Coesione, procedure di

Enciclopedia dell'Italiano (2010)

coesione, procedure di

Angela Ferrari

Considerazioni generali

La coesione di un testo è la proprietà che si manifesta precipuamente nella forma di un sistema di reti di collegamenti linguistici tra le frasi, che indicano dipendenze e sintonie interpretative di particolari forme rispetto al co-testo (➔ contesto). Essa è il rispecchiamento della coerenza del testo (➔ coerenza, procedure di).

I collegamenti che attraversano il testo vanno considerati come indicatori di coerenza, non come suoi segnali necessari e certi. Pur rispecchiando la coerenza semantica del testo, tali collegamenti non ne sono cioè né una condizione sufficiente né una condizione necessaria. Per il primo aspetto, si nota infatti che i collegamenti linguistici non riescono a produrre coerenza. Lo mostrano, in modo chiaro, i seguenti due es.:

(1) * Francesca ha la febbre. Infatti essa è la circonferenza di un cerchio

(2) * Non sono riuscita né a costruire l’oggetto né a costruire il contenitore. Il contenitore, l’ho dato a Mario

Affinché la ripetizione, e gli altri dispositivi di coesione, siano davvero indicativi della coerenza del testo, non basta che essi trovino nel co-testo un elemento che sia compatibile con le loro proprietà grammaticali; occorre ancora che il mondo testuale che il testo sta costruendo metta a disposizione un referente adeguato. In (1) il predicato associato a essa – cioè è la circonferenza di un cerchio – non permette l’identificazione con Francesca; in (2) l’espressione verbale non sono riuscita a implica l’inesistenza del referente il contenitore nel mondo testuale, sicché non è possibile trattarlo poi, attraverso la frase il contenitore, l’ho dato a Mario, come esistente.

Quanto alla irrilevanza della coesione ai fini della coerenza, basti considerare (3), perfettamente accettabile anche se privo di collegamenti linguistici espliciti:

(3) Francesca non verrà. Piove a catinelle

Quando il testo è più lungo di un paio di frasi, la coesione diventa invece il tipico segno della sua coerenza. Le indicazioni che essa offre a chi interpreta sono parziali ma decisive: parziali in quanto, per avere un concreto valore comunicativo, esse devono interagire con informazioni extra-linguistiche, ricavabili dal contesto; decisive nel senso che sono il segnale concreto e cogente che il parlante offre all’interlocutore affinché questi elabori l’architettura semantica del testo nel modo in cui essa è intesa.

Si consideri il seguente incipit:

(4) Inizia l’era del primo presidente di colore nella storia Usa. La sua parabola, dalle Hawaii alla Casa Bianca, dimostra [...] che in America tutto è possibile. [soggetto sottinteso] Promette il cambiamento. Sul suo cammino gli ostacoli delle guerre e di un’economia in crisi («L’Espresso» 13 novembre 2008)

A illustrazione del carattere interpretativamente cogente della forma linguistica del testo, si può osservare che il possessivo sua, il soggetto sottinteso controllato dalla forma verbale promette e il possessivo suo indicano che ogni frase verte necessariamente attorno allo stesso referente, evocato per la prima volta nella frase iniziale. Se il testo (4) fosse stato formulato nel modo seguente:

(5) Inizia l’era del primo presidente di colore nella storia Usa. La nostra vita non sarà più la stessa. [soggetto sottinteso] Vivremo un forte cambiamento

il referente posto al centro dell’argomentazione sarebbe stato naturalmente diverso: come indica l’elemento deittico nostra (➔ deittici) e il successivo soggetto di prima persona plurale, si sarebbe trattato cioè del parlante, dei lettori e di tutte le persone coinvolte nel cambiamento.

A illustrazione del carattere parziale delle indicazioni interpretative date dalla lingua, va notato che il fatto che in (4) il referente sia per tutte e tre le forme linguistiche Barack Obama si inferisce solo a partire dal contesto: dapprima attraverso l’intorno linguistico di ogni singola frase, che permette via via di risalire al sintagma il primo presidente di colore nella storia Usa, poi attraverso le conoscenze enciclopediche, che identificano il presidente evocato con Barack Obama.

Manifestazioni tipiche

La coesione sfrutta tutti i livelli della costruzione linguistica del testo: morfologico, lessicale, sintattico, interpuntivo.

La morfologia, specialmente attraverso le desinenze del verbo e le categorie grammaticali che esso esprime (➔ genere, ➔ numero, ➔ persona, tempo, ➔ aspetto e modo), dà indicazioni sulla collocazione temporale degli eventi denotati, sulla loro valutazione come certi, probabili, possibili, o sulle entità coinvolte in essi.

Nel testo seguente:

(6) Il 27 giugno alle 20 e 45 scomparve dai radar, sopra Ustica, il DC9 partito da Bologna per Palermo con ottantuno persone a bordo. Si disse che l’aereo era stato colpito da una meteorite, poi si parlò di collisione, infine di un missile vagante. Nonostante le lunghissime indagini non è mai stato accertato con sicurezza cosa esattamente accadde grazie soprattutto ai depistaggi e alle censure militari. Oggi lo scheletro del DC9 è al “museo della memoria” a Bologna.

Torniamo ad allora. Il fatto era avvolto dal più profondo mistero. Questo “incidente” contribuì ad aumentare la tensione e convinse tanti a scegliere il treno come mezzo per andare in villeggiatura (Enzo Biagi, Quello che non si doveva dire, Milano, Rizzoli, 2006, pp. 166-167)

le forme verbali distinguono e raggruppano le informazioni che riguardano i fatti narrati (scomparve, disse, era stato colpito, parlò, accadde, era avvolto, contribuì, convinse) dalle informazioni che riguardano, nel presente della scrittura, il loro commento (è stato accertato, è, torniamo).

Il lessico interviene nella coesione anzitutto grazie alle parole referenziali con un referente preciso, che, attraverso relazioni semantiche quali la sinonimia, l’iponimia e altre, segnalano l’unità e la continuità del testo (➔ anaforiche, espressioni).

Così, per es., il testo (7) riunisce parole riconducibili al termine più generale celle:

(7) Le celle, diciamo un po’ delle celle.

[...] Il pavimento misura tredici palmi per diciassette e contiene, contate una dopo l’altra per passatempo, cinquantuno lastre di pece, che gli eccessi, così del caldo come del freddo, fanno stranamente sudare. Quattro i tavolacci, che si appoggiano alla parete durante le ore di luce e si mettono giù la sera, dirimpettai; fra essi un corridoio viabile, campo di battaglie serali, dove in brevissimo spazio si scontrano e sfogano gli affetti più disordinati: cupe collere e disperate lusinghe (Gesualdo Bufalino, Le menzogne della notte, Milano, Bompiani, 1988, p. 91)

Tra lessico e sintassi, sono inoltre al servizio della coesione i pronomi (personali, dimostrativi, possessivi, relativi, indefiniti, interrogativi; ➔ pronomi), le particelle avverbiali ne, ci, vi (➔ clitici), gli aggettivi dimostrativi o possessivi (➔ dimostrativi, aggettivi e pronomi; ➔ possessivi, aggettivi e pronomi): questa classe di forme agisce soprattutto sull’unità e la continuità degli eventi evocati dal testo e dei loro protagonisti.

I pronomi personali in rilievo nel testo seguente rinviano, per es., entrambi a la Balia:

(8) La Balia s’avviò a passi lenti; il sentiero andava verso il tramonto; Galateo la precedeva d’un lungo tratto [...]. Sola, seguendo da distante Galateo, giunse a Pratofungo, e i cancelli del paese si schiusero dietro di lei, mentre le arpe e i violini cominciarono a suonare (Italo Calvino, Il visconte dimezzato, Milano, Garzanti, 1986 p. 41)

Altre caratteristiche forme di coesione tra lessico e sintassi sono i ➔ connettivi, vale a dire l’insieme di forme linguistiche invariabili che segnalano la presenza di relazioni logiche.

Nel testo (9):

(9) Se per esempio un contadino possedeva un bue ma preferiva sei pecore da cui ricavare la lana per farsi una casacca, faceva uno scambio con il suo vicino. [...] È quello che si chiama baratto. Così, all’epoca, in Germania ce la si cavava benissimo anche senza denaro, perché erano quasi tutti contadini o proprietari terrieri. E anche i monasteri possedevano molta terra che veniva donata o lasciata in eredità (Ernst H. Gombrich, Breve storia del mondo, Milano, Salani Editore, 2006, pp. 174-175)

la congiunzione se crea una relazione condizionale, il ma una relazione avversativa, la preposizione per indica il fine, l’avverbio così una conseguenza, perché una motivazione, le congiunzioni e e o segnalano una relazione di aggiunta e rispettivamente di alternativa.

Nell’ambito della costruzione sintattica, tra gli elementi di coesione va ricordata la scelta del soggetto sottinteso:

(10) La Balia s’avviò a passi lenti [...]. Sola, seguendo da distante Galateo, [soggetto sottinteso] giunse a Pratofungo

A questa si aggiunge l’ellissi di costituenti sintattici creata, e resa possibile, dal parallelismo linguistico delle frasi:

(11) Francesca ha ottenuto un ottimo punteggio; Mario invece un punteggio pessimo

A livello interpuntivo (➔ punteggiatura), sono certamente un segnale di coesione i ➔ due punti, che conducono a ricostruire un legame logico tra le due unità frasali. Nel caso seguente si tratta di una relazione logica del tipo motivazione di un’ipotesi:

(12) Deve costargli uno sforzo continuo mostrarsi tollerante e sensibile e attento come lo vogliono: lo si sente ogni volta che si rivolge a Uto o a Jeff-Giuseppe o a sua figlia Nina, dal tono stoppato con il feltro che prende la sua voce (Andrea De Carlo, Uto, Milano, Bompiani, 1995, p. 114)

I collegamenti linguistici che danno forma alla coesione del testo possono realizzarsi a contatto, cioè tra frasi immediatamente adiacenti, come nel caso seguente:

(13) Viene dai Caraibi si chiama Anthracite ed è un virus della finanza globale. Un virus tanto potente che rischia di seminare sui mercati perdite per oltre 15 miliardi di euro («L’Espresso» 13 novembre 2008)

oppure a distanza, nel qual caso essi possono scavalcare porzioni di testo anche molto ampie; nel testo (14) gli elementi sottolineati, riconducibili ai referenti mio padre e mia madre, offrono un esempio di collegamenti a contatto, a distanza medio-breve e a distanza più ampia:

(14) So perfettamente come mio padre mi guarì anche di questa abitudine. Un giorno d’estate ero ritornato a casa da un’escursione scolastica, stanco e bagnato di sudore. Mia madre mi aveva aiutato a spogliarmi e, avvoltomi in un accappatoio, [soggetto sottinteso] m’aveva messo a dormire su un sofà sul quale essa stessa sedette occupata a certo lavoro di cucito. Ero prossimo al sonno ma avevo gli occhi tuttavia pieni di sole e tardavo a perdere i sensi. La dolcezza che in quell’età s’accompagna al riposo dopo una grande stanchezza, m’è evidente come un’immagine a sé, tanto evidente come se fossi adesso lì accanto a quel caro corpo che più non esiste.

Ricordo la stanza fresca e grande ove noi bambini si giuocava, e che ora, in questi tempi avari di spazio, è divisa in due parti. In quella scena mio fratello non appare, ciò che mi sorprende perché penso ch’egli deve aver preso parte a quella escursione e avrebbe dovuto poi partecipare al riposo. Che abbia dormito anche lui all’altro capo del grande sofà? Io guardo quel posto ma mi sembra vuoto. Non vedo che me, la dolcezza del riposo, mia madre, eppoi mio padre di cui sento eccheggiare le parole. Egli è entrato e [soggetto sottinteso] non m’aveva subito visto (Italo Svevo, La coscienza di Zeno, Milano, Bompiani, 1985, pp. 5-6)

Le dipendenze interpretative tra gli elementi collegati possono, inoltre, essere rivolte verso il co-testo precedente, come negli esempi visti finora, o verso il co-testo successivo (➔ cataforiche, espressioni), come nell’articolo giornalistico commentato in Manzotti (1994):

(15) Un bimbo di due anni (li avrebbe compiuti il prossimo 4 novembre) è stato investito ed ucciso ieri pomeriggio da un’automobile a Cinisello Balsamo. L’incidente è accaduto verso le 16,30 in via Frisi.

Il piccolo Mario Paride Giaccio, abitante con la famiglia in via Romagna 37, stava camminando accompagnato per mano da un giovane zio.

Legami coesivi tra le frasi e interni alla frase

Data la loro specificità testuale, il dominio naturale della manifestazione dei legami coesivi è quello delle relazioni tra frasi. Tali legami si manifestano cioè tra frasi sintatticamente autonome (come nei casi visti finora) o tra porzioni di testo più ampie: tra gruppi di frasi minori di un capoverso – cioè a quello spazio di testo segnato da un a capo –, tra capoversi, tra paragrafi, intesi come raggruppamenti omogenei di capoversi tipicamente accompagnati da un titolo o da una numerazione complessivi, o ancora tra capitoli.

Per es., nel caso seguente:

(16) Pertanto, il toscano presentava aspetti di conservatività (rispetto al latino) e di medietà (rispetto alle altre aree dialettali italiane) che lo rendevano il più esportabile, in quanto più facilmente com prensibile anche in zone profondamente diverse tra loro (Paolo D’Achille, Breve grammatica storica dell’italiano, Roma, Carocci, 2001, p. 25)

il connettivo pertanto, che apre un capoverso, indica che la frase in cui compare intrattiene una relazione di conseguenza riassuntiva nei confronti dell’ampia argomentazione che lo precede, la quale occupa un’intera pagina.

Se è vero che l’ambito naturale di manifestazione della proprietà della coesione è quello transfrastico, va considerata coesiva in senso testuale anche un’importante classe di legami interni alla frase complessa. Si tratta più precisamente delle connessioni linguistiche che vigono tra frasi reggenti, frasi coordinate e frasi subordinate non argomentali (vale a dire l’ampio gruppo delle circostanziali e le relative appositive). Dunque, nel testo seguente sulla piramide di Giza, oltre al connettivo avverbiale infatti e ai due punti, vanno considerati come coesivi anche gli elementi sottolineati (il soggetto sottinteso iniziale, la congiunzione subordinante dato che, l’introduttore relativo in cui):

(17) Dato che [soggetto sottinteso] non sono ancora ancora riusciti a dare una risposta, gli esperti continuano a discutere della tecnica di costruzione di una struttura così gigantesca, in cui erano impiegati blocchi dal peso di tonnellate: gli unici mezzi meccanici a disposizione erano infatti la leva e il rullo (Debora Barbagli, Le sette meraviglie del mondo, Firenze, Giunti, 2003, p. 14, adattato)

Le frasi complesse per coordinazione e per subordinazione non avverbiale (circostanziale e relativa appositiva) sono governate da principi grammaticali e insieme da principi testuali. In quanto entità grammaticali, esse possono essere sottoposte a restrizioni di distribuzione (si pensi alle consecutive, che devono sempre seguire la reggente), a principi morfologici di concordanza temporale (come quelli attivi nelle frasi condizionali) e a molte altre condizioni costruttive, come ad es. quelle che governano la scelta degli introduttori di subordinazione (si pensi per es. alle relative) o l’espressione del soggetto nelle subordinate con il participio o con il gerundio. I principi testuali intervengono negli spazi lasciati liberi dalla grammatica.

Quando, dunque, le restrizioni grammaticali autorizzano la scelta, la struttura del testo (➔ testo, struttura del) decide, per es., la scelta di una particolare congiunzione (come nel caso della causale: perché, siccome, dato che, ecc.), la distribuzione della subordinata rispetto alla reggente o ancora, sempre nel caso in cui ciò sia grammaticalmente possibile, la scelta di evocare un determinato referente con un’espressione nominale, pronominale o con un soggetto sottinteso.

Il fatto che i legami coesivi possano vigere tra frasi autonome o all’interno di frasi complesse non significa che la distinzione sia indifferente dal punto di vista della struttura e dell’interpretazione del testo. Non è cioè, per es., la stessa cosa esprimere una relazione logica con un elemento avverbiale che modifica l’intera frase o con una congiunzione subordinante: quest’ultima ha caratteristicamente un campo d’azione più ristretto e può rientrare nel campo dell’altra. Consideriamo gli elementi in rilievo nel caso seguente:

(18) Sebbene in ambito più modesto, fatto di esperienze meno alte e inventive, è lecito credere che qualcosa di analogo accada anche al lettore comune, quando non rinuncia a un ruolo attivo nel proprio spazio storico e esistenziale [...]. Non c’è dubbio infatti che quando leggiamo le parole di un testo le riempiamo della nostra esperienza (Ezio Raimondi, Un’etica del lettore, Bologna, il Mulino, 2007, p. 11)

Qui, mentre il connettivo infatti lega l’intera frase complessa a quanto precede con una relazione di giustificazione, la congiunzione quando lega due fatti all’interno della giustificazione. Questi cambiamenti di ampiezza semantica e di gerarchia non si applicano solo agli elementi connettivi, ma agli elementi coesivi in genere.

Aspetti semantici della coesione testuale

Dal punto di vista interpretativo, i dispositivi di coesione possono essere distinti in funzione delle diverse dimensioni semantiche di strutturazione del testo in cui sono attivi. Vediamo qui gli aspetti referenziale (riguardanti il mondo evocato), logico (riguardante le relazioni tra proposizioni quali la motivazione, l’apposizione, ecc.), e composizionale (centrato sul tipo di testo).

(a) Gli elementi che operano nella dimensione referenziale del contenuto testuale, segnalando l’unità e la continuità delle entità e degli eventi via via evocati, sono chiamati anafore (o espressioni anaforiche). Dal punto di vista grammaticale, appartengono alla classe dei sintagmi nominali, dei sintagmi aggettivali, dei sintagmi verbali con valore generico, dei pronomi. Dal punto di vista testuale, si collegano a elementi linguistici presenti nel co-testo attraverso tre meccanismi fondamentali: la ripetizione lessicale, la sostituzione e la contiguità.

Li illustrano rispettivamente le formulazioni seguenti:

(19) a. La nostra epoca ha il gusto e il genio della divisione e della suddivisione. In fisica, si disgrega l’atomo: fino a pochi decenni fa disgregare l’atomo era impensabile

b. La nostra epoca ha il gusto e il genio della divisione e della suddivisione. In fisica, si disgrega l’atomo: fino a pochi decenni fa disgregare la particella più piccola degli elementi / disgregarlo era impensabile

c. La nostra epoca ha il gusto e il genio della divisione e della suddivisione. In fisica, si disgrega l’atomo, e i protoni sono elementi ormai noti

(b) Gli elementi attivi nella dimensione logica del testo, la quale individua le relazioni logiche che ne organizzano il contenuto (motivazione, conseguenza, opposizione ecc.), possono appartenere alla classe dei nomi e dei verbi (da ciò consegue che, la ragione è che, ecc.). La forma più caratteristica dell’espressione delle relazioni logiche è tuttavia costituita dai connettivi. Si tratta di elementi eterogenei, riconducibili a categorie grammaticali diverse: espressioni avverbiali, congiunzioni coordinanti e subordinanti, preposizioni e locuzioni preposizionali, alcuni sintagmi preposizionali come per questo, a tal fine, malgrado ciò, ecc.

Il testo seguente illustra tale varietà grammaticale:

(20) Se dunque è fin troppo ovvio dire che ogni paese è (anche) la sua geografia, nel caso dell’Italia questa constatazione ha però un carattere specialmente vero, principalmente a motivo di una non comune centralità spaziale [...]. Dalle terre transalpine e transmarine in relazione agevole con lei [...], l’Italia ha potuto ricevere una mole di stimoli e di conoscenze [...] che valgono senz’altro a spiegarne, insieme, il particolare dinamismo storico e lo spessore di civiltà e di cultura. In fondo non esiste altro paese al mondo, se non sbagliamo, che per uno spazio di ben due millenni e mezzo circa sia riuscito non solo a non far perdere notizia di sé [...] ma addirittura sia riuscito ad occupare così ripetutamente un posto in prima fila (Ernesto Galli della Loggia, L’identità italiana, Bologna, il Mulino, 2006, p. 9)

(c) I segnali della dimensione composizionale del testo sono dati dal complesso delle forme linguistiche che vengono riconosciute come caratteristiche dei vari tipi di testo (➔ testo, tipi di)

Consideriamo la seguente ricetta, che riguarda la preparazione del cosiddetto rotolo di pasta:

(21) È una specie di grosso cannellone preparato con pasta all’uovo casalinga e farcito generalmente con un ripieno di magro a base di spinaci o di erbette e ricotta.

Si prepara in questo modo: si stende la pasta in un rettangolo abbastanza largo e lungo, si farcisce con il ripieno, si arrotola la pasta su se stessa, ben stretta, chiudendola alle estremità come fosse un pacchettino. Si cuoce in abbondante acqua salata in leggera ebollizione dopo averlo avvolto in un telo sottile o in una garza o legato in più punti. Si serve tagliato a fette spesse circa un centimetro e si condisce a piacere (Luigi Veronelli & Simonetta Lupi Vada, Il libro della pasta, Milano, Fabbri Editore, 1985, p. 24)

L’appartenenza di (21) al testo prescrittivo del tipo ricetta è indicata dapprima dalla frase si prepara in questo modo, e poi dai verbi che seguono, che descrivono la sequenza delle operazioni di preparazione del piatto, dalla loro forma all’indicativo presente con soggetto impersonale, e dai nomi appartenenti al campo semantico della pasta farcita. La presenza di un capoverso introduttivo di natura descrittivo-definitoria si manifesta attraverso la scelta di proporre come soggetto (sottinteso) il rotolo (di pasta), di farlo seguire da un predicato che lo riconduce a una categoria generale (è una specie di grosso cannellone) poi specificata attraverso un ampio costituente participiale.

La scelta tra dispositivi coesivi alternativi

Non si può dire che determinati dispositivi coesivi siano più adatti di altri a segnalare la coerenza del testo. La loro natura, la loro concentrazione e la loro distribuzione è anzitutto funzione dei contenuti e della struttura del testo: così, un testo molto denso, preciso, modulato, che veicola informazioni cognitivamente insolite o specialistiche tende a presentare collegamenti linguistici fitti e intrecciati; o ancora, un testo argomentativo richiede particolare attenzione per i connettivi logici.

In secondo luogo, la manifestazione della coesione è determinata dalle grandezze pragmatiche all’intersezione delle quali il testo si manifesta: locutore, interlocutore, obiettivi, contesto. Tali proprietà influenzano sia il grado di concentrazione dei legami coesivi sia la loro forma; per esempio, il testo seguente (di cui rispettiamo la presentazione grafica originale) sceglie un’inabituale ripetizione lessicale a contatto perché è destinato a un pubblico con capacità interpretative deficitarie («dueparole», III/6, settembre-ottobre 2004, Il nuovo disco dei R.E.M.):

(22) Il 1° ottobre è uscito

il nuovo disco dei R.E.M.

Il titolo del nuovo disco dei R.E.M.

è Around the sun.

Around the sun

significa «intorno al sole»

Una volta fissati i parametri semantico-testuali e pragmatici indicati qui sopra, lo spazio di scelta tra forme coesive alternative è sottoposto a variazioni individuali, connesse alle capacità e al gusto espressivi del parlante. Se il tipo di testo lo permette, viene anzitutto effettuata la scelta di un ➔ registro particolare, cioè di una varietà di lingua scelta entro quelle collettivamente disponibili. Per es., data la stessa struttura testuale, lo stesso tipo di destinatario, la stessa situazione comunicativa, il parlante può scegliere un tono linguistico piuttosto formale o informale. Entro lo stesso registro, il parlante ha poi ulteriori possibilità di scelta linguistica sempre più soggettive, che definiscono il suo stile personale.

Un testo ben scritto, oltre a possedere la proprietà della coerenza e a manifestarla in modo adeguato attraverso la coesione, è tipicamente caratterizzato anche da uniformità di registro e stile. Questa può essere disattesa solo se gli scarti riscontrati sono controllati dal parlante e voluti per creare particolari effetti di senso, come nel caso in cui, ad es., in un sms si scrivesse (adattato da Sabatini 19904):

(23) Riunione troppo lunga. Repentina dipartita.

Studi

Andorno, Cecilia (2003), Linguistica testuale. Un’introduzione, Roma, Carocci.

Lo Duca, Maria G. & Solarino, Rosaria (2006), Lingua italiana. Una grammatica ragionevole, Padova, Unipress.

Manzotti, Emilio (1994), Insegnare italiano. Principi, metodi, esempi, a cura di E. Manzotti & A. Ferrari, Brescia, La Scuola, pp. 75-121.

Mortara Garavelli, Bice (1979), Il filo del discorso. Corso di linguistica applicata. Anno accademico 1978-79, Torino, Giappichelli.

Sabatini, Francesco (19904), La comunicazione e gli usi della lingua. Pratica dei testi, analisi logica, storia della lingua. Scuole secondarie superiori, Torino, Loescher (1a ed. La comunicazione e gli usi della lingua. Pratica, analisi e storia della lingua italiana. Scuole secondarie superiori, Torino, Loescher 1984).

Serianni, Luca (2006), Prima lezione di grammatica, Roma - Bari, Laterza, pp. 55-101.

Simone, Raffaele (1990), Fondamenti di linguistica, Roma - Bari, Laterza.

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