GAMBACORTA, Priamo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 52 (1999)

GAMBACORTA, Priamo

Franca Ragone

, Priamo. - Figlio di Gherardo di Andrea, nacque a Pisa intorno alla metà del secolo XIV. Cavaliere dell’Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, il G. prestò sicuramente, al pari dei suoi numerosi fratelli, la propria collaborazione al governo dello zio paterno Pietro Gambacorta, signore di Pisa dal 1369 al 1392: nel 1378, in occasione di un conflitto tra Pisa e Siena circa la proprietà di alcune saline fatte costruire dai Senesi presso Castiglione della Pescaia, comandò un gruppo di uomini d’armi che occupò Talamone, avamposto senese sul mar Tirreno.

Il 17 maggio 1386 fu eletto dal gran maestro dell’Ordine, Riccardo Caracciolo, priore di obbedienza romana, sostituendo nella carica Francesco Strozzi; tale dignità gli fu probabilmente conferita grazie all’influenza dello zio Pietro e gli garantì, stando a un anonimo cronista pisano, una rendita annua di 6000 fiorini (Cronica di Pisa, col. 1084). La natura prepotente e facinorosa del G. procurò comunque non pochi fastidi a Pietro nel corso della sua signoria: nel luglio del 1390 il G. suscitò addirittura in Pistoia un tumulto armato, provocando le vivaci proteste del governo fiorentino.

Nel febbraio del 1392 si trovava a Firenze, consigliere del gran maestro Riccardo Caracciolo, quando questi, adoperatosi a favore della conclusione della pace tra la Repubblica di Firenze e Gian Galeazzo Visconti, si recò nella città. Presenziò in quell’occasione alla fondazione, a opera del Caracciolo, del convento delle suore ospitaliere di S. Giovannino de’ Cavalieri (3 marzo 1392), sottoposto alla sua giurisdizione in quanto priore di Pisa.

Nel novembre del 1392, dopo la deposizione del regime dello zio Pietro a opera di Jacopo Appiani (avvenuta nell’ottobre 1392), il G. mise in atto, con l’aiuto di forze fiorentine, un tentativo di raccogliere milizie per attaccare il nuovo governo, suscitando le lamentele dell’ Appiani presso i Fiorentini. Verso la fine dell’anno il G. occupò con una numerosa schiera di fautori la rocca di Pietracassa: questa rocca, come quella di Buriano conquistata da Francesco Gambacorta, fu scelta dai ribelli pisani verosimilmente perché era collocata in posizione centrale rispetto ai possessi fondiari della famiglia e consentiva quindi di contare su favoreggiatori locali. L’assedio a Pietracassa, comunque, si prolungò fino all’8 maggio 1393, date le difficoltà del governo pisano a rendere efficace la manovra difensiva contro i fuorusciti in un’area peraltro periferica del contado; nel gennaio del 1393, e dunque durante l’assedio di Pietracassa, il G. si recò a Firenze, da dove scrisse a Siena nella sua qualità di priore del S. Sepolcro per reclamare il possesso di beni dell’Ordine posti a Lucignano. Anche in seguito il G. non cessò di minacciare con i fuorusciti pisani il governo dell’ Appiani: alla metà di settembre del 1393, con l’aiuto di Firenze, occupò la rocca di Montevaso situata nella zona più periferica delle colline pisane, superando l’efficiente sistema difensivo allestito dai Pisani, e sottolineandone la debolezza. La riconquista di Montevaso fu affidata a Buonaccorso Alliata con la carica straordinaria di «Vicario generale per l’esercito presso Montevaso», e si dimostrò un’azione di breve durata, portata a termine entro la fine del mese. Nel 1394 il G. si trovava a capo di un gruppo di fuorusciti da Pisa che si unirono alla compagnia di Biordo Michelotti, nominato nel febbraio di quell’anno capitano generale delle milizie fiorentine in lotta contro Gian Galeazzo Visconti.

Il 7 apr. 1395 il Comune di Firenze scrisse al gran maestro di Rodi in favore del G., presentandolo ancora come «prior Pisanus», per scongiurare la sua deposizione ufficiale dalla carica. La morte del Caracciolo, avvenuta il 18 maggio 1395, dovette porre fine alle speranze del Gambacorta. È da ritenere, comunque, eccessiva l’affermazione di Luttrel, secondo la quale il G. sarebbe rimasto priore effettivo di Pisa fino al 1448. Nel luglio del 1396, giunto nel territorio pisano, «si mostrò a molte persone diciendo che non temessero in però che volevano tornare in chasa loro in Pisa» (Ranieri Sardo, p. 265) e, nel settembre del 1397, si trovava di nuovo a Firenze in procinto di partire con una brigata per una spedizione ai danni del distretto di Pisa.

Nel 1405 tornò a Pisa al seguito del fratello Giovanni e fu nominato capo delle sue milizie; nel corso del governo di Giovanni sulla città, durato solo un anno, ebbe l’incarico di fortificare l’isola del Giglio. Nei capitoli di resa dei Pisani del 1406, con i quali i Gambacorta ottenevano tra l’altro la cittadinanza fiorentina e l’esenzione da ogni imposizione fiscale, il G. fu citato con la condizione che gli fossero restituiti alcuni benefici che aveva perduto durante il conflitto tra Pisa e Firenze. Nel 1407 era prigioniero, non sappiamo per quale motivo, di Niccolò Grimaldi capitano dei Fiorentini. Ancora nel 1414 i Fiorentini lo raccomandarono alla regina Giovanna II di Napoli perché gli fosse restituito un beneficio che possedeva a Viterbo e che gli era stato sottratto.

Il commissario fiorentino Rinaldo Albizzi, legato al G. da vincoli di parentela per il matrimonio di Gherardo di Giovanni Gambacorta con sua figlia Margherita, lo ricorda più volte nel suo carteggio, e attesta che egli era ancora vivo nel 1424 quando, nel giugno, il G. ospitò nei pressi di Viterbo, «a San Ioanni magione di ser Priamo» (Commissioni, II, p. 91), l’Albizzi e il suo seguito diretti a Roma.

Non conosciamo la data e il luogo della sua morte.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Signori, Missive, 22, c. 72r; 23, cc. 64r-65r; Arch. di Stato di Pisa, Comune A, 2II, cc. 185r, 246v-247r; Cronica di Pisa, in LA. Muratori, Rer. ltal. Script., XV, Mediolani 1729, col. 1084; Cronica volgare di anonimo fiorentino già attribuita a Piero di Giovanni Minerbeni, a cura di E. Bellondi, in Rer. ltal. Script., 2 ed., XXVllI, 2, p. 186; Commissioni di Rinaldo degli Albizzi per il Comune di Firenze (1399-1433), a cura di C. Guasti, I, Firenze 1867, pp. 256, 289; II, ibid. 1869, p. 91; Regesti del R. Arch. di Stato in Lucca, II, Carteggio degli Anziani, a cura di L Fumi, Lucca 1903, p. 399; Ranieri Sardo, Cronaca di Pisa, a cura di O. Banti, in [Mit Faks.] - Roma 1963. LXIII, 316 S. 4°;  Document. sulle relazioni delle città toscane coll’Oriente cristiano e coi Turchi fino all’anno 1531, Firenze 1879, p. 146; P. Silva, Il governo di Pietro Gambacorta in Pisa e le sue relazioni col resto della Toscana e coi Visconti, Pisa 1910, pp. 99, 188, 290 s.; J. Delaville Le Roulx, Les Hospitaliers à Rhodes jusqu’à la mort de Philibert de Naillac: 1310-1421, Paris 1913, pp. 259, 351; O. Banti, Iacopo d’Appiano. Economia, società e politica del Comune di Pisa al suo tramonto (1392-1399), Pisa 1971, pp. 155, 157, 170, 172 s., 177 s.; A.A. Strnad, Caracciolo, Riccardo, in Diz. biogr. degli Italiani, XIX, Roma 1976, p. 443; A. Lumei, The Hospitallers of Rhodes between Tuscany and Jerusalem: 1310-1421, in Revue Mabillon, n.s., 111 (1992), pp. 126 s.; G. Zaccagnini, Ubaldesca, Una santa laica nei secoli XII-XIII, Pisa 1995, ad ind.; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s. v. Gambacorta.

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