Puntini

Enciclopedia dell'Italiano (2011)

puntini

Luca Cignetti

Definizione

I puntini (detti anche puntini sospensivi) sono una piccola serie di punti (di solito tre: ‹...›) che, nella scrittura, segnalano il luogo in cui un discorso è stato interrotto o lasciato in sospeso (da qui il nome). Sono usati per creare un senso di attesa, introdurre una reticenza o un’allusione, o lasciare sottintesa una parte del significato.

I puntini sospensivi appartengono al gruppo di segni di ➔ punteggiatura, come parentesi, lineette e virgolette, il cui uso è definito in termini metalinguistici (cfr. Lepschy & Lepschy 2008: 16) e espressivi (cfr. Antonelli 2008: 197 segg.). Già nei manoscritti medievali compare un segno detto distinctio suspensiva, rappresentato con una virgola sovrastante un punto ‹.’› (cfr. Mortara Garavelli 2003: 121), mentre nell’Arte di puntar gli scritti (1585) I. Lombardelli chiama sospensivo il segno della virgola, e J. Vittori da Spello, nel Modo di puntare le scritture volgari e latine (1598), con lo stesso nome si riferisce al punto e virgola (cfr. Maraschio 2008: 125).

In nessuno dei casi citati il valore del segno è riconducibile a quello dei puntini sospensivi: le attestazioni con forme e valori attuali risalgono soltanto al XVII secolo (cfr. Catach 1994: 63), e ancora per tutto il XIX secolo le grammatiche ne trattano raramente e con il nome di punti sospensivi, mentre la denominazione attuale si diffonde solo dopo l’Ortoepia e ortografia italiana moderna di G. Malagoli (1905; cfr. Antonelli 2008: 202).

Funzioni e forme

Le funzioni principali dei puntini sono di carattere sospensivo o omissivo, e possono veicolare effetti diversi, tra cui la reticenza:

(1) Dopo esservi debitamente, e inutilmente, lagnati di ciò che tutti sanno: la palude di mediocrità della narrativa italiana, che i premi incoraggiano. Consegnando, troppo spesso, l’alloro, ai mediocrissimi, se non ai peggiori. Le pressioni e i condizionamenti da parte delle case editrici sui giurati. La passione frenetica (che è dell’italiano) delle grandi manovre, con i voti di scambio ... (Giovanni Pacchiano, Lo Strega ai baci Perugina, «Il Sole 24 ore» 7 luglio 2002)

e l’allusione:

(2) Ma si sa, quegli stupidi inglesi si fidano dei cittadini, e non hanno mica un’amministrazione così efficiente ... (Antonio Caprarica, Com’è dolce Parigi ... o no!?, Milano, Sperling & Kupfer, 2007, pp. 89-90).

Essi possono anche segnalare l’interruzione di un elenco che potrebbe continuare (cfr. Mortara Garavelli 2003: 113):

(3) Le statistiche dicono che gli abitanti di questo Paese grande nove volte l’Italia sono circa 17 milioni, ma i kazaki veri sono appena il 40 per cento, il restante 60 per cento è formato da russi, uzbeki, kirghisi, coreani, tatari, tagiki, cinesi, ceceni ...: 101 etnie differenti (Viviano Domenici, Con una spedizione archeologica internazionale in Kazakistan alla ricerca delle tombe delle antiche tribù Saka, «Corriere della sera» 7 settembre 1997).

Sebbene i puntini siano di regola tre, talvolta il numero può oscillare; ➔ Gadda, ad es., ne usava abitualmente quattro (cfr. Mortara Garavelli 2003):

(4) La conoscevo di vista, la incontravo per via .... Non alta ma di buone proporzioni .... Ardita, provocatrice: d’occhi, e di .... (Carlo Emilio Gadda, L’Adalgisa, in Id., Romanzi e racconti, Milano, Garzanti, 1988, vol. 1°, p. 529).

Nelle citazioni, per indicare un’omissione volontaria, si usano puntini, in genere posti tra parentesi tonde o (più spesso) quadre:

(5) Come scriveva Samuel Beckett nel 1937, la lingua è «velo che occorre strappare [...]. Farvi un foro dopo l’altro finché non incominci a filtrare ciò che si cela oltre di esso» (Andrea Cortellessa, La fisica del senso. Saggi e interventi su poeti italiani dal 1945 a oggi, Roma, Fazi, 2006, pp. 121-122).

Per questa funzione, alcuni editori distinguono i puntini normali ‹[...]› da quelli spaziati ‹[. . .]›, indicando con i primi l’intervento dell’autore e con i secondi quello del curatore. Nella lingua letteraria i puntini hanno in genere un valore mimetico-espressivo, ottenuto anche per via iconica. Sono esemplari in questo senso i numerosi impieghi dei puntini in ➔ Alessandro Manzoni, che coi puntini rappresenta interruzioni non volontarie e atte a riprodurre lo stato emotivo dei personaggi (cfr. Testa 1997: 33-36):

(6) Vengo ... a cercar di ... Lucia (Alessandro Manzoni, I promessi sposi, Milano, Mondadori, 1985, p. 642)

oppure, con maggiore tensione mimetica, le difficoltà del discorso a procedere in modo naturale, esibendo un «mutamento di progetto» tipico della varietà parlata (cfr. Dardano & Trifone 1983: 66):

(7) Però, a quella chiamata che risonò nel silenzio generale, dovette venire l’innominato, stette a sentir quel che voleva, e alzando con una curiosità inquieta gli occhi su quel viso, e riabbassandoli subito, rimase lì un poco, poi disse o balbettò: – Non saprei se monsignore illustrissimo ... in questo momento ... si trovi ... sia ... possa ... Basta, vado a vedere (Manzoni, I promessi sposi, cit., p. 389).

A Manzoni vanno attribuiti anche i puntini più celebri della letteratura italiana, quelli della predizione rivolta da fra Cristoforo a don Rodrigo:

(8) Verrà un giorno ... (Manzoni, I promessi sposi, cit., p. 94).

Per i generi non letterari si dà un uso ‘brillante‘ dei puntini, che ricorre quando si vuole annunciare un gioco di parole, una parola audace o paradossale o una battuta di spirito (Serianni 1988). Questo impiego si trova spesso nella prosa giornalistica, oppure nelle definizioni delle ➔ parole crociate:

(9) Il notaio ... meno noto [risposta: AI] («La settimana enigmistica» 6 giugno 2009).

In scritture funzionali come la saggistica scientifica è invece più comune la sostituzione dei puntini con espressioni come eccetera, spesso nelle forme contratte ecc. (come in questa Enciclopedia) o etc. (dal latino et cetera). In varietà di scritto-parlato di carattere dialogico come le chat lines (➔ Internet, lingua di), i puntini possono inoltre assumere un significato anassertivo o di cessione del turno di comunicazione (cfr. Magno Caldognetto et al. 2005), oppure, soprattutto quando associati a frasi come le ipotetiche libere, corrispondono a un’ampia serie di funzioni pragmatiche, come il «non luogo a procedere» (cfr. Lombardi Vallauri 2009):

(10)

A: ma tu alla fine 6 sempre qua?

B: si ... nn so xke!

A: se nn lo sai tu ... (tratto da Lombardi Vallauri 2009: 1337).

Del pari, nella scrittura giovanile (per posta elettronica e su altri supporti; ➔ giovanile, linguaggio), i puntini sospensivi tendono, almeno dagli inizi del XXI secolo, a sostituire il ➔ punto fermo a fine frase, probabilmente perché sentiti meno assertivi e perentori.

Benché siano generalmente posti dopo il testo, i puntini possono anche essere preposti, segnalando che la frase che segue va collocata in un discorso già iniziato in precedenza e poi interrotto (cfr. Serianni 1988: 64). Con questa funzione, non propriamente sospensiva quanto piuttosto di giuntura, la frase inizia spesso con la lettera minuscola.

I puntini danno infine luogo anche a formule come puntini di sospensione, o più spesso puntini puntini e sim., comuni nel parlato ma attestate anche nello scritto (cfr. Cignetti 2008; Lepschy & Lepschy 2008: 19).

Studi

Antonelli, Giuseppe (2008), Dall’Ottocento a oggi, in Mortara Garavelli 2008, pp. 178-210.

Catach, Nina (1994), La ponctuation, Paris, Presses Universitaires de France (2a ed. 1996).

Cignetti, Luca (2008), “Dire” la punteggiatura. Sul fenomeno della verbalizzazione dei segni interpuntivi nell’italiano scritto e parlato, in Prospettive nello studio del lessico italiano. Atti del IX congresso della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana (Firenze, 14-17 giugno 2006), a cura di E. Cresti, Firenze, Firenze University Press, 2 voll., vol. 2º, pp. 389-395.

Dardano, Maurizio & Trifone, Pietro (1983), Grammatica italiana. Con nozioni di linguistica, Bologna, Zanichelli (14a ed. 1995).

Lepschy, Anna L. & Lepschy, Giulio (2008), Punteggiatura e linguaggio, in Mortara Garavelli 2008, pp. 3-24.

Lombardi Vallauri, Edoardo (2009), Ipotetiche libere nel non parlato, in Sintassi storica e sincronica dell’italiano. Subordinazione, coordinazione, giustapposizione. Atti del X congresso della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana (Basilea, 30 giugno - 3 luglio 2008), a cura di A. Ferrari, Firenze, Cesati, 3 voll., vol. 3°, pp. 1333-1355.

Magno Caldognetto, Emanuela et al. (2005), Aspetti dell’interazione mediata da computer nell’e-learning: dall’analisi di chat e forum alla sintesi della Faccia Parlante, in Come costruire conoscenza in rete?, Atti del workshop (Genova, 28 ottobre 2004), a cura di M. Delfino et al., Ortona, Menabò, pp. 177-191.

Maraschio, Nicoletta (2008), Il secondo Cinquecento, in Mortara Garavelli 2008, pp. 122-137.

Mortara Garavelli, Bice (2003), Prontuario di punteggiatura, Roma - Bari, Laterza.

Mortara Garavelli, Bice (a cura di) (2008), Storia della punteggiatura in Europa, Roma - Bari, Laterza.

Serianni, Luca (1988), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme, costrutti, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET.

Testa, Enrico (1997), Lo stile semplice. Discorso e romanzo, Torino, Einaudi.

CATEGORIE
TAG

Alessandro manzoni

Samuel beckett

Fra cristoforo

Don rodrigo

E-learning