PROVANA DEL SABBIONE, Luigi Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 (2016)

PROVANA DEL SABBIONE, Luigi Giuseppe. – Nacque a Torino, il 29 dicembre 1786, dal conte Francesco Aleramo (1740 ca

Andrea Merlotti

1789) e da Maria Anna Teresa Ruffino di Diano (1750-1826).

Quando il padre morì, non ancora cinquantenne, Provana aveva appena tre anni. In quanto terzogenito era stato destinato, insieme con il fratello secondogenito Casimiro (1777-1856), a entrare nell’Ordine di Malta, dove furono entrambi accolti nel 1781. Mentre Casimiro fece in tempo a compiere le carovane sulle navi melitensi fra il 1797 e il 1798, iniziando così una carriera militare dalla quale non si sarebbe più allontanato, questo non fu possibile al più giovane Luigi Giuseppe. A occuparsi della sua educazione, in un Piemonte passato ormai sotto il controllo francese, fu il fratello maggiore Michele Saverio, di sedici anni più anziano.

Provana fu uno degli allievi della scuola organizzata dal fratello Michele Saverio con Prospero Balbo e Angelo Saluzzo di Monesiglio. Nell’ambito di essa, il 21 giugno 1804 insieme con Luigi Ornato, Santorre di Santarosa e Cesare Balbo cui si aggiunsero poi altri componenti fra cui Carlo Vidua e Roberto d’Azeglio, diede vita all’Accademia dei Concordi, dedicata allo studio della lingua e letteratura italiana e i cui numi tutelari furono Vittorio Alfieri e Ugo Foscolo: scelta politicamente chiara, in un Piemonte allora occupato dalla Francia napoleonica. Nome accademico di Provana fu Ricovrato, poi mutato in Intoppato. L’Accademia si sciolse nel 1809, ma i suoi membri rimasero legati da stretta amicizia per tutta la vita. Essi continuarono a studiare insieme i classici latini e italiani, improntando la loro formazione al magistero ideale di Alfieri: ancora il 24 settembre 1816, il trentenne Provana scriveva a Ornato: «giuro, pel nostro Alfieri, che l’onore d’Italia sarà sempre il mio scopo» (cit. in Ottolenghi, 1881, p. 1).

Nel maggio 1814 Vittorio Emanuele I poté tornare in Piemonte, ponendo fine a quindici anni di occupazione francese. Nonostante Provana non avesse esperienze militari, fu chiamato a far parte dello stato maggiore dell’esercito. In questi anni divenne anche amico del principe di Carignano, Carlo Alberto. Nella primavera del 1815 fu inviato in Liguria, allora appena annessa allo Stato sabaudo, e nella Contea di Nizza per dirigervi indagini geodetiche. Nel frattempo proseguì la sua attività di letterato e compì diversi viaggi in Italia (nel 1816 fu in Toscana, nel 1817 in Lombardia e in Veneto, insieme con l’amico Roberto d’Azeglio).

Nel 1816 pubblicò i Canti di Tirteo, traduzione dei poemi del lirico greco, con cui si proponeva di risvegliare i sentimenti militari dei giovani italiani. L’opera ebbe grande successo e contribuì ad attirare l’attenzione sul giovane militare. In questo periodo lavorò anche alla stesura di un dizionario militare italiano, che sostituisse quello che Giuseppe Grassi aveva pubblicato a Torino nel 1817. In tale lavoro fu assistito anche dall’amico Santarosa, allora applicato al ministero della Guerra, ma gli eventi del 1821 lo distolsero dall’impresa.

Sebbene non risultasse implicato direttamente nei moti, la sua stretta e nota amicizia con Santarosa e diversi degli altri congiurati convinsero il tribunale speciale ad allontanare Provana dall’esercito il 25 agosto 1821, con il grado di capitano di stato maggiore (anni dopo, gli fu fatto sapere che se avesse presentato formale richiesta, gli sarebbe stato possibile rientrare allo stato maggiore, ma Provana diniegò l’invito). Estromesso dagli incarichi pubblici, con la maggior parte dei suoi più stretti amici esuli in varie parti d’Europa, a Provana non restò che darsi agli studi storici e letterari.

Durante gli anni del regno di Carlo Felice (1821-31) mantenne i rapporti con gli amici di sempre, in primis Ornato e Santarosa, ma si diede soprattutto agli studi. A partire dal 1823 tornò in rapporto con Carlo Alberto, rientrato in patria dopo l’impresa spagnola. Da allora Provana fu uno dei componenti di quel circolo di liberali moderati che cercò di aiutare il futuro re nell’elaborazione dei suoi progetti di riforma. Come per il fratello Michele Saverio, l’ascesa al trono di Carlo Alberto segnò una svolta e il ritorno a un ruolo attivo. Abbandonata la divisa, Provana divenne una delle figure di spicco del panorama culturale sabaudo. Il 20 aprile 1833 fu compreso da Carlo Alberto tra i soci fondatori della Deputazione di storia patria. Un mese più tardi, il 20 maggio, sposò Gabriella Corsi di Viano (1780-1859), la cui sorella Carolina aveva sposato l’amico Santorre di Santarosa.

Collaborò intensamente ai lavori della Deputazione, in particolare a quelli che confluirono nei tomi I, Chartarum, e V, Scriptorum (III), dei Monumenta historiae patriae, apparsi per i tipi della Stamperia reale, rispettivamente nel 1836 e nel 1848. Nel tomo V pubblicò un’importante edizione del Waltharius (poema germanico del X secolo, scritto dal monaco Ekkeardo e dedicato a un principe franco ritiratosi nell’abbazia della Novalesa).

Nel frattempo iniziò a collaborare anche con l’Accademia delle scienze, dove nel 1837 presentò una memoria Sopra alcuni scrittori del monastero benedettino di San Michele della Chiusa nei secoli XI e XII e sul tempo della fondazione del monastero (poi edita nelle Memorie, s. 2, II (1840), pp. 93-128) e in cui fu infine cooptato nella classe di scienze morali il 15 maggio 1840.

Provana non aveva, comunque, rinnegato le proprie idee. Al contrario, egli vedeva nell’erudizione e nelle ricerca storica, un campo d’azione per la propria battaglia, che restava quella per il risorgimento d’Italia. In quegli stessi anni, egli strinse una forte amicizia con Massimo d’Azeglio, che nel 1830 accompagnò a Milano (dove conobbe Alessandro Manzoni) e nel 1838 a Firenze. Nella capitale toscana entrò in contatto con gli studiosi del Gabinetto Vieusseux e dell’Archivio storico italiano, venendo chiamato a far parte dell’Accademia dei Georgofili e dell’Accademia Colombaria. Lasciato l’amico a Firenze, proseguì il suo viaggio per Roma e Napoli, rientrando a Torino alla metà del 1839. Nel 1842 compì un nuovo viaggio in Francia, dove, dopo avere visto i manoscritti e i cimeli alfieriani a Montpellier, si incontrò a Parigi con diversi esuli, fra cui Giovanni Berchet, e conobbe Victor Cousin, con cui strinse una buona amicizia.

Rientrato a Torino, nel 1843 lesse all’Accademia delle scienze quella che doveva diventare la sua opera storica più celebre e fortunata: gli Studi critici sovra la storia d’Italia a’ tempi del re Ardoino (edita sia negli Atti dell’Accademia, s. 2, VII (1845), 2, pp. 69-387, 393-396, sia, nel 1844, come volume autonomo per i tipi della Stamperia reale). L’opera era nata parallelamente alle Meditazioni storiche di Cesare Balbo, apparse in quello stesso 1843, e al romanzo La lega lombarda di d’Azeglio (rimasto poi incompiuto, per cui d’Azeglio ammetteva in una lettera a Tommaso Grossi del 3 marzo 1843 d’essere andato «spremendo Balbo e Provana»).

La rivendicazione del ruolo di Arduino contro l’occupazione straniera non poteva non esser lettera in chiave politica: non a caso l’opera fu accolta con entusiasmo anche da autori come Vincenzo Gioberti, Carlo Troya e Gino Capponi, ma, soprattutto, fu condannata nel 1845 dalla censura austriaca, che la vietò sostenendo che si trattava di un libro «dettato da spirito politico, non solamente contrario ad ogni elemento di dominio forestiero in Italia, ma in particolare del dominio tedesco» (Ottolenghi, 1878, p. 188). Analoghi motivi politici erano alla base della memoria, letta all’Accademia delle scienze nel 1844, sull’origine di casa Savoia, in cui Provana ne sosteneva le origini italiane, sulla base di un documento del 1094 da lui reperito all’Archivio capitolare di Ivrea.

Nell’ottobre del 1847 Carlo Alberto soppresse la Commissione per la revisione di libri e stampe e ne istituì una nuova. Per la provincia di Torino la commissione fu composta da Costanzo Gazzera, Carlo Baudi di Vesme e Provana. Egli era ormai una delle figure più in vista della cultura storica subalpina, e il 27 dicembre 1847 Carlo Alberto lo chiamò a far parte del Consiglio superiore di pubblica istruzione. Dopo la promulgazione dello Statuto, gli fu chiesto in diverse occasioni di candidarsi alla Camera, ma egli rifiutò sia per il suo carattere schivo e riservato sia per la salute ormai compromessa da problemi di cuore. La stima di cui godeva, comunque, convinse Vittorio Emanuele II il 18 dicembre 1849 a nominarlo membro del Senato del Regno. Provana, anzi, ne fu segretario dal 9 giugno 1852 al 21 novembre 1853.

Morì a Torino il 27 luglio 1856.

Fonti e Bibl.: L. Sauli, Necrologia di L. P., in Gazzetta piemontese, giugno 1856; Necrologia di L. P., di Torino, in Archivio storico italiano, III (1856), 2, pp. 239 s.; I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento, VIII, Torino 1856, pp. 347-349; L. Ottolenghi, Vita, studii e lettere di Luigi Ornato, Torino 1878, passim; Id., La vita e i tempi di L. P. del S., Torino-Roma 1881; N. Nada, Roberto d’Azeglio, Roma 1965, pp. 54-56, 82, 111; G. Tabacco, Erudizione e storia di monasteri in Piemonte, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, XXI (1967), pp. 198-222; «Gentilhuomini christiani e religiosi cavalieri». Nove secoli dell’Ordine di Malta in Piemonte, a cura di T. Ricardi di Netro - L.C. Gentile, Milano 2001, p. 181 n. 1317.

TAG

Angelo saluzzo di monesiglio

Santorre di santarosa

Carlo baudi di vesme

Vittorio emanuele ii

Gazzetta piemontese