OGGETTIVE, PROPOSIZIONI

La grammatica italiana (2012)

OGGETTIVE, PROPOSIZIONI


Nell’analisi del periodo, le proposizioni oggettive sono proposizioni ➔completive che svolgono, per così dire, la funzione del complemento ➔oggetto.

Le proposizioni oggettive possono essere introdotte da un verbo, un nome o un aggettivo

Capisco che vuoi giocare

La consapevolezza che tu voglia giocare non mi ha mai sfiorato

Sono cosciente che tu voglia giocare

Le proposizioni oggettive si costruiscono in maniera diversa a seconda che siano esplicite o implicite.

• In forma esplicita sono introdotte dalla congiunzione che e hanno il verbo all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale, seguendo le regole della concordanza tra i tempi dei verbi (➔consecutio temporum)

Dico che sta bene

Pensavo che Francesco avesse studiato

Credevamo che sareste arrivati domani

• In forma implicita presentano il verbo all’infinito e sono introdotte dalla ➔preposizione semplice di, oppure richiedono una reggenza assoluta senza preposizione

Credevo di annegare

Vedo le cose ruotare intorno a me

La forma implicita si usa quando il soggetto dell’oggettiva è lo stesso della proposizione reggente

Penso di stare bene

Maria crede di riuscirci

oppure, se i soggetti sono diversi, con verbi transitivi come vedere, sentire, udire ecc. in cui il soggetto dell’oggettiva è contemporaneamente complemento oggetto della reggente

Vi sento protestare animatamente

L’uso dell’indicativo e del congiuntivo nelle oggettive non rispecchia solo una contrapposizione tra oggettività e soggettività, tipica di questi modi verbali, ma anche una tendenza a un uso più popolare e parlato rispetto a un uso più formale e letterario

Penso / che questa mia generazione è preparata (I Nomadi, Dio è morto)

Credo che vada bene (A. De Carlo, Uccelli da gabbia e da voliera)

Inoltre, la scelta del modo dipende in larga parte dal tipo di verbo reggente.

• Reggono il ➔congiuntivo soprattutto i verbi che si riferiscono a un’opinione (credere, pensare, ritenere ecc.), un ordine, una richiesta, una volontà (pregare, chiedere, volere ecc.), un’aspettativa (desiderare, sperare, temere ecc.)

Ritengo che sia giusto così

Voglio che tu vada a New York

Spero che Carlo abbia ragione

• Reggono l’➔indicativo i verbi che esprimono un giudizio, una sensazione, una percezione (accorgersi, affermare, dichiarare, dire, sentire, sostenere ecc.)

Dichiarò che il caso era chiuso

Mi accorsi che lei non stava bene

Sostengo che avete torto

• I verbi che usano regolarmente l’indicativo possono tuttavia ricorrere al congiuntivo in alcuni casi particolari:

– per evidenziare l’aspetto volitivo, esortativo (la proposizione oggettiva si avvicina in questo caso a una proposizione ➔finale)

Mi disse che ci sbrigassimo

– per sottolineare l’incertezza, l’eventualità dell’azione (soprattutto se il soggetto della reggente è indeterminato)

Si dice che il treno venga da Roma

– se la reggente è di significato negativo

Non dico che Chiara abbia torto

– se la reggente è un’interrogativa retorica

Chi ci garantisce che lui abbia ragione?

– quando la proposizione oggettiva è anteposta alla reggente

Che qua il mare fosse pulito, te l’ho sempre detto

• Altri verbi, invece, hanno una sfumatura semantica diversa a seconda che siano all’indicativo o al congiuntivo

Ammettiamo (= riconosciamo) che tu hai torto/ Ammettiamo (= supponiamo) che tu abbia torto

Considerate (= tenete conto) che il tempo è brutto/ Considerate (= supponete) che il tempo sia brutto

Pensate (= riflettete) che Luigi abita qua / Pensate (= immaginate) che Luigi abiti qui

Quando le forme del congiuntivo presente sono uguali nelle tre persone singolari, è opportuno specificare il soggetto della 2a persona singolare per non creare ambiguità

Spero che tu venga (perché Spero che venga può essere inteso come Spero che lui venga)

Un’oggettiva può essere costruita anche con il ➔condizionale:

– nell’➔apodosi di un periodo ipotetico

Credo che ti saresti trovato bene se fossi venuto a trovarci

– per esprimere il ➔futuro nel passato

Non pensavo che avresti risposto

– in tutti i casi nei quali si userebbe il condizionale in una frase enunciativa

Ritengo che dovresti intervenire

Esistono alcuni costrutti alternativi per esprimere un’oggettiva:

– soprattutto in subordinate di secondo grado, si può omettere la congiunzione che, per evitare l’accumulo di congiunzioni; i modi usati sono il congiuntivo o il condizionale

Volevo dire che penso tu abbia torto

Ti ripeto che pensavamo avreste avuto difficoltà

in questo caso l’uso dell’indicativo è possibile solo con il futuro

Spero tornerai da me

– si può usare la congiunzione come al posto di che, con il verbo preferibilmente al congiuntivo

Abbiamo constatato come tutti fossero d’accordo

Ho già mostrato come tutto ciò sia inutile

– con verbi che indicano un giudizio, un pensiero (dichiarare, credere, ritenere, proclamare ecc.), si può omettere l’ausiliare e usare soltanto il participio passato concordato con il soggetto della proposizione oggettiva

Dichiaro chiusa la votazione (= dichiaro che la votazione è chiusa)

Ritengo venuta l’ora delle conclusioni (= ritengo che sia venuta l’ora delle conclusioni).

Storia

Nella lingua letteraria dei secoli scorsi era frequente il costrutto, esemplato sul latino, con il verbo all’infinito e l’omissione della congiunzione che

Sapeva niuna altra cosa le minacce essere che arme del minacciato (G. Boccaccio, Decameron).

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