PSICHIATRIA

Enciclopedia Italiana (1935)

PSICHIATRIA (dal gr. ψυχή "anima" e ἰατρεία "cura")

Sante De Sanctis

È una parte della medicina, che comprende la patologia e la clinica delle malattie mentali, cioè di quegli stati anormali e morbosi, che si manifestano con irregolarità, deviazioni o deficienze durevoli dell'attività mentale e del comportamento. Per l'urgenza dei problemi pratici, la psichiatria fin dall'esordio del suo sviluppo dovette occuparsi della cura e assistenza degli alienati; perciò essa spiegò, fin da tempi remoti, una grande influenza sullo sviluppo della cultura medica e sociale, e cioè dovette affrontare i problemi dei fanciulli idioti e psicopatici, dell'endemia cretinica, dei pazzi pericolosi e giuridicamente incapaci, dei grandi criminali. Con l'andar del tempo però la psichiatria, come la medicina generale, non poté fare a meno di uniformarsi ai progressi delle scienze madri: morfologia (sviluppo del sistema nervoso), fisiologia e psicologia, quando questa, affrancatasi da ogni metafisica, chiese il valido sussidio del metodo naturalistico e delle scienze biologiche. In psichiatria prevalse per lungo tempo il cosiddetto indirizzo psicopatologico (V. Chiarugi, J.-E.-D. Esquirol, J. Guislain), in quanto che gli psichiatri si persuasero ben presto che i pazzi presentavano nei loro sintomi non altro che esagerazioni, difetti e deformazioni delle funzioni psicologiche comuni a tutti gli uomini (H. Maudsley). In passato il metodo della psichiatria era quello sintomatologico, come nella medicina prescientifica. Si descrivevano le varie malattie mentali, rilevando i segni esteriori somatici e psichici differenziali tra l'una e l'altra e tenendo fisso nella mente lo scopo di riconoscere le singole malattie ai fini del pronostico e della cura. Ciò nonostante, fin dai tempi antichi, appaiono varî tentativi per costruire una psichiatria causale. I temperamenti e gli umori, come alcune particolari malattie (p. es., del fegato e del sangue) si prestavano a offrire le basi del metodo etiologico e patogenetico anche in psichiatria. Frattanto vennero le fortune della dottrina antropologico-psichiatrica e della degenerazione ereditaria (B.-A. Morel) e, dopo G. B. Morgagni, quelle dell'anatomia patologica; di tale rinnovamento beneficiò largamente la psichiatria, sì per la parte che trattava delle psicosi-anomalie, sì per quella che si riferiva alle psicosi cosiddette organiche. Lo sviluppo del metodo anatomo-istologico fu così redditizio in certe malattie, p. es., nella demenza paralitica, che animò un gruppo di ricercatori di prim'ordine, sull'esempio di Camillo Golgi, a dedicarsi a tal genere d'indagini. E allora gli anatomici costruirono dottrine anche nel campo psichiatrico; le localizzazioni corticali dominarono la psichiatria e tutti conobbero e profittarono dell'apporto interessante, se non decisivo, di scienziati come C. Wernicke, S. Ramón y Caial, C. Golgi, P. E. Flechsig, e di anatomo-patologi come F. Nissl, A. Alzheimer, O. Vogt. Il metodo era commendevolissimo, in quanto si supponeva che desse una rappresentazione visibile delle cause della malattia mentale (scuola di E. Tanzi e E. Lugaro, scuola di G. Mingazzini, L. Bianchi, O. Fragnito e altri); però malgrado gli sviluppi apprezzati di questo metodo, esso trovò anche freddi ammiratori, o critici acerbi; in Italia, ad es., E. Morselli e molti direttori di ospedali psichiatrici.

Il metodo psicologico fu riconosciuto il più adatto nello studio della psicopatologia. Però nel campo psichiatrico clinico esso, pur rendendo servizî di prim'ordine per la nomenclatura e la classificazione dei disturbi dell'attività psichica, dovette essere sempre integrato sia dalla conoscenza preventiva della meccanica cerebrale e della fisiologia del sistema nervoso, sia dall'osservazione del comportamento dei malati in rapporto alle alterazioni del sistema nervoso piramidale ed extrapiramidale e a quelle del sistema neurovegetativo-endocrino. Comunque, alcuni procedimenti sperimentali della psicologia moderna non furono riconosciuti validi in psicopatologia e in psichiatria, come alcuni argomentavano Così, ad es., il procedimento dei mental tests (saggi o reattivi mentali) anche se rigorosamente applicato. L'osservazione associata ai risultati dei "reattivi mentali" poté essere utilizzata per la sintomatologia (gerarchia di frequenza e di grandezza dei varî sintomi) di alcune malattie e anomalie, e per la distinzione dei gruppi. A quest'uopo si adoperò il procedimento della seriazione dei principali sintomi espressi in cifre e poi si ricercò il coefficiente di correlazione tra sintomi psichici e sintomi somatici del malato; così è stato praticato da alcuni psichiatri, p. es., da A. Gregor, da G. J. Rossolimo e da altri. Si può ritenere essere molto utile per la psichiatria la determinazione dei tipi di gruppo, quando si tratti specialmente di malati o di anomali senza sintomi neurologici a carico della vita di relazione, adoperando alcuni procedimenti riconosciuti per i più adatti nella psicologia differenziale; p. es., la determinazione del cosiddetto "quoziente intellettuale" nei piccoli deficitarî (A. Binet, O. Bobertag, Lewi Terman, ecc.) e la cosiddetta "formula intellettuale" nei deficitarî adulti (S. De Sanctis). Ciò nondimeno è sottinteso che per una psicopatologia differenziale da servire per il riconoscimento clinico dei tipi può bastare l'applicazione d'interrogatorî disciplinati (tematici e generici) e ripetuti e l'osservazione valutativa del comportamento del malato nel proprio ambiente famigliare o professionale o in ambienti inconsueti, come clinica o ospedale, e nella vita pubblica.

Per finire l'esposizione del concetto e dei metodi della moderna psichiatria, dovremmo nominare altresì l'applicazione di metodi strettamente sperimentali. P. es., la terapia-shock (per "scatatonizzare" gli schizofrenici-catatonici, per cambiare la cenestesi e le idee deliranti dei paralitici progressivi, per provocare l'euforia, per agire sugli stati allucinatorî, ecc.), le alterazioni di mente sperimentali mercé il digiuno, i narcotici (per es., la mescalina) e via dicendo. La psichiatria comparata (U. Cerletti al XIV Congresso della Soc. Fren. ital., 1911) si basa su questo metodo.

Non c'è dubbio che la psicoanalisi abbia arricchito grandemente la metodologia psichiatrica. Con la tecnica dell'esplorazione dell'inconscio, essa ha gettato fasci di luce non solo sulla caratterologia e sulla patogenesi delle psiconevrosi e sulla psicoterapia, ma anche su una ricca serie di disturbi psichici che accompagnano le psicosi organiche. Ciò nondimeno, se la psichiatria poté giungere a dignità di scienza medica applicata, ciò fu dovuto non già al prevalere di un metodo, ma a un felice eclettismo: cioè al metodo psicologico (epurato in modo definitivo da qualsiasi residuo di psicologia filosofica), a quello anatomo-istologico e a quello biochimico, insieme. È questo il metodo clinico per eccellenza. Esso non consiste nella mera osservazione esterna dei malati, ma dev'essere considerato come un metodo eclettico, integrato dall'intuizione, frutto della lunga consuetudine con i malati di mente.

Le grandi questioni della psichiatria moderna non sono più quelle dell'istologia cerebrale (la citotettonica è ancora una speranza per la patologia mentale) e della degenerazione (nel senso di B.-A. Morel), ma piuttosto sono le questioni dell'eredità e delle blastotossie delle singoli anomalie mentali, quella delle costituzioni individuali e quella dell'assistenza degli alienati e dei giovani psicopatici.

Sembra che oramai le teorie di B. A. Morel, di F. Galton, di L. Edinger (teoria del consumo) non siano più sufficienti per la psichiatria moderna. Da varî anni si vanno applicando, anche nel campo delle malattie mentali, le leggi dell'eredità secondo G. Mendel, e quelle formulate in seguito ai progressi della biologia dopo la scoperta dei cromosomi per opera di T. H. Morgan. Su tali applicazioni però non è stata detta ancora l'ultima parola. Per quanto i danneggiamenti delle cellule germinali possano ripercuotersi sui discendenti, non è dimostrato che si tratti di alterazioni ereditarie in senso stretto e cioè di modificazioni cromosomiche; si tratterebbe piuttosto di alterazioni del citoplasma delle cellule germinali. Del resto i limiti tra l'alterazione del patrimonio ereditario e la degenerazione individuale blastotossica non sono bene precisati.

Negli ultimi decennî l'interpretazione dei caratteri cosiddetti degenerativi e delle malattie mentali ereditarie è stata un po' meglio chiarita dalla teoria costituzionalistica. Altro è però costituzione e altro è patologia (G. Viola). La dottrina delle costituzioni è tutt'altro che definitiva. Riguardo alla corrispondenza tra le singole costituzioni psicopatiche e le costituzioni somatiche ammesse e descritte da E. Kretschmer e da N. Pende non vi è ancora pieno consenso. In generale, si parla nelle scuole di costituzione neuropatica, psicopatica, cenestopatica, ciclotimica, paranoide (E. Morselli), schizotimica, autistica-dissociante (E. Kretschmer), epilettoide, allucinante o fantastica (S. De Sanctis). La costituzione criminale (scuola di Lombroso) merita ulteriori conferme. I portatori delle costituzioni dette sopra sono qualificati anche col nome di "costituzionali" o di "caratteri anormali".

Tra i grandi problemi della moderna psichiatria due s'impongono sopra tutti gli altri; quello dell'assistenza e quello della profilassi. Punto di riferimento per il successo delle vecchie e delle nuove provvidenze sanitarie e sociali è la statistica relativa alla diminuzione o all'aumento dei pazzi. Purtroppo però le statistiche sono incapaci di rispondere ai nostri desiderati. Intanto la "sensibilità sociale" verso i pazzi cambia con i tempi e con le circostanze (S. Venturi) e cambiano i compiti che lo stato si propone con l'assistenza. Ciò toglie molto valore alle statistiche; p. es., a quella di G. Modena relativa al triennio 1926-1928, dalla quale risulta un aumento continuo del numero dei degenti negli ospedali psichiatrici italiani. La statistica dice pure che la media dei ricoverati nei manicomî d'Italia supera appena l'1‰ mentre il massimo (nel nord) sorpassa il 2‰ della popolazione; in Belgio, Svizzera, Inghilterra, Germania si ha il 2,4‰ (E. Tanzi, 1905). Ora, la piccola proporzione dei ricoverati non indica scarsezza di alienati (Tanzi e Lugaro, 1914).

Strana storia è quella dei "pazzi" e strani i mezzi che nei secoli furono adoperati per difenderli, liberarli o guarirli. I pazzi nei tempi trascorsi furono ritenuti castigati o ispirati dagli dei, e quindi ora pericolosi, ora sapienti sotto mentite apparenze. Ogni manicomio porta nelle sue vicende la storia della psichiatria: così a Londra, Monaco, Parigi, Reggio Emilia. Ph. Pinel, C. Daquin, V. Chiarugi (che fu "un grande maestro" secondo l'espressione di S. Biffi), J. Conolly (autore del no-restraint), poi A. Verga, furono i redentori dei pazzi. In Italia nella seconda metà dell'800 si vide il rigoglioso sviluppo delle scienze psichiatriche e delle applicazioni sociali (rinnovamento degli ospedali psichiatrici, assistenza separata degl'idioti e degli psicopatici minorenni), e il progresso della statistica e della legislazione. Cesare Castiglioni, Serafino Biffi, Carlo Livi, Gaspare Virgilio, Cesare Lombroso, Augusto Tamburini, si possono dire i rinnovatori dell'assistenza psichiatrica in Italia.

La legislazione italiana vigente sui manicomî e sugli alienati rimonta al 1904; ma la legge sui pazzi del granduca Leopoldo di Toscana (datata dal 23 gennaio 1774) forse precedette ogni altro governo europeo. Tuttavia, una questione che interessa molto oggidì gli psichiatri italiani è quella dei "reparti psichiatrici aperti ad ammissione libera" (che sono stati già istituiti qua e là in varie nazioni). Sembra che la maggior parte degli psichiatri italiani sia favorevole a tale innovazione; ma non mancano critiche (A. Pieraccini).

Comunque sia, certe proposte istituzioni paramanicomiali, la selezione delle malattie mentali subacute dalle croniche, le dimissioni precoci (E. Bleuler), l'assistenza graduata (Staffelsystem dei Tedeschi), l'abolizione dell'isolamento sistematico e in generale una terapia più attiva (specie di pedagogia applicata ai malati cronici), gli ambulatorî e i dispensarî per la cura e la propaganda, i patronati per i dimessi dagli ospedali psichiatrici, il decentramento dell'assistenza psichiatrica (collocamento omo- ed eterofamiliare, colonie agricole, lavoro operaio vigilato), il "servizio sociale" psichiatrico nei penitenziarî, nelle scuole (selezione scolastica, "sezioni differenziali" delle classi, asili-scuola o scuole autonome, istituti chiusi per minorenni psicopatici e difettivi) e negl'istituti privati garantiscono fin d'ora un notevole miglioramento nell'estensione e nella umanità del trattamento dei pazzi. Del resto, la Società Freniatrica Italiana (fondata nel 1872) all'art. 1 del nuovo regolamento del 1933 si propone di attuare un programma che "favorisca ogni progresso sia nel campo scientifico che nel campo assistenziale". S. De Sanctis propose ripetutamente lo studio dell'ereditarietà e delle predisposizioni, la vigilanza sulla qualità delle nascite (da parte della direzione di sanità dello stato), la bonifica della famiglia, la correzione della cosiddetta "costellazione familiare" per la modificazione delle costituzioni psicopatiche, per evitare i disastri della cattiva igiene sessuale, la vigilanza sull'obbliga scolastico e sul lavoro dei dimessi dalla scuola.

In questi ultimi anni si è parlato molto d'igiene e profilassi delle malattie mentali. La Lega italiana di igiene e profilassi mentale (anche a mezzo della rivista l'Igiene mentale) ha fatto molta propaganda. Oramai vi sono qua e là dei servizî provinciali di igiene mentale, assistenza e medicina sociale.

Bibl.: S. Biffi, Opere complete (in 5 voll.), II, Milano 1902; cfr. anche vol. III e V; Th. Kirchhoff, Geschichte der Psychiatrie, in Handbuch der Psychiatrie, Lipsia e Vienna 1912; A. Tamburini, G. C. Ferrari, G. Antonini, L'assistenza degli alienati in Italia e nelle varie nazioni, Torino 1918; S. De Sanctis e S. Ottolenghi, Trattato di psicopatologia forense, voll. 2, Milano 1920; P. Enriques, L'Eredità nell'uomo, ivi 1924; S. De Sanctis, Neuropsichiatria infantile, Roma 1925; O. Bumke, Handbuch der Geisteskrankheiten, Berlino 1928-30; E. Toulouse, R. Dupouy e A. Courtois, Les services ouverts pour psychopathes, Parigi 1932; G. Viola, La costituzione individuale (pubblicati finora vol. I, 1932 e vol. II, 1933), Bologna; A. Pieraccini, Problemi di attualità nell'assistenza neuropsichiatrica ospitaliera e para-ospitaliera, in Rassegna di studi psichiatrici, Siena 1933; G. Modena, Movimento di malati di mente negli istituti italiani di cura durante il 1933, in Riv. sper. di freniatria, LVIII, Reggio Emilia 1934.