Propaganda

Dizionario di Storia (2011)

propaganda


Azione che tende a influire sull’opinione pubblica, orientando verso determinati comportamenti collettivi, e l’insieme dei mezzi con cui viene svolta. Ogni corrente di idee, movimento politico, religioso, economico, sociale ecc., ha avuto e ha una p.; e sempre, quando una questione importante occupa la mente degli uomini, sorge una letteratura o un complesso di fatti propagandistici a favore di questa o quella tesi. Questa forma particolare di p. è insita specificamente nel concetto di p. politica. Diversamente dalla pubblicità, la p. politica mira a convertire una vasta massa di individui a certe opinioni o ideologie o programmi di partito mediante le tecniche di socializzazione, ovvero attraverso le tecniche pubblicitarie dei media (nei modi, loro propri, della «persuasione occulta»). Assai più forte che nell’antichità (che pure non la ignorava), la necessità della p. si è affermata in tempi recentissimi, in relazione con la sempre maggiore partecipazione delle masse e col riconoscimento dell’opinione pubblica come forza agente nella storia. La prima origine della p. può ritrovarsi nella primitiva credenza nell’efficacia magica della parola, per la quale l’autoesaltazione rafforza sé stessi e il vilipendio indebolisce il nemico; e alla p., in quanto riconoscimento indiretto del valore dell’opinione pubblica e della necessità del consenso dei governati, ricorrono continuamente tutti i governi, che cercano, evocando miti e sollecitando interessi, di raccogliere attorno a sé la fiducia delle masse. In questo senso non si può distinguere, se non per grado e per qualità, tra p. nei regimi autoritari e quella nei regimi liberali. La p. moderna tende a rivolgersi in modo particolare non alla ragione, bensì all’inconscio e all’irrazionale, e al suo servizio sono perciò psicologia, sociologia, psicologia delle masse ecc., che elaborano una tecnica speciale, identica nella sua sostanza a quella della p. commerciale, detta propriamente pubblicità. I mezzi esteriori dei quali si avvale la p., come la pubblicità, sono tutti quelli atti a provocare emozioni intense, anche se non immediatamente apparenti, ma durature, quali la creazione di slogan ripetuti costantemente dalla radio, televisione, stampa, manifesti ecc., e anche con forme di più sottile diffusione, quali la letteratura, il teatro, le arti figurative, che possono più facilmente influenzare i ceti colti. Caratteristica specifica dei regimi autoritari, o che comunque, affermatisi in opposizione a tradizioni e interessi ben radicati, debbano rapidamente conquistarsi il favore delle masse e delle élite, la p. è però strumento di tutti i governi in occasione di quelle crisi, internazionali e interne, che rendano necessario convogliare in un’unica direzione la volontà del popolo, perché segua le direttive e le decisioni dei capi (s’intende che p. è sia quella dei governi ufficiali sia quella dei governi potenziali, vale a dire delle opposizioni organizzate, rivoluzionarie o no), in special modo nelle guerre. Il largo uso della p. si affermò infatti particolarmente a partire dalla Prima guerra mondiale ed ebbe immenso sviluppo nei decenni successivi, specie in quei Paesi, come la Germania o l’Italia, dove si affermarono regimi autoritari a base demagogica. A. Hitler, nella sua opera Mein Kampf e nella prassi costantemente seguita, teorizzò la p. come superamento di qualsiasi scrupolo di verità, sulla base del convincimento che le grandi masse popolari, dalla psicologia semplice e sostanzialmente incolte, possono essere indotte a qualsiasi cosa, purché la p. sia abilmente condotta. Tipica dei regimi autoritari è l’organizzazione statale della p. (ministeri della P., della Cultura popolare ecc.). La Seconda guerra mondiale, caratterizzata da una drastica opposizione di principi etico-politici, ha dato luogo a un enorme sviluppo qualitativo e quantitativo della p. (definita anche guerra psicologica), impiegata all’estero, con lo scopo di minare in tutti i modi la resistenza dei nemici («quinte colonne»), e all’interno degli Stati belligeranti, per incrementare l’immane sforzo morale, sociale, economico, cui erano sottoposti dalla guerra totalitaria. Nei sistemi politici contemporanei la p. si presenta con due caratteristiche costanti: in quanto rapporto di comunicazione di massa, presuppone sempre un soggetto emittente e un altro ricevente, quest’ultimo, di solito, in posizione né attiva, né informata; in quanto strumento di mobilitazione e legittimazione politica, è in relazione diretta con i livelli di ideologizzazione dei regimi politici, è cioè più diffusa nelle democrazie ad alta conflittualità e nei sistemi totalitari. Dall’ormai enorme importanza della p. come strumento di governo e di lotta politica interna e internazionale è scaturita la necessità di studiarne sempre meglio i metodi e gli effetti, da cui anche i sondaggi dell’opinione pubblica e l’impiego sempre più attento di quegli strumenti che lo studio sociologico ha dimostrato più efficaci.

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