Pulsar

Enciclopedia della Scienza e della Tecnica (2008)

pulsar

Giulio Peruzzi

Stella di neutroni in rapida rotazione che emette, a intervalli regolari compresi fra pochi secondi e millesimi di secondo, impulsi elettromagnetici in un ampio intervallo di frequenze, specialmente nel dominio delle radiofrequenze, ma talvolta anche nell’ottico, nell’ultravioletto e nei raggi X. Il primo di questa specie di fari dell’Universo venne scoperto quasi per caso nel 1967 da Antony Hewish e Jocelyn Bell. I due astronomi osservarono una serie di impulsi radio che si ripetevano con un periodo di 1,33 s. La scoperta di questa prima sorgente di impulsi radio, chiamata PSR 1919+21, fu nel giro di pochi mesi seguita dalla scoperta di altre tre sorgenti di impulsi con periodi che andavano da 0,25 a ca. 3 s. Il nome pulsar venne coniato subito dopo l’annuncio della scoperta di PSR 1919+21, probabilmente da Anthony Michaelis corrispondente scientifico del Daily Telegraph. L’identificazione delle pulsar con le stelle di neutroni fu proposta prima della loro scoperta da un articolo di Franco Pacini del 1967 e definitivamente accreditata, dopo le prime osservazioni, da un articolo di Thomas Gold del 1968, simile per molti versi a quello di Pacini. Il fenomeno consiste nella rapida rotazione di una stella di neutroni il cui asse magnetico non coincide con l’asse di rotazione della stella. Gli impulsi radio vengono emessi lungo l’asse magnetico che, stante la rotazione della stella, è allineato con l’osservatore non costantemente ma a intervalli regolari. La scoperta, già nel 1968, di due pulsar in zone dove si sapeva essersi prodotta in passato una supernova, una nella costellazione della Vela e una nella Nebulosa del Granchio, avvalorò da subito l’interpretazione di Pacini e Gold. Un ulteriore fatto, tra gli altri, conferma l’interpretazione delle pulsar come stelle di neutroni: soltanto un corpo celeste compatto come una stella di neutroni può infatti ruotare con periodi dell’ordine delle frazioni di secondo; una nana bianca – un corpo celeste ancora più compatto – a quelle velocità tenderebbe a disintegrarsi.

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