CANEVARI, Raffaele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 18 (1975)

CANEVARI, Raffaele

Giuseppe Miano

Figlio del pittore Giovanni Battista e di Enrichetta Muschi, nacque a Roma il 21 marzo 1828. Benché avviato alla professione paterna, già a quindici anni preferì dedicarsi agli studi tecnici. Conseguì infatti nel 1845 il baccellierato in filosofia e matematiche e nel 1853 la laurea in ingegneria presso l'università di Roma. Ancora studente partecipò alle vicende della Repubblica romana e si distinse come tenente del genio nell'organizzazione delle difese del Pincio durante gli attacchi francesi del 1849.

Subito dopo la laurea il giovane C. fu attratto da numerosi interessi: attese a studi geologici e poi, in stretta relazione col duca Leopoldo Torlonia, si occupò di problemi socioeconomici, finendo per dedicarsi allo studio delle strade ferrate; di lì a poco lo si trova infatti occupato nell'ufficio tecnico per la costruzione della linea ferroviaria Roma-Civitavecchia progettata dall'ingegnere francese M. Guérin e appaltata in un primo tempo dalla Società Casavaldés. Passata poi la linea alla Società Pio-centrale il C. venne nominato direttore dei lavori dalla ditta Débrousse, impresa appaltatrice del tronco, che in un triennio era già terminato. I lavori iniziati il 9 ott. 1856 procedettero velocemente e l'inaugurazione avvenne il 25 marzo 1859.

In precedenza il C. aveva progettato anche case operaie ed ottenuto un premio alla Esposizione di Bruxelles del 1857.

Nel 1862 realizzò per la "Società de' ponti di ferro sospesi", diretta da C. Montgolfier-Bodin, il ponte sospeso sul Tevere al Porto leonino presso S. Giovanni dei Fiorentini in Roma (progetto del francese Oudry).

Il ponte, rimosso nel 1941, allorché poco più a monte fu costruito il ponte Principe Amedeo Savoia-Aosta, rappresentava uno dei più considerevoli risultati raggiunti nel campo dell'applicazione del ferro nella capitale pontificia. Sorse a due piloni sulle rive del fiume ed una grande campata centrale, secondo il modello già consolidato dei ponti sospesi. Il progettista sperimentò un nuovo sistema per l'irrigidimento del piano di percorrenza nella conseguente eliminazione delle oscillazioni.

Il giovane C. partecipò in prima persona alla realizzazione di quello che allora fu detto "uno de' più bei lavori, e più perfetti, che in tal genere siansi mai veduti"; fu "ingegnere dell'esecuzione sotto la sorveglianza del Cav. Paolo Cavi Ingegnere Capo di Roma e Comarca" (Pontesospeso sul Tevere presso S. Giovanni de' Fiorentini, in Le scienze e le arti sotto il pontificato di Pio IX, II, Roma 1863, pp. non numerate). Nel settembre del, 1863 l'opera era compiuta: l'8 ott. il ponte fu percorso da Pio IX ed il 5 dic. fu aperto al pubblico, sotto pagamento di pedaggio onde fu detto anche "ponte del bajocco".

Sempre nei medesimi anni il C. venne via via sviluppando le sue conoscenze nel campo dell'ingegneria, sollecitato dalle nuove tecnologie che si andavano evolvendo nei vari settori: si occupò di impianti molitori, escogitando nuovi tipi di macine e progettando anche nuovi modelli di forni.

Il vasto campo dell'ingegneria idraulica e delle sue innumerevoli applicazioni attrasse il C. in particolare sui problemi relativi alla regolazione dei regimi fluviali e alla progettazione di nuovi impianti di approvvigionamento idrico delle grandi città: al 1869 risalgono diversi suoi sistemi di contatori d'acqua; contemporaneamente il C., su invito del comune di Firenze, affrontò, con una serie di studi preparatori, il problema della realizzazione dell'impianto di approvvigionamento di acqua potabile per la città. Il progetto, eseguito di lì a poco nei primi anni dell'ottavo decennio, prevedeva un sistema di pompe idrauliche e gallerie filtranti parallele all'Arno, una galleria sotto l'alveo del fiume stesso, delle cui acque veniva prevista l'utilizzazione in deviazione, come fonte di forza motrice.

Negli anni che videro il compimento dell'unità nazionale il C. fu pienamente convinto della necessità di convogliare le proprie esperienze di tecnico nei vari campi, in cui ci fosse necessità di unificare, controllare e sistemare alcuni servizi scientifici ancora inesistenti nell'Italia unita, bensì ereditati come retaggi del precedente assetto dei vari Stati della penisola. Incominciò quindi, fra l'altro, a promuovere studi per la stesura della prima carta idrografica nazionale, facendosi portavoce delle istanze reclamanti la riorganizzazione del servizio idrometrico e sostenendo la fondazione della prima Commissione idrografica del ministero di Agricoltura, Industria e Commercio.

Membro egli stesso, con gli ingegneri F. Giordano e N. Miraglia, dell'esecutivo della menzionata commissione, curò l'installazione degli idrometri e delle stazioni pluviometriche lungo i fiumi Po, Arno e Tevere.

Sempre più interessato al reperimento delle fonti di energia dislocate sul territorio nazionale, in un quadro di potenziamento industriale, il C. redasse nel 1876 una statistica generale delle forze motrici idrauliche in Italia e nello stesso anno si applicò agli studi dell'idrografia della Sicilia e dell'Italia meridionale, su invito del Miraglia.

Le importanti cariche alle quali il C. poté accedere intorno al 1870 testimoniano la notorietà e stima di cui godette, sia ancora sotto il governo pontificio, sia dopo il 20 settembre: dal 1869 è membro del Consiglio di agricoltura; nel 1871 fa parte della Commissione del piano regolatore di Roma, il cui schema verrà approvato il 28 novembre dello stesso anno dal consiglio comunale e che "è l'ultimo documento che sostiene l'espansione unidirezionale" della città verso sud-est, secondo quanto suggeriva Quintino Sella (I. Insolera, Roma moderna, Torino 1971, p. 31).

Lo stesso Sella ministro delle Finanze, propose nell'autunno del 1871 "che l'incarico di un primo progetto del grande Edificio ad uso di questo Ministero delle Finanze fosse affidato al Sig. Ing.r Canevari" (Arch. Centr. dello Stato, Roma Capitale, serie M, b. 71) f. 118).

Da un documento del 20 ottobre 1871 risulta anche che "Al primo compito del progetto di massima attesero gli Ingegneri Cav.e Canevari e Pistoj" (Ibid., b. 71, f. 67), quest'ultimo un fiorentino che propose idee non seguite per la decorazione dell'esterno.

Il progetto definitivo dell'edificio, che comprendeva oltre al ministero, la Corte dei conti e il Debito pubblico, fu presentato dal C. il 7 febbr. 1872. Il contratto di appalto dei lavori con la Società veneta di costruzioni fu stipulato il 6marzo ed il 30giugno, sempre del 1872, fu consegnato il disegno esecutivo del progetto.

La prima redazione del progetto venne stesa dal C. per una struttura in ferro; ben presto però cominciarono a sopraggiungere difficoltà economiche e di altro genere. La realizzazione della struttura portante in ferro fu accantonata e sorsero ostacoli nelle opere di fondazione (R. Canevari, Notizie sulle fondazioni dell'edificio pel Ministero delle Finanze in Roma, Roma 1875).Nell'ottobre del '74la costruzione aveva superato l'altezza delle volte del primo piano e nell'agosto del '76fu effettuata la visita di collaudo dell'edificio praticamente terminato.

La lentezza nel proseguimento dei lavori ed il fatto che si uscisse ampiamente dai preventivi di costo formulati all'inizio si ripercossero sgradevolmente sull'opinione pubblica, che vedeva nell'impresa la prima e maggiore opera architettonica della nuova capitale italiana. La progettazione delle facciate fu eseguita da L. Martinori, al quale si deve anche il ciclo scultoreo dei grandi timpani curvilinei iniziati nel 1876 insieme con lo scultore Garofoli. F. Pieroni disegnò il cortile centrale con la fontana.

Il secondo importante intervento del C. per Roma capitale fu la sua proposta di sistemazione del tronco urbano del Tevere: noto ormai per i suoi studi di ingegneria idraulica, dopo la rovinosa piena del 28-29 dic. 1870, il C. venne chiamato a far parte della Commissione idraulica del Tevere, istituita il 1º genn. 1871 dal ministero dei Lavori Pubblici.

I progetti presentati al Consiglio superiore dei Lavori Pubblici furono quattro, a firma del C., del Giordano, di A. Baccarini e di L. Amadei (presentatore delle idee di G. Garibaldi). M. Piacentini (Le vicende edilizie di Roma, IV, I muraglioni del Tevere e i collettori, in L'Urbe, XI [1948], n. 3, pp. 19-22) riporta erroneamente per quest'ultimo progetto e per le due versioni di esso i nomi degli ingegneri Filopanti e Amenducci. Nella sistemazione del tronco urbano del Tevere, secondo il progetto del C., si prevedevano la costruzione di due muraglioni continui di arginatura, che iniziavano all'altezza di piazza del Popolo e finivano a porta Portese, e l'apertura di due lungotevere, sotto cui si sarebbero disposti i collettori ed il cui piano stradale era notevolmente più alto delle zone adiacenti, che rimanevano depresse e affossate.

La sistemazione del C. comportava ovviamente la completa distruzione di quella lunga fascia di tessuto edilizio che si affacciava direttamente sul fiume e che costituiva uno dei paesaggi urbani più celebrati. "Il progetto del C. abbatte i monumenti più preziosi della storia romana, distrugge gli avanzi del ponte trionfale, sopprime uno dei rami del Tevere alla celebre Isola Tiberina, demolisce i ponti Sisto, Fabricio, Cestio e ponte Rotto" (Disamina dei progetti del Tevere presentati al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici compilata da alcuni ingegneri romani, Roma 1875, pp. 13-18).

Nel frattempo, il 6 luglio 1875 era stata promulgata la legge dichiarante di utilità pubblica le opere necessarie a preservare la città di Roma dalle massime inondazioni del Tevere e il 28 genn. 1876 era stato istituito l'Ufficio speciale del Tevere: i lavori furono cominciati all'inizio del 1877 nel tronco compreso fra ponte Sisto e ponte Rotto, seguendo il progetto del C. fortemente modificato da A. Vescovali, ingegnere capo del Comune (S.P.Q.R., Piano di esecuzione dei lavori di sistemazione del tronco urbano del Tevere, Roma 1874).

Dal 1875 in poi il C. concentrò la sua attenzione nella elaborazione di studi e progetti per lo sviluppo economico-industriale della regione circostante la capitale. Al 1876 risale la stesura di un suo progetto per la derivazione e lo sfruttamento ad usi industriali delle acque dell'Aniene alle "cascatelle" di Tivoli, approvato poi nel 1879.

La vicenda dell'utilizzazione inizia con la fondazione della Società delle forze idrauliche il 6 maggio 1884, della quale il C. diventò ingegnere capo: il dinamico tecnico si fece quindi anche promotore di vere e proprie iniziative imprenditoriali (R. Canevari, Relaz. sulle operazioni e lavori della Società per le forze idrauliche..., Roma 1885). Alla iniziale attività della detta società nel corso del 1885 si devono i primi impianti di derivazione delle acque dell'Aniene, l'installazione di quattro opifici industriali, un mulino e pastificio, una cartiera, una trafileria ed una fabbrica di lime, e infine la illuminazione elettrica di Tivoli.

Questo impianto elettrico, seppure impresa di modeste dimensioni, riveste una particolare importanza nella storia dell'elettrotecnica: Gaulard e Gibbs ebbero qui occasione, "primi nel mondo", di poter realizzare per la prima volta un impianto "a corrente alternata a potenziale elevato con trasformatori di propria invenzione", dai quali derivarono quelli che resero possibile il trasporto dell'energia elettrica da Tivoli a Roma, che fu compiuto nel 1892 dalla Società anglo-romana del gas (A. Banti, Descrizione dell'impianto per il trasporto di energia elettrica da Tivoli a Roma eseguito dalla Società Anglo Romana per l'illuminazione di Roma nel 1892, in Elettricità e gas di Roma,Il primo trasporto di energia a distanza Tivoli-Roma..., Roma 1932, pp. 3-4, 7).

Del progetto C. per la Società delle forze idrauliche, che, oltre alla derivazione alle "cascatelle" di dodici metri cubi d'acqua al secondo ed alla installazione delle industrie locali, intendeva trasportare l'energia elettrica a Roma ed aprire un canale di irrigazione attraverso la campagna romana, furono realizzate solo le opere idrauliche di canalizzazione alle "cascatelle" di Tivoli. È da ricordare altresì che le proposte del C. per lo sfruttamento dell'Aniene al loro apparire suscitarono contrasti e sollevarono polemiche per la sottrazione di forza motrice a Tivoli a vantaggio di Roma: essenzialmente però urtarono contro le opinioni degli ambienti politici conservatori che in ogni modo si opponevano alla industrializzazione della capitale e ad una conseguente concentrazione operaia.

Dagli studi del C. sulla utilizzazione delle risorse idriche di Tivoli ha origine anche un suo ardito progetto di valorizzazione territoriale con la creazione del "canale del Lazio", che partendo dal territorio tiburtino sarebbe giunto al Tevere presso S. Paolo, dopo esser passato in prossimità di Ciampino.

A questa prima parte di progetto il C. aggiunse negli anni immediatamente seguenti uno sviluppo ulteriore noto attraverso la sua pubblicazione Su diun canale di navigazione fra Roma ed il mare, Roma 1889, nella quale l'autore, sottolineata la grande importanza connessa con il potenziamento dei trasporti sulle vie di navigazione interna, studia la possibilità di congiungere Roma al mare mediante un canale dalla basilica ostiense, dove peraltro terminava quello proveniente da Tivoli, al porto di Civitavecchia, con tracciato parallelo alla ferrovia.

Nel sottolineare la grande utilità di un canale Roma-mare il C. afferma che "non congiungerebbe soltanto questo con un grande centro di consumo quale è la metropoli, ma sarebbe la testa di una importante arteria di navigazione interna mediante la opportuna sistemazione del Tevere al disopra di Roma". Secondo il C. il progettato studio di canale Roma-mare "si collega pertanto e completa quelli già presentati per l'utilizzazione delle acque dell'Aniene. È lo svolgimento del concetto di utilizzazione generale delle acque dal punto di vista agricolo, commerciale ed industriale a vantaggio di un'intera regione" (Su di un canale..., pp. 22-23).

Parallelamente agli studi ed agli interventi di pianificazione delle infrastrutture, territoriali nel Lazio, fra cui ricerche e proposte per la bonifica dell'Agro romano (1874) e delle Paludi pontine, il C. continuò l'attività edilizia in Roma progettando e realizzando fra il 1873 ed il 1879 il Museo agrario e geologico, oggi Ufficio geologico, al largo di S. Susanna, sull'area dell'orto del convento di S. Maria della Vittoria.

In quest'opera, totalmente sua, che è senza dubbio la sua migliore prova architettonica, le innovazioni tecnico-strutturali e la spregiudicatezza del linguaggio formale avvicinano l'edificio a coevi esempi europei, svincolato come appare da ipoteche accademiche.

Agli stessi anni o poco dopo risalgono anche altre opere minori, quali l'officina per il saggio dei metalli preziosi e dei pesi e misure, l'osservatorio meteorologico, l'edificio presso la chiesa dei SS. Domenico e Sisto, il fabbr. Zuppelli, il cornicione di pal. Mignanelli sulla piazza omonima (1881), il restauro di palazzo Ruspoli presso S. Nicola da Tolentino (1883). Nel 1898 diresse i lavori del palazzo della prefettura di Benevento.

Il C. fu presente e partecipe ai più importanti dibattiti della Roma capitale, da quello del 1883 per la nuova sede del Parlamento, all'altro non meno significativo sul luogo per l'erezione del monumento a Vittorio Emanuele II: in qualità di membro della Commissione reale dal 1881, il C. caldeggiò la scelta del colle capitolino.

Nell'ultimo decennio della sua attività il C. attese ancora a numerosi incarichi di studi, programmi e realizzazioni. Per l'approvvigionamento idrico della città di Milano, nel 1880 aveva approntato un piano di derivazione di acqua potabile dal lago Maggiore; diede poi progetti di impianti idrici per Foligno, Gaeta, Iesi e Melfi, dove nel 1897 si occupò anche del sistema di fognature e dell'illuminazione elettrica.

Il C. produsse inoltre studi di sbarramento, canalizzazione e regolarizzazione del Tevere, dell'Aniene, del Volturno (1890) e del Nera (1893), escogitò sistemi di aratura idraulica (1881) e mise a punto un progetto di locomotore elettrico da impiegarsi in agricoltura; infatti problemi di bonifica e di coltivazione lo tennero costantemente impegnato per venticinque anni, in quanto dal 1878 ricoprì il posto di ispettore per l'agricoltura del Consiglio superiore dell'omonimo ministero.

Il C. morì nella città natale il 18 luglio del 1900.

Oltre a collaborare a periodici quali Il rinnovamento economico amministrativo (1894-1896)e il Bullettino della Commissione speciale d'igiene del municipio di Roma (1880-1890), pubblicò numerosi scritti, tra i quali, accanto a quelli già menzionati, meritano di essere ricordati i seguenti: Cenni sulle condizioni altimetriche dell'Agro Romano. Relazione Canevari, in Annali del ministero di Agricoltura,Industria e Commercio, LXXI, Roma 1874; Note alla carta agronomica dei dintorni di Roma, ibid. 1881; Delle opere intese a promuovere lo sviluppo economico della capitale e del territorio circostante, ibid. 1889; Dei lavori di sistemazione del tronco urbano del Tevere in rapporto alle acque vaganti nel sottosuolo di Roma, ibid. 1890; Degli effetti,sulle piene del Tevere,della sistemazione eseguita, in Atti della Commissione di vigilanza suilavori di sistemazione del Tevere, ibid. 1897; Sulcompimento della sistemazione del Tevere, ibid. 1900.

Fonti e Bibl.: Sul C. in gener. si veda: Roma, Arch. Capit., Bibl. Romana, 27194 (14), Ingegneri,Biogr. di R. C., s.a.; A. Betocchi, R. C., in Ann. della Soc. degli ing. e arch. ital., XVI (1901), pp. 287-295; P. Portoghesi, L'eclettismo a Roma, Roma 1968, pp. 17-18, 200; G. Accasto-V. Fraticelli-R. Nicolini, L'archit. di Roma capitale 1870-1970, Roma 1971, pp. 47, 49, 95. Sulle singole opere, a prescindere dalla bibliografia di carattere meno specifico, si veda, invece, per le ferrovie nello Stato pontificio, Arch. di Stato di Roma, Camerale II,Strade-Ferrovie, b. 7; R. De Cesare, Roma e lo Stato del papa..., I, Roma 1907, pp. 180-206 passim (pp. 195 s. per il C.); A. Tajani, Le ferrovie pontif., in Capitolium, XV (1940), pp. 667-676; sul ponte a S. Giovanni de' Fiorentini, Arch. di Stato di Roma, Camer. II,Tevere, b. 8; Ibid., ibid.,Lav. Pubblici, b. 11; Ibid., Mappe e disegni I,Roma, 466, cart. 84; 467, cart. 84; D. O. Arrivabene, Ponte dei Fiorentini, in Capitolium, XXXVI (1961), pp. 23-24; per il ministero delle Finanze, Archivio centr. dello Stato, Roma capitale, sottotitolo IV, serie M; P. Bonelli, Passatempi artistici dell'architetto..., in Il Buonarroti, XI (1876), pp. 298-305; per la vicenda della sistemazione del tronco urbano del Tevere, Atti della Commissione idraulica del Tevere (testo e atlante), Roma 1872; L. Tatti, Sulle proposte per liberare Roma dalle inondazioni, Milano 1875; F. Mora, Sulla sistemazione del Tevere, Roma 1875; A. Bertocchi, Del fiume Tevere, in Monografia della città di Roma, vol.I, Roma 1881, pp. 251 s.; P. Frosini, La difesa dalle inondazioni, in La Terza Roma, Roma 1971, pp. 57-85; per la vicenda e i progetti di utilizzazione delle acque dell'Aniene, E. Bauco, Storia dei tre metri cubi d'acqua da derivarsi dall'Aniene sopra Tivoli secondo il progetto di R. C., Tivoli 1880; P. Tomei, Storia dei tre metri cubi d'acqua da derivarsi sopra Tivoli secondo il progetto dell'ing. comm. R. C., Roma 1880; L. Coccanari, Le acque dell'Aniene in riguardo a Tivoli..., Mirandola 1888; F. Brioschi, Sulla utilizz. industriale ed agricola delle acque dell'Aniene..., Roma 1889; per la bonifica dell'Agro romano, M. Scardozzi, Ilbonificamento agrario dell'Agro romano, tesi di laurea, univ. di Pisa, anno accad. 1971-72.

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