PULVISCOLO atmosferico

Enciclopedia Italiana (1935)

PULVISCOLO atmosferico

Filippo EREDIA

Si trova nell'aria atmosferica in quantità variabilissima da località a località, perché proviene, in gran parte, dall'attività degli stabilimenti industriali, dalle locomotive e dagl'impianti di cucine domestiche e da quelli di riscaldamento. Si tratta di polveri, di diametro di millesimi di millimetro, che per rimanere sospese nell'atmosfera abbisognano di una piccolissima corrente ascendente. Nell'atmosfera si possono anche trovare particelle di sale marino, che si formano per evaporazione dell'acqua marina, e apportano un contributo alla nucleazione, poiché agiscono come nuclei igroscopici. Il raffreddamento notturno e la diversa entità delle correnti ascendenti provocano spostamenti delle altezze alle quali si forma il pulviscolo, e difatti vicino al tramonto, epoca in cui l'irradiazione del suolo s'intensifica, le polveri tendono a raggiungere gli strati più bassi dell'atmosfera e giungono financo a depositarsi sulla terraferma; durante il giorno, invece, a causa delle correnti ascendenti, più intense nelle ore calde, le polveri si mantengono lontane dal suolo.

Dalle ricerche condotte da MacLaughlin a Parigi risulta che le particelle solide diffuse nell'atmosfera in parte hanno raggi vicino a 10-6 cm. e condensano facilmente il vapor d'acqua; sono racchiuse entro un inviluppo liquido e costituiscono i cosiddetti nuclei di Aitken. Ve ne sono 50% di detti nuclei che portano cariche elettriche e formano i grossi ioni.

Le polveri che si trovano nell'atmosfera si possono classificare in due gruppi: nel primo si comprendono quelle particelle che rapidamente, per il loro peso e per la loro forma, si depositano sul suolo, allo stesso modo di tutti gli altri prodotti trascinati dalla pioggia; nel secondo gruppo si riuniscono le particelle più minute che stanno più tempo nell'aria. Per la misura si seguono tre metodi: 1. raccogliere tutto quanto giunge in una determinata area del suolo e durante un dato tempo; 2. determinare la quantità di polveri sospese nell'aria in un dato momento; 3. misurare la luminosità di un dato luogo, la frequenza delle nebbie e la quantità di acqua vescicolare contenuta nella nebbia.

Col primo metodo basta esporre al libero cielo un collettore cilindrico di data superficie e analizzare poi il materiale raccolto. Per la determinazione delle quantità di polveri comunque diffuse nell'atmosfera si può impiegare l'apparecchio di Miguel, l'apparecchio di Aitken, l'apparecchio di Owen. Col terzo metodo si sogliono esporre anche soluzioni di ioduro potassico acidulato e si dosa lo iodio liberato dalla luce, oppure seguendo la colorazione di una soluzione di blu acetilene nell'acetone, chiusa in tubi di quarzo, numerati da uno a dieci. Tuttavia risultati più attendibili si ottengono con lo studio della trasparenza dell'aria.

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