LEONI, Pompeo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005)

LEONI, Pompeo

Walter Cupperi

Nacque da Leone, scultore aretino, e Diamante Martini intorno al 1530; la notizia che lo vorrebbe milanese (P. Morigia, La nobiltà di Milano…, Milano, Paolo Pontio, 1595, p. 284) non trova riscontri. Nel 1540 fu a Roma, ma dopo il 1542 raggiunse il padre a Milano. Questi lo formò come scultore e nel 1549 lo portò con sé a Bruxelles in qualità di aiuto. Nel 1551, compiuto un viaggio di formazione nell'Urbe, il L. entrò al servizio di Antoine Perrenot de Granvelle, per il quale rinettò a Innsbruck un ritratto ovato di Carlo V, fuso in bronzo da Leone (Vienna, Kunsthistorisches Museum). Probabilmente intorno al marzo 1554 il L. rientrò presso il padre (Madrid, Archivo de Palacio, Mss. II, 2270, c. 253r, con data errata in A. Pérez de Tudela, Algunas notas…, in Archivo español de arte, LXXIII [2000], p. 264, n. II). Tra il 1554 e il 1556 firmò due medaglie di Ercole II d'Este, che testimoniano un trascurato passaggio dell'artista per Ferrara, e realizzò forse anche la medaglia di Ferdinando Castaldo. Nel 1556 condusse a Bruxelles i ritratti asburgici gettati in bronzo dal padre a Milano e non ancora compiuti (le figure intere di Carlo V che trionfa sul Furore, Isabella, Filippo II, Maria d'Ungheria, un busto dell'Imperatore e un bassorilievo perduto con il profilo dell'Imperatrice), ma anche un busto marmoreo finito di Carlo V (conservato, come i precedenti, al Museo del Prado di Madrid); con essi si trovava la prima scultura autonoma del L., una statua marmorea di Filippo II che venne terminata nel 1568 (Aranjuez, palazzo reale). Al 1556 circa risale anche una medaglia di Carlo V (al rovescio: Omaggio delle nazioni). Sulla scia di queste buone prove le statue di Leone vennero affidate al figlio per essere portate a compimento in Spagna. Dal 1557 il L. divenne dunque scultore reale e fu attivo prima alla corte di Valladolid, presso Maria d'Asburgo regina d'Ungheria, e poi a Madrid, presso Filippo II.

Tra i mecenati dello scultore va inoltre annoverato il principe Carlo, per il quale sin dal 1556-57 realizzò diverse medaglie (Carlo d'Asburgo, Juan Honorato) e un crocifisso dorato e smaltato.

Alcune frasi eterodosse del L., che intendeva il tedesco e conosceva il castigliano e nei suoi ripetuti viaggi era venuto a contatto con aree di fede protestante, attirarono però l'attenzione dell'Inquisizione spagnola, che nel 1557 lo condannò a un anno di confino correttivo presso un monastero ignoto.

Morti Carlo V e Maria d'Ungheria (1558), i ritratti asburgici in bronzo vennero finiti per Filippo II con la collaborazione di orafi spagnoli (1564). I costi per il trasporto, i materiali e la manodopera, già coperti per 7140 ducati, vennero infine quantificati in altri 7000 ducati, che furono corrisposti al L. nel 1568. Tale somma comprendeva anche le spese per i ritratti marmorei, già sbozzati a Genova sulla base di modelli di Leone. Questo secondo gruppo di opere (un busto di Maria d'Ungheria e due quadri con Carlo V e Isabella d'Aviz, oggi al Museo del Prado), trasportato via nave a Cartagena (1556) e di là a Madrid (1568), venne condotto a termine entro il 1572: esso rispecchia forse più fedelmente lo stile del L., che firmò tuttavia solo una statua, quella marmorea di Isabella (Museo del Prado), nella quale risulta più sensibile il contributo della sua bottega. Si sa del resto che negli stessi anni il L. fornì ad altri artisti modelli per ritratti (per esempio quelli di Filippo II e dei principi Rodolfo ed Ernesto figli di Massimiliano II, sbalzati in argento da Juan F. Caríssimo nel 1566 e non ancora identificati univocamente dagli studiosi).

Nel 1569 sposò Estefanía Pérez de Mora (morta nel 1604), che diede alla luce Leon Battista o Giovambattista (1564-1615), dottore in utroque iure; Alfonsina Diamante (nata a Milano nel 1571); Michelangelo (1573 circa - 1611), pittore e scultore di Filippo III; e Vittoria, che andò in sposa al lombardo Polidoro Calchi (ai cui eredi sarebbe andata la casa milanese del L., detta "degli omenoni").

Furono invece figli naturali del L. il minorato Pedro Pablo, nato a Madrid da Mariana de Sotomayor (1582) e legittimato nel 1592; Teodora (1584) e il pittore Pompeo (1587), avuti dalla milanese Ginevra Villa.

Incisore dei coni alla Zecca di Milano (1571-1609), come già il padre, lo scultore continuò tuttavia a risiedere prevalentemente a Madrid, dove acquistò casa in via S. Francesco (1574) e accumulò diverse rendite e beni immobili.

L'impatto del L. sulla scultura spagnola è avvertibile soprattutto nei ritratti e negli apparati, come quelli allestiti in occasione dell'ingresso delle regine Anna d'Austria (1570) e Margherita d'Austria (1599) a Madrid. Nel 1574 l'artista scolpì però anche la statua orante di Giovanna d'Asburgo, sorella di Filippo II (Madrid, chiesa delle Scalze reali), alla quale seguirono la sepoltura in alabastro per il cardinale Fernando de Valdés (1576: collegiata di Salas) e la tomba del cardinale Diego Espinosa (chiesa parrocchiale di Martín Muñoz de la Posada), la cui allogazione (1577) fu probabilmente favorita da uno degli esecutori testamentari del prelato, Francisco Hernández de Llevana, ritratto in medaglia dal L. nel 1575.

Il 10 genn. 1579 il L., Iacopo da Trezzo e Giambattista Comane si impegnarono a realizzare il retablo progettato da Juan de Herrera per l'altare maggiore di S. Lorenzo El Real (El Escorial), che venne affiancato più tardi da cenotafi con statue (in cornu Evangeli, Filippo II con le mogli Anna, Maria, Elisabetta, e il figlio Carlo; a pendant, Carlo V con la moglie Isabella, la figlia Maria e le sorelle Maria ed Eleonora).

Nel 1580 un nuovo contratto stabilì che il L. realizzasse le figure e gli elementi architettonici in bronzo a Milano, avvalendosi della collaborazione del padre. Partito dalla Spagna il 16 marzo 1582 con il figlio Michelangelo e un interessante bagaglio di opere d'arte, il L. si spinse fino a Roma, Bologna, Firenze e Venezia alla ricerca di manodopera; tra il 1582 e il 1590 si impegnò inoltre per reperire artisti e oggetti d'arte per conto di Filippo II e del conte di Chinchón Diego de Cabrera.

A giudicare da alcune lettere di Iacopo da Trezzo e del L. (Babelon, 1922, p. 277, n. 7; Mulcahy, p. 240, n. 63), vennero previamente approvati in Spagna solo i modellini del crocifisso e dei due dolenti destinati alla sommità del retablo (questi ultimi riprodotti anche in due disegni del Gabinetto dei disegni e delle stampe di Firenze). Modellate con la collaborazione di Leone e Adrien de Vries, le statue dorate del retablo (che include anche i ss. Pietro, Paolo, Andrea e Giacomo Maggiore, gli Evangelisti e quattro dottori della Chiesa) furono messe in opera solo nel 1590; mentre le figure per i cenotafi vennero collocate nelle loro logge entro il 1598. Al L. (che firmò solo la Vergine e s. Paolo) si attribuiscono anche gli apostoli, le basi e i capitelli del tabernacolo, tutti in bronzo dorato.

Compiute alcune sculture per la tomba di Antonio de Sotelo y Cisneros (1598-1601: Zamora, S. Andrea), nel 1601 il L. realizzò con l'ex allievo Juan de Arfe e Lesmes Fernández de Moral le statue oranti dei Duchi di Lerma, Francisco Gómez de Rojas y Sandoval e Catalina de la Cerda (1607: Valladolid, S. Paolo, oggi al Museo de escultura della città). La figura di Monsignor Cristóbal de Rojas y Sandoval, destinata originariamente allo stesso insieme sepolcrale, venne invece collocata nella collegiata di S. Pietro a Lerma.

Dopo il successo dei bronzi escurialensi il L., ormai anziano, si mise in società con alcuni scultori spagnoli, lavorando soprattutto per giuspatronati reali madrileni come S. Anna (1592), S. Filippo Reale (1595), S. Francesco (1603), S. Giacinto (1604), Nostra Signora di Atocha (1598-1604).

Alla morte, sopraggiunta a Madrid il 9 ott. 1608, il L. lasciò incompiute alcune opere per il palazzo del Pardo e il piedistallo al sarcofago di s. Eugenio, commissionato molti anni prima dal capitolo della cattedrale di Toledo.

I figli alienarono, a più riprese, prima la collezione madrilena (in parte acquistata da lord Thomas H. Arundel), poi quella milanese (che il L. aveva ereditato dal padre insieme con il titolo di cavaliere nel 1590), nella quale, oltre agli oggetti d'arte sicuramente appartenuti a Leone, risultano inventariati (1609) quadri di Tiziano, Tintoretto e Parmigianino, opere attribuite a Giorgione, copie da Raffaello, disegni di Leonardo da Vinci (tra cui il Codice Atlantico, oggi alla Biblioteca Ambrosiana) e numerosi ritratti asburgici. La collezione di Madrid, il cui peso sulla conoscenza dell'arte italiana in Spagna durante il XVI secolo è paragonabile solo alle raccolte reali, risulta di straordinario interesse anche per ricostruire la cultura figurativa del L.: nel 1609 essa annoverava infatti dipinti dell'amato Parmigianino - maestro il cui studio trapela nelle medaglie del L. assai più che in quelle del padre - e opere attribuite a Tiziano, Correggio, Raffaello, Taddeo Zuccari, Federico Barocci, Girolamo Muziano, Antonio Moro, Alonso Sánchez Coello, El Greco. Interessanti sono anche le opere raccolte dal L. in funzione della propria attività artistica, come le stampe di Albrecht Dürer e Lucas van Leyden (fonti tanto importanti quanto trascurate della sua maturità stilistica), le tavole di Andrea Vesalio, i disegni da Polidoro da Caravaggio, i modelli in legno, i calchi in gesso (tra i quali spiccano quelli, parziali, da Michelangelo e dalla colonna Traiana). Un'agata firmata dal L. (La Concordia) si trova al Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Dispacci reali, b. 23 (concessione della casa demaniale di via Aretina, 1573); Madrid, Archivo de Palacio, Expedientes. Personal, 839; Simancas, Archivo general, Cam. Castilla, céd. 128, 252r; Cons. y Junta de Hacienda, cédd. 256, 273, e leg. 51, f. 2, c. 3v; f. 69, c. 192r; Dir. Gen. Tes., inv. 24, legg. 562, 564-565, 567, ad nomen (pagamenti per i ritratti asburgici voluti da Carlo V dal 1550 al 1568); 576, ad nomen (Nostra Signora di Atocha); Contad. M. de Cuentas, I ép., 1567, f. 36 (1568, trasporto dei marmi da Cartagena); Secr. Prov., 1338, cc. 80v-81v, 301r-303r; 1349, cc. 165r-166v; A. Mazenta, Le memorie su Leonardo da Vinci (1630 circa), a cura di L. Grammatica, Milano-Roma 1919, pp. 37 s.; Autografos, in Revista de archivos, bibliotecas y museos, s. 1, V (1875), pp. 83, 155; E. Plon, Leone Leoni, sculpteur de Charles-Quint et P. L., sculpteur de Philippe II, Paris 1887; J. Babelon, Un peintre italien de Philippe II…, in Revue de l'art ancien et moderne, XXVII (1920), pp. 268-270; Id., Jacopo da Trezzo, Bordeaux-Paris 1922, p. 277; E. Kris, Vergessene Bildnisse der Erzherzogin Johanna, Prinzessin von Portugal, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen in Wien, XXXVI (1923-25), pp. 163-166; J. Zarco Cuevas, Documentos para la historia del monasterio de S. Lorenzo El Real…, IV, Madrid 1924, p. 65; VI, ibid. 1962, pp. 32-34; G. Gronau, Documenti artistici urbinati, Firenze 1936, p. 199 n. 286; R. Cianchi, Un acquisto mancato, in La Nazione, 24 nov. 1967 (lista di opere d'arte offerte da Giambattista Leoni a Cosimo II de' Medici); F. Checa, Felipe II mecenas de las artes, Madrid 1992, ad indicem; M. Estella, Algo más sobre Pompeyo L., in Archivo español de arte, LVI (1993), pp. 133-149; A. Bustamante García, Las estatuas de bronce del Escorial, in Anuario del Departamento de historia y teoría del arte, V (1993), pp. 50-57; VI (1994), pp. 159-177; VII-VIII (1995-96), pp. 69-86; R. Mulcahy, The decoration of the royal basilica of El Escorial, Cambridge 1994, pp. 162-208, 240; Los Leoni (1509-1608)… (catal.), a cura di J. Urrea, Madrid 1994, pp. 29-62; J.L. Sancho, El jardín del rey de Aranjuez y la estatua de Felipe II por los Leoni, in Reales sitios, 1994, n. 120, p. 79; L. Waldman, The genesis of P. L.'s "Patience", in Designs on posterity, a cura di M. Jones, London 1994, pp. 53-63; G. Finaldi, The "Conversion of St. Paul" and other works by Parmigianino in P.L.'s collection, in The Burlington Magazine, CXXXVI (1994), pp. 110-112; J.L. Gano de Gardoqui y García, La construcción del monasterio de El Escorial…, Valladolid 1994, pp. 358-363; N. García Tapia, Los códices de Leonardo en España, in Boletín del Seminario de estudios de arte y arqueología, LXIII (1997), pp. 372-384; A. Rodríguez de Ceballos, Felipe II y la escultura…, in Felipe II y el arte de su tiempo, Madrid 1998, pp. 425-440; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, pp. 88 s. Manca un catalogo attendibile delle medaglie del L., al quale paiono tuttavia riconducibili i tipi catalogati sotto attribuzioni varie in G. Toderi - F. Vannel, Le medaglie italiane del XVI secolo, Firenze 2000, pp. 58-72, nn. 88, 112, 118, 120-124, 132, 134.

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