato dei secc. 14°-15° può essere suddivisa in due grandi zone geografiche: il Sud (Slesia, Piccola P. e, in seguito, le terre russe della Corona) e il Nord (Grande P., Cuiavia, Masovia e i territori del Centro). In campo architettonico le differenze fondamentali si evidenziano nel materiale da costruzione: nel Sud si privilegiò la pietra da taglio associata al mattone o, più raramente, impiegata da sola; al Nord, per contro, venne utilizzato solo il laterizio. Differenze si riscontrano anche nelle piante, nelle strutture e nella decorazione degli edifici.Il Gotico venne introdotto in territorio polacco, in particolare in Slesia, nel secondo terzo del sec. 13° dai cantieri cistercensi, come mostra l'abbaziale di Henryków, e dagli architetti degli Ordini mendicanti che lavorarono in numerose città (Cracovia, Breslavia, Płock, Sieradz, Poznań). Questa architettura, strettamente legata a quella di diverse regioni dell'Europa centrale (Renania, Sassonia, Turingia, Moravia), lasciò traccia nelle forme sobrie, a volte severe, dei primi edifici gotici della Polonia. Per il coro della cattedrale di S. Giovanni Battista a Breslavia (1244-1272) venne adottata la pianta di Cîteaux II, in seguito ripresa nel coro della cattedrale dell'Assunta e di S. Adalberto a Cracovia (1320-1346), e l'impronta cistercense segna anche il coro della cattedrale di Gniezno (1342-1370). Nel secondo quarto del sec. 14° nacquero nella Piccola P. due tipi di chiesa specifici di questa regione: la chiesa ad ampia navata unica, in cui le volte sono sostenute da uno o più pilastri posti sull'asse dell'edificio, e la grande basilica urbana dal profondo coro, corte navate, in cui pilastri e contrafforti del corpo longitudinale formano un sistema di supporti tra loro solidali.

La Grande P. - che aveva visto crescere sul suo territorio le influenze regionali provenienti dalla vicina Slesia da una parte e dal Brandeburgo e dalla Pomerania occidentale dall'altra (per es. nella cattedrale dei Ss. Pietro e Paolo a Poznań, ca. 1350-1406) - non ebbe lo stesso peso artistico, pur dando vita ad alcune famiglie tipologiche regionali, tra cui un gruppo di chiese 'a sala', erette in piccole città e villaggi nella seconda metà del sec. 15° (Bnin, Dolsk). La Cuiavia e la Masovia rimasero in stretti rapporti artistici con le terre dell'Ordine dei Cavalieri Teutonici, come mostrano la cattedrale di Włocławek e, a Varsavia, la chiesa (od. cattedrale) di S. Giovanni.La scultura architettonica rimase pressoché esclusivamente confinata alla decorazione delle chiavi di volta, delle mensole e in qualche caso anche delle nervature (Gniezno). Nella Piccola P. le chiavi di volta potevano essere ornate con gli emblemi araldici delle province del regno, seguendo un programma iconografico che sottolineava il tema dell'unità territoriale della Corona Regni Poloniae.L'evoluzione della scultura lignea, tecnica riservata alla produzione di pale, crocifissi o gruppi di figure e praticata in alcune grandi città, seguì le principali linee di sviluppo stilistico degli altri paesi dell'Europa centrale. La pittura monumentale, la pittura su legno e la miniatura polacche furono legate a quelle delle regioni vicine nei programmi, nell'iconografia e nel linguaggio; sono d'altronde ben noti i viaggi di pittori tra Cracovia e le città dell'Ungheria settentrionale, coincidente con l'od. Slovacchia. Ciò nonostante, il paesaggio artistico dell'Europa centrale era già assai diversificato all'epoca dell'ultimo Gotico e alcuni centri importanti, come Cracovia, si distinsero per la peculiare evoluzione stilistica, individuabile nella produzione dello scriptorium della cattedrale e in quella delle botteghe che realizzavano pale dipinte, opere che denunciano un'evidente continuità di forme. Di Luigi I il Grande, attivissimo committente in Ungheria, sono note le innumerevoli donazioni (specie di paramenta, di reliquiari e di altre opere di oreficeria) a varie chiese europee, tra cui la cattedrale di Cracovia.

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Monetazione

La coniazione di monete, che ebbe inizio in P. verso la fine del sec. 10°, una trentina d'anni dopo la conversione al cristianesimo, era prerogativa pressoché esclusiva dei sovrani. Monete coniate da vescovi, abati, signori e città comparvero solo a partire dalla fine del sec. 12° e sono piuttosto rare; fino all'inizio del sec. 14° venne utilizzato esclusivamente l'argento e il denaro era l'unica unità monetaria.Il precursore della monetazione polacca è considerato il duca Mieszko I, ma appare tuttavia più probabile che l'attività di coniazione sia stata iniziata da suo figlio Boleslao I il Coraggioso (992-1025), del quale si conoscono centocinquanta monete, appartenenti a sedici diversi tipi, fortemente differenziate tra loro a causa dell'influenza sassone, bavarese, anglosassone, boema e bizantina, nonché forse italiana (Kiersnowski, 1980). Quest'ultima spiegherebbe l'insolita forma princes invece di princeps nell'iscrizione PRINCES POLONIE; la forma, utilizzata per es. su monete di Benevento, poté essere stata introdotta dall'arcivescovo di Gniezno, Gaudenzio, fratello di s. Adalberto, del casato boemo degli Slavnik - è noto infatti che prima di recarsi in P. i fratelli soggiornarono per un certo periodo in Italia -; ma lo stesso ruolo di intermediario potrebbe aver svolto anche Benedetto di Benevento, abate del monastero di Międzyrzecz, nei pressi di Poznań. Tra le altre monete di Boleslao I è possibile citare quelle che presentano l'iscrizione BOLIZLAVS DVX-INCLITVS oppure BOLIZLAVS-GNEZDVN CIVITAS (con riferimento a Gniezno, allora capitale).Alla morte di Boleslao I nel 1025 l'attività di coniazione polacca subì un'interruzione per un periodo pari a ca. mezzo secolo e venne ripresa, seguendo principi differenti, solo dal pronipote Boleslao II il Generoso (1058-1079). Si iniziò a coniare nella zecca di Cracovia una quantità maggiore di monete, ma divise in numero minore di tipi, a testimonianza dell'importanza economica acquisita, almeno rispetto alla fase precedente, nella quale la moneta locale circolava semplicemente in aggiunta alle monete straniere prevalenti, per lo più tedesche, ma anche italiane.Dal punto di vista artistico le monete più interessanti sono quelle del sec. 12°, sulle quali compaiono - a parte l'immagine del sovrano regnante e quella del patrono dello Stato, s. Adalberto - scene raffiguranti per es. due o tre duchi seduti a tavola oppure la lotta del bene contro il male, simboleggiata dal cavaliere che combatte un drago o un leone o addirittura un altro cavaliere, oppure da un'aquila che si avventa su una lepre.La più significativa decentralizzazione della coniazione avvenne nel sec. 13°, in coincidenza con il momento in cui la P. era suddivisa in vari ducati. In numerosissime zecche venivano coniati all'epoca bratteati in grande quantità, sostituiti tre volte all'anno, sui quali comparivano le più svariate immagini (per es. il leone, l'aquila, la sirena, il centauro, l'angelo), spesso non accompagnate da iscrizioni.I bratteati vennero eliminati con la riforma monetaria introdotta da Casimiro III il Grande in tutto lo Stato, di nuovo unito. Vi si affermò un sistema monetario di cui facevano parte denarii, quartenses (ovvero demi grossi) e grossi; le più antiche monete in oro, dette fiorini - di cui sono alquanto rari gli esemplari conservati -, recavano l'effigie di s. Stanislao, il secondo patrono della P., e vennero coniate intorno al 1330 dal re Ladislao I il Breve (1306-1333). Le fonti scritte dei secc. 14° e 15° attestano che in P. operavano, tra gli altri, anche coniatori italiani come Monaldus da Lucca e Leonardus Bartoli a Cracovia e Anastasio Venturi da Firenze a Legnica, ma queste presenze non ebbero alcuna risonanza, a eccezione del caso di Legnica.

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Grande Polonia e Cuiavia

La Grande P., che per la maggior parte si estende nel bacino della bassa e media Warta, occupa attualmente i voivodati di Poznań, Leszno, Kalisz e Konin. La denominazione Polonia Maior appare per la prima volta nel 1257 insieme a Polonia Magna, mentre il corrispondente polacco Wielka Polska (od. Wielkopolska) risulta usato dal sec. 14° con il significato di Antica Polonia.Principale provincia della tribù slavo-occidentale dei Polani e nucleo essenziale del più antico Stato polacco, detto Stato di Gniezno, la Grande P. più antica era formata dal territorio intorno a Gniezno e a Poznań, nel quale si espansero gli Slavi, arrivando nei secc. 5° e 6° in direzione O fino all'Elba. La formazione della Grande P. si ebbe però tra i secc. 8° e 10° attraverso l'integrazione di tribù minori in quella dei Polani. L'incremento demografico ed economico è attestato dalla costruzione di poderosi castelli in legno circondati da terrapieni (per es. Poznań).La dinastia dei Piasti cominciò a dominare a Gniezno, principale centro dello Stato e sede dell'arcivescovado, al più tardi dal 9° secolo. La provincia della Grande P. durante la monarchia dei primi Piasti nei secc. 11° e 12° comprendeva le terre fra la Slesia a S e la Pomerania a N, mentre a E confinava con la terra di Sieradz e con la Cuiavia; all'inizio del sec. 12° vennero annesse le terre di Nakło, di Wałcz e di Myślibórz e, nel 14°, la terra di Wschowa.Nel periodo del frazionamento della P. in principati dopo il 1138, la Grande P. ottenne l'indipendenza; agli inizi del sec. 14°, dopo la restaurazione dell'unità dello Stato polacco, essa conservò una certa autonomia, ma il problema irrisolto della rivalità con la Piccola P. portò alla sua decadenza e a un suo ruolo secondario.La Cuiavia (polacco Kujawy), così denominata nel 1136, terra d'origine della tribù dei Goplanie (Glopeani secondo la Descriptio civitatum ad septentrionalem plagam Danubii, 844-845), era limitata dall'alto corso del fiume Noteć, dal lago di Gopło e dalla Vistola, fra la Grande P., la Masovia e la Terra di Dobrzyń e di Chełmno; attualmente vi si estendono i voivodati di Bydgoszcz, Włocławek, Konin e Toruń. Particolarmente importante risulta lo sviluppo della regione nei secc. 10°-12°, e nel 14° la Cuiavia era una delle più ricche terre polacche; centri politici di rilievo furono Kruszwica, fino all'inizio del sec. 13°, e successivamente Inowrocław.Le più antiche costruzioni preromaniche della Grande P. e della Cuiavia erano realizzate in conci di grandi dimensioni, non lavorati, di pietre diverse, uniti con malta. Caratteristici per quel periodo sono i complessi formati da un edificio sacro a pianta centrale unito assialmente a uno rettangolare, destinato ad abitazione. Il complesso principale e meglio studiato è quello a Ostrów Lednicki presso Gniezno (post 966); un complesso simile eretto a Giecz (prima del 1025 o del 1038) non fu portato a termine. Le parti preromaniche della cattedrale dei Ss. Pietro e Paolo a Poznań potrebbero risalire agli anni dopo il Mille (quando venne istituito un vescovado stabile), oppure essere precedenti all'epoca in cui la chiesa - a impianto basilicale con copertura lignea, forse con un coro a due torri affine alle costruzioni sassoni - assunse il ruolo di cattedrale.Le cattedrali romaniche di Gniezno e di Poznań rappresentavano la tipologia a impianto basilicale senza transetto con corpo occidentale a due torri; le navate rispettavano l'andamento dei muri preromanici ed è noto che a Gniezno era presente un profondo presbiterio a tre absidi e a Poznań si ergevano due torri a O (la parte orientale non è conosciuta). Il primo esempio di architettura monastica è costituito dalla chiesa dei Benedettini a Mogilno, eretta nel terzo quarto del sec. 11°: è una basilica su pilastri con transetto, presbiterio quadrato a E e Westwerk di tipo lotaringio. Rappresenta l'influenza della riforma benedettina dei monasteri la collegiata a Kruszwica (1120-1140), che a E presenta transetto con absidi e due cappelle che affiancano il presbiterio; il corpo longitudinale a tre campate su pilastri era chiuso originariamente a O da due torri. La chiesa dei Canonici regolari a Trzemeszno dovette essere eretta prima della metà del sec. 12°; l'impianto basilicale a navate divise da colonne del tipo elaborato a Hirsau, con transetto e coro a terminazione rettilinea, richiama modelli tedeschi. La chiesa della Trinità delle monache premostratensi a Strzelno, dotata di transetto, coro tripartito con torri e torri di facciata, sorse tra il 12° e il 13° secolo. La tipologia più diffusa nell'ambito dell'architettura religiosa risulta, dalla fine del sec. 11° alla metà del 13°, quella della chiesa a una navata con copertura lignea, presbiterio absidato o a terminazione rettilinea, galleria occidentale, talora arricchita da una torre in facciata.Il complesso più vasto e originale della scultura romanica in P. si è conservato nella chiesa della Trinità a Strzelno e comprende, oltre a tre timpani figurati, due dei quali risalenti alla fase romanica, due colonne interamente ricoperte da una decorazione raffigurante un ampio ciclo di personificazioni delle Virtù e dei Vizi, opera di una bottega formatasi nella Bassa Sassonia.Un capolavoro della scultura è la porta in bronzo della cattedrale dedicata all'Assunta e a s. Adalberto a Gniezno; insigni prodotti dell'oreficeria romanica sono i calici provenienti dall'abbazia di Trzemeszno (Gniezno, tesoro della cattedrale), nonché la patena proveniente dall'abbazia cistercense di La̢d (1193-1202, attualmente nella collegiata di Kalisz), che presenta incisa la scena della fondazione del monastero e, sul verso, l'Annunciazione.Segnano l'inizio dell'architettura gotica il coro, non conservato, della cattedrale di Poznań (1243-1262), probabilmente a terminazione poligonale, e la chiesa domenicana della stessa città (1244, verso il 1270), dal lungo coro esapartito coperto a volta e dalla monumentale navata unica. Un monumento medievale di interesse sovraregionale è costituito dalla chiesa che Francescani e Clarisse condividevano a Gniezno.La cattedrale gotica di Gniezno sostituì la precedente in stile romanico; a Poznań il corpo longitudinale (ca. 1356-1376) è una basilica di tipo slesiano semplificato, con coro spazialmente articolato dotato di tre torri e una lanterna - che costituisce un unicum -, aggiunte nel 1380-1399. La più modesta cattedrale di Włocławek (1340-1411) è una basilica con un coro allungato senza deambulatorio. Le numerose fondazioni tardogotiche di chiese parrocchiali sono rappresentate da modesti edifici mononave, opera di maestri locali.Dopo inizi episodici nel terzo quarto del sec. 13°, la plastica gotica si sviluppò intorno alla metà del 14° in forma di scultura architettonica. Il programma decorativo complessivo della cattedrale di Gniezno venne sviluppato nei portali, nelle chiavi e nelle imposte delle volte, nei capitelli e nelle modanature dei pilastri e persino nei costoloni; due altre chiese a Gniezno e il monastero di La̢d vennero decorati, sia pure in scala minore, con la medesima tecnica, originaria dello Stato dell'Ordine dei Cavalieri Teutonici, e applicata a uno stile influenzato dall'arte della Germania meridionale e dell'Austria. Nella Grande P. appare particolarmente sviluppata l'arte dell'intaglio, soprattutto nel terzo quarto del 14° secolo. L'indirizzo misticizzante, antecedente alla metà del Trecento, cedette negli ultimi trent'anni del secolo alla corrente stilistica slesiana e fino al 1430 ca. rimase attivo l'influsso del Gotico internazionale, come attestano insigni opere quali il crocifisso della chiesa parrocchiale di Szamotuly (1390-1400) e il sepolcro in pietra nella parrocchiale di Rydzyna (post 1423).Inaugurano la pittura gotica nel terzo quarto del sec. 14° gli affreschi della chiesa di S. Giovanni a Gniezno e quelli delle cappelle del monastero cistercense di La̢d.

Bibl.:

Fonti. - Descriptio civitatum ad septentrionalem plagam Danubii seu ''Geographus Bavarus'', a cura di A. Bielowski (Monumenta Poloniae historica, 1), Warszawa 1864.

Letteratura critica. - Katalog Zabytków Sztuki w Polsce [Catalogo delle opere d'arte in P.], V, Vojewództwo Poznańskie [Voivodato di Poznań], a cura di T. Ruszczyńska, A. Sławska, Warszawa 1952-1980; J. Nowacki, Kosciół katedralny w Poznaniu. Studium historyczne [La chiesa cattedrale a Poznań. Studio storico], Poznań 1959; J. Bieniak, Rola Kujaw w Polsce piastowskiej [Il ruolo della Cuiavia nella P. dei Piasti], Ziemia Kujawska 1, 1963, pp. 27-71; J. Nowacki, Dzieje archidiecezji poznańskiej [Storia dell'arcidiocesi di Poznań], II, Poznań 1964; D. Poppe, s.v. Kujawy [Cuiavia], in Słownik starożytnósci słowiańskich [Dizionario delle antichità slave], II, 2, Wrocław-Warszawa-Kraków 1965, p. 556; Z. Świechowski, Romanische Baukunst Polens und ihre Beziehungen zu Deutschland, Westfalen 43, 1965, pp. 161-190; Katalog Zabytków Sztuki w Polsce (cit.), XI, Województwo Bydgoskie [Voivodato di Bydgoszcz], a cura di T. Chrzanowski, M. Kornecki, 1968-1988; Dzieje Wielkopolski [Storia della Grande P.], a cura di J. Topolski, I, Poznań 1969; Sztuka polska przedromańska i romańska do schyłku XIII wieku [L'arte polacca dall'epoca preromanica e romanica fino alla fine del sec. 13°], a cura di M. Walicki, 2 voll., Warszawa 1971; A. Tomaszewski, Romańskie kóscioły z emporami zachodnimi na obszarze Polski, Czech i Wegięr [Chiese romaniche con matronei occidentali nel territorio della P., della Boemia e dell'Ungheria], Wrocław e altrove 1974; A. Ga̢siorowski, s.v. Wielkopolska [Grande P.], in Słownik starożytnosci słowiańskich (cit.), VI, 1980, pp. 440-441; Katalog Zabytków Sztuki w Polsce (cit.), n.s., VII, Miasto Poznań [La città di Poznań], a cura di E. Linette, Z. Kurzawa, 1983; Z. Świechowski, Romanesque Art in Poland, Warszawa 1983; Dzieje Poznania do roku 1793 [La storia di Poznań fino al 1793], a cura di J. Topolski, I, Warszawa-Poznań 1988; Malarstwo gotyckie w Wielkopolsce. Studia o dziełach i ludziach [La pittura gotica nella Grande Polonia. Studi sulle opere e sugli uomini], a cura di A.S. Labuda, Poznań 1994; P. Mrozowski, Polskie nagrobki gotyckie [I sepolcri polacchi nell'età gotica], Warszawa 1994; Z. Pianowski, ''Sedes regni principales''. Wawel i inne rezydencje piastowskie do połowy XIII wieku na tle europejskim [Il Wawel e altre residenze dei Piasti fino alla metà del sec. 13° sullo sfondo europeo], Kraków 1994; Architektura gotycka w Polsce [Architettura gotica in Polonia], a cura di T. Mroczko, M. Arszyński, 4 voll., Warszawa 1995; S. Skibiński, Polskie katedry gotyckie [Cattedrali gotiche polacche], Poznań 1996.

Piccola Polonia

La Piccola P. (polacco Małopolska), nel bacino dell'alta e media Vistola, è delimitata a S dai Carpazi, a O dall'Alta Slesia, a N dalla Masovia, a E dalla Terra di Chełm e di Przemyśl; a S-E il confine era segnato dall'alto corso del fiume Wisłok. La Piccola P. comprende attualmente i voivodati di Bielsko-Biała, Katowice, Cracovia, Częstochowa, Piotrków, Nowy Sa̢cz, Tarnów, Kielce, Radom, Krosno, Rzeszów, Tarnobrzeg, Przemyśl, Zamość e parzialmente di Chełm e di Siedlce. La denominazione Polonia Minor, che nelle fonti è attestata soltanto dal 1412, nacque in opposizione a quella di Polonia Maior.Dopo l'espansione degli Slavi nei secc. 5° e 6°, sono noti dalle fonti tentativi di creare nel sec. 9° nella parte occidentale della Piccola P. uno Stato dei Vistolani, i quali verso l'880-905 cedettero ai Moravi e poi - insieme a costoro - ai Boemi; alla fine del sec. 10° la Piccola P. fu annessa allo Stato di Gniezno e nell'anno Mille fu creato a Cracovia un vescovado comprendente la Piccola P. e parte della Slesia. Il nucleo fondamentale del territorio assunse la sua configurazione nel sec. 11°, poiché a partire dal 1040 ca. il ruolo della Piccola P. cominciò ad acquisire importanza, a causa delle devastazioni subìte dalla Grande P. e anche grazie a un intenso sviluppo economico; Cracovia divenne la capitale della Polonia. La divisione in Terra di Cracovia e Terra di Sandomierz si consolidò dopo la morte (1138) di Boleslao III Boccatorta, con la creazione di due principati, che vennero nuovamente riuniti nel 13° secolo. Con Cracovia come capitale del regno di P. riunificato (1320) e delle province, la Piccola P. divenne la regione politicamente dominante in uno Stato relativamente ben sviluppato.L'arte della Piccola P. è inseparabilmente connessa con la produzione artistica di Cracovia; pertanto le sue fasi e i diversi generi artistici devono essere esaminati congiuntamente. L'esistenza attestata di oltre trecento castelli in legno circondati da terrapieni conferma l'attività edilizia degli Slavi nei secc. 8°-10°, mentre l'architettura in muratura fece il suo esordio nella seconda metà del sec. 10° (per es. a Cracovia). Allo stato delle ricerche è difficile risolvere il problema della cronologia, della ricostruzione e della funzione dei resti degli edifici scavati a Wiślica: sia la struttura a destinazione religiosa sia il palazzo e la rotonda si possono comunque datare tra il sec. 11° e la metà del successivo. Fra le costruzioni più antiche rientrano, oltre a quelle di Cracovia, anche la rotonda di Cieszyn, databile tra la fine sec. 11° e la metà del 12°, e la chiesa dei Benedettini a Tyniec (1076-1079), una basilica a tre navate chiusa da tre absidi, nota dagli scavi; i capitelli del chiostro presentano motivi decorativi di origine italiana.Il confine orientale dell'architettura romanica in Europa coincideva grosso modo con il confine orientale della Piccola P., regione nella quale l'architettura romanica è rappresentata dalla collegiata di Opatów, del secondo quarto del sec. 12°: una basilica a pilastri con transetto e corpo occidentale a due torri dai caratteri alsaziani. Le chiese a una navata erette dal sec. 11° al 13° presentano tra loro forti differenze, come mostrano quelle di Prandocin (inizi sec. 12°) e di Jedrzejów (ricostruita), connesse con botteghe della Renania, oppure quella di Wysocice. Prevalgono semplici chiese di dimensioni contenute, senza torri, dotate del caratteristico matroneo occidentale (Siewierz, Kije, Zagość); forme più monumentali aveva la tradizionale basilica a tre navate, con matroneo, a Kościelec (1230 ca.), che trova analogie anche nella Renania. La più insigne e rara opera romanica della Piccola P. è costituita da due lastre tombali (1166-1177), un tempo nella perduta cripta della chiesa romanica sottostante la collegiata della Natività a Wiślica; esse furono eseguite con un impasto di gesso da un artefice proveniente dalla Sassonia e recano inciso un disegno, riempito con impasto scuro, che rappresenta sei figure: una famiglia principesca in adorazione.Precedono gli inizi dell'architettura gotica nella Piccola P. quattro abbaziali cistercensi: Jedrzejów (inizi sec. 13°), Koprzywnica (inizi sec. 13°), Sulejów (ante 1232) e Wa̢chock (secondo quarto sec. 13°), esemplate in pianta, nel sistema delle campate e nel tipo delle volte, sul modello di soluzioni borgognone, ma che nella decorazione plastica e nei dettagli architettonici attestano la partecipazione di una bottega italiana (Wa̢chock) o tedesca (Koprzywnica); invece a Mogiła, presso Cracovia (secondo quarto sec. 13°), si riscontra una certa dipendenza dall'architettura dei Cistercensi sassoni. Quasi contemporaneamente i Domenicani, appena insediati nella regione, costruirono in breve tempo il corpo longitudinale della basilica romanica di S. Giacomo a Sandomierz (ca. 1226-1235), caratterizzata da un sistema spaziale derivante dall'architettura della Germania sudoccidentale e da una ricca decorazione in ceramica di origine lombarda, per la quale tuttavia non è stato rintracciato alcun modello di riferimento; insieme con l'ala orientale del convento, la chiesa è una delle più importanti testimonianze della prima architettura domenicana in Europa. La tipologia caratteristica delle chiese francescane - a impianto rettangolare, con corpo longitudinale coperto a tetto, prolungato dal presbiterio a volta (per es. a Zawichost e a Nowy Korczyn) - si consolidò verso la metà del 13° secolo.L'architettura gotica della Piccola P. è ben rappresentata dal gruppo di edifici, che stilisticamente già attesta una tendenza tardogotica, fondati dal re Casimiro III il Grande nel terzo quarto del sec. 14°: gli interni dei corpi longitudinali a due navate delle chiese parrocchiali a Niepołomice, Stopnica, Szydłów e Wiślica sono chiusi da volte a stella che, nel raccordare i sostegni, annullano la divisione in campate e navate. In queste chiese, nonché nella collegiata della Natività della Vergine a Sandomierz (ca. 1360-1380), a esse affine, sulle chiavi di volta si trovano numerosi stemmi dello Stato e, per la prima volta, del territorio; la vastità di tale programma iconografico di soggetto araldico non ha confronti. Sono modellate sulle prime architetture della bottega di corte le chiese a un pilastro a Kurzelów, Skotniki, Chybice e Stró'zyska (anni sessanta e settanta del sec. 14°).La scultura lignea ebbe fino al Trecento uno sviluppo sostanzialmente parallelo a quello della scultura in pietra; nella seconda metà del sec. 14° continuò a dominare lo stile morbidamente lineare, piatto, degli anni 1340-1360. In molti centri della Piccola P. meridionale le sculture venivano eseguite soprattutto da artisti itineranti.Nella pittura murale la produzione si intensificò a partire dalla metà del sec. 14° e, fino alla metà del successivo, si notano elementi stilistici italiani, giunti attraverso la Boemia e l'Ungheria, particolarmente evidenti nella policromia della chiesa di Niepołomice (ca. 1360), connessa con i dipinti della cappella della fortezza reale a Esztergom, in Ungheria, legati probabilmente all'ambiente napoletano piuttosto che a quello fiorentino.Il più antico dipinto su tavola della Piccola P. è la pala d'altare di Dębno (Cracovia, Muz. Narodowe), che risale all'inizio del sec. 14°; le altre opere note appartengono infatti al primo quarto del secolo successivo.Importanti collezioni di arte medievale di questa regione si conservano a Cracovia (Muz. Narodowe e Muz. Archidiecezji Krakowskiej), a Tarnów (Muz. Diecezjalne), a Sandomierz (Muz. Diecezjalne) e a Przemyśl (Muz. Archidiecezjalne).

Bibl.: J.E. Dutkiewicz, Małopolska rzeźba średniowieczna 1300-1450 [La scultura medievale della Piccola P. 1300-1450], Kraków 1949; Katalog Zabytków Sztuki w Polsce [Catalogo delle opere d'arte in P.], I, Vojewództwo Krakowskie [Voivodato di Cracovia], a cura di J. Szablowski, Warszawa 1951-1953; II, Vojewództwo Łódzkie [Voivodato di Łódż], a cura di J.Z. Łoziński, 1953-1954; III, Vojewództwo Kieleckie [Voivodato di Kielce], a cura di J.Z. Łoziński, B. Wolf, 1957-1966; A. Bochnak, J. Pagaczewski, Polskie rzemiosło artystyczne wieków średnich [Le arti suntuarie nella P. medievale], Kraków 1959; Katalog Zabytków Sztuki w Polsce (cit.), VIII, Vojewództwo Lubelskie [Voivodato di Lublin], a cura di R. Brykowski, E. Smulikowska, Z. Winiarz, 1960-1982; VI, Vojewództwo Katowickie [Voivodato di Katowice], a cura di J. Rejduch-Samkowa, J. Samek, 1961-1979; Sztuka polska przedromańska i romańska do schyłku XIII wieku [L'arte polacca dall'epoca preromanica e romanica fino alla fine del sec. 13°], a cura di M. Walicki, 2 voll., Warszawa 1971; A. Różycha-Bryzek, Byzantine Frescoes in Medieval Poland, in Evolution générale et développements régionaux en histoire de l'art, "Actes du XXIIe Congrès international d'histoire de l'art, Budapest 1969", Budapest 1972, I, pp. 225-231; Katalog Zabytków Sztuki w Polsce (cit.), XIII, Vojewództwo Rzeszowskie [Voivodato di Rzeszów], a cura di E. Śnieżyńska-Stolotowa, F. Stolot, 1974; n.s., I, Vojewództwo Krośnieńskie [Voivodato di Krosno], a cura di E. Śnieżyńska-Stolotowa, F. Stolot, 1977-1982; III, Vojewództwo Rzeszowskie [Voivodato di Rzeszów], a cura di E. ŚnieżyńskaStolotowa, F. Stolot, M. Omilanowska, J. Sito, 1978-1994; R. Brykowski, Drewniana architektura kościelna w Małopolsce XV wieku [L'architettura ecclesiastica in legno nella Piccola P. del sec. 15°], Wrocław e altrove 1981; J. Gadomski, Gotyckie malarstwo tablicowe Małopolski 1420-1470 [La pittura gotica su tavola nella Piccola P. 1420-1470], Warszawa 1981; T. Chrzanowski, M. Kornecki, Sztuka Ziemi Krakowskiej [L'arte della Terra di Cracovia], Kraków 1982; Z. Świechowski, Romanesque Art in Poland, Warszawa 1983; P. Crossley, Gothic Architecture in the Reign of Kasimir the Great. Church Architecture in Lesser Poland 1320-1380, Kraków 1985; J.Z. Łozinski, Pomniki sztuki w Polsce [Monumenti d'arte in P.], I, Małopolska [Piccola P.], Warszawa 1985; J. Gadomski, Gotyckie malarstwo tablicowe Małopolski 1460-1500 [La pittura gotica su tavola nella Piccola P. 1460-1500], Warszawa 1988; id., Gotyckie malarstwo tablicowe Małopolski 1500-1540 [La pittura gotica su tavola nella Piccola P. 1500-1540], Warszawa-Kraków 1995; Architektura gotycka w Polsce [Architettura gotica in P.], a cura di T. Mroczko, M. Arszyński, 4 voll., Warszawa 1995; Katalog Zabytków Sztuki w Polsce (cit.), n.s., VI, Miasto Częstochowa [La città di Częstochowa], a cura di Z. Rozanow, S. Smulikowska, 1995; Wiślica. Nowe badania i interpretacje [Wiślica. Nuove ricerche e interpretazioni], a cura di A. Grzybkowski, Warszawa 1997.A. Grzybkowski

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