Provenza

Dizionario di Storia (2011)

Provenza


Regione della Francia sudorientale. Il nome deriva da Provincia Narbonensis, nome della provincia romana costituitavi intorno al 122 a.C., che fu detta da Augusto in poi Gallia Narbonensis. Nell’Alto Medioevo la P. fu invasa e conquistata dai visigoti di Eurico che si insediarono ad Arles e a Marsiglia, poi da burgundi e franchi, e infine fu occupata nel 510 da Teodorico. Ritornata ai franchi dopo la caduta del regno ostrogoto in Italia, la P. fu agitata da numerose ribellioni, che costrinsero a intervenire anche Carlo Martello, e danneggiata da incursioni arabe, culminate nell’occupazione saracena del Fraxinet durata circa un secolo (tra l’890 ca. e il 983). Nella spartizione dell’impero carolingio alla morte di Ludovico il Pio, la P. toccò a Lotario, che nell’855 ne fece un’unità politica e territorialmente autonoma col ducato di Lione, assegnandola al figlio Carlo. Tornata a far parte del regno franco di Carlo il Calvo, fu assegnata al duca Bosone (876), passando poi al figlio Ludovico il Cieco, che fu però costretto a riconoscere l’autorità dei suoi feudatari e specialmente del potentissimo Ugo, dal 926 re d’Italia. Questi cedette i suoi diritti ai re di Borgogna, che unirono al loro Stato la P., trascinandola poi nell’orbita politica del Sacro romano impero, del quale divenne parte integrante dal tempo di Corrado II il Salico. La regione conservò tuttavia una sua precisa fisionomia, che si concretò in una vera e propria autonomia politica quando l’ultima erede dei conti di P., Dolcia, sposò nel 1112 Raimondo Berengario, conte di Barcellona, al quale cedette l’anno successivo tutti i suoi diritti. La P. perfezionava in tal modo la sua autonomia, che difese energicamente contro i conti di Tolosa, raggiungendo un alto livello di prosperità economica e di cultura durante tutto il sec. 12°. Contemporaneamente si estendeva in tutte le classi sociali, assumendo spesso il significato di una religione nazionale, l’eresia catara, contro la quale, nel 1209, si scatenò una crociata promossa da Innocenzo III, che non solo colpì a morte la fiorente cultura provenzale, arrecando gravi distruzioni e desolazione al Paese, ma anche, aprendo la strada alla preponderanza politica francese, preparò la fine della sua autonomia politica. In questo senso una vera e propria svolta nella storia della P. fu il matrimonio tra Beatrice, figlia ed erede di Raimondo Berengario V, e Carlo d’Angiò: esso doveva legare per un secolo e mezzo le sorti della P. a quelle del reame di Napoli, conquistato da Carlo nel 1266. Si creò così uno scambio continuo di feudatari tra la P. e il reame di Napoli, pur conservando la P. una ben distinta e propria realtà politica e amministrativa, che persistette anche sotto gli altri sovrani angioini (Carlo II, Roberto, Giovanna I): è notevole, in questo periodo, la cessione, dapprima provvisoria poi definitiva, di Avignone e del Contado Venassino, fatta al papato, che pose la sua sede appunto ad Avignone dal 1309 al 1377. Nel 1382, alla morte di Giovanna I, le succedeva in P. e a Napoli, per l’adozione della regina, Luigi I d’Angiò, che riuscì ad affermare saldamente il suo potere in P., fallendo invece completamente nell’Italia meridionale. La P. rimase così ai re titolari di Sicilia (Luigi II, Luigi III, Renato, Carlo III), che vanamente tentarono più volte di ritornare nel regno di Napoli. Spezzato il legame dinastico con l’Italia meridionale, la P. venne così inserendosi sempre più strettamente nella storia e nella cultura francese, finché Carlo III, morendo (1481), lasciò la P. in eredità a Luigi XI, re di Francia: infine nel 1486 fu solennemente proclamata l’unione con la Francia. Le prerogative tradizionali furono mantenute e nel 1501 fu istituito il Parlamento, come massimo organo giudiziario. Tuttavia, la P. vide però lentamente diminuire la sua autonomia, malgrado numerose resistenze che non di rado esplosero in vere ribellioni (notevole quella del 1648, scoppiata in seguito alla limitazione dell’attività giudiziaria del Parlamento di Aix), perdendo dopo la Rivoluzione francese, che divise la P. in dipartimenti, ogni individualità politica. Simbolo e ricordo dell’autonomia rimase la lingua, che però oggi cede sempre più al francese.

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