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fig.

Pianta (Petroselinum hortense; v. fig.) bienne o perenne, coltivata come pianta annua, della famiglia Ombrellifere; ha radice fusiforme, biancastra, foglie verde cupo, le basali triangolari, bipennatosette con segmenti ovali cuneiformi, incisi-dentati, a denti terminati da una punticina biancastra; i fiori giallicci, minuti, sono in ombrelle composte; frutti ovoidei con coste sottili. Si coltiva negli orti in diverse varietà che si raggruppano in due sottospecie: foliosum, che comprende le varietà coltivate per le foglie (notevole la varietà detta p. crespo, che ha foglie increspate), e tuberosum, comprendente le piante coltivate per la radice più o meno tuberizzata.

Il p. si semina in piena terra e dopo tre mesi si comincia la raccolta; è sensibile al freddo e perciò durante l’inverno le aiuole vanno riparate con stuoie o paglia. Le foglie si usano per condire i cibi; si mangiano anche le radici tuberizzate che però in Italia sono poco apprezzate. Sono officinali la radice, le foglie, i frutti e l’olio essenziale, perché hanno azione diuretica e aperitiva.

Dai semi o dalle radici di p. si ottiene per distillazione l’olio essenziale di p., liquido da giallastro a verde, insolubile in acqua, solubile nei comuni solventi; è costituito prevalentemente da apiolo (o bianco o canfora del p.); viene usato come aromatizzante alimentare e, un tempo, in medicina, come tenifugo ed emmenagogo. In commercio si distingue a seconda del colore in diverse varietà, differenti per il contenuto in apiolo.

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