VALERIO Publicola, Publio

Enciclopedia Italiana (1937)

VALERIO Publicola, Publio (P. Valerius Volusi f. Poplicola)

Alfredo PASSERINI

Figura leggendaria dei primi anni della repubblica romana; la tradizione su lui fu elaborata soprattutto da Valerio Anziate, dal quale deriva la biografia scritta da Plutarco. Si ritiene che in gran parte le azioni attribuite a V. siano una reduplicazione delle gesta del L. Valerio cons. nel 449. Patrizio e ricchissimo, narra Plutarco, V., nelle vicende seguite alla cacciata dei re, apparve tanto leale verso la nuova costituzione, che fu eletto console nel 509 a. C., in luogo di Collatino: da allora egli spese energie e ricchezze per lo stato. Console altre tre volte (508, 507, 504), trionfò degli Etruschi, comandati da Porsenna, dei Veienti e dei Sabini: specialmente notevole vittoria riportò sugli ultimi presso Fidene nel 504. Con molte leggi, dette Valeriae, cooperò a formare il nuovo stato: introdusse la provocatio, o appello al popolo, per le condanne capitali e corporali contro cittadini romani; limitò il potere dei magistrati, pur comminando severe pene a chi non ubbidisse loro; diminuì il peso dei tributi gravanti sul popolo; istituì la questura. Inoltre accolse nella cittadinanza la gens sabina dei Claudî. Per questa sua opera e per il rispetto delle libertà popolari fu soprannominato Poplicola. Morì, compianto e onorato da tutto il popolo, nel 503. Questo nella sua sostanza è il racconto tradizionale, di cui non c'è punto, si può dire, che non sia messo in dubbio dalla critica.

Bibl.: C. F. Richter, De P. V. legislatore, Görlitz 1875; Fr. Münzer, De gente Valeria, dissert., Berlino 1891, p. 9; G. De Sanctis, Storia dei Romani, I, Torino 1907, p. 410.

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