Portogallo
Geografia umana ed economica
di Giandomenico Patrizi
Stato dell'Europa meridionale. Nell'ultimo quarto del 20° sec. e nei primi anni del 21° il P. ha vissuto un periodo di grandi trasformazioni dovute al crollo del regime autoritario, protrattosi per una quarantina d'anni, e al contestuale abbandono delle colonie africane, nonché all'entrata nella Comunità economica europea (poi Unione Europea) e, successivamente, nell'Unione economica e monetaria. Considerato, con la Grecia, il 'fanalino di coda' tra i Paesi comunitari per l'intero ultimo quindicennio del Novecento, e soprattutto il Paese più tipicamente 'periferico', il P. si è adeguato ai parametri economici e sociali europei incontrando tuttavia non poche difficoltà. Rimane per più riguardi un Paese anomalo, nel quale l'innegabile 'europeità' (appartenenza alla Penisola Iberica, eredità culturale latina e cristiana) s'incontra, e in taluni casi si scontra, con altri aspetti, geografici e storici, che ne hanno fatto un avamposto europeo sull'Atlantico, un Paese per secoli interessato soprattutto al controllo dell'oceano e all'espansione transoceanica. L'adesione all'integrazione europea, pur non cancellando del tutto quest'antica vocazione, ha condotto il P. a modificare la propria rete di relazioni rinsaldando i legami tradizionali con alcuni Stati europei, in particolare quelli con la Gran Bretagna, da secoli principale partner commerciale e alleato politico, ma anche quelli, soprattutto culturali, con la Francia e, in parte, con la Germania; ha inoltre aperto la strada a rapporti con la Spagna, il Paese da cui, seppur vicino, è separato da una frontiera assai poco permeabile.
La popolazione, di 9.853.100 unità secondo il censimento 1991, era salita a 10.356.117 al successivo (2001), con un incremento assoluto di oltre 500.000 unità e medio annuo dello 0,5%; incremento peraltro non uniforme nel decennio, ma segnato da una decisa diminuzione (fino alla crescita zero) nella prima metà e da una successiva ripresa. Secondo una stima, gli abitanti nel 2005 erano ulteriormente saliti a poco meno di 10.500.000, con un incremento medio annuo lievemente inferiore al precedente.
Questa popolazione, che a causa della netta diminuzione della fecondità e del sensibile allungamento della vita media è entrata in una fase di invecchiamento, è ripartita in modo ineguale, con una densità di 114 ab./km2 e forti differenze tra le aree interne, ancora in parte legate ad attività agro-pastorali, e quelle prossime alla costa e alle maggiori città: infatti, il P. è stato interessato quanto gli altri Paesi d'Europa da spopolamento rurale e, parallelamente, da processi di urbanizzazione. Fino alla fine del 20° sec. la popolazione urbana risultava attestata su valori bassissimi, inspiegabili per un Paese europeo, ma tale anomalia derivava da una scelta di indicatori statistici diversi da quelli comunemente adottati. Comunque, anche i valori registrati dai primi anni del nuovo secolo (55% nel 2003) sono nettamente minori di quelli degli altri Paesi europei.
Il P. ha due metropoli: la capitale, Lisbona, che contava 564.657 ab. al rilevamento censuario del 2001 (ma nel 2006, secondo una stima, oltre 800.000 e ben 2.900.000 nell'intera agglomerazione urbana), e Porto (rispettivamente 265.000 e 1.375.000). La capitale ospita dunque il 27% della popolazione totale, come accade anche, per es., in Grecia ('una grande testa su un piccolo corpo', è stato detto con pittoresca espressione). Le altre città maggiori (Amadora, Almada, Braga, Coimbra, Funchal, Setúbal) sono centri urbani demograficamente modesti; se la seconda città del Paese conta all'incirca metà degli abitanti della prima, la terza ospita appena un settimo della popolazione della seconda. Pertanto, manca del tutto quella rete di città medie che forma un tessuto indispensabile per la funzionalità territoriale di qualsiasi Paese. Lisbona si è espansa su una vasta superficie in maniera piuttosto disordinata, senza linee guida fissate attraverso piani regolatori, ma senza comunque compromettere quegli aspetti originali che le conferiscono un particolare fascino e, al contempo, stimolano l'interesse di numerosissimi turisti. Il fatto di essere stata prescelta quale sede dell'Esposizione universale del 1998 ha fornito l'occasione per riorganizzare una vasta area degradata lungo il Tago.
Nel 2005 il prodotto interno lordo globale del P. ha superato i 170 miliardi di dollari e quello pro capite i 17.000 dollari. Il contributo percentuale alla formazione del PIL da parte dei tre settori era il seguente: primario, 2,8; secondario, 24,5; terziario, 72,6. L'economia portoghese ha rivelato, dopo l'adesione alla Comunità europea, un certo dinamismo, pur in presenza di notevoli ritardi. Il settore primario ha stentato a modernizzarsi e rimane assai scarsamente competitivo, fuorché per il comparto vitivinicolo; alcune risorse, come il sughero, di cui il P. era grande produttore, hanno perduto rilevanza; un'attività come l'estrazione del sale marino è del tutto cessata. Il settore secondario ha perduto terreno per alcuni comparti, come quello edilizio e quello tessile, ma ha progredito in altri, in modo particolare quello automobilistico che, anche per opportuni processi di rilocalizzazione e con l'investimento di capitali tedeschi, ha visto sorgere nuovi grandi impianti a Setúbal. Tra le attività terziarie, in netta crescita sia per addetti sia per contributo al PIL, si distingue il turismo: quello culturale, polarizzato in larga misura su Lisbona, e quello balneare che ha 'colonizzato', non senza guasti ambientali, la costa dell'Algarve. I visitatori più numerosi sono spagnoli.