CADORNA, Raffaele

Enciclopedia Italiana (1930)

CADORNA, Raffaele

Alberto Baldini

Generale italiano, nato a Milano da famiglia di Pallanza, il 9 febbraio 1815, morto a Torino il 6 febbraio 1897. A diciassette anni uscì dall'Accademia militare di Torino, e dopo otto mesi di servizio da "soldato distinto" in un reggimento di fanteria, ebbe le spalline di sottotenente. A venticinque anni fu promosso tenente e passato all'arma del genio. Quando scoppiò la guerra del 1848, il C. era capitano da due anni, e con quel grado fu inviato a Milano per mettere insieme e istruire il battaglione lombardo dei volontarî del genio, al comando del quale fece la campagna, avendo nel frattempo conseguito il grado di maggiore. Dopo la campagna del 1849 chiese un congedo per recarsi a studiarr sui luoghi la guerra d'Algeria. Seguì le operazioni del Saint-Arnaud nella Kabilia e fu decorato della Legion d'onore. Prese parte quale comandante di un battaglione di fanteria alla spedizione di Crimea e alla Cernaia fu leggermente ferito. Passato poi nello Stato maggiore prese parte alla guerra del 1859 come tenente colonnello capo di Stato maggiore della divisione Cucchiari. Distintosi San Martino, fu promosso colonnello per merito di guerra. Poche settimane dopo veniva dispensato dal servizio attivo nell'esercito sardo, per dimissione volontaria, atto formale che dava parvenza di legalità all'assunzione di lui alla carica di ministro della guerra del governo provvisorio della Toscana, col grado di maggior generale. Nelle difficili contingenze che dovevano portare alle annessioni dell'Italia centrale, il C. diede nuova prova delle sue qualità di organizzatore e di uomo politico. Ultimata la missione in Toscana rientrò col grado di luogotenente generale nei ruoli dell'esercito piemontese, e partecipò alla campagna per l'occupazione delle Marche e dell'Umbria, a capo d'una divisione.

Nel 1866 ebbe il comando di una divisione nell'esercito mobilitato, alla dipendenza del generale Cildini, il cui grosso corpo d'armata era ancora sulla destra del Po, il giorno di Custoza. Dopo l'infausta battaglia, modificatasi la compagine organica dell'esercito, affidata al Cialdini la ripresa offensiva, il C. ebbe il comando di un corpo d'armata col quale si spinse celermente nei Friuli, riprendendo finalmente il contatto con gli Austriaci a Versa, proprio mentre la Prussia concludeva con l'Austria l'armistizio.

L'azione di maggior rilievo della vita politica e militare del C. fu la spedizione di Roma nel 1870, che egli guidò come sui giorni che immediatamente precedettero e immediatamente seguirono la data del 20 settembre, trovarono il C. all'altezza della delicata situazione. Patriota e credente, egli seppe comporre questi sentimenti (che potevano in quelle contingenze apparire in contrasto) in un superiore equilibrio che la storia ha apprezzato al guo giusto valore.

Oltre alla relazione ufficiale dettata per lo stato maggiore (Operazioni militari del IV corpo d'esercito nelle provincie già pontificie dal 10 al 30 settembre del 1870), pubblicò La liberazione di Roma nell'anno 1870 ed il plebiscito, comprendente la narrazione di tutti gli eventi politici e militari di quei giorni (Torino 1889).

Nel 1871 fu nominato senatore del regno (aveva appartenuto dal 1849 in poi, per otto legislature, alla camera dei deputati). Cessò dal servizio militare attivo nel 1877. Nel venticinquesimo annuale della occupazione di Roma (20 settemhre del 1895) fu insignito del Collare dell'Annunziata

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